domenica 4 dicembre 2022

Esoterismo, cultura, marinai, un futuro comandante partigiano e tanti misteri nel ponente della città di Imperia

Imperia: dal dehor del Bar Vittoria, guardando verso Oneglia

Angelo Saglietto (1888/1978) detto "Sofo" - da Sapiente -, fu un ufficiale della Marina Mercantile di Porto Maurizio (Imperia), amico in gioventù dello scrittore Giovanni Boine (morto nel 1917 a soli 30 anni), lavorò sui mercantili per diverso tempo, dopodiché sbarcò e si ritirò nella sua campagna, dove iniziò a dedicarsi a studi esoterici.
Fondò nella città di residenza un gruppo di studiosi di esoterismo, tra i quali ricordiamo tale Dottor Acquarone e Nino Baldo Siccardi (futuro comandante partigiano) [il Curto]. Nessuno dei tre era fascista.
"Sofo" e il dottor Acquarone avevano simpatie per "Giustizia e Libertà" e ogni tanto venivano controllati dalla polizia. Il Siccardi dopo un'iniziale militanza nella Federazione Giovanile Socialista e qualche simpatia anarchica (e infatti venne diverse volte denunciato per "propaganda anarchica"), aderirà più tardi al "marxismo-leninismo" e durante la guerra partigiana diverrà tra i più intransigenti comunisti filo-sovietici.
Tra la fine degli anni '20 e gli anni '30 i tre e altri si incontrarono spesso per discutere della materia citata (oltreché di archeologia preistorica locale) nella sala biliardi dello storico Caffè "Vittoria" a Porto Maurizio.
Qualche volta si recheranno anche a Bayrouth in Germania per assistere alle Celebrazioni Wagneriane.
Il gruppo di studi esoterici andrà avanti negli anni e alla fine degli anni '50 assorbirà elementi più giovani fino agli anni '70. Uno dei più giovani allievi aprirà un locale denominato "Il Tarocco", che sarà frequentato da suoi coetanei.
Nel 1934 "Sofo" scrisse a Julius Evola, pur non condividendone le scelte politiche.
Evola rispose con la lettera seguente:
Lettera di Julius Evola a "Sofo"
Roma, 29/1/1934
Egregio Signor Saglietto,
ho ricevuto la Sua lettera e, anzitutto, La ringrazio per tutto ciò che mi dice riguardo al mio nuovo libro.
Poi vorrei accennarLe due cose.
Anzitutto:
Lei mi riferisce di persona che con la solita "scientifica" incoscienza non ha capito nulla dei rinvenimenti archeologici di cotesta zona, ed ha pubblicato su tale base una monografia, mentre si è comportato male rispetto all'offerta del Suo aiuto.
Io vorrei pregarLa di trasmettermi tutti gli elementi, cioè nome, opuscolo, articolo, in più, Suoi rilievi e precisazioni e denunce di errori.
Io sulla base di tutto questo farò su di un giornale fascista un bell'articolo, che metterà a posto questo signore.
In secondo luogo, Le unisco il programma, da me compilato, per una speciale pagina del giornale "Il Regime Fascista", diretto da Farinacci.
Io stesso organizzerò tale pagina, con i miei amici, un po' sullo spirito della "Torre".
Ora, Lei mi risulta come uno dei pochi veramente intonati alle nostre idee.
Le chiedo se vuol collaborare.
Si tratterebbe di articoli di una colonna e mezza di quotidiano, che potrebbero aver una frequenza di uno al mese e che, pure modestamente, verrebbero retribuiti.
Tutto il problema è di ritrovare argomenti tali che, senza averne l'aria, toccando qualche pretesto "attuale", diano modo di affermare i nostri punti di vista in una forma accessibile al gran pubblico, evitando naturalmente di parlare come che sia di "iniziazione", magìa o quanto altro, ma pur esponendo con diverse parole con persone "non sospette", la stessa cosa. Per esempio, un campo molto adatto è appunto quello dell'antica mitologia e dell'archeologia.
Forse vorrà darmi cenno della Sua idea in proposito.
Bachofen e Wirth, purtroppo non sono per ora accessibili che in tedesco.
Con ogni augurio mi creda Suo
Julius Evola
La lettera è stata inserita nell'opera dello stesso Saglietto, "La Caverna Bertran. Miti e simboli dei Liguri preistorici", ristampata recentemente a cura di Ito Ruscigni (Sanremo), con l'introduzione di Marco Vanini - Edizioni "Lo Studiolo", Piazza del Capitolo, Sanremo - 2021.
Giovanni Donaudi, Evola a Imperia in Mailing list di Gianni Donaudi, 12 luglio 2022

Imperia: Torre di Prarola (foto di dieci anni fa)

[...] La Villa venne costruita [ad Imperia] tra il 1860 e il 1870, su ordine di una famiglia di origine tedesca (o per altri boema), forse di origine ebraica, in stile vagamente moresco e al contempo con elementi gotici.
Essa ricordava vagamente certi edifici barcellonesi opera dell'architetto Gaudy.
Si dice che il suo ideatore facesse parte di un gruppo "neo-templare", sebbene i Templari fossero stati sciolti, almeno ufficialmente nel XIV secolo, dal Papa e contemporaneamente dall'allora re di Francia Filippo il Bello.
La Villa sorge in salita, a circa 100 m. dopo la foce di un torrente oggi pressoché asciutto, sul cui ponte passa la via Aurelia e dove gli antichi resti di un ponte romano, oggi trascurato e quasi non visibile, testimoniano la vicinanza con l'antica via Julia Augusta.
Subito dopo l'ingresso della Villa vi è una curva (teatro di tanti incidenti automobilistici, anche tragici), sotto la quale dalla fine del XVI secolo sorge tra gli scogli una torre [Torre di Prarola], ormai corrosa dalle onde e allora eretta per segnalare eventuali presenze saracene sul litorale.
E la presenza dei Mori non era una novità neppure allora.
[...] Non è quindi escluso che la scelta di costruire la Villa in quella zona sia stata dettata da probabili presenti energie magiche (è  Evola che parla di "centri iniziatici" colà presenti).
La famiglia dei costruttori della Villa era arrivata in Italia alla metà del XIX secolo  e dal 1896 la loro azienda diventerà la più grande fabbrica del mondo di laterizi.
Fu probabilmente questa vocazione " esoterica " che avrebbe spinto questa famiglia a scegliere lo stile architettonico della Villa.
Sembra che il capofamiglia - e dopo di lui i suoi eredi - venissero in contatto con alcuni studiosi locali di scienze esoteriche.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale la Famiglia, pur proclamandosi ligia al regime fascista, sembra prendesse contatto con i servizi segreti britannici, nei cui vertici pare vi fossero affiliati elementi dello stesso ordine.
Circa mezzo secolo fa un vecchio tipografo - classe 1910 -, richiamato alle armi nel 1940 presso il locale Comando Marina, ci raccontò che almeno una volta alla settimana un sommergibile inglese emergeva nella notte profonda in superfice e riceveva dalla torre della Villa segnali a pila, con preziose informazioni militari della zona.
L'attività spionistica (sempre in base alla testimonianza) venne però individuata dal S.I.M. che riferì a Supermarina. E una notte, al locale comando marittimo venne dato ordine ai marinai (tra cui il futuro tipografo) di attrezzarsi in tenuta da guerra. I militari vennero imbarcati su un camion e la colonna si avviò in prossimità della Villa, le cui uscite si erano bloccate. Quando il tenente di vascello che capeggiava il gruppo di marinai bussò violentemente al portone non vi fu risposta alcuna e impazientito l'ufficiale dette ordine di sfondare il portone, ma sia all'interno dell'edificio che nel sovrastante giardino orientaleggiante non fu trovata anima viva. Il salone della biblioteca era stato svuotato. Libri, oggetti d'arte, documenti erano spariti quasi per incanto.
Per circa una settimana vennero battuti i dintorni e i centri vicini, ma di quella famiglia nessuna traccia. Anche le risposte dei loro risultanti amici e conoscenti risultarono evasive.
Che fine aveva fatto quella famiglia? Si era forse imbarcata sullo stesso sommergibile prima dell'arrivo dei marinai e aveva preso la via dell'Inghilterra o di qualche porto neutrale (es. Tangeri)?
O forse tramite eventuali poteri magici erano riusciti a rendersi invisibili?
Sono misteri mai risolti. I locali amici di quella famiglia sono quasi tutti morti oppure in precarie condizioni di vecchiaia (2). [...]
(2) - Tra gli amici della Famiglia potrebbe esserci stato un ufficiale della marina mercantile, sensibile a conoscenze esoteriche. Costui, pur facendo riferimento a "Giustizia e Libertà", era in contatto epistolare con il filosofo tradizionalista Julius Evola, e assieme ad alcuni amici, tra cui un medico e un macchinista navale (che abbraccerà più tardi il "marxismo-leninismo" e diverrà capo partigiano) fondò nella zona un gruppo di studi esoterici.
Giulio Aicardi di Savona, La Villa misteriosa in Mailing list di Gianni Donaudi, novembre 2022  

Comandante Angelo Saglietto fu Agostino:
Si iniziò con la vela, comandando giovanissimo la scuna «Imparziale». Passato poi alla N.G.I., navigò quale primo ufficiale sul maestoso veliero Sant'Erasmo che il senatore Piaggio aveva acquistato per servire da scuola ai giovani ufficiali della Generale. Passato sui transatlantici viene silurato con «Etna» al largo di Madera. Rimpatriato assume il comando della Regina Elena, che il 1 gennaio 1918 viene silurato nel mare di Tripoli. Per l’eroico salvataggio dei tanti militari che egli trasportava, si meritò la croce di guerra e la nomina a Cavaliere Ufficiale. Nel 1919 è al comando dell'«America». Nel 1923 comanda il «Re Vittorio» per i viaggi al Plata. Nel 1925 ottiene il comando del «Giulio Cesare» e nel 1926 quello del maestoso «Duilio». Nel 1927 assume il comando del «Roma» dal quale ammaina la sua onorata insegna nel 1931 per il raggiunto limite d’età. Era già a riposo e si godeva la sua città, quando la N.G.T. lo volle, ambito premio delle sue qualità nautiche, comandante del «Rex» per tutte le prove di collaudo. Fu così che il guidone di comando del commendatore Saglietto sventolò ancora una volta sul nostro bel mare, alla mezzana del più grande transatlantico italiano.
Giovanni Bono Ferrari, L'epoca eroica della vela. Capitani e bastimenti di Genova e della Riviera di Ponente nel secolo XIX, Arti Grafiche Tigullio, Rapallo, 1941

A sinistra le zone Barbarossa, Poggi (Frazione), Prarola di Imperia (scatto del dicembre 2014)

Amici acuti e competenti mi fanno notare che la Villa che fu dei Saglietto (la figlia di Angelo Saglietto era Rita, delicata e sensibile artista) sorge a Poggi di Imperia, certamente in posizione elevata, ma a poca distanza in linea d'aria, quasi sovrastante la Villa misteriosa di cui parla Giulio Aicardi.
Adriano Maini