giovedì 22 ottobre 2020

L'Unione Culturale Democratica di Bordighera era stata costituita da una generazione di giovani


Lo stato attuale della storica "Buca" di Bordighera (IM)

Sono trascorsi alcuni anni da quando Giorgio Loreti mi parlava dell'idea di riprendere le iniziative dell'Unione Culturale Democratica di Bordighera.
Devo ammettere che di quest'associazione, prima dei suoi racconti, non avevo molte notizie. Mi erano arrivati solo echi (anche per ragioni anagrafiche) di quelle iniziative che, dai primi anni '60 e per circa due decenni, avevano animato la vita culturale della città.
L'Unione Culturale era stata costituita da una generazione di giovani, mossi da una forte curiosità intellettuale e dal desiderio di partecipare alla vita sociale. Tra loro: politici, letterali, artisti, intenti ad aprire, col  proprio lavoro una finestra sul mondo, una vera e propria avanguardia in un angolo di Liguria ancora legato alla tradizione. Lontani da quel clima era dunque impensabile ripetere quell'esperienza. Ma l'intramontabile ottimismo di Giorgio, il suo dinamismo, le sue qualità intellettuali e il sostegno di alcuni compagni sono stati linfa per ripartire con una serie di nuove iniziative.  La sede disponibile a ospitarci non era più la mitica Buca di via Vittorio Emanuele ma quella del Partito Democratico, all'interno di un grazioso cortiletto della poco trafficata via XX Settembre. È ricominciata così, con una mostra fotografica di Mario Dondero dedicata a Francesco Biamonti, questa nuova avventura dell'Unione Culturale.
Nel corso di questa manciata di anni l'attività è stata vivace: mostre, conferenze, incontri e poi il Festival di cultura democratica alla Chiesa Anglicana.
Gli spazi accoglienti di via XX Settembre sono divenuti luogo di riunione, e vi abbiamo trovato amici e molta umanità.
Nel momento presente anche questa sede è venuta meno ma non l'entusiasmo di proseguire.
Sono grato a Giorgio di avermi coinvolto. Questa esperienza è stata per me strumento di crescita, momento di socializzazione.  Nel pubblicare questo terzo "Quaderno della Buca", Giorgio raccoglie l'elenco di tutti i documenti relativi alla vita, più e meno recente, dell'Unione Culturale Democratica affinché ne resti una traccia. Silvio Maiano * in Archivio Unione Culturale Democratica [di Bordighera (IM)], di Giorgio Loreti, marzo 2017 * pittore e incisore, vice presidente della Sezione ANPI di Bordighera 

Alla fine degli anni ’50 il giovane socialista Giorgio Loreti e altri suoi colleghi chiedono aiuto anche a Seborga per la fondazione dell’Unione Culturale Democratica. In realtà lo stesso nome del “circolo” fu suggerito da Seborga, che era stato tra i fondatori più impegnati dell’Unione Culturale a Torino e forse voleva così portar bene all’iniziativa. L’Unione ha un primo nucleo nel 1958 a Vallecrosia, e qui riesce a organizzare alcuni incontri, ma è solo nel 1960 che promuove un convegno diretto da Guido Seborga dal tema “Perché leggi?”, iniziando attività regolari e la pubblicazione de “Il giornale” come Unione Culturale Edmondo De Amicis, con una sede in un sotterraneo, denominata “la Buca”.
Nel programma si dichiarava il desiderio di mettersi “alla testa delle forze giovanili d’avanguardia che intendono un rinnovamento in senso democratico e sociale dell’attuale situazione italiana e internazionale” <94.
Oltre alla pubblicazione del giornale, il circolo organizzava incontri e attività culturali. Alcune erano di formazione interna, come ad esempio le lezioni su Tommaso Moro e Tommaso Campanella tenute da Loreti nel dicembre del 1960, o quella di Enzo Maiolino su Cézanne. Altre si tenevano invece al Palazzo del Parco di Bordighera ed erano di maggiore rilevanza, come le mostre sui campi di sterminio nazisti e sulla Resistenza italiana o lo storico Convegno sull’Obiezione di Coscienza, con interventi di Guido Seborga ed Aldo Capitini <95, che fu il primo in Italia, nel 1962.
Dal 30 dicembre del 1960 “Il Giornale” è firmato Unione Culturale Democratica, viene meno il riferimento a De Amicis, ed è riformulato un programma in forma più dettagliata. Il numero di gennaio si apre con un articolo di Seborga, Teppisti giovani e rossi, in cui lo scrittore incita ragazze e ragazzi ad avere il coraggio di prendere la parola, di scrivere, di farsi sentire.
Sul “Corriere della Riviera” del 28 agosto 1963, Seborga scrisse dell’UCD: “Ne fanno parte molti miei amici ed io non sono stato mai impegnato nella direzione, non amo simili uffici. È nata per impeto spontaneo di un gruppo di giovani che desiderano discutere a fondo tutti i problemi dell’ora attuale”. Aggiunse poi che alcuni anziani si erano aggiunti al gruppo, ribadendo il proprio impegno nella salvaguardia e nella riuscita di tali laboratori per imparare “le libere leggi dell’intelligenza” <96.
L’esperienza che si sta raccontando è l’ennesimo esempio dell’attività di formazione e incitamento all’organizzazione giovanile di Seborga e di altri suoi conterranei della Bordighera di quegli anni.
[NOTE]
94 Programma in “Il Giornale” dell’UC De Amicis di Bordighera, datato 30/X/1960.
95 Capitini fu il primo organizzatore della marcia per la Pace Perugia-Assisi e per decenni leader dei movimenti non-violenti italiani. L’incontro dovette svolgersi alla Chiesa Anglicana di Bordighera per le difficoltà poste dal Comune a concedere il Palazzo con un tema tanto delicato.
96 G. Seborga, Un chiarimento di Guido Seborga, in “Il Corriere della Riviera” del 28 agosto 1963.

Claudio Panella, Francesco Biamonti: la preistoria e l'esordio (1951-1983), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Torino, Anno Accademico 2001-2002 

A Giorgio il plauso e la commossa gratitudine degli amici ed estimatori, vecchi e nuovi, della Ucd per aver riunito e ordinato cronologicamente ogni sorta di documenti relativi a tanti eventi, di varia natura, frutto del fervore culturale di quella organizzazione giovanile.
Un Archivio di una documentazione che consentirà, a eventuali studiosi, di accedere a una fonte indispensabile per lo studio di quella struttura.
Quei giovani avevano chiamato la BUCA la loro sede in un seminterrato di via Vittorio Emanuele a Bordighera.
Incontri, dibattiti, conferenze, mostre, ecc., tutto avveniva in quel poco spazio.
Soltanto quando una manifestazione ne richiedeva uno più ampio, si chiedeva "ospitalità" altrove.
Così avvenne in alcuni casi che ricordo in modo particolare: Mostra della deportazione nei campi nazisti (1962), Convegno sul diritto all'obiezione di coscienza (1962), Memorie dei Bambini di Terezin (l96S), mostra de I ragazzi del Baligio (1969).
Giorgio era l'anima di quel fervore, insieme all'indimenticabile Elio Roggeri (un "saggio" di poche parole).
Poi gli altri giovani assidui: Mario Littardi, Matteo Lanteri, Paolo Del Monte.
Determinante fu la presenza delloscrittore/pittore Guido Seborga.
Guido spronava, incoraggiava, partecipava, indirizzava.
E accanto a Guido ricordiamo il musicista Raffaello Monti.
I pittori, sia quelli locali che quelli di altre varie provenienze, ebbero la possibilità di esporre le loro opere in mostre personali e collettive (Gianantonio, Biancheri, Gagliolo, Audetto, Truzzi, Raimondo, Maiolino e altri). Sono passati tanti anni, la BUCA non c'è più, ma l'Unione culturale democratica è sempre viva e attiva, come alcune iniziative di questi ultimi anni  dimostrano.                                                                                     

Enzo Maiolino in Archivio Unione Culturale Democratica, Op. cit. 

In seconda fila, da sinistra, Claudio Panella e Laura Hess, rispettivamente nipote e figlia di Guido Seborga, la signora Panella; al centro, Enzo Maiolino; a destra, in prima piano, Giorgio Loreti - Fonte: Laura Hess
 

Nella "Buca": in piedi Raffaello Monti, Giorgio Loreti, Paolo Del Monte, Osvaldo Viale; seduti Elio Roggeri, Matteo Lanteri, Mario Littardi, Joffre Truzzi, Enzo Maiolino, Sauro Santilli - Foto: Beppe Maiolino

Nonostante il mancato esordio letterario, «gli anni ’60 furono un decennio importante per Biamonti, sempre più spesso chiamato a farsi conferenziere e poi scrittore d’arte. Ciò avvenne anche grazie alla frequentazione di alcuni giovani “progressisti” di Ventimiglia e Bordighera». (21) Alla fine degli anni Cinquanta era nata, infatti, l’Unione Culturale Democratica (UCD), alle cui attività Biamonti partecipò in prima persona. Per esempio, nel 1961 lo scrittore tenne una conferenza dal titolo La letteratura e la poesia francese nel dopoguerra (22) e pubblicò sul giornale del circolo un saggio su Merleau-Ponty. (23) A queste iniziative ne seguirono altre, come la conferenza del 1964 sull’“Arte di Ennio Morlotti”.
21 Panella (2014a: 19).
22 Cfr. ivi (21); e anche int. 97 (2001: 51).
23 Scr. (1961).

Matteo Grassano, Il territorio dell'esistenza. Francesco Biamonti (1928-2001), Franco Angeli Edizioni, 2019, pp. 15, 16 

Prendo una strana scala per calarmi sino al fondo di ciò che rinserra una profonda grotta, che accende i bagliori di una cantina: tomba non meno regale d' una piramide; antro, ed Eldorado sotterraneo.
Arrivava, passo passo tra sé e sé meditando Francesco Biamonti. Dai leoni britannici della sua villa  Raffaello Monti, col telegramma di Bertrand Russell tra le mani (naturale amicizia della musica colla bellezza, fredda e austera, della matematica).
Nuto Revelli scendeva dalle soave neve sonnolenta, che era poi un lenzuolo bianco steso sugli abissi.
Il sindaco Croesi - mi rammento - quando chiese a Guido Seborga come si dovesse fare con Picasso.
Se dovessi dire cosa fosse la Buca, credo di saperlo, ma non saprei esprimermi.
Non era una Utopia. Dedalo vi costruiva le ali per uscire dal Labirinto; ma senza alcuna chiave segreta.
Un giorno la tredicenne Rita Elvira, mia sorella, vi espose le sue tele; e tutto ciò divenne per me il più grande mondo nel quale io abbia mai posto piede. Lorenzo Muratore in Archivio Unione Culturale Democratica, Op. cit.   
Enzo Maiolino, Senza titolo - Fonte: Laura Hess

Inaugurata, contemporaneamente alla sede dell'Unione Culturale Democratica, ex "La Buca", in via Al Mercato, 8, sabato scorso, 17 dicembre 2016, prosegue la mostra collettiva dei pittori Daniele Audetto, Sergio Biancheri, Sergio Gagliolo, Rita Elvira Muratore.
Ed anche un'opera significativa di Enzo Maiolino, mancato poche settimane prima dell'apertura della sede.
Enzo Maiolino, l'8 Agosto del 1961, aveva inaugurato la sua mostra personale alla Buca, allora al civico 171, ora al civico 187 di via Vittorio Emanuele [...] La Redazione [di bordighera.net]   28 dicembre 2016 

Egregio Direttore,
purtroppo non potrò essere presente a Bordighera per festeggiare la rinascita della mitica "Buca", sede dell'UCD (Unione Culturale Democratica), dove molti giovani come me, artisti e non, hanno imparato ad affrontare la vita, in quella fucina di idee e valori morali, temprati e forgiati da grandi Maestri, e voglio solo ricordare quelli a me più cari, da Gian Antonio Porcheddu a Guido Seborga, da Francesco Biamonti a Paolo Del Monte.
Ma soprattutto grazie a Giorgio Loreti, che ha saputo creare, gestire e rendere immortale la piccola grande "Buca", che oggi ha fatto rinascere, patrimonio di una Bordighera e di una Riviera del Ponente che purtroppo stanno scomparendo sotto colate di cemento e di degrado, e soprattutto di bassa cultura consumistica.
Un grande abbraccio a tutti coloro che terranno alto lo spirito indomito della "Buca".
Daniele Audetto. La Redazione [di bordighera.net]   17 dicembre 2016 

 

Le iniziative della "Buca" nel 1964 avevano già un certo rilievo a livello nazionale e, per combinazione, un evento segnalato riguardava proprio Daniele Audetto, qui sopra appena citato

Questa la copertina della rivista specializzata in parola

Alla fine degli anni Cinquanta era nata, infatti, l’Unione Culturale Democratica (UCD), un circolo che riuniva giovani democratici e antifascisti di varia estrazione e militanza politica. All’attività del circolo si legò una serie di iniziative, alcune delle quali videro Biamonti protagonista. Per esempio, agli inizi del 1961 il futuro scrittore tenne una conferenza dal titolo La letteratura e la poesia francese nel dopoguerra, in cui documentò «sui principali autori, dandone una chiara antologia di versi: da Baudelaire a Mallarmé, a Rimbaud, ad Apollinaire, fino a Éluard, attraverso Breton e gli altri surrealisti»; e si soffermò anche sull’«impegno di Sartre e del primo Malraux, mediato, nelle nostre condizioni, dal realismo del Vittorini migliore, del Pavese». Seguirono poi altre conferenze. A questi incontri si riferiva probabilmente Biamonti quando disse a Paola Mallone, a proposito dell’esperienza di bibliotecario: «Avevo fatto comprare dei libri. Una parte me li aveva regalati il Consolato di Francia, perché avevo tenuto delle conferenze sulla letteratura francese». Sul giornale dell’UCD dell’aprile-maggio 1961, apparve anche il primo scritto saggistico di Biamonti, in occasione della morte di uno dei filosofi da lui più studiati, Maurice Merleau-Ponty. Si tratta di un testo importante, che mostra la centralità della speculazione del filosofo francese nell’approccio biamontiano alla fenomenologia e all’interpretazione di Cézanne.
Matteo Grassano, Il territorio dell’esistenza. Francesco Biamonti (1928-2001), Tesi di Laurea in collaborazione internazionale (Scuola Normale Superiore di Pisa, Università degli Studi di Genova, Università degli Studi di Pavia, Université Nice Sophia Antipolis, Université Sorbonne Nouvelle Paris 3), Scienze del testo letterario e musicale, 2018
 
Rispetto al passato tuttavia, mano a mano tuttavia che l’interesse per il film di Autant Lara scemò, gli occasionali approfondimenti sul tema dell’obiezione di coscienza, non si oscurarono, ma continuarono a sopravvivere in forma autonoma <1004.
L’esempio più rilevante, almeno per questa fase, di momenti organizzati da gruppi locali venne da una piccola cittadina della Liguria, Bordighera. Nel settembre del 1962 un’associazione locale, l’Unione Culturale Democratica su impulso del professore Raffaello Monti, presidente provinciale dei Partigiani della Pace, si adoperò per fare di un convegno sull’obiezione di coscienza un vero e proprio evento. Oltre a vari esponenti locali vi parteciparono alcune figure storiche come Segre, Capitini e l’ex-sacerdote don Gaggero, anch’egli esponente dei Partigiani della Pace, e intimo amico di Capitini. Adesioni formali vennero da intellettuali di prestigio come Bertrand Russell, Danilo Dolci, La Pira, i professori Margaria e Luppo dell’Accademia dei Lincei, Alessandro Galante Garrone, Carlo Bo e Livio Pivano dell’Istituto per la Storia del Risorgimento, e da alcuni deputati: i socialisti Giolitti, Jacometti, Aicardi, Basso, i comunisti Natta, Spano, Luciano Mencaglia, Gismondi. Raffaello Monti, nella sua relazione che affrontò l’obiezione di coscienza sul piano giuridico e filosofico, manifestò la propria autonomia rispetto alla dottrina marxista, concentrandosi su concetti ad essa estranei di «mondo interiore», «coscienza» e «anima»: «Il “non credente” non può giocare a nascondino con la propria coscienza. Il “credente” non può giocare a nascondino con Dio, oltre che con la propria coscienza» affermò <1005. Il convegno si chiuse con due telegrammi inviati alla Camera dei Deputati ed alla direzione del P.S.I. per sollecitare la discussione del progetto di legge socialista e un telegramma di solidarietà al giovane Luigi Pagliarino allora in carcere.
[NOTE]
1004 Solo a titolo d’esempio ricordo gli incontri pubblicizzati da «L’Incontro» che si tennero il 10 ottobre nella sede dell’Arci di Torino, organizzato dalla sezione torinese dell’Associazione Nazionale del Libero Pensiero «Giordano Bruno» e del 25 Ottobre promosso il Comitato di iniziativa culturale San Tomaso di Cuneo. «L’Incontro», n.10, Ottobre 1962.
1005 Rapporto della prefettura di Imperia a Dps e Gabinetto del Ministero dell’Interno, Imperia 22/9/1962 con acclusa relazione di Raffaello Monti in ACS, Mi, Dps, b.186, Cos, fasc. 4. Don Gaggero nel resoconto de «L’Unità» diede invece all’obiezione di coscienza un’interpretazione più ortodossa, dentro un quadro marxista. Egli la giudicava come una forma di riaffermazione del diritto che hanno i popoli alla pace ed al disarmo. Andava intesa come una esigenza collettiva e non come un fatto personale di agnosticismo. «L’obiettore di coscienza come si è presentato in questo dopoguerra», veniva aggiunto «pur non partecipandovi, riconosce la dignità e la grandezza di coloro che combattono violentemente per la conquista della libertà e della giustizia». G.L. L’obiettore di coscienza e la lotta per la pace, «L’Unità», 10 agosto 1962.

Marco Labbate, E se la patria chiama… Storia dell’obiezione di coscienza al servizio militare nell’Italia repubblicana (1945-1972), Tesi di dottorato, Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo", Anno accademico 2014-2015