tag:blogger.com,1999:blog-69143182514308947142024-03-18T18:06:43.307+01:00Aspetti rivieraschiAdriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comBlogger405125tag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-13709877096055368292024-03-18T10:26:00.002+01:002024-03-18T10:26:20.792+01:00All'albergo Savoia di San Remo allestito da ospedale da campo ebbe inizio la selezione e le camionette dell'OVRA incominciarono ad avviare alle patrie galere i compagni <div><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjU_fnDskF14h9xbL_3VMDi9CBfpqwALsukeogP3HKFix1YvUNcQ4H099JoEQzsY1QXBzo01OE-egUx4PCLXAGPdlftVVwo2WZCu-lpGSMdBHGUfuzE_h51i4R_yRKH1lzMWaPMca9mNZ4-AIZiTSM6qrKnfPYG_JRzoNTdv66XC7GF93opEDFq7It7pcdl/s2976/23_mar22%20(48).JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="2976" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjU_fnDskF14h9xbL_3VMDi9CBfpqwALsukeogP3HKFix1YvUNcQ4H099JoEQzsY1QXBzo01OE-egUx4PCLXAGPdlftVVwo2WZCu-lpGSMdBHGUfuzE_h51i4R_yRKH1lzMWaPMca9mNZ4-AIZiTSM6qrKnfPYG_JRzoNTdv66XC7GF93opEDFq7It7pcdl/w640-h426/23_mar22%20(48).JPG" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Sanremo (IM): l'ex Albergo Savoia<br /></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">Mi chiamò il commissario il quale mi disse che gli era diventato impossibile aiutarmi anche minimamente e che era perciò indispensabile che io lasciassi la mia famiglia e l'Italia per recarmi in Francia. Si sarebbe interessato lui per farmi ottenere il passaporto e l'unico mezzo per ottenerlo era quello di portare come scusa che mi recavo in Francia per acquistare del terreno. Giunsi così a Nizza dove trovai ospitalità presso alcuni parenti di mia cognata. La famiglia era composta solo da due coniugi. Il marito era occupato presso il mercato della frutta ed io per i primi giorni lo andavo ad aiutare ma la mia aspirazione era quella di trovare un vero lavoro. Una sera sentimmo bussare e rimase felicemente sorpreso quando vidi entrare il compagno Bosco. Anche lui cercava lavoro ma lo trovò quasi subito, grazie ad un conoscente impiegato nel Principato di Monaco. Finalmente capitai anch'io su un'anima buona e il 25 aprile del 1923 fui assunto presso una ditta di riparazioni ferroviarie e tranviarie.<br />I primi giorni di lavoro furono terribili per me, ero circondato da un'aria ostile e nemica che non mi sapevo spiegare. Arrivato al punto di non poterne più, mi rivolsi al capo officina il quale per tutta risposta mi disse di rivolgermi ad un operaio che aveva un occhio solo il quale me lo avrebbe spiegato. Parlai con quell'uomo e la spiegazione fu che noi italiani eravamo tutti fascisti e che per noi non c'era posto in Francia. Quando però gli spiegai che il motivo del mio esilio era proprio perché ero antifascista, allora tutto cambiò, mi fissò un appuntamento per quella sera stessa fuori dalla fabbrica per recarci insieme alla Camera del Lavoro.<br />Qui il mio accompagnatore mi fece fare la tessera, poi mi fissò un altro appuntamento in piazza Garibaldi per le ore 21, dove mi avrebbe fatto conoscere dei compagni del PCF.<br />Quel giorno segnò l'inizio di una salda amicizia fra me ed i miei compagni di lavoro.<br />... Frattanto non perdevamo tempo ed organizzavamo frequenti manifestazioni antifasciste a Nizza, Beausoleil e Cannes. A Beausoleil i fascisti tentarono l'inaugurazione del gagliardetto, ma non fu loro possibile, anzi furono costretti dal popolo e dagli antifascisti italiani a fuggire.<br />Finalmente dopo tanti sacrifici fu possibile farmi raggiungere da mia moglie e da mia figlia, e ci sistemammo alla meglio in una stanza d'affitto, ammobiliata con un letto, un tavolo e due sedie, presso un ferroviere. Ma nel mese di giugno del '24, dopo l'assassinio di Matteotti, subii il primo arresto con altri compagni. Fummo però liberati dopo quattro ore per merito di altri compagni francesi che rifiutarono di lasciare il carcere senza di noi. Alla fine di novembre fui di nuovo arrestato, poi condotto alla frontiera e consegnato ai fascisti di Ventimiglia.<br /><i>Lorenzo Pagliasso</i><br />Arrestato a Nizza all'inizio del '36 per delazione dell'agente provocatore Michele Lombardi la polizia francese mi aveva dato tre giorni di tempo per andarmene dalla Francia. Del mio caso si interessò la Lega dei diritti dell'uomo, ma non riuscì di ottenere il permesso di soggiorno. Arrestato fui condannato ad un mese di carcere. Con la vittoria del fronte popolare nel '36 ottenni finalmente il riconoscimento di rifugiato politico. Nel '39 mi arrestarono nuovamente e mi condannarono a sei mesi di carcere. Uscito di prigione, come al solito avevo tre giorni per lasciare il territorio francese. Sempre grazie alla Lega dei diritti dell'uomo ebbi un foglio, da rinnovare ogni mese, che mi autorizzava a rimanere.<br />Ciò avvenne due o tre volte, poi non me lo rinnovarono più. Il 16 novembre del '39 un commissario di polizia venne a prelevarmi. Andai in carcere in taxi in luogo del "panier à salade" che avendo fatto il giro a prendere tutti gli altri (una trentina di antifascisti di nazionalità diverse) era pieno zeppo. Dopo alcuni giorni fui avviato al famoso campo di concentramento di Vernet d'Ariège. Inizialmente non stavamo male come vitto. Poi con l'invasione del nord della Francia ebbe inizio la riduzione della razione, poi miseria e fame.<br />Il 10 maggio del 1941 la commissione italiana di armistizio ci venne a prelevare, fummo portati in Italia, rinchiusi in un primo tempo nel carcere di Ventimiglia e dopo un mese circa ognuno fu trasferito nel suo capoluogo di provincia. Io al carcere "Leutrum" di Cuneo.<br />Chiamato di fronte alla commissione per il confino di polizia dopo due mesi di carcere, mi condannarono ad un anno di confino a Ventotene.<br /><i>Giuseppe Gilio</i><br />Nel luglio del 1931 un giornale svizzero in lingua tedesca pubblicava una foto con relativa didascalia di due fascisti bolognesi che avrebbero dovuto partecipare ad una gara di nuoto nella piscina dell'Eglisée sotto gli auspici del locale consolato fascista e del fascio di Basilea. In una riunione dell'Alleanza Antifascista si era discusso della cosa e si era deciso che gli appartenenti alla sezione dovevano ammassarsi all'ingresso e penetrarvi soltanto dopo che io per primo ne avessi varcato l'ingresso. Il gruppo avrebbe dovuto portarsi dietro le autorità.<br />Ad un mio segnale, che avrei dovuto fare stando dall'altro lato della piscina, le autorità, sospinte decisamente da dietro, avrebbero dovuto capitombolare nella vasca. Senonché più che il pregustato piacere per la beffa poté il prurito alle mani di tre antifascisti: un anarchico e due comunisti. Venendo meno agli accordi presi, prima che io arrivassi, caricarono con tutta decisione le "autorità" menando botte da orbi e facendo strage di "cimici".<br />Quando, all'ora stabilita giunsi all'Eglisée, me li vidi comparire in cima allo scalone con le manette ai polsi e attorniati dai gendarmi svizzeri. Impulsivo, quasi quanto loro, raggiunsi lo scalone e improvvisai un comizio. Il comizio durò poco: quattro gendarmi mi impacchettarono e ci portarono alla gendarmeria. Al posto di polizia, per prima formalità, esame delle identità da parte del commissario che mi contestò di "aver preso contatto" con la polizia di Basilea altre due volte: una prima volta il 28 settembre 1930 alla stazione di Basilea per aver arringato emigrati italiani causando la congestione del traffico e per aver preso per il bavero il vice-console italiano con il quale ero venuto a diverbio; una seconda volta per aver strappato la "cimice" ad uno studente universitario.<br />Nel 1934, proveniente dalla Svizzera dalla quale ero stato espulso per la mia attività antifascista, mi ero trasferito a Nizza Marittima per continuare la lotta. ... Con Tortora andavo a notte fatta sulla spianata del "Casinò de la fétée" dove erano sempre parcheggiate numerose e lussuose macchine italiane i cui proprietari giocavano, guadagnavano o perdevano e rientravano in Italia la notte stessa. Nelle connessure delle macchine incustodite, nei fusi delle ruote di scorta, in tutte le parti della carrozzeria suscettibili di ricettare manifestini, Tortora introduceva materiale di "Giustizia e Libertà", io materiale comunista. Ma un bel gioco dura poco.<br />Fu così che venne organizzato il lancio di manifestini antifascisti in Italia a mezzo di palloncini liberati in Francia. Venne presa in affitto una baita in prossimità della frontiera. Al proprietario venne fatto credere che doveva servire per la caccia. Parecchie grosse bombole di idrogeno, scatoloni pieni di palloncini di gomma sgonfi, fatti venire direttamente da Parigi, manifestini di propaganda della carta leggerissima e con stampa a caratteri piccoli ma chiari, furono trasportati con un furgoncino fin quasi al nostro quartier generale. Quando i palloncini sonda indicavano che il vento spirava abbastanza forte in direzione dell'Italia liberavamo numerosi palloncini gonfi di idrogeno e gravidi di volantini. Ignari della sorte che li attendeva auguravamo loro fervidamente buon viaggio e buon lavoro.<br /><i>Carlo Bava</i><br />Avevamo allestito (nel campo di prigionia in Francia) il "salon" da barbiere che ci serviva da recapito per tenere i contatti e al mattino i più giovani facevano un po' di ginnastica per evitare l'abbrutimento. La precauzione era stata presa dagli anziani che pensavano già a come istituire un corso di economia politica. Per dare meno nell'occhio fecero arrivare alcune copie di grammatica francese ed i quaderni necessari. Il francese fu effettivamente studiato ma l'obiettivo più importante rimase la preparazione teorico-politica dei compagni che vi parteciparono. Gli anziani Contin, Alberganti, Benetti che avevano ben assimilato i libri di testo tenevano le lezioni. I componenti dei vari gruppi dopo aver preso appunti si riunivano e tornavano alla lezione seguente relazionando su ciò che avevano imparato. Seguiva la discussione. Frequentava il corso anche un sardo di 52 anni, zolfataro, che non sapeva nè leggere nè scrivere. Egli con una tenacia formidabile e con l'aiuto del collettivo (...) dopo cinquanta giorni scrisse la sua prima lettera alla moglie precisandole che le scriveva "di sua mano". Un particolare che mi riguardava personalmente: dopo pochi mesi di frequenza del corso mi chiesi come avevo osato tenere nel Vars decine di comizi, ignorante com'ero delle cose che stavo imparando.<br />Il 28 maggio 1940 fummo trasferiti nel campo di concentramento di Vernet d'Ariège per far posto ai fascisti che venivano rinchiusi sette mesi ed otto giorni dopo di noi (...).<br />Il 20 giugno Mussolini aggredì la Francia e l'annuncio venne dato via radio dagli altoparlanti installati nel campo dove eravamo stati radunati negli spiazzi (...) noi ascoltammo i comunicati senza battere ciglio (...) ognuno di noi, più che essere preoccupato per sè lo era per i compagni dirigenti più conosciuti e presi di mira.<br />Anche in questa situazione il partito ebbe la sua grande funzione dirigente. Le riunioni si facevano passeggiando in due o tre, un anziano ed uno o due giovani. Si decise che i compagni mai condannati (in Italia) dovevano tornare in Italia per fare propaganda contro il fascismo e la guerra, perché al campo la prospettiva era di essere deportati in Germania.<br />Venendo in Italia vi era però la via crucis della galera, il confino oppure nella migliore delle ipotesi il servizio militare in tempo di guerra e la prima linea. Mario Montagnana, che mi preparava al lavoro clandestino, alle mie preoccupazioni rispose che in guerra non tutti muoiono e quale pacchia può essere per un comunista trovarsi in mezzo a dei giovani avidi di sapere che non avevano mai sentito altro che la propaganda fascista. A Mario Montagnana piaceva il mio modo di raccontare barzellette antifasciste, di dire le cose scherzando o a doppio senso.<br />Questo modo di esprimere certe verità - mi aveva detto - in Italia può costare anni di galera: tu dovrai usare la verità come i medici usano il veleno in certi rimedi, se è adoperato in giusta misura il paziente guarisce se si esagera muore. Con questa differenza - aveva proseguito - che nel tuo caso se sbagli dose anziché il paziente muore il medico, e cioè tu andrai in galera o ti fucileranno ed il Partito perderà un attivista. Ebbi modo di constatare quanto fossero giuste le sue previsioni (...). Il 19 luglio partimmo in ottocento (non tutti erano compagni) in vagoni bestiame (...) dopo ventuno ore di viaggio giungemmo a Nizza occupata dai fascisti.<br />Costoro (...) sembravano i padroni del mondo. Ci fecero distribuire, a nome del duce naturalmente, un panino ed un quartino di vino. Poi fummo trasportati in carcere a Mentone e qui un alto ufficiale, mani sui fianchi, manco a dirlo ci chiese se qualcuno avesse a lamentare maltrattamenti subiti in campo di concentramento (...). All'albergo Savoia di San Remo allestito da ospedale da campo ebbe inizio la selezione e le camionette dell'OVRA incominciarono ad avviare alle patrie galere i compagni che erano stati segnalati.<br /><i>Giuseppe Gastaldi</i><br />(a cura di) <b>Giuseppe Biancani</b>, <i>Comunisti del Cuneese. Per una storia del movimento operaio della provincia di Cuneo</i>, Cipec, <a href="https://www.sergiodalmasso.com/quaderni-cipec-1-30/" target="_blank">quaderno</a> n. 10</div><p></p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-56903195095649844072024-03-13T09:44:00.001+01:002024-03-13T09:44:58.722+01:00Mestamente prese la via della passerella<div><p style="text-align: justify;"> <i> </i></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpPPvZr-pWcJPzVSgiuQdTOrPcPE9GwO4jXbUX9DB-oRFytM715WSXmuZ9OHpJ9IwwqBNFy4Wgey5zCKauUJttPuauVE8gpoBnA19n__KOWaGBfbU_heN2_gLpd92zR1nXBE6jy0Rp1IRKmuLEru7-kE1-iSI-iSX4L57xghCMUWHKwvWJEB5RUJM7CJrN/s2976/17_ago21%20(71).JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="2976" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpPPvZr-pWcJPzVSgiuQdTOrPcPE9GwO4jXbUX9DB-oRFytM715WSXmuZ9OHpJ9IwwqBNFy4Wgey5zCKauUJttPuauVE8gpoBnA19n__KOWaGBfbU_heN2_gLpd92zR1nXBE6jy0Rp1IRKmuLEru7-kE1-iSI-iSX4L57xghCMUWHKwvWJEB5RUJM7CJrN/w640-h426/17_ago21%20(71).JPG" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ventimiglia (IM): la passerella sul Roia in oggi in gran parte distrutta da una recente piena del fiume e, pertanto, inagibile<br /></td></tr></tbody></table><i><br /> seguito di <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2024/02/i-moti-studenteschi-e-la-contestazione.html" target="_blank">questo</a> articolo</i><br /><br /></div><div style="text-align: justify;">L'astio con Luigi si era ancor più accentuato qualche tempo prima, quando il giovane era stato selezionato dall'allenatore di calcio della Ventimigliese per andare a fare un provino nel nuovo campo sportivo di Peglia [zona di Ventimiglia tra il ponte della ferrovia ed il fiume Roia] onde valutare la possibilità di un suo inserimento nelle squadre giovanili.<br />Il novello "Gigi Riva" non aveva trovato di meglio che andare ad allenarsi per l'evento nel cortile dell'officina e subito erano iniziate le lamentele del pensionato, il quale non ricevendo considerazione dallo "screanzato capellone", si era prontamente recato nel negozio del nonno ad esternare le sue vigorose proteste. L'anziano avo non attendeva altro per prendersi una rivincita sul rinomato attaccabrighe e dopo averlo ben fatto sfogare a suon di colorite frasi, aveva prontamente troncato la discussione: alzando lo sguardo da sotto gli occhiali, con un'occhiata commiserevole, l'aveva zittito dicendogli «<i>... E vui sé couscì scignuru che a st'ura de dopu de sdernà ve ne andè a dorme?... In scangiu de fave mantegni a descrocu da chela santa dona de vustra muiè... andè a travaglià cume fasu mi... vieré che nisciun ve darà de fastidiu</i> [... E lei è così signore che a quest'ora di dopopranzo se ne va a dormire?... Invece di farsi mantenere a scrocco da quella santa donna di sua moglie... vada a lavorare come faccio io... vedrà che nessuno le darà fastidio]».<br />Luigi, indispettito dalla presenza dell'anziano, sostenendone lo sguardo prontamente gli rispose «Sto studiando il moto dei massimi sistemi».<br />«Come il moto dei massimi sistemi? - replicò dubbioso l'attaccabrighe - mi sembra che invece stai piantando un chiodo!».<br />«Se lo vede da solo perché me lo chiede?».<br />«... E perché pianti un chiodo?».<br />«Perchè avevo in testa il chiodo di piantare un chiodo e l'ho piantato!».<br />«... Ma non si può!».<br />«Come non si può... e chi lo dice?».<br />«Lo dico io».<br />«E che autorità ha lei per dire così? Non è mica il sindaco!».<br />«O bella e che c'entra il sindaco... Il muro non è mica tuo!».<br />«Ma neanche suo... non sa che l'arredo urbano appartiene alla città e di conseguenza a tutti i cittadini... quindi è un po' anche mio».<br />«Che storie sono queste... non possiamo tutti fare quello che vogliamo fare... altrimenti... ».<br />«Altrimenti cosa? Non sa che c'è la libertà?... È dalla rivoluzione francese che se ne parla».<br />«Ma che rivoluzione francese del piffero... se tutti facessero così ci sarebbe l'anarchia!».<br />«A parte che se ci fosse l'anarchia non sarebbe neanche poi tanto male... e la rivoluzione culturale dove la mette?».<br />«La rivoluzione culturale... fa bene Pasolini a dire che voi giovani non siete altro che dei piccoli borghesi... senza cognizione del vero senso del proletariato!».<br />«Pasolini non è altro che un socialimperialista! Si legga Marcuse e lasci in pace chi sta lavorando per dare alla città un'opera d'arte. Proprio lei, che non ha mai lavorato, mi viene a parlare di proletariato... Non c'è più limite alla degenerazione della nostra civiltà».<br />Punto sul vivo Michele decise di abbandonare la contesa, allontanandosi fra mille borbottii e Luigi si approntò a terminare l'opera con ancora più vigore.<br />Il chiodo aveva raggiunto il giusto punto di penetrazione e faceva la sua bella figura al centro del muro proiettando l'ombra sulla nivea parete. <br />Il giovane contestatore era soddisfatto del suo capolavoro e col carboncino si stava accingendo a firmare l'opera d'arte, quando all'improvviso ricomparve Michele. Nelle mani stringeva una grossa tenaglia e senza proferire parola alcuna, avvicinatosi al chiodo, con un vigoroso colpo, dopo averlo preso nella morsa dell'attrezzo, lo "arrancò" [strappò] via dalla parete.<br />Luigi esterrefatto rimase un attimo senza parole, quindi, livido in volto per la rabbia apostrofò rudemente il pensionato «Cosa sta facendo?».<br />Con un sorriso beffardo Michele prontamente replicò al giovane «Sto studiando il moto dei massimi sistemi».<br />«Ma che massimi sistemi e massimi sistemi! Ha "arrancato" il chiodo».<br />«Se lo hai visto perché me lo chiedi?».<br />«... E perché lo ha "arrancato"?».<br />«Avevo in testa il chiodo di "arrancare" un chiodo e l'ho "arrancato"!».<br />«Ma non lo poteva fare!».<br />«Perché non avrei potuto... e chi lo dice?».<br />«Lo dico io!».<br />«E che autorità hai per dire così? Non sei mica il sindaco!».<br />«Ma che sindaco e sindaco... il muro non è mica suo!».<br />«Ma neanche tuo... L'hai detto tu che l'arredo urbano appartiene alla città e di conseguenza a tutti i cittadini... quindi è un po' anche mio».<br />«Che storie sono queste... non può mica fare tutto quello che vuole a suo piacimento...».<br />«Come non posso! L'hai detto tu che esiste la libertà e che è sin dalla rivoluzione francese che se parla!».<br />«Si diverta pure a parlare con le mie parole... ora tirerà in ballo anche la rivoluzione culturale... ma il chiodo era il mio».<br />«Come il tuo... vedi che aveva ragione Pasolini... ora veramente dimostri di essere soltanto un piccolo borghese che difende la proprietà privata».<br />Luigi a questo punto preferì troncare la discussione: con un personaggio del genere, per il momento ritenne meglio lasciare perdere... nel laboratorio del nonno c'era almeno un centinaio di chiodi altrettanto grossi e solidi, non aveva che l'imbarazzo della scelta. Mestamente prese la via della passerella [sul fiume Roia, vicino alla foce, in Ventimiglia] per ritornare a casa borbottando fra sé e sé: «Ci mancava pure che anche Pasolini "ci mettesse il becco" sulla contestazione giovanile: grazie a lui, ora anche uno come Michele, che non ha mai fatto nulla in vita sua, si sente autorizzato, in nome del proletariato, a parlare contro i giovani contestatori, che come me cercano di dare al mondo un domani migliore».<br /><b>Gaspare <a href="http://www.gasparecaramello.com/chi-siamo" target="_blank">Caramello</a></b>, <i>A Foura du Bestentu. Racconti e Novelle della Ventimiglia di oggi e di ieri</i>, Alzani, 2006, pp. 74-76</div><p></p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-54168992747333217032024-03-06T10:08:00.001+01:002024-03-06T10:09:36.472+01:00Il borgo della Foce si presenta oggi urbanisticamente compatto<p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxTiPAizCUeGPtNYnwR-8IW0ahxLnffhYscqlGxaAWQHL2KMN3VudfF1mPCp5o6X0rJ2iEBv7YOgbqe6B7nprpYhKeTkFK0d9cGZM3PDouv1OVeyJO2NTvSxj_pyCW9L2d-5UQKrknx4D-v-nN0VBva17FGH-W5S8UK9m0BiYBoiE2tHDF-X8p-sAnqDO2/s2084/16_giu20%20(325).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1173" data-original-width="2084" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxTiPAizCUeGPtNYnwR-8IW0ahxLnffhYscqlGxaAWQHL2KMN3VudfF1mPCp5o6X0rJ2iEBv7YOgbqe6B7nprpYhKeTkFK0d9cGZM3PDouv1OVeyJO2NTvSxj_pyCW9L2d-5UQKrknx4D-v-nN0VBva17FGH-W5S8UK9m0BiYBoiE2tHDF-X8p-sAnqDO2/w400-h225/16_giu20%20(325).JPG" width="400" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;">Nel 1818, Oneglia insieme a Sanremo e Nizza divenne capoluogo di provincia della Divisione di Nizza mentre Porto Maurizio fu scelto come Capoluogo del Mandamento.<br />Nel 1887, il centro storico fu danneggiato dal tremendo terremoto del 23 febbraio, che causa ingenti danni in tutto l'entroterra e rase al suolo anche la vicina cittadina di Diano Marina e il paese di Bussana. L'espansione sia di Porto Maurizio che di Oneglia aveva dall'unificazione italiana aperto un dibattito sulla unificazione delle due città, che si protrasse per anni fra proposte rifiutate da una e dall'altra parte, fino ad arrivare, nel 1923, all'unificazione effettiva per regio decreto.<br /><i>Il Borgo della Foce tra '600 e '700</i><br />La Foce è un antico e suggestivo borgo di pescatori di Porto Maurizio e prende il nome dalla foce del torrente Caramagna, intorno alla quale sorgono le case. L'antico "arco di Sant'Anna" che sorgeva a fianco di una chiesetta coprendone l'ingresso, oggi in disuso ma ancora visibile, era munito di possenti battenti che rendevano sicuro il borgo dalle incursioni via mare. La presenza della chiesetta è documentata dal secolo XV come oratorio di San Nicherosio ed era sede del Consolato dei marinai. Il 15 luglio 1537, un gruppo di saraceni sbarcati nottetempo presso i tre scogli, nella zona oggi detta le Ratteghe, penetrarono nell'oratorio catturando e poi uccidendo le due guardie che ivi si erano assopite durante il loro turno di veglia: Aloise Bruno ed Etolo Aicardi <15. Tali cognomi ancora oggi sono tipici del Borgo della Foce. Oltrepassato l'arco di Sant'Anna si entra in un nucleo che subì trasformazioni nel Seicento e nel Settecento. Le case più antiche, risalenti al XV e XVI secolo, sono le più basse e adiacenti l'antico arco; in origine avevano finestre con grate in ferro che guardavano verso le abitazioni dell'attuale via De Tommaso, poi murate dalle costruzioni realizzate in aderenza ai primi nuclei abitativi. Alcune di queste antiche abitazioni, realizzate con massi, malta e pietre di mare, erano dotate di cisterne per la raccolta dell'olio e dell'acqua piovana e avevano finestre ad arco, contrariamente a quelle più recenti e settecentesche riscontrabili nel palazzo Berio, sito in via De Tommaso (palazzo affrescato dai pittori liguri come Francesco Carrega, che operarono nel XVIII secolo) e nel palazzo Lavagna, che ospitò anche Napoleone Bonaparte in attesa della prima campagna d'Italia.<br />Nei secoli scorsi non esistevano né l'attuale molo frangiflutti né il lungomare a riparare dal mare le case: come in tutti gli altri borghi liguri costruiti in riva al mare, queste davano direttamente accesso sulla spiaggia, dove normalmente erano tirate in secca le barche da pesca. La mancanza di ripari implicava anche che il mare dovesse essere calmo perché le navi potessero avvicinarsi a riva e poteva anche capitare che si dovesse attendere per giorni in rada prima che si presentasse un momento favorevole alle operazioni di carico.<br />Il borgo della Foce si presenta oggi urbanisticamente compatto, abbarbicato ad una sottile striscia di terra, al di sotto degli scoscesi pendii occidentali del promontorio portorino, ma in passato il centro abitato si trovava diviso in due blocchi di edifici, obliquamente attraversati da un lungo e stretto carruggio che aveva sbocco direttamente sul litorale antistante il borgo. Ad occidente trovava il suo limite presso una zona ortiva a ponente delle sponde del<br />torrente Caramagna e, dal lato del borgo, dalla cappella di San Niccolò di Bari. Procedendo verso ovest si incontrava lo sbocco a mare del torrente, che durante i diversi regimi di portata a cui era soggetto durante le variazioni stagionali, turbava la vita degli abitanti sia con piene ed esondazioni, sia con periodi di secca che causavano la formazione di acquitrini, dove proliferavano nugoli di zanzare e l'insorgere di febbri malariche. Inoltre nel corso d'acqua era solito che venissero scaricati i residui delle lavorazioni dei numerosi frantoi e delle fabbriche di sapone che contribuivano a rendere le immediate vicinanze della foce particolarmente maleodoranti e insalubri. La spiaggia della Foce si estendeva da una punta rocciosa detta Ciappa, sino ai Cappuccini - convento e chiesa collocati sul pendio tra la foce del Caramagna e del Prino, cui si è già accennato - era continuamente esposta all'azione erosiva delle correnti e delle mareggiate che puntualmente spazzavano la spiaggia sino alle case, ma che grazie ai naturali depositi delle stesse correnti veniva presto ricostruita. Nonostante un ruscello che scorre presso i Cappuccini non permettesse la costruzione di un vero e proprio porto, lo scalo marittimo della Foce vide per tutto il '700 un traffico di velieri e bastimenti di notevoli dimensioni maggiore rispetto al porto della Marina, borgata ai piedi orientali del promontorio, poiché in questa zona potevano avvicinarsi maggiormente alla costa per effettuare le operazioni di carico e scarico ma anche perché spesso costituiva un valido riparo dalle tempeste.<br />[...] In luogo sopraelevato, alle spalle del Borgo della Foce, si trova un interessante Santuario dedicato alla Santa Croce, un gioiello di arte e architettura alle porte della città. Il Santuario è un complesso architettonico singolare per la zona: una chiesa barocca cinta da due ali di convento settecentesco eretta sulla collina a ponente di Porto Maurizio denominata monte Calvario, già noto come monte Gagliardone. Il complesso non presenta la tradizionale pianta rettangolare con chiostro interno e chiesa, ma si presenta come un blocco compatto il cui spazio aperto è costituito non dal classico chiostro, ma da un vasto piazzale antistante la facciata principale dell’edificio sacro, esposta a sud, verso il mare.<br />[...] <i>Trasformazioni recenti ed edilizia urbana</i><br />Dalla Spianata è possibile percorrere con facilità la passeggiata pedonale, che a picco sulla costa e sul mare conduce alle spiagge attrezzate del borgo Marina. Il sentiero attraversa cespugli di macchia mediterranea, intervallati da panchine per la sosta su alcuni spazi creati apposta per fruire del panorama. Questa passeggiata risale agli Anni Settanta; in precedenza, dal Corso Garibaldi, detto localmente il Bulevàr al mare non c'era altro che la ripida scogliera detta delle Ràtteghe o Bundàsci. Prima ancora, dalle case di Porto Maurizio, in alto sul promontorio, fino al mare c'era solo qualche orto, tra cui quello delle monache di clausura di Santa Chiara che è visibile ancora oggi, racchiuso da alte mura, sotto le logge del monastero omonimo.<br />Nel 2014 l’intera area è stata magistralmente riqualificata e resa quasi completamente pedonale, valorizzando ulteriormente questa zona così suggestiva. La bellezza particolare del Borgo della Foce ha richiamato nel tempo l’attenzione di<br />numerosi artisti e ha fatto da sfondo ad alcuni set cinematografici.<br />Ad est della piccola spianata intitolata al pittore Luigi Varese (Porto Maurizio 1825 - 1889) <22, che proprio qui a fine Ottocento risiedeva e realizzava le sue opere, inizia la stupenda passeggiata dedicata a Domenico Moriani, giovane partigiano nato alla Foce e trucidato dai nazisti nell’ottobre del 1944.<br />Sebbene la pendenza non sia irrilevante, la passeggiata, che consente di raggiungere il vicino Borgo Marina, è percorribile con estrema facilità, in particolare dopo i recenti lavori di riqualificazione. Il percorso, di circa 10 minuti, si sviluppa a picco sul mare in mezzo a tipici cespugli della macchia mediterranea che inebriano i sensi con i loro caratteristici aromi. Vi sono inoltre alcune panchine e spazi creati appositamente per poter gustare al meglio il panorama mozzafiato. Proprio in ragione della sua bellezza romantica, la passeggiata è detta "degli Innamorati".<br /><span style="font-size: x-small;">[NOTE]</span><br /><span style="font-size: x-small;">5 Gianni De Moro, Porto Maurizio in età rinascimentale (1499-1542), Circolo Parasio, Imperia 1989, p. 249.</span><br /><span style="font-size: x-small;">22 Allievo di F. Coghetti all'Accademia romana di San Luca, collaborò con il maestro alla decorazione del duomo di Savona. Interessato alle nuove esperienze artistiche, venne a contatto a Milano con G. Bertini e i fratelli Induno, a Firenze con D. Morelli e S. Ussi. Nella pittura di paesaggio, agli inizi adottò modi di tradizione classica con soggetti composti in studio; successivamente alternò una pittura di paese più immediata, spesso all'acquerello, a soggetti di genere di vena e temi risorgimentali. Cfr. Nerino Mariangeli, Imperiesi nella storia, A. Dominici Editore, Conegliano 1979, pp. 211-214; Gianna Piantoni, Luigi Varese «romano» tra Accademia e vedutismo, in «I colori dell'ottocento tra Riviera e Côte d'Azur. La visione e l'immagine nell'opera di Luigi Varese (1825-1889)», Tipografia F.lli Stalla, Albenga 1992, pp. 11-13.</span><br /><b>Giacomo Tambone</b>, <i>Borgo Foce a Porto Maurizio: una ricostruzione storica intorno alla cappella di San Francesco da Paola</i>, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Genova, Anno Accademico 2018-2019</div><p></p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-7396975162848437292024-02-28T12:18:00.002+01:002024-02-28T12:19:08.326+01:00I moti studenteschi e la contestazione avevano appena sfiorato il tran tran quotidiano della ridente città di provincia<div><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhN2R1BDkoeX54P-DwyXPA81hMgyoaj7UiDLrA_GONM0ctlvTmFo7Qz14iJwOkGjKpxEUxv7ISMKOOq8Zn9_Y_tktOv6dUiKeOX6dmkmbI88HBomd3E_E-alCZhYGWoatNNKc50Xp1ctjfdfqIzOG1OdHxhafayzzbNTDWvNcTMuMz3eQriEi-7LY7E13no/s6000/23_dic03%20(125).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="6000" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhN2R1BDkoeX54P-DwyXPA81hMgyoaj7UiDLrA_GONM0ctlvTmFo7Qz14iJwOkGjKpxEUxv7ISMKOOq8Zn9_Y_tktOv6dUiKeOX6dmkmbI88HBomd3E_E-alCZhYGWoatNNKc50Xp1ctjfdfqIzOG1OdHxhafayzzbNTDWvNcTMuMz3eQriEi-7LY7E13no/w640-h426/23_dic03%20(125).JPG" width="640" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWl_QcxHpGyGxORI3kzFfyGB6L3sjbdLVBvb9TlFT4GM_b4dZ4y5e057LeLchoE4xu6J71UtEhRonM94bRTwl3vzjJ07-d4idyPd2q0qS1gVnhlrnP300MrMrbsTWjTqz7USnM3TGgCDtqUvTx5u3O7CYbsUla7xLjdSnxz5VqYYxkt42I2SQfcS0WhCcA/s6000/23_dic03%20(110).JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="6000" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWl_QcxHpGyGxORI3kzFfyGB6L3sjbdLVBvb9TlFT4GM_b4dZ4y5e057LeLchoE4xu6J71UtEhRonM94bRTwl3vzjJ07-d4idyPd2q0qS1gVnhlrnP300MrMrbsTWjTqz7USnM3TGgCDtqUvTx5u3O7CYbsUla7xLjdSnxz5VqYYxkt42I2SQfcS0WhCcA/w640-h426/23_dic03%20(110).JPG" width="640" /></a></div><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXy2Hs__2rtt6_i2duF4HwwteRkgmI3yYvEKsmGLMGrjNaB4PvbhxMu31YHLXls6nq35WAbxZJMwPfZPOflzDcG_QCtivbhVOZZI5hU6-3ZolVIutRKAFW5cl6Zg5l7fIZcihgX6Swdv1w_oWurQrtT5HZzwP8rlW3OmjrXV230kCqanLzy7El62YSeHlt/s6000/23_dic03%20(95).JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="6000" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXy2Hs__2rtt6_i2duF4HwwteRkgmI3yYvEKsmGLMGrjNaB4PvbhxMu31YHLXls6nq35WAbxZJMwPfZPOflzDcG_QCtivbhVOZZI5hU6-3ZolVIutRKAFW5cl6Zg5l7fIZcihgX6Swdv1w_oWurQrtT5HZzwP8rlW3OmjrXV230kCqanLzy7El62YSeHlt/w640-h426/23_dic03%20(95).JPG" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ventimiglia (IM): Piazza Marconi (Marina San Giuseppe) e le spiagge antistanti<br /></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">Per Luigi quel sabato 7 dicembre 1968 era trascorso nell'usuale consueta normalità. Come ogni settimana la dura mattinata di scuola al liceo classico G. Rossi di Ventimiglia era passata tra le interrogazioni di storia e filosofia della prof. Trucchi e le spiegazioni di italiano del prof. Allavena. Il pomeriggio aveva stemperato le tensioni del mattino: la consueta partitella di calcio con Don Ernesto e i compagni dell'Azione Cattolica e quindi, per finire la giornata, qualche prova con gli amici del complessino beat per strimpellare gli hits del momento, come "Magic Carpet Ride" degli Steppenwolf, "Race with the Devil" dei Gun o "Applausi" dei Camaleonti. Quelle esercitazioni abitualmente trovavano il loro epilogo nell'annuale, mitico festival dei complessi beat, che proprio nel mese di dicembre, nel teatro comunale, vedeva i più agguerriti gruppi cittadini cimentarsi accanto ai mitici Kites in un'accesa kermesse musicale. Quell'anno, purtroppo, il politeama cittadino aveva chiuso i battenti e l'accesa disfida non si era potuta programmare: il 1968 può essere considerato, nel secolo appena passato, uno dei peggiori anni nella vita cittadina di Ventimiglia. I moti studenteschi e la contestazione avevano appena sfiorato il tran tran quotidiano della ridente città di provincia, rimanendo emarginati a livello intellettuale e a esclusivo appannaggio di pochi liceali impegnati: non si può certo addebitare a loro la responsabilità del processo di graduale degrado urbano iniziato proprio in quell'anno. Le decisioni di chiudere numerosi uffici pubblici ed il mercato dei fiori sono state certamente quelle che hanno determinato il nascere di una progressiva crisi che ha visto il comune di frontiera via via spogliarsi di numerose sue prerogative. Anche la "Battaglia di Fiori" vide in quell'anno la sua ultima edizione: con l'inizio della crisi dell'attività floricola tale manifestazione perse la sua prima ragion d'essere e non venne più riproposta se non in biennio a cavallo degli anni ottanta, prima di riprendere vita, sia pur lontana dai fasti iniziali, nei primi anni del nuovo millennio. Il Teatro Comunale a sua volta venne riaperto nel 1980, grazie alla ferma volontà dell'assessore alla cultura di allora [<b>n.d.r.</b>: che era proprio lo scrittore Gaspare Caramello] che, in un quinquennio di stampo "nicoliniano" (usando una terminologia ai quei tempi in voga), lo riportò in auge con numerosi spettacoli sia teatrali che musicali. La sua sorte si compì definitivamente agli inizi del 1985 quando venne nuovamente chiuso, nello stesso periodo in cui anche l'ospedale cittadino vide la fine della sua esistenza.<br />Luigi concluse la giornata assistendo alla proiezione del film "Teorema" di Pasolini, in una serata caratterizzata da accese dispute nel cineforum cittadino. La poesia proclama dello scrittore "Il P.C.I. ai giovani" era stata motivo dell'accesa controversia che vide i fautori della sinistra integralista accesi oppositori delle tesi più d'avanguardia dei giovani contestatori dell'extrasinistra o dei seguaci, come il nostro protagonista, delle tesi del filosofo Marcuse. Tutto quindi avrebbe lasciato presupporre una nottata tranquilla passata tra le braccia di Morfeo, in attesa di rivedere, nel successivo giorno di festa, gli amici del liceo e del gruppo beat. Il sonno invece tardava, sia per l'emozione dell'accesa discussione che per una specie di tarlo che iniziava a farsi strada nella mente del giovane. Un chiodo fisso si era insediato nella sua mente: doveva piantare un chiodo. L'idea in principio gli sembrava alquanto peregrina e priva di senso, ma via via che si insinuava sempre più nella sua mente iniziavano a prendere forma le giustificazioni artistiche e filosofiche che potevano motivare quell'inusitato gesto. L'arte concettuale, che dichiarava essere "Arte" non il prodotto finito in quanto tale ma il procedimento mentale alla base della sua creazione, l'arte gestuale che dava al gesto realizzativo dell'autore la priorità sulla creazione di un'opera, alla fine furono le ragioni che lo indussero a concretizzare quel pensiero che ormai era quasi divenuto maniacale e non lo lasciava riposare.<br />Alla prima luce del mattino decise di alzarsi e, imbacuccatosi nell'inseparabile eskimo, si diresse alla volta del laboratorio del nonno, che continuava a gestire una fiorente impresa edile. Con cura ed attenzione scelse un grosso chiodo, molto spesso e lungo, tale da essere ben visibile, un pesante martello, una squadra in legno, una livella, un carboncino ed un compasso da muro. Improvvisatosi così novello muratore, dopo aver pensato brevemente dove localizzare l'intervento, propese per un bel muro in località Marina San Giuseppe, a metà strada fra l'Alef Club ed il bar di Vito, di fronte allo stabilimento balneare "Giuseppe". La sua opera sarebbe così stata esposta al sole tutta la giornata creando così un'operazione artistica "in progess", come era di moda in quegli anni. Con l'aiuto dei suoi amici e la consulenza dei pescatori locali, si sarebbe potuta farla divenire nientemeno che una meridiana d'avanguardia, occhieggiante ai capolavori di Duchamps, Man Ray e del Dadaismo in generale. Anche il nuovo preside del liceo, il prof. Carlo Cormagi, ne sarebbe stato sicuramente orgoglioso. Egli, appena giunto da Genova, aveva subito dimostrato di apprezzare le correnti artistiche contemporanee: probabilmente, addirittura, avrebbe voluto dir la sua nell'estemporanea creazione, partecipandone in qualche modo alla sua definitiva trasformazione da oggetto d'uso quotidiano a capolavoro artistico.<br />Soddisfatto di quanto aveva ideato, appesantito dall'ingombrante attrezzatura che si trascinava dietro, Luigi si diresse in fretta alla volta della Marina S. Giuseppe. L'aria era frizzante e gli pungeva il volto; soprattutto sulla passerella faceva sentire il rigore dell'inverno ormai incipiente. Preso dalla volontà di vedere il suo progetto concluso, Luigi però non faceva caso a quanto gli accadeva intorno: neppure l'affascinante spettacolo della Corsica che si stagliava sul terso orizzonte del mare riuscì a distrarlo: in breve raggiunse il muro ed iniziò le sue misurazioni come se, all'improvviso, fosse divenuto un provetto geometra. Alla fine col carboncino riuscì a fissare sull'edificio l'esatto punto in cui collocare la sua opera d'arte. Appoggiato con cautela il chiodo all'intonaco, iniziò a percuoterne la testa con decise martellate. Ad ogni colpo la punta penetrava sempre più profondamente nella parete che opponeva una tenue resistenza ai vigorosi colpi del giovane studente. Metà opera era stata realizzata e già era ben visibile quello che sarebbe stato il risultato finale, quando all'improvviso Luigi si sentì apostrofare da una voce imperiosa «Cosa stai facendo?».<br />Il giovane si voltò e riconobbe Michele, un anziano, dalla notoria fama di valente attaccabrighe, che lo stava osservando con uno sguardo truce da cui traspariva la sua totale disapprovazione. Non correva molto buon sangue tra lo studente e l'attempato pensionato, che, vicino di casa del nonno, non mancava di inveire quotidianamente contro l'avo dello studente a causa del rumore che l'officina produceva distogliendolo dal quotidiano riposino pomeridiano che era uso fare. Michele era diventato un facoltoso possidente "appendendo il cappello al chiodo" ovvero sposando la sarta che possedeva un avviato atelier sopra il laboratorio artigianale. Dal momento del suo matrimonio aveva cessato di lavorare ed amava trascorrere la giornata senza far niente, bighellonando a "ratelare" [litigare] con chiunque gli fosse capitato intorno, che non condividesse le sue idee.<br /><i>(segue)</i><br /><b>Gaspare <a href="http://www.gasparecaramello.com/chi-siamo" target="_blank">Caramello</a></b>, <i>A Foura du Bestentu. Racconti e Novelle della Ventimiglia di oggi e di ieri</i>, Alzani, 2006, pp. 72-73 <br /></div><div><p></p></div>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-61964641849211711772024-02-21T11:11:00.002+01:002024-02-21T11:11:32.450+01:00Mario Calvino introdusse nel territorio di Sanremo diverse specie di fiori<div><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJhf-innHr1f3rEdhlJYh7BOn4gACXiehZuf4fsCeOmTsvTIymJdZDcaRm3iZCTmlR_cj-dN9D48rnDKl04_4MnHjulpkgJgZjme_RyNknnOOS3kQ__ybtOdBtR5hTH3lVR0iaQW8YzCWRElRPLXD_BIw3fK7BEOMnu7D0P_cb7TvqEhGTa7ib81USQklh/s561/mctp3.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="561" data-original-width="397" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJhf-innHr1f3rEdhlJYh7BOn4gACXiehZuf4fsCeOmTsvTIymJdZDcaRm3iZCTmlR_cj-dN9D48rnDKl04_4MnHjulpkgJgZjme_RyNknnOOS3kQ__ybtOdBtR5hTH3lVR0iaQW8YzCWRElRPLXD_BIw3fK7BEOMnu7D0P_cb7TvqEhGTa7ib81USQklh/w283-h400/mctp3.jpg" width="283" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Mario Calvino e la biblioteca agricola itinerante. In P. Forneris e L. Marchi (2004), Il giardino segreto dei Calvino. Immagini dall’album di famiglia tra Cuba e Sanremo, Genova, De Ferrari & Devega, p. 27. Fonte: Thomas Pepino, Op. cit. infra</td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">Mario <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2020/09/ma-fu-un-buon-matrimonio-e-nacquero-due.html" target="_blank">Calvino</a> aveva redatto il programma piccoli-grandi “rivoluzionari agro-ecologici” ma, in seguito al fallimento della banca, lo sviluppo fu ostacolato e, alcune strutture necessarie al funzionamento della stessa Stazione Sperimentale, furono spostate nella villa.<br />Fra le attività che Mario Calvino svolse nei primi anni di rientro nella città natale - trascorse 17 anni all’estero - vi fu l’introduzione di nuove specie e varietà soprattutto da aree subtropicali e tropicali, con lo scopo di acclimatarle. <135 Fra queste: varietà di avocado, pompelmo, zucche, differenti specie ornamentali e floreali, da frutto, da essenza, da fecola e da zucchero <136.<br />Calvino è stato uno tra i più importanti agronomi e botanici italiani della prima metà del XX secolo che ha saputo riversare la propria esperienza tecnico-scientifico nel suo paese d’origine. Il processo d’inculturazione è per Calvino un continuo operare, trasferisce la sua conoscenza nelle società in cui lavora. <br />Calvino è un vettore di modelli culturali innovativi, sperimentatore di un modo di agire che nel mondo agricolo rappresenta tutt’oggi un esempio del fare industria. La contaminazione internazionale, esito della continua attività sul campo e confronto internazionale - Cuba, Messico, Yucatàn, Brasile, Hawaii, Africa, etc. - va oltre il tempo in cui si colloca riuscendo a comprendere quali possono essere i benefici di un modello agricolo sostenibile, anticipando quello che oggi viene definito chilometro zero.<br />Le scelte progettuali applicate all’orticoltura e alla floricoltura sono il frutto di una continua ricerca applicata sul campo e acquisita nei viaggi, praticata in luoghi spesse volte lontani rispetto al punto di partenza, ma che nel seguito ritornano all’origine con una conoscenza estesa in grado di modificare e riallinearsi allo stesso tempo con la struttura originaria del territorio in cui si collocano.<br />Calvino ha un approccio moderno e innovativo e grazie alla forte rete di relazioni nazionali e internazionali intravvede nei caratteri rurali del territorio di Sanremo il fattore propositivo in grado di generare modelli di gestione e controllo del territorio capaci di osservare e percorrere il progresso della città.<br />Osservando la realtà della Costa Azzurra, Calvino comprende come il processo di trasformazione dei fiori in articoli di consumo, siano il prodotto fisico su cui innestare un nuovo modello agricolo-economico. In quegli anni, attraverso la conoscenza del collega francese Raphael De Noter, condivide interessi per piante alimentari di origine tropicale ancora ignote in Europa, dedicando sempre maggior responsabilità all’estensione - in ogni forma - della floricoltura nel territorio di Sanremo.<br />Quali sono le strategie e i modelli che Calvino propone e da dove derivano? In che modo i suoi studi contribuiscono a definire l’immagine e la gestione del territorio?<br />Per rispondere a queste domande, credo sia necessario analizzare la biografia della figura di Calvino da un punto di vista geografico, consultabile nei volumi "Il giardino segreto dei Calvino" <137 e nel "Dizionario Biografico degli Italiani" <138, ma credo tuttalpiù che sia fondamentale ricontestualizzarlo al nostro tempo come precursore di una nuova figura, un agronomo in grado di leggere il territorio per la sua connaturale forma architettonica.<br />Calvino introdusse nel territorio di Sanremo diverse specie di fiori tra cui rose provenienti da tutto il mondo, garofani <139, buganvillea, genista, ornitogalo, croton, fotinia, rododendri, ninfee, vite, etc., sostenendo da sempre che il progresso della coltura dei fiori è da ricercare nel miglioramento genetico - ibridazione e incroci - appartenenti alla stessa specie o genere. <br />Il suo lavoro alla Stazione sperimentale non si limitava alla ricerca, si estendeva a orientare e insegnare ai floricoltori di Sanremo come eseguire metodi di ibridazione e impollinazione artificiale per la produzione di nuovi colori e varietà ornamentali rendendoli più competitivi nel mercato nazionale e internazionale. <140<br />Nel 1927, ottenuta la libera docenza in orticoltura, parte per missioni agricole in Europa e Africa: Isole dell’Egeo <141, Tripolitania, Kenia, Tanganica, Zanzibar e Somalia. <142<br />Sposato con Eva Mameli (1886-1978), botanica, naturalista e accademica italiana, oltre condividere interessi scientifici, fondano nel 1930 la "Società italiana amici dei Fiori" e la rivista "Il Giardino fiorito", diretta dal 1931 al 1947 che, oltre a discorrere di giardini, sensibilizzava i giovani verso la cultura della bellezza e della conservazione, di cui Calvino ne riteneva di grande rilievo preservarne i caratteri tipici.<br />Calvino riteneva che il territorio ligure si dovesse costruire e organizzare per fasce altimetriche, divise per tipo di coltura, facilitando così l’acclimatazione delle piante in funzione delle quote altimetriche. Il territorio si sarebbe articolato in tre fasce: la fascia per i limoni, la fascia per gli ulivi e la fascia per i palmizi.<br />La struttura architettonico-geografica del territorio di Sanremo, strutturata in terrazzamenti, richiedeva quindi cure simili alle coltivazioni e, in assenza della manutenzione, gli artefatti dei terrazzamenti divengono corpi morti, abbandonati archeologicamente sulle colline, cadono in obsolescenza, che è anche obsolescenza agricola, colturale e culturale.<br />Negli anni a seguire, Mario Calvino coordina vivai, fonda l’associazione di commercianti per migliorare e sostenere l’esportazione dei fiori verso il mercato estero, insiste per l’apertura di una banca di credito agricolo che aiuti i contadini, istituisce la biblioteca agricola itinerante, organizza mostre e conferenze.<br />Nel 1934 Calvino collabora con il Servizio chimico militare, tra il 1936-38 insegna alla Facoltà di Agraria di Torino, al termine della seconda guerra mondiale, in qualità di presidente di Commissione del ministero per la Costituente, elabora un programma di previdenza per l’agricoltura in Liguria <143 - dalla costa all’entroterra.<br />Il figlio<a href="https://adrianobrunoalbertomaini.blogspot.com/2023/10/santiago-riccardo-pier-delle-vigne-e.html" target="_blank"> Italo</a>, nel <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2022/06/e-si-raggiungeva-anche-qui-la.html" target="_blank">testo</a> "La strada di San Giovanni" <144, rende chiaro quale fosse il clima che si respirasse nella famiglia Calvino, immersi nella conoscenza del territorio di Sanremo. I caratteri geografici diventano la struttura su cui si articola la narrazione e, il podere di San Giovanni, fra orti e uliveti, veniva raggiunto seguendo l’opera dell’uomo, i beodi - canali di scolo. La sintassi del territorio si lega alla forma narrativa, così attraverso il racconto, è possibile riscoprire l’immagine del territorio, raggiungendo la chiesa di San Giovanni che, posta tra le fasce terrazzate di versante domina la città sottostante.<br />Mario Calvino morì a Sanremo per una bronchite il 25 aprile del 1951. <145<br /><span style="font-size: x-small;">[NOTE]</span><br /><span style="font-size: x-small;">135 Cfr. AA.VV. (1974), Dizionario Biografico degli Italiani, p. 30.</span><br /><span style="font-size: x-small;">136 Ibid.</span><br /><span style="font-size: x-small;">137 P. Forneris e L. Marchi (2004), Il giardino segreto dei Calvino. Immagini dall’album di famiglia tra Cuba e Sanremo, Genova, De Ferrari & Devega.</span><br /><span style="font-size: x-small;">138 AA.VV. (1974), Dizionario Biografico degli Italiani, vol. XVII, Calvart-Canefri, voce “Calvino Mario” (a cura di E. Mez), Roma, Istituto della Enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani, pp. 29-31.</span><br /><span style="font-size: x-small;">139 Per esempio si veda dello stesso autore: M. Calvino (1946), “Nuova tecnica colturale del garofano”, in Humus, II, no° 12, pp. 16-18; (1948), “Innovazioni nella tecnica colturale delle rose e dei garofani”, in Atti del Congresso nazionale della floricoltura italiana, Sanremo, pp. 27-36; (1948), “Rose e garofani nei metodi di coltivazione”, in Pubblicazione della Stazione sperimentale di floricoltura, no° 39, Sanremo, pp. 1-11.</span><br /><span style="font-size: x-small;">140 Si veda: M. Calvino (1936), “Come ottenere nuove varietà di fiori attraverso l’ibridazione”, in Pubblicazione della Stazione sperimentale di fioricoltura, no° 13, Sanremo, pp. 1-23; M. Calvino, (1934) “La produzione floricola italiana nei confronti con la produzione estera concorrente”, in Il Convegno nazionale di fioricoltura, Sanremo, pp. 1-7.</span><br /><span style="font-size: x-small;">141 Cfr. M. Calvino (1928), “Piante e coltivazioni da introdursi e sperimentarsi in Rodi e nelle Isole Egee”, in L’agricoltura coloniale, XXII, no° 5, pp. 163-185.</span><br /><span style="font-size: x-small;">142 Cfr. AA.VV. (1974), Dizionario Biografico degli Italiani, p. 30.</span><br /><span style="font-size: x-small;">143 Cfr. AA.VV. (1974), Dizionario Biografico degli Italiani, p. 30.</span><br /><span style="font-size: x-small;">144 I. Calvino (1990), La strada di san Giovanni, Milano, Mondadori.</span><br /><span style="font-size: x-small;">145 Cfr. AA.VV. (1974), Dizionario Biografico degli Italiani, p. 30.</span><br /><b>Thomas Pepino</b>, <i>L'immagine delle serre nel teatro del Golfo di Sanremo. La forma della terra e il sopraggiungere della città</i>, Tesi di dottorato, Politecnico di Torino, 2013</div><p></p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-58968896741654368172024-02-16T10:54:00.003+01:002024-02-16T10:55:23.480+01:00Circa alcuni edifici storici di Porto Maurizio ad Imperia<div><div><div><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjpyfzr8eJav8RJETQZlr4lkvGQWGyL0BAQs0iulNKT9sXbi3TrTKauCubKrdQtsMj2So5bL4ORDW8CR5mezMSz8j5rEQTX7itpfI393X_YpoF-JONW3MGlYNqA1Ik0FnekDMFfMvqWNXsiK0Gmb2JETckeetwv93ITbAMkDbwA0090MwiA1b5MegwOifj/s4000/16_sett03c%20(34).JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="3000" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjpyfzr8eJav8RJETQZlr4lkvGQWGyL0BAQs0iulNKT9sXbi3TrTKauCubKrdQtsMj2So5bL4ORDW8CR5mezMSz8j5rEQTX7itpfI393X_YpoF-JONW3MGlYNqA1Ik0FnekDMFfMvqWNXsiK0Gmb2JETckeetwv93ITbAMkDbwA0090MwiA1b5MegwOifj/w480-h640/16_sett03c%20(34).JPG" width="480" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Imperia: Chiesa Ave Maris Stella<br /></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">La piccola, neogoticheggiante Chiesa portorina Ave Maris Stella [a Imperia] è stata costruita fra il 1889 ed il 1896 su progetto dell'Ing. A. Lodi. E' stata poi completata nel 1907 dall'Ing. Sicardi.<br />Sono visibili alle pareti tele del Bruno e del Sarzana, le quali sono provenienti dalla cappella dei Guarnieri e dall'oratorio - ormai distrutto - dedicato a Sant'Antonio Abate. Nella Chiesa troviamo un pregevolissimo bassorilievo marmoreo di S. Anna cinquecentesco, attribuito ai Gaggini. L'edificio custodisce inoltre un Crocifisso ligneo barocco opera di ignoto artista probabilmente locale, definito suggestivamente nella tradizione popolare "la Croce dei miracoli".<br />In una nicchia dell'abside è posta una statua processionale di S. Antonio da Padova che risale al Settecento ed è stata attribuita allo scultore genovese P. Galleano.<br />Questa chiesetta, vicinissima al mare, sede di culto durante tutto l'anno, diviene meta di un folto gruppo di fedeli soprattutto nei mesi estivi, quando la zona è gremita di turisti. In luglio ed in agosto spesso vi si svolgono applauditi concerti di chitarra classica.<br /><b>Redazione</b>, <i>Ave Maris Stella</i>, <a href="https://fosca.unige.it/" target="_blank">Fosca</a>. Fonti per la storia della critica d'arte, Università di Genova, 26 Ottobre 2022 </div><p></p><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUBSczJFTV265UNBdzUUUMMZM3arhp7wnmlLZ8MP59WOJYs4WhWXFZgAY6OUzxm1xcM27k9tsFQwlGV9-dQRMgnurNiknv8jc1l8JFZ4tb-Wk-LGXEj7vwhht5SCuK2vZV7lmi1GoOn3b43JhIdS8eIzig-ecfC4cRjVxtUQoAnxT7KhBqg9qLQWQY-kmb/s667/plim2.webp" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="667" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUBSczJFTV265UNBdzUUUMMZM3arhp7wnmlLZ8MP59WOJYs4WhWXFZgAY6OUzxm1xcM27k9tsFQwlGV9-dQRMgnurNiknv8jc1l8JFZ4tb-Wk-LGXEj7vwhht5SCuK2vZV7lmi1GoOn3b43JhIdS8eIzig-ecfC4cRjVxtUQoAnxT7KhBqg9qLQWQY-kmb/w640-h480/plim2.webp" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Palazzina Liberty a Imperia Porto Maurizio. Fonte: <a href="http://italia.it">italia.it</a><br /></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">Alla "Marina" di Porto Maurizio, presso lo Stabilimento balneare della
"Spiaggia d'Oro", si erge la mole decorata che fu un tempo "sala da
ballo della Società dei Bagni".<br />Conosciuta dagli Imperiesi come
"Palazzina Liberty", essa fu realizzata fra il 1912 ed il 1913
dall'arch. emiliano di adozione milanese Alfredo Campanini. Lasciata nel
degrado per molti anni, con la sola funzione pratica di costituire
riparo all'attrezzatura per lo stabilimento, tra il 2003 ed il 2004 è
stata restaurata e riportata all'antica bellezza.<br />Con la sua
ornamentazione perfettamente conservata,gli elementi plastici in rilievo
di terracotta policroma, le decorazioni geometriche e floreali, la
"Palazzina" costituisce uno dei pochissimi complessi balneari di gusto
liberty ancora presenti in Italia.<br />Dal momento dell'avvenuto restauro
essa si è proposta come un polo d'attrazione turistica ed un set ideale
di manifestazioni turistico-culturali legate ad Imperia e in particolar
modo al suo mare.<br />Alla sua inaugurazione, nel 2004, è stata proposta
al pubblico un'esposizione di sculture in ardesia, l'"oro nero"
proveniente da una delle valli dell'Imperiese, la Valle Argentina.
Contemporaneamente, è stata apprestata, a cura di Walter Pareto, una
singolare ed apprezzatissima mostra di "polene moderne", opere di
artisti contemporanei. Tali polene erano perfettamente "nuove" e dunque
non avevano ancora solcato i mari!<br /><b>Redazione</b>, <i>Palazzina Liberty</i>, <a href="https://fosca.unige.it/" target="_blank">Fosca</a>. Fonti per la storia critica dell'arte, Università di Genova, 26 Ottobre 2022 <br /></div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">L’edificio balneare noto come "Spiaggia d’oro" o "Palazzina liberty", situato sulla banchina di Ponente di Porto Maurizio, rappresenta una delle poche costruzioni liguri che risentano dell’influenza della Secessione Austriaca. Nel 1912 fu progettato dall’architetto milanese Alfredo Campanini ed edificato dalla Società Cooperativa Ligure Lombarda. Il complesso si sviluppa su due piani che circondano un grande corpo centrale, una volta "sala da ballo della Società dei Bagni", dotato di ristorante, caffè e servizi; sotto la quota del molo sono presenti due ali di cabine spogliatoio, attrezzate per contenere materiali ed equipaggiamenti balneari. La struttura esprime un’armonia geometrica, sottolineata dalla volumetria squadrata e dall’impiego di maiolica invetriata a forma floreale e geometrica, prodotta da Saissi di Mentone seguendo i profili del padiglione e dei due grandi arconi trabeati dei fronti principali. All’interno è possibile ammirare ancora gli eleganti decori a tempera, raffiguranti temi vegetali e animali probabilmente lombarid e ispirati allo stile Liberty, visibili grazie ai restauri del 2003 - 2004 che hanno destinato l’edificio a sede espositiva e luogo di manifestazioni turistico-culturali. La costruzione venne conclusa in breve tempo e, dopo la prima guerra mondiale, nel decennio ’20 si riprese l’attività. Negli anni del secondo conflitto mondiale la struttura fu lasciata al degrado, privata del suo originario parapetto Liberty.<br /><b>Redazione</b>, <i>Palazzina Liberty</i>, <a href="http://Italia.it">Italia.it</a><br /><br />La palazzina Liberty è un edificio storico di Imperia. Si trova alla Marina di Porto Maurizio, sulla banchina Medaglie d’Oro. La sua costruzione - insieme a quella della struttura in muratura del sottostante stabilimento balneare della Spiaggia d’Oro - risale al 1913, su mandato della società cooperativa Ligure Lombarda e progetto dell’architetto Alfredo Campanini. Lo scopo era di creare una cittadella del mare in grado di ospitare (e anche attirare) i tanti turisti in arrivo dalla vicina Lombardia. <br />La sua particolare forma squadrata riccamente decorata è la prima cosa che si nota giungendo nel borgo marinaro imperiese. Lo spettacolare edificio ospitava in principio il ristorante della spiaggia, collegato al piano inferiore da una scala interna. In seguito la palazzina Liberty fu trasformata in una sala da ballo che ospitò diversi eventi cittadini. Dopo qualche anno in cui cessò di svolgere la sua funzione sociale, e venne quindi adibita a deposito di lettini, ombrelloni e delle altre attrezzature della spiaggia, la palazzina Liberty tornò in auge negli anni 90 quando iniziò a ospitare mostre e altre iniziative culturali. Particolarmente importante fu nel settembre del 1996, in occasione della rassegna delle Vele d’Epoca, l’esposizione fotografico documentaria Cronache balneari dedicata proprio alla storia della Spiaggia d’Oro e della stessa palazzina. Dall’evento fu anche tratta una omonima pubblicazione curata da Gianni De Moro.<br /><i>La palazzina Liberty ospita oggi diversi eventi culturali</i><br />Da allora la palazzina Liberty è diventata uno scenario collaudato e di prestigio per feste pubbliche e private. La struttura ha ospitato alcune edizioni della rassegna letteraria <i>Leggere d’Estate</i> (e una serata di Mare Noir), eventi collaterali di Sol&Vento e Welcome to St. Tropez oltre che delle Vele d’Epoca. Nel 2012 il fotografo Settimio Benedusi ha presentato nella palazzina Liberty la maxifoto argentata dell’onda realizzata per la celebre rassegna marinara [...]<br /><b>Redazione</b>, <i>Palazzina Liberty di Imperia</i>, Marco <a href="https://www.marcovallarino.it/" target="_blank">Vallarino</a></div><p style="text-align: justify;"></p><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi92YJLw9-xgZWdHME-1La0F0WJh88gJ02iTt_46V43bdi7WoSOzjBe2R9MgnLTWnGZUAYCet3EDU0EZ97oFZkctd4BhBpt57jrGmfoJ4HDhRXVQg4SyXq91Gczscq9FUJeTczGW22EF1c1ZNxzNo21hNMQ06u7eIgm9v5_a_WgFNbzCKXwL3awHi4bp9Mw/s1033/impp.GIF" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="769" data-original-width="1033" height="476" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi92YJLw9-xgZWdHME-1La0F0WJh88gJ02iTt_46V43bdi7WoSOzjBe2R9MgnLTWnGZUAYCet3EDU0EZ97oFZkctd4BhBpt57jrGmfoJ4HDhRXVQg4SyXq91Gczscq9FUJeTczGW22EF1c1ZNxzNo21hNMQ06u7eIgm9v5_a_WgFNbzCKXwL3awHi4bp9Mw/w640-h476/impp.GIF" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Imperia: Palazzo della Prefettura. Fonte: <a href="https://www.prefettura.it/imperia/multidip/index.htm" target="_blank">Ministero</a> dell'Interno<br /></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">La storia dell'attuale palazzo della Prefettura di Imperia è strettamente legata a quella della città.<br />Nei primi anni del '900 alcuni operatori economici di Porto Maurizio ebbero l'idea di fare della cittadina un centro turistico d'élite, sull'esempio di Alassio, Sanremo e Bordighera, che già da anni godevano dell' entusiatico apprezzamento di molti viaggiatori europei.L'odierna Prefettura nacque dunque come elegante albergo in stile liberty,costruito nella regione portorina di San Lazzaro ad opera dell'Impresa Angelo Lupi. Inaugurato il 15 novembre 1906, denominato Grand Hotel Riviera Palace, dotato di un lussureggiante parco, 68 camere da letto e numerosi saloni, l'edificio si costituiva come l'opportuno completamento della vasta struttura balneare presente in quella zona. L'intento dei finanziatori era di affiancare ad esso, nel giro di pochi anni,altri alberghi, nonché altre costruzioni orientate a favorire il turismo.<br />L'edificio presentava nel progetto iniziale disatteso chiari stilemi secessionisti, nella successiva realizzazione ancora avvertibili nei pinnacoli d'angolo, nell'andamento curvo del corpo centrale avanzato e nella loggia tripartita.<br />Il famoso pittore tedesco Hermann Nestel dipinse l'hotel in una bella tempera, che venne pubblicata sull'Illustrazione Italiana nel 1905.<br />L'albergo ospitò nell'aprile del 1910 l'allora Presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt, cui fu dedicato il panoramico Corso che costeggia l'Hotel a Levante. Oltre all'augusto ospite americano ed al nostro poeta A. Fogazzaro, numerosi furono i viaggiatori provenienti dall'Inghilterra, dalla Germania, dalla Russia - per lo più ricchi infermi alla ricerca di un clima temperato e salubre - che trascorsero periodi di soggiorno al Riviera Palace negli anni immediatamente precedenti la Grande Guerra.<br />Il progetto turistico tanto bene iniziato e a poco a poco boicottato dagli stessi portorini, che non vedevano di buon occhio l'arrivo di malati- ancorché portatori di valuta pregiata - nella loro terra, registrò infine un completo crollo in concomitanza con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.<br />La costruzione venne dapprima convertita in Ospedale della Croce Rossa. Più tardi, in seguito alla fusione di Porto Maurizio con Oneglia nel 1923, il Palazzo, ubicato idealmente fra i due centri, venne scelto come sede della Prefettura.<br /><b>Redazione</b>, <i>Prefettura</i>, <a href="https://fosca.unige.it/" target="_blank">Fosca</a>. Fonti per la storia critica dell'arte, Università di Genova, 26 Ottobre 2022<br /></div><div><br /><b></b><p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEij8gbLTZrnimmJDfe8RQbkcjr9lq4BSv6qL8nMoiiHxazcA_40ahD0vUL2JxvlvPsdRcwSdWksNAJApveS6DzhdJ0273eAaHzptrTMqFiHUigFaqJqA0DIGqvj91B7bdPdJKlWoD8SsfQi-h95Sau16oj1MueUDsy7geurz7Bnwqr-yN_0qvF4ChJmWMZf/s4000/16_sett03c%20(19).JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="3000" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEij8gbLTZrnimmJDfe8RQbkcjr9lq4BSv6qL8nMoiiHxazcA_40ahD0vUL2JxvlvPsdRcwSdWksNAJApveS6DzhdJ0273eAaHzptrTMqFiHUigFaqJqA0DIGqvj91B7bdPdJKlWoD8SsfQi-h95Sau16oj1MueUDsy7geurz7Bnwqr-yN_0qvF4ChJmWMZf/w480-h640/16_sett03c%20(19).JPG" width="480" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Imperia: il Museo Navale<br /></td></tr></tbody></table><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><b>Visita alla Città dei Marinai di Porto Maurizio</b><br />Il Museo Navale di Imperia, noto anche come La Città dei Marinai, si trova in via Scarincio 9 a Porto Maurizio. È stato aperto il 30 gennaio 2017 nella palazzina degli ex magazzini generali. Per quanto non sia stato ufficialmente inaugurato perché ancora in corso di allestimento, lo stabile ha attirato fin da subito l’interesse di molti turisti, italiani e stranieri, oltre che dei residenti, per il complesso e suggestivo allestimento.<br /><b>Uno spazio espositivo di 9.000 metri quadrati</b><br />L’esposizione, che include una sezione archeologica, presenta reperti, oggetti e strumentazioni che testimoniano la storia e l’evoluzione della marineria, con particolari riferimenti a Imperia. Nei circa 9.000 metri quadrati di spazio, si trovano imbarcazioni d’epoca, sia vere che riprodotte in scala, attrezzi, tute e divise, fotografie e quadri, ricostruzioni meticolose di alcuni caratteristici ambienti marinari. Ci sono inoltre installazioni multimediali interattive che, tramite sofisticati dispositivi elettronici, permettono di cimentarsi in una sessione di navigazione al timone e in una battaglia navale al periscopio di un sottomarino.<br />Secondo l’associazione che si occupa della struttura, il Museo Navale di Imperia è destinato a diventare il più articolato e completo tra gli oltre ottocento che ci sono al mondo. Ogni settimana arrivano nuovi reperti da catalogare ed esporre. Tra i più significativi, si trovano i cimeli militari provenienti dalle spedizioni di Ghersi in Tibet e di Nobile al Polo Nord. Poi ci sono i modelli delle caravelle di Colombo e due cimeli del sommergibile Scirè: il portello poppiero e la relativa scala di accesso dalla coperta.<br /><b>Gli orari di apertura del Museo Navale di Imperia e i percorsi tematici</b><br />A partire dal 20 giugno 2022, il Museo Navale di Imperia - insieme al nuovo planetario - è aperto venerdì, sabato e domenica sera dalle 18.30 alle 22.30. L’ingresso è consentito fino a un’ora prima della chiusura. Il biglietto costa 7 euro ma sono disponibili riduzioni per bambini, studenti e gruppi di almeno dieci persone. La visita guidata dura circa un’ora. Sono inoltre presenti quattro percorsi tematici, corredati di postazioni video e gallerie fotografiche: il lavoro sul mare; il viaggio per mare a fini commerciali; la guerra sul mare; il mare come evasione.<br /><b>L’auditorium del Museo Navale</b><br />Nel Museo Navale di Imperia si trova anche un auditorium, dotato di maxi schermo, che ospita ogni anno diversi eventi di carattere culturale. La prima stagione di appuntamenti, nella primavera del 2017, ha offerto anche la presentazione di un progetto di gamification. Gli studenti dell’IIS Marconi hanno mostrato al pubblico il videogioco letterario ambientato nella antica Grecia realizzato nel corso dell’anno 2016/17.<br />Nel novembre dello stesso anno l’attore portorino Antonio Carli ha portato in scena, insieme al chitarrista Mauro Crespi, Navigazioni e canti de mä. L’evocativa performance di teatro canzone ha rilanciato l’epica marinara con le parole di grandi scrittori e cantautori.<br />Nel 2018/19 l’auditorium del Museo Navale è diventato Teatro del Mare per ospitare una vivace rassegna di cabaret, prosa e musica, a cura di Matteo Monforte e Eugenio Ripepi. Beppe Braida, Maurizio Lastrico, Enrique Balbontin, Daniele Raco sono alcune degli artisti che hanno animato la manifestazione [...]<br /><b>Redazione</b>, <i>Museo Navale di Imperia</i>, Marco <a href="https://www.marcovallarino.it/" target="_blank">Vallarino</a><br /></div><div><p></p></div>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-3169091510073876962024-02-10T13:11:00.003+01:002024-02-16T08:56:42.669+01:00Le notti di Ventimiglia<p style="text-align: justify;"></p><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMgkDFiQMLla84q5ejLAMRIiRiAvwr4PVO5dM6kbqeXJa64yekG1zUcy3Ho3h-HiJXI4TMLfi8O3W-GURA5GR0crpZxeV22GW-qKaYqH_-mOTi8hPzpKflSPvbxcvwA-u0Wnx-oS5CDKqPHxvgZZxNIK-MgVN7Wz1sO3xEr3CyOO5CavyAOTJdD85toOPc/s1024/23_mar02-167.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="682" data-original-width="1024" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMgkDFiQMLla84q5ejLAMRIiRiAvwr4PVO5dM6kbqeXJa64yekG1zUcy3Ho3h-HiJXI4TMLfi8O3W-GURA5GR0crpZxeV22GW-qKaYqH_-mOTi8hPzpKflSPvbxcvwA-u0Wnx-oS5CDKqPHxvgZZxNIK-MgVN7Wz1sO3xEr3CyOO5CavyAOTJdD85toOPc/w640-h426/23_mar02-167.webp" width="640" /></a></div><br />Per tornare alle guide, corretta ed equilibrata appare la «rossa» del Touring, edizione 1924, in cui il tono asettico ed informale non ha ancora cancellato l'aspetto descrittivo dei luoghi e dei territori <43. Ventimiglia è «assai pulita e ben tenuta, bell'esempio di vecchia città ligure dalle strade strette, le case alte, le scalinate di qualche centinaio di gradini e gli androni sotto le case». Il resto è sbrigativo e ricorda proprio certe inquadrature da foto d'epoca, ma risulta più accettabile sia della disattenzione di altre guide, sia di qualche enfatica celebrazione, in chiave medievalistica o di retorica esaltazione. Tipico esempio di questa ultima, con sconfinamenti in involontaria comicità, sono talune pagine del volume rievocativo della costituzione della Provincia di Imperia <44, che per Ventimiglia (ma il tono è frequente) parla di «terra promessa», per il Capo di un «colle leopardiano», per la città vecchia che si specchia nel Roja di «scenario shakesperiano», - e proprio non si capisce perché. Con la prosa di V.G. Donte (che nel paragrafo finale <i>Oggi e domani</i> si abbandona ad una esaltazione che volendo essere ispirata finisce per divenire oscura) contrastano curiosamente le illustrazioni, di onesta descrittività, in cui pure la veduta di Ventimiglia che apre il testo, ripresa da un qualche punto elevato in sponda sinistra del Roja, appare - con un tetro caseggiato in primo piano, il corso d'acqua quasi asciutto, l'aggrapparsi «pittoresco» dell'abitato alla collina - una immagine da terra difficile e povera, tutt'altro che «promessa».<br />Un singolare quadro della città è quello dato da un testo, oggi pressoché dimenticato, pubblicato nel 1940 con «approvazione del Ministero della Cultura Popolare» - <i>Sulla strada di Nizza</i>, di Gustavo Traglia <45. Scopo dell'autore era presentare le <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2021/06/gli-sfollati-possono-rientrare.html" target="_blank">vicende</a> della brevissima campagna italo-francese del 1940, viste appunto da Ventimiglia e dintorni: ma lo sforzo di esaltare l'impresa bellica in una prosa che vorrebbe essere di popolare e militaresca epicità non è pari alle capacità del Traglia, ed anche momenti che avrebbero potuto dar spunto a pagine vigorose (il terrore degli stranieri, la fuga precipitosa dei turisti benestanti sotto lo sguardo ironico e rassegnato della povera gente, i bombardamenti) si risolvono in fiacca retorica.<br />Bastino i titoli dei vari capitoli: «Mussolini parla alla radio - Il popolo canta già la futura vittoria - Episodi di coraggio popolare - L'inferno di Vallecrosia - Bombe sulla distilleria - Buonumore e battaglia - Notti insonni e canzoni allegre - A Villa Voronoff sotto il bombardamento - Sotto il fuoco nemico - Storia di un eroico soldato del 90° suonatore di cornetta e scansafatiche abituale - Magnifico slancio delle popolazioni - Le ore dell'armistizio e della vittoria - Arriva Mussolini!».<br />Nel dopoguerra, mutati ormai i tempi, ancora due volumi meritano un cenno, emergendo fra la gran massa di informazioni statistiche e di immagini di banale propaganda turistica. <i>La Riviera</i> di Gabriel Faure è forse l'ultimo esempio di viaggio in Liguria nel senso del <i>gran tour</i> settecentesco: ma di Ventimiglia, salvo i cenni d'obbligo per villa Hanbury e Voronoff, la Cattedrale e poco altro, cosa mai è degno di ricordo? «Le interminabili ed esasperanti visite alla dogana», il giardino a palme sul lungomare e il mercato dei fiori «lo spettacolo più interessante» <46.<br />Infine, nel 1962, nel volume <i>Liguria</i> di una serie dedicata alle varie regioni italiane <47, a Ventimiglia sono riservate parecchie pagine. Più che alle considerazioni storiche ed artistiche di Piero Torriti o al drastico giudizio di Gaetano Ferro sulla città antica - «una città morta» - daremo uno sguardo ad una pagina di colore di Antonio <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2021/02/antonio-aniante-frontaliere-della.html" target="_blank">Aniante</a>, <i>Le notti di Ventimiglia</i>. C'è da chiedersi quale idea volesse dare lo scrittore e spiace doverne riportare solo qualche frase: «Una folla di avventurieri nostrani e stranieri appare, scompare, si rinnova a vista d'occhio da mane a sera (...). Nello squallido piazzale della stazione una leggiadra ragazza sonnambula spacca e spacca legna e raggi di luna piena senza fare il minimo rumore(...).<br />Il caffè notturno splende e arde come torcia di fronte alla ferrovia (...). Son ritrovi che ricordano Montmartre. Ceffi che diresti irreali si fan servire da due giunoniche ostesse venute fuori dal pennello di Giorgione e Tiziano (...). Poi, di colpo, a una data ora precisa (...) gli avvinazzati (...) si sbandano, si eclissano, strisciano contro i muri, si perdono in un labirinto di ricchezze frodate. Sono i contrabbandieri, i famigerati contrabbandieri di Ventimiglia».<br />Peccato che Aniante non inserisse nel raccontino anche Marlene Dietrich e Gary Cooper. Non c'erano, a Ventimiglia, nel 1962 - si potrà obiettare: resta da vedere se ci fosse anche il resto.<br /><span style="font-size: x-small;">[NOTE]</span><br /><span style="font-size: x-small;">43 Touring Club Italiano, Guida d'Italia - Liguria, Toscana a nord dell'Arno, Emilia, Milano, 1924, I, p. 211.</span><br /><span style="font-size: x-small;">44 La provincia... cit., 1934, pp. 17-48</span><br /><span style="font-size: x-small;">45 G. Traglia, Sulla strada di Nizza, Ed. "L'Eco della Riviera", Sanremo, 1940.</span><br /><span style="font-size: x-small;">46 G. Faure, La Riviera, SADAG, Paris-Grenoble, 1956, p. 11.</span><br /><span style="font-size: x-small;">47 Liguria, Sansoni - Istituto Geografico De Agostini, Firenze-Novara, 1962, pp. 185-190</span>.<br /><b>Bruno Ciliento</b> - <b>Nadia Pazzini Paglieri</b>, <i>Ventimiglia</i>, Sagep Editrice, Genova, 1991 , p. 194</div><p></p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-83772611512864039922024-02-03T16:41:00.005+01:002024-02-03T16:42:18.176+01:00La riviera di Ponente, così com'era negli anni fra le due guerre, non esiste più<div><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgemeDdlPrWqBa5EutnIT-dlMDLo-8ilYLmSHhsAxa4qeHLlbQfx5OgM89okO-B3PiE8vyoHLxPEC6h3iVquwExFzq41DqLA6fI-NI0VVPK-f2VFYZnaYkNskrePkfjKqAfvyYdGQ5KJAc90izIgFsMSP_VshpbiZWrrIynJtck9sPBwG42YMPGWp0lQlCe/s2976/17_ago06%20(89).JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="2976" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgemeDdlPrWqBa5EutnIT-dlMDLo-8ilYLmSHhsAxa4qeHLlbQfx5OgM89okO-B3PiE8vyoHLxPEC6h3iVquwExFzq41DqLA6fI-NI0VVPK-f2VFYZnaYkNskrePkfjKqAfvyYdGQ5KJAc90izIgFsMSP_VshpbiZWrrIynJtck9sPBwG42YMPGWp0lQlCe/w640-h426/17_ago06%20(89).JPG" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Se oggi Italo Calvino uscisse di casa per prendere la strada di San Giovanni...<br /></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">Che cosa significa per Calvino, il suo paesaggio? Esso è sia la matrice figurale di uno schema mentale, sia la traccia di un'esperienza primaria. Da questa ambiguità del paesaggio - locus della tecnica memoriale e al contempo naturale rimanenza affettiva - s'origina il percorso critico seguito sin qui. Poco tempo prima di morire Calvino concede un'intervista a Maria Corti. Una domanda sugli «ambienti naturali e culturali» conosciuti dallo scrittore richiama le relazioni che legano il paesaggio d'infanzia alla fantasia e alla scrittura: "Come ambiente naturale quello che non si può respingere o nascondere è il paesaggio natale e familiare; San Remo continua a saltar fuori nei miei libri; nei più vari scorci e prospettive, soprattutto vista dall'alto, ed è soprattutto presente in molte delle <i>Città invisibili</i>. Naturalmente parlo di San Remo qual'era fino a trenta o trentacinque anni fa, e soprattutto di com'era cinquanta e sessant'anni fa, quando ero bambino. Ogni indagine non può che partire da quel nucleo da cui si sviluppano l'immaginazione, la psicologia, il linguaggio; questa persistenza in me è forte quanto era stata forte in gioventù la spinta centripeta la quale presto si rivelò senza ritorno, perché rapidamente i luoghi hanno cessato di esistere." (S, p. 2926).<br />[...] Il destino degli uomini di natura, tuttavia, pare minacciato dal progresso storico contemporaneo. Già prima della guerra era iniziata la disgregazione del tratto costiero: «io ero della Riviera di Ponente; dal paesaggio della mia città - San Remo - cancellavo polemicamente tutto il litorale turistico - lungomare con palmizi, casinò, alberghi, ville - quasi vergognandomene». (RR I, p. 68). Dalle propaggini della costa avanza la speculazione che nel corso dei decenni lambisce i primi colli e minaccia l'integrità della campagna. Sin dalle prime <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2022/06/e-si-raggiungeva-anche-qui-la.html" target="_blank">pagine</a> de <i>La strada di San Giovanni</i> risuona un senso di perdita. La riviera di Ponente, così com'era negli anni fra le due guerre, non esiste più, lo sviluppo economico ha trasformato il suo volto: tratti di campagna sono svaniti e «ora […] al posto di tutto questo si estende squallida geometrica e feroce una piantagione di garofani con i muri squadrati» (RIII, p. 24).<br />L'avanzata del progresso aggredisce la riviera ligure modificando le frontiere disegnate dalla topografia affettiva de <i>La strada di San Giovanni</i>: «una spiegazione generale del mondo e della storia deve innanzitutto tenere conto di com'era situata casa nostra, nella regione un tempo detta “punta di Francia”, a mezza costa sotto la collina di San Pietro, come a frontiera fra due continenti. In giù […] cominciava la città […]; in su […] subito si era in campagna» (RR III, p. 7). Il «giù» è il mondo della storia dove le biglietterie dei cinema attendono gli spettatori e le navi attraccano e poi ripartono, dove si distende una civiltà ricca di segni da decifrare e colma di locandine ammiccanti: fascinose attrazioni per un bambino che aspira a divenire «cittadino delle città e della storia». Il «su», invece, è l'universo naturale prediletto dal padre, regno dove le strade sono tortuose e acciottolate. Sul fondo incidentato dei sentieri, fra gli ombrosi recessi dei boschi prealpini camminano gli uomini di natura, i partigiani-rododendro, il padre amante della campagna. Ma l'avanzata del progresso - responsabile di speculazioni, geometrie e uniformità estensiva delle colture - si muove dal basso verso l'alto: è la storia nella sua espansione progressiva a minacciare la tradizionale armonia che lega l'uomo alla natura.<br />La tradizione filosofica e letteraria che nel corso di tre secoli ha ragionato sul dissidio fra la natura e la civiltà, fra l'infanzia e l'età adulta, è ben presente a Calvino.<br />[...] Ne <i>La strada di San Giovanni</i> il protagonista colleziona le vedute in un «rosario d'immagini» durante la camminata, ma i paesaggi rimangono ancora separati l'uno dall'altro perché l'apparizione delle valli nell'entroterra esclude la possibilità di scorgere la linea costiera. San Giovanni è il territorio originario dove i frammenti non si integrano, ma rimangono parziali aggregati dotati di una forma. La separazione inscritta nella topografia della Liguria - il mondo «in su» è la campagna lontana dal progresso e prediletta dal padre, quello «in giù» è l'universo urbano denso di segni anelato dal figlio - richiama il dissidio fra il processo storico e la persistenza della natura. La distanza fra storia e natura ne <i>La strada di San Giovanni</i> è anche un sintomo del fallimento della forma romanzesca. <515<br />Alcuni indizi permettono di corroborare l'ultima ipotesi. L'esistenza di due universi separati e orientati in relazione alla casa dell'infanzia non è nuova alla letteratura occidentale. Barenghi nota acutamente come i due versanti osservati dalla villa dei Calvino siano «due côtés» <516 simili a quelli che aprono <i>À la recherche du temps perdu</i>.<br /><span style="font-size: x-small;">[NOTE]</span><br /><span style="font-size: x-small;">515 Esiste uno scritto di Calvino dove lo scrittore tenta di intravedere nel paesaggio un'integrazione fra la storia e la natura. Nel 1974 esce Ferro rosso, terra verde, l'ultimo volume della collana che «l'Italsider ha, nel corso degli anni, dedicato alle realtà che ospitano i suoi stabilimenti». (Ferro rosso, terra verde, Italsider. Genova 1974, p. 3). Il libro raccoglie le foto e i testi di diversi autori, fra cui Gabriele Basilico, Mario Soldati e Italo Calvino. Il contributo dello scrittore ligure ha un titolo significativo: Savona: storia e natura. La «forma» di un luogo, secondo Calvino, è attraversata «dalla dimensione del tempo»: «la vera descrizione d'un paesaggio finisce per contenere la storia di quel paesaggio, dell'insieme dei fatti che hanno lentamente contribuito a determinare la forma con cui esso si presenta ai nostri occhi, l'equilibrio che si manifesta in ogni suo momento tra le forze che lo tengono insieme e le forze che tendono a disgregarlo». (S, p. 2390). Nel tentativo di osservare il paesaggio come intersezione di natura e storia, Calvino immagina una verticale che attraversa la Liguria seguendo un orientamento diverso da quello dominante in Dall'opaco: «occorre dire che la Liguria d'un tempo - e d'un tempo che non è molto lontano - non si definiva come una linea stradale litoranea, quale ormai siamo abituati a considerarla. Era in senso perpendicolare alla costa che si usava vederla: o dai naviganti che ancor oggi s'orientano sui suoi campanili per stabilire la rotta verso i porti; o dai viandanti che percorrevano le strade lungo le valli che collegavano la costa ai centri dell'Italia padana, scavalcando i gioghi delle montagne». (S, 2400). La variazione dello sguardo e lo sforzo di integrazione sono aspetti notevoli se raffrontati agli altri scritti liguri. L'approccio di fondo al paesaggio - lo sguardo dall'alto, a distanza - tuttavia non cambia: lo scrittore osserva il mondo dalla terrazza della fortezza del Priamar e nell'ultimo paragrafo chiarisce: «sto seguendo linee che s'intersecano su questa mappa attraverso lo spazio e il tempo». (S, p. 2402).</span><br /><span style="font-size: x-small;">516 M. Barenghi, Italo Calvino. Le linee e i margini, cit., p. 95.</span><br /><b>Francesco Migliaccio</b><i>, Il luogo dello sguardo. Paesaggio e scrittura in Calvino, Celati e Biamonti, </i>Tesi di dottorato, Università degli Studi di Torino, Anno accademico 2014-2015 </div><p></p><p style="text-align: justify;">I Calvino arrivano a Sanremo e si trasferiscono inizialmente a villa Angerer, situata in via Fratelli Asquasciati di fronte al Casinò, magnifico esempio del liberty floreale, nella cui serra sperimentale, ora distrutta, operò lo stesso Mario. Quindi acquistarono Villa Meridiana dove la madre Eva risedette fino alla morte all’età di 92 anni, avvenuta il 30 marzo 1978. «Ho vissuto coi miei genitori a Sanremo fino a vent’anni, in un giardino pieno di piante rare ed esotiche» (S, p. 2709) giardino che spesso, con le sue mille specie arboree, animali e vegetali, diventa il protagonista di alcuni racconti come per esempio <i>Un pomeriggio Adamo</i>. Nel racconto, apparso per la prima volta in <i>Ultimo viene il corvo</i> (1949) pubblicato nei «Coralli» con dedica «Ai miei genitori», Italo descrive in maniera precisa e puntuale il giardino della villa con piante grasse fiorite, laghetti con ninfee, siepi di bamboo, vasche con zampilli, di petunie, alberi da frutto e molteplici animaletti come rospi, formiche argentine e porcospini. Primo di un gruppo di trenta racconti, questo apre la raccolta dichiarando lo stretto rapporto instaurato tra Calvino letterato e scrittore e Calvino figlio di scienziati e nipote di chimici. Rapporto spesso forzato in gioventù dalla figura di un padre che non smetteva mai di istruire i figli insegnandogli i nomi latini delle varie specie botaniche. Ne<i> La strada di San Giovanni</i> dirà: «Lui del mondo vedeva solo le piante e ciò che aveva attinenza con le piante, e di ogni pianta diceva ad alta voce il nome, nel latino assurdo dei botanici, e il luogo di provenienza […] e il nome volgare se ce ne era uno» <10.<br />L’adolescenza sanremese è dettata quindi da rapporti profondi verso un paesaggio che sarà sempre il sostrato nascosto delle opere di Italo e la costante voglia di allontanarsene per poter approfondire la propria inclinazione personale verso la scrittura. Egli si dichiarerà «la pecora nera. L’unico letterato della famiglia» (S, p. 2714) in mezzo a scienziati, botanici, agronomi, chimici, professori universitari, geologi. Preferiva trascorrere il pomeriggio al cinema Centrale <11 di Sanremo, scappando da casa di nascosto, inventandosi di andare a studiare da un amico, per poter invece assistere alla prima proiezione pomeridiana, dove, la sala quasi vuota, gli permetteva di poter allungare le gambe sulle spalliere delle poltrone davanti e godersi comodamente la visione. Il cinema doveva «soddisfare un bisogno di spaesamento […] una tappa indispensabile d’ogni formazione […] il cinema era il modo più facile e a portata di mano, ma anche quello che istantaneamente mi portava più lontano» <12. Si comincia a formare quindi una personalità in contrasto con l’insegnamento paterno «Capite come le nostre strade divergevano, quella di mio padre e la mia. […] Parlarci era difficile. Entrambi d’indole verbosa, posseduti da un mare di parole, insieme restavamo muti, camminando in silenzio a fianco a fianco per la strada di San Giovanni» (RR II, p. 11).<br /><span style="font-size: x-small;">[NOTE]<br />10 Italo Calvino, La strada di San Giovanni, RR III, pp. 7-26 (9). Uscì per la prima volta nel 1962 sul primo numero della rivista «Questo e altro», edita dalla casa editrice Lampugnani Nigri, pp. 33-44.<br />11 Teatro edificato nel 1925 con una sala a croce latina, coperta da una cupola apribile, contiene una vasta platea e una galleria disposta a ferro di cavallo. Le decorazioni del soffitto sono state realizzate da Galigeo Chini, un artista toscano tra i più conosciuti e apprezzati nel panorama figurativo europeo ei primi anni del Novecento (www.aristonsanremo.com).<br />12 Italo Calvino, Autobiografia di uno spettatore, in RR III, pp. 27-49, (27). Composta nel 1974 e pubblicata nello stesso anno come prefazione al volume di Federico Fellini Quattro Film, Einaudi, Torino.</span><br /><b>Elisa Longinotti</b>, <i>Calvino e i suoi luoghi</i>, Tesi di laurea, Università degli Studi di Genova, Anno Accademico 2022-2023 <br /></p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-52534544157709145172024-01-26T10:06:00.005+01:002024-01-26T10:06:53.928+01:00Si potrebbe dedurre una contrazione della superficie boschiva in Valle Arroscia<div><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh47e7e5sL7WSDpCQU3TOBbLwCZ-McPecGfodfJMVwutWdFtRSZbtUd0gCqnn52RkxgI3-5LY6jHVwdzgeOfnMC35txUvFOkR49ilkG_ktWriYV4cXKfPBcteN9KkYW1uguH19Qmv8CTtLicLANkBqQRO-iJTXolTVVMr7Se9XrB9slHSn_FZIdcbdDnzCq/s1177/cmf2.1.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="759" data-original-width="1177" height="412" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh47e7e5sL7WSDpCQU3TOBbLwCZ-McPecGfodfJMVwutWdFtRSZbtUd0gCqnn52RkxgI3-5LY6jHVwdzgeOfnMC35txUvFOkR49ilkG_ktWriYV4cXKfPBcteN9KkYW1uguH19Qmv8CTtLicLANkBqQRO-iJTXolTVVMr7Se9XrB9slHSn_FZIdcbdDnzCq/w640-h412/cmf2.1.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Fig. 2.: 1 - Il torrente Arroscia, Pieve di Teco; 2 - Il torrente Arroscia, Vessalico; 3 - Veduta sul borgo di Mendatica dal borgo di Montegrosso Pian Latte; 4 - Rezzo. Fonte: fotografie - 2019 - dell'autrice, Cristina Marchioro, Op. cit. infra</span></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">6.1 Primi passi nell’alta Valle Arroscia<br />L’area di studio comprende undici comuni dell’alta Valle Arroscia in Provincia di Imperia a ridosso del confine con la provincia di Savona: Ranzo (fig. 1-1), Borghetto d’Arroscia (fig. 1-2), Aquila d’Arroscia (fig. 1-3), Vessalico (fig. 1-4), Pieve di Teco (fig. 1-5), Armo (fig. 1-6), Pornassio (fig. 1-7), Rezzo (fig. 1-8), Montegrosso Pian Latte (fig. 1-9), Mendatica (fig. 1-10) e Cosio d’Arroscia (fig. 1-11). Tali comuni formano l’Unione dei comuni dell’Alta Valle Arroscia, oltre a costituire una delle 72 aree progetto della Strategia delle aree interne (SNAI). La classificazione delle aree interne introdotta dalla SNAI evidenzia la presenza nell’area di studio di cinque comuni intermedi e di sei comuni periferici sulla base della maggiore o minore accessibilità ai centri con servizi essenziali (fig. 1).<br /></div><div> <p></p><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEib-Z8XAq9y6PLFG_VbHf7C8tv_uY044RxMSAS-9DDD8zXb_ltg3292lMkpHw1CN7Og83HapLrptOZXwEGw0POzShOg_1w0d4ivyZrvVUqw17kGbOLNk_Bjetv13VviPmROJZ1k84TichrZTYlLYP2cG__zLoY96TnDI3UYiXr3grWGkZOam5kLa1RCW527/s1109/cmf1.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="784" data-original-width="1109" height="452" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEib-Z8XAq9y6PLFG_VbHf7C8tv_uY044RxMSAS-9DDD8zXb_ltg3292lMkpHw1CN7Og83HapLrptOZXwEGw0POzShOg_1w0d4ivyZrvVUqw17kGbOLNk_Bjetv13VviPmROJZ1k84TichrZTYlLYP2cG__zLoY96TnDI3UYiXr3grWGkZOam5kLa1RCW527/w640-h452/cmf1.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Fig.1. Comuni dell’area di studio ripartiti sulla base della classificazione delle aree interne proposta dalla Strategia delle aree interne (SNAI); principali vie di comunicazione con i centri di Albenga e Imperia e centri del basso Piemonte. Legenda: 1-Ranzo; 2-Aquila d’Arroscia; 3-Borghetto d’Arroscia; 4-Vessalico; 5-Pieve di Teco; 6-Armo; 7-Pornassio; 8-Rezzo; 9-Montegrosso Pian Latte; 10-Mendatica; 11-Cosio d’Arroscia. Fonte: elaborazione dell’autrice</span></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">Il torrente Arroscia (fig. 2) è tra i corsi di maggiore lunghezza (38 km) della provincia, la valle longitudinale (orientata da ovest a est) si divide tra il territorio della provincia di Imperia e quello della provincia di Savona, ove il torrente sfocia nei pressi di Albenga dopo aver assunto l’idronimo di Centa. Il suo bacino idrografico si estende dallo spartiacque ligure-padano fino al mar Ligure con una superficie complessiva di 432 kmq (di cui nel territorio imperiese 210 kmq) (Regione Liguria, 2018), a sud-ovest è delimitato dal bacino imbrifero del torrente Argentina, dall’Impero e dal Merula, mentre a nord-est ha i bacini imbriferi del Varatella e del Carenda <156. I due affluenti principali dell’alta Valle sono il torrente Arogna che scende da nord per confluire nell’Arroscia a Pieve di Teco e la Giara <157 di Rezzo che si innesta nel torrente Arroscia qualche chilometro più a valle (fig. 3).<br /></div><div> <p></p><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnoppFfOf2e2f3eAIjwhimWNzVhKZj6qzHntDZ86vyjg2xE2OC8U1ABJ_cRu3Mhg9n7HRxE-6DerGZRh5yXYD-mEQtVhYyGpOJNht8dS48hUh0-nXkt6zB-SEyfvXaGN7fyg-rV3zW3wuJoQzN1gdmRK0IW1dNgJZOSWF4tLO6MjZKeU8A02Ud5QZJqIxC/s1069/cmf3.GIF" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="757" data-original-width="1069" height="454" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjnoppFfOf2e2f3eAIjwhimWNzVhKZj6qzHntDZ86vyjg2xE2OC8U1ABJ_cRu3Mhg9n7HRxE-6DerGZRh5yXYD-mEQtVhYyGpOJNht8dS48hUh0-nXkt6zB-SEyfvXaGN7fyg-rV3zW3wuJoQzN1gdmRK0IW1dNgJZOSWF4tLO6MjZKeU8A02Ud5QZJqIxC/w640-h454/cmf3.GIF" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Fig. 3. Comuni dell’area di studio e le principali vie di comunicazione con i centri di Albenga e Imperia. Legenda: 1-Ranzo; 2-Aquila d’Arroscia; 3-Borghetto d’Arroscia; 4-Vessalico; 5-Pieve di Teco; 6-Armo; 7-Pornassio; 8-Rezzo; 9-Montegrosso Pian Latte; 10-Mendatica; 11-Cosio d’Arroscia. Fonte: elaborazione dell’autrice</span></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">L’area di studio insiste, quindi, sulla parte sommitale della Valle Arroscia, nel versante tirrenico, e sull’alta val Tanaro, nel versante padano, su cui insiste una porzione limitata della superficie territoriale dei comuni di Mendatica (10), Cosio d’Arroscia (11) e Pornassio (7) (fig. 3). L’area di studio è caratterizzata dalla presenza di una parte del Parco naturale regionale delle Alpi Liguri <158 (fig. 5). Il sistema integrato di aree protette (area del Parco delle Alpi Liguri e aree di Rete Natura 2000) interessa quasi tutti i comuni dell’alta Valle Arroscia, in alcuni casi occupa la parte maggioritaria dei singoli territori comunali: Rezzo (37,5 kmq), Mendatica (30,8 kmq), Cosio d’Arroscia (40,6 kmq), Montegrosso Pian Latte (10,1 kmq), Pornassio (27,7 kmq), Pieve di Teco (40,6 kmq) e Armo (9,3 kmq).<br />Quattro centri capoluogo dell’alta Valle Arroscia - Ranzo (fig. 4-1), Borghetto d’Arroscia (fig. 4-3), Vessalico (fig. 4-4) e Pieve di Teco (fig. 4-5) - sono localizzati nel fondovalle (fig. 4) e assieme al capoluogo di Pornassio, San Luigi (fig. 4-7, 630 m slm), sono lungo le principali via di percorrenza che collegano i centri della Valle Arroscia con Albenga (SP 453) e Imperia (SS 28) lungo la costa e i centri del basso Piemonte nell’entroterra (SS 28) (fig. 3). I restanti sei capoluoghi dell’area di studio sono localizzati a un’altitudine compresa tra 400 e 800 m slm e sono raggiungibili attraverso vie di comunicazione secondarie (figg. 3 e 4). Come si vedrà in seguito (cfr. par. 3), i comuni del fondovalle sono quelli con maggiore ampiezza demografica.<br /></div><div> <p></p><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgT3pl76JX9J2ToLEWWulikAmfQNfX7XmKy7aQqhEL81lXVLro-6fSEKQN_RRtF_yWLAh31THeY41Lb0gNc7AJ1ZfktqTpCU6oa-ZZGPtB52vdt50wx1OVQIg1p4wWRr9RWl6Psd-NBpqzmlmQkjDV9W0w829M4qj2oV5GchfwqMjy1iA-3PvcLs3eVDo99/s1075/cmf4.GIF" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="754" data-original-width="1075" height="448" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgT3pl76JX9J2ToLEWWulikAmfQNfX7XmKy7aQqhEL81lXVLro-6fSEKQN_RRtF_yWLAh31THeY41Lb0gNc7AJ1ZfktqTpCU6oa-ZZGPtB52vdt50wx1OVQIg1p4wWRr9RWl6Psd-NBpqzmlmQkjDV9W0w829M4qj2oV5GchfwqMjy1iA-3PvcLs3eVDo99/w640-h448/cmf4.GIF" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Fig. 4. Isoipse nella porzione di territorio dei comuni dell’area di studio. Legenda dei numeri: 1-Ranzo; 2-Aquila d’Arroscia; 3-Borghetto d’Arroscia; 4-Vessalico; 5-Pieve di Teco; 6-Armo; 7-Pornassio; 8-Rezzo; 9-Montegrosso Pian Latte; 10-Mendatica; 11-Cosio d’Arroscia. Fonte: elaborazione dell’autrice da DTM regionale</span></td></tr></tbody></table><br /></div><div><div style="text-align: justify;">A parte i centri capoluogo, le numerose frazioni denotano la presenza di un insediamento sparso, visibile anche nella carta sull’uso del suolo (fig. 6, colore giallo), in cui, salvo alcuni casi <159, risiedono stabilmente pochissimi abitanti: Ranzo (14 frazioni), Aquila d’Arroscia (4), Borghetto d’Arroscia (12), Vessalico (3), Pieve di Teco (9), Armo (2), Pornassio (7), Rezzo (2), Montegrosso Pian Latte (1), Mendatica (7), Cosio d’Arroscia (1) (https://ugeo.urbistat.com/AdminStat). </div><p></p><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEge-lXvs2icK0Sh4-6rGdac7QeAsHx7JSK9F943mKUClML-tXEHMCaBfoA1eKWjeSDj7iDjr8JgaBd5iZ6fKYw6WjE_TxNjfdnoNoQaJaFfusaKaMua2cqxri5dji0Q5LKefY4xgeUmp6wItj5szp7Ev-iKn1H2vkV3uAod0JGbVyLBfGOCDQvBimpd32Ep/s938/cmf5.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="645" data-original-width="938" height="440" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEge-lXvs2icK0Sh4-6rGdac7QeAsHx7JSK9F943mKUClML-tXEHMCaBfoA1eKWjeSDj7iDjr8JgaBd5iZ6fKYw6WjE_TxNjfdnoNoQaJaFfusaKaMua2cqxri5dji0Q5LKefY4xgeUmp6wItj5szp7Ev-iKn1H2vkV3uAod0JGbVyLBfGOCDQvBimpd32Ep/w640-h440/cmf5.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Fig. 5. Parco naturale regionale delle Alpi Liguri. Fonte: Parco delle Alpi Liguri (Parco Regionale della Alpi Liguri, 2019, p. 3) - immagine già pubblicata dall'autrice</span><br /></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">Considerando l’orientamento della Valle, si può notare che la maggior parte dei centri abitati è localizzata sul versante a solatìo, ovvero quello sinistro rispetto al torrente, anche se, come si nota dalla figura 3, non mancano insediamenti storicamente di una certa importanza localizzati nel versante a bacìo, ad esempio Montegrosso Pian Latte, o le frazioni di Lavina nel comune di Rezzo e Degolla nel comune di Ranzo entrambi sotto i 400 m di quota, Ubaga e Ubaghetta nel comune di Borghetto d’Arroscia, situati sopra i 400 m (fig. 4).<br /></div><div> <p></p><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgodKNFh_-qOlKDOnFloNTIKohTVLj85PiqhLXrd761VjGPJuLw1nOt1aAedI9sOmUQ_JSpQzIgo8dxyZZxLOEa6C_K0MBbPAgAmd6jEYBcnh8zzJPHn_1qOoB-AahBv3nUkP-xkofq87NoMssr4Upo3ICvifokykcf2gwzeMPDzZ-B1JRiFnZRoCBZYQBi/s1255/cmf6.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="887" data-original-width="1255" height="452" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgodKNFh_-qOlKDOnFloNTIKohTVLj85PiqhLXrd761VjGPJuLw1nOt1aAedI9sOmUQ_JSpQzIgo8dxyZZxLOEa6C_K0MBbPAgAmd6jEYBcnh8zzJPHn_1qOoB-AahBv3nUkP-xkofq87NoMssr4Upo3ICvifokykcf2gwzeMPDzZ-B1JRiFnZRoCBZYQBi/w640-h452/cmf6.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Fig. 6. Usi del suolo (escluso la superficie boscata che grossomodo copre la restante superficie rimasta) ed estensione dei bacini imbriferi del torrente Arroscia-Centa e Tanaro su cui insistono i comuni dell’area di studio. Legenda dei numeri: 1-Ranzo; 2-Aquila d’Arroscia; 3-Borghetto d’Arroscia; 4-Vessalico; 5-Pieve di Teco; 6-Armo; 7-Pornassio; 8-Rezzo; 9-Montegrosso Pian Latte; 10-Mendatica; 11-Cosio d’Arroscia. Legenda delle lettere: a-Torrente Arogna; b-Giara di Rezzo; c-Torrente Arroscia-Torrente Centa; d-Torrente Tanaro. Fonte: elaborazione dell’autrice (dati del Geoportale Regione Liguria)</span></td></tr></tbody></table><br /></div><div><div style="text-align: justify;">6.2 Gli usi del suolo<br />Per quanto concerne l’uso del suolo, si può notare un cambiamento progressivo nel corso del tempo rilevato sia nei numeri relativi all’estensione della superficie in ettari di SAU (Superficie agricola utilizzata) <160 e SAT (Superficie agricola totale) <161 sia nel confronto tra immagini storiche di fotografie o cartoline e immagini attuali. Le variazioni del paesaggio naturale e antropico sono una diretta manifestazione dei movimenti umani e dei cambiamenti nella struttura demografica. La carta dell’uso del suolo (fig. 6) mostra che il versante destro della Valle Arroscia è quasi privo di coltivazioni, ed è caratterizzato quasi interamente da una fitta copertura boschiva, non più curata come un tempo <162, che ricopre tutto il versante, dal fondovalle allo spartiacque. Invece, sul versante soleggiato, fino a quote di 500 m slm, vi sono coltivazioni di olivi e viti (più di metà a Pigato <163 - Denominazione di Origine Controllata «Riviera Ligure di Ponente» - e Ormeasco - Denominazione di Origine Controllata «Ormeasco di Pornassio» <164), anche se appaiono di estensione ridotta rispetto agli ultimi decenni (tab. 1) <165. Altra coltivazione molto importante e rappresentativa della Valle Arroscia è l’aglio di Vessalico, riconosciuto presidio slow food nell’anno 2000 <166.<br />Tali andamenti confermano un trend generalizzato sul territorio regionale e provinciale. Ad esempio, i dati relativi alla provincia di Imperia, rilevano riduzioni dell’estensione delle coltivazioni legnose agrarie, anche se leggermente inferiori rispetto alla media regionale: per la vite -30,55%, per l’olivo -7,86%, il minor calo a livello regionale (Liguria Ricerche, 2011, p. 43).<br />Sulle alture, anche le aree pascolive sono interessate da una progressiva riduzione dell’estensione del rispettivo areale, in seguito alla diminuzione delle aziende zootecniche, dei capi di bestiame e alla conseguente espansione del bosco <167. Proprio rispetto a quest’ultimo dato, il decremento che si rileva confrontando il censimento del 2000 con quello del 2010 è dovuto al fatto che, nell’ultima rilevazione, le aziende forestali sono state escluse dall’universo di riferimento (Liguria Ricerche, 2011, pp. 33-34), quindi, il valore riguarda soltanto le superfici boschive di aziende agricole <168 (ISTAT, 2010, p. 32), una porzione limitata rispetto al totale. Tale spiegazione contribuisce a motivare il decremento che si rileva anche in Valle Arroscia, dal quale si potrebbe dedurre una contrazione della superficie boschiva, in netto contrasto con quelle che sono le evidenze in letteratura e le osservazioni sul campo. I comuni che dispongono di una maggiore superficie a pascolo sono Rezzo, Mendatica e Cosio d’Arroscia, i cui pascoli, spesso di proprietà comunale, costituiscono una voce importante del bilancio. Nella figura 6 si nota la presenza di aree commerciali e industriali a Pieve di Teco, legate alla presenza di piccole e medie imprese attive in diversi settori (legati in particolare alla lavorazione dell’olio o alla produzione di macchinari agricoli).<br /><span style="font-size: x-small;">[NOTE]</span><br /><span style="font-size: x-small;">156 Il suo bacino interessa le province di Imperia, Savona e Cuneo (Regione Liguria, 2018).</span><br /><span style="font-size: x-small;">157 Il termine «giara» è di derivazione dialettale: «giaea» indica la terra e le pietre, corrispondenti ai materiali alluvionali trasportati dai corsi d’acqua. Nelle valli occidentali della Liguria il termine viene spesso indicato come «giaira», sempre dal latino medievale «giarca», e indica il greto del corso d’acqua oppure il torrente stesso (Ferro, 1979).</span><br /><span style="font-size: x-small;">158 L’Ente di gestione del Parco naturale regionale delle Alpi Liguri è stato istituito con la Legge Regionale 23 ottobre 2007 n. 34. L'Area vasta di influenza ambientale (area definita dalla superficie del Parco delle Alpi Liguri e dall’area di Rete Natura 2000) indagata si estende su una superficie totale di 619,2 km2 (61.922 ha) e comprende 23 Comuni della Provincia di Imperia</span><br /><span style="font-size: x-small;">159 In alcuni casi la frazione capoluogo ospita solo una parte della popolazione residente nel comune, come nel caso di Ranzo o Borghetto d’Arroscia. In particolare l’abitato disperso del comune di Ranzo, con numerose frazioni, nuclei e case sparse e la conseguente difficoltà nel disporre e mantenere servizi di base per ogni frazione, ha favorito lo spopolamento, iniziato da oltre un secolo.</span><br /><span style="font-size: x-small;">160 La superficie agricola utilizzata (SAU) è l’insieme di terreni a seminativi, coltivazioni legnose agrarie, orti familiari, prati permanenti e pascoli e castagneti da frutto. Essa costituisce la superficie investita ed effettivamente utilizzata in coltivazioni propriamente agricole. È esclusa la superficie investita a funghi in grotte, sotterranei ed appositi edifici. Il dato è espresso in ettari (Istat, 2010, p. 204).</span><br /><span style="font-size: x-small;">161 La superficie agricola totale (SAT) è la superficie complessiva dei terreni dell’azienda agricola formata dalla SAU, da quella coperta da arboricoltura da legno, da boschi, dalla superficie agraria non utilizzata, nonché dall’altra superficie (Istat, 2010, p. 204).</span><br /><span style="font-size: x-small;">La superficie agraria non utilizzata comprende l’insieme dei terreni dell’azienda agricola non utilizzati a scopi agricoli per una qualsiasi ragione (di natura economica, sociale od altra), ma suscettibili di essere utilizzati a scopi agricoli mediante l’intervento di mezzi normalmente disponibili presso un’azienda agricola. Sono esclusi i terreni a riposo (Istat, 2010, p. 204).</span><br /><span style="font-size: x-small;">162 Alcuni utilizzi noti in queste valli sono: gli abeti e le querce per le costruzioni navali, gli aceri per i manici di utensili a uso agricolo, i noccioli per fabbricare «cavagni» cesti, canestri, i salici erano utilizzati per fissare i tralci delle viti e l’impiego a uso alimentare dei frutti del castagno (Garibaldi, 2014, p. 126).</span><br /><span style="font-size: x-small;">163 Soprattutto nella bassa Valle Arroscia e in particolare nel comune di Ranzo(agriligurianet.it/en/vetrina/prodotti-e-produzioni/vino/viti-e-vitigni-doc-e-igt-della-provincia-di-imperia.html).</span><br /><span style="font-size: x-small;">164 Presente in tutta la Valle Arroscia e parzialmente in Valle Argentina soprattutto nelle vigne della fascia sub-alpina (400-800 s.l.m.) (agriligurianet.it/en/vetrina/prodotti-e-produzioni/vino/viti-e-vitigni-doc-e-igt-della-provincia-di-imperia.html).</span><br /><span style="font-size: x-small;">165 In Liguria, i dati degli ultimi due censimenti del 2010 e del 2000 rilevano che le riduzioni della superficie agricola utilizzata sono maggiori per le coltivazioni ortive (-38,8%) e la viticoltura (-45,1%). Le coltivazioni che vedono un decremento più contenuto sono fiori e piante ornamentali (-2,8%) e la coltura dell’olivo (-14,2%). Parallelamente, le colture più estese sono l’olivo (10.925 ettari, di cui il 52,8% è localizzato nella provincia di Imperia) e la vite (1.312 ettari), e le coltivazioni a fruttiferi (1.461 ettari) (Liguria Ricerche, 2011, pp. 32-33).</span><br /><span style="font-size: x-small;">166 Recentemente si è costituito il «Comitato promotore Aglio di Vessalico D.O.P.» ed è in corso la richiesta di riconoscimento di marchio DOP.</span><br /><span style="font-size: x-small;">167 In Liguria i prati permanenti e i pascoli coprono una superficie nel 2010 di 21.799 ettari complessivi, riscontrando un decremento complessivo tra i due censimenti del 38% circa. Nel 2000 la superficie a bosco complessiva in tutta la Regione era di 75.342 ettari (Liguria Ricerche, 2011, pp. 33-34).</span><br /><span style="font-size: x-small;">168 Nel censimento generale dell’agricoltura del 2010, come nei precedenti, rientrano nell’universo di osservazione le aziende agricole gestite da imprese, istituzioni pubbliche e istituzioni no profit, le unità zootecniche che utilizzano terreni pascolivi di proprietà comunale o di altri enti pubblici o privati; e le proprietà collettive ad uso agricolo.</span><br /><b>Cristina Marchioro</b>, <i>Nuovi abitanti nelle aree interne della Liguria. Il ruolo e gli impatti sociali e territoriali di nuovi abitanti «per scelta», «per necessità» e «per forza» in alta Valle Arroscia</i>, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Genova, Anno accademico 2020-2021</div><p></p></div>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-89695661405350149852024-01-23T19:21:00.005+01:002024-01-26T18:10:00.341+01:00Bordighera: Mostra Giorno della Memoria<p style="text-align: center;"></p><h1 style="text-align: center;"><span style="font-size: large;"><span><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkGooHhrW6TC_fsRVyrYuO-KNuIfvQ5imV2F9BbeM5menIJDWaXQON-gnDWUu8EumEMANyeuElwaJJRf6gaEl0XP37BLO2JO_PnMOeSNEDaFp8eS4QDz-eE69M6Z13cfqf09M1Xx_h2S2IxYquA090K-xMxq_mPl8Car2b_efPqx9Crzjmy5oynwrWVfvD/s2976/17_giu12%20(152).JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2976" data-original-width="1984" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkGooHhrW6TC_fsRVyrYuO-KNuIfvQ5imV2F9BbeM5menIJDWaXQON-gnDWUu8EumEMANyeuElwaJJRf6gaEl0XP37BLO2JO_PnMOeSNEDaFp8eS4QDz-eE69M6Z13cfqf09M1Xx_h2S2IxYquA090K-xMxq_mPl8Car2b_efPqx9Crzjmy5oynwrWVfvD/w426-h640/17_giu12%20(152).JPG" width="426" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ventimiglia (IM): Piazza <a href="http://digital-library.cdec.it/cdec-web/fotografico/detail/IT-CDEC-FT0001-0000017970/ettore-bassi.html" target="_blank">Ettore</a> e <a href="http://digital-library.cdec.it/cdec-web/fotografico/detail/IT-CDEC-FT0001-0000017971/marco-bassi-soldato-semplice-nel-reggimento-autieri.html" target="_blank">Marco</a> Bassi, martiri della Shoah<br /></td></tr></tbody></table><br />Unione <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2023/12/bordighera-mostra-punti-di-vista-di.html" target="_blank">Culturale</a> Democratica - Sezione <a href="https://www.anpi.it/" target="_blank">ANPI</a></span></span></h1><h1 style="text-align: center;"><span style="font-size: large;"><span><span><span><a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2020/10/lunione-culturale-democratica-di.html" target="_blank">Bordighera</a> (IM), Via al Mercato, 8</span></span><span><span> </span></span></span></span><span style="font-size: medium;"><span><span> </span></span></span></h1><h2 style="text-align: center;"><br /></h2><h4 style="text-align: center;"><span><span><span><b><span style="font-size: large;">sabato 27 gennaio 2024 - domenica 4 febbraio 2024<br />ore 17-19</span></b></span></span></span></h4><h2 style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><span><span> </span></span></span><!--[if gte mso 9]><xml>
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</h2><p align="center" class="Standard" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 17.25pt; margin-right: 19.5pt; margin-top: 0cm; margin: 0cm 19.5pt 0cm 17.25pt; text-align: center;"><b><span><span style="font-size: x-large;">IL GIORNO DELLA MEMORIA</span></span></b></p>
<p align="center" class="Standard" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 17.25pt; margin-right: 19.5pt; margin-top: 0cm; margin: 0cm 19.5pt 0cm 17.25pt; text-align: center;"><b><span style="font-size: 14pt;"> </span></b></p>
<h4 align="center" class="Standard" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 17.25pt; margin-right: 19.5pt; margin-top: 0cm; margin: 0cm 19.5pt 0cm 17.25pt; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b><span>pubblicazioni immagini ricordi </span></b><b><span style="font-family: "Times New Roman", "serif";">della SHOAH</span></b></span></h4><p align="center" class="Standard" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 17.25pt; margin-right: 19.5pt; margin-top: 0cm; margin: 0cm 19.5pt 0cm 17.25pt; text-align: center;"><b><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Lucida Sans"; mso-bidi-language: HI; mso-fareast-font-family: SimSun; mso-fareast-language: ZH-CN;"> </span></b></p><div align="center" class="Standard" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 17.25pt; margin-right: 19.5pt; margin-top: 0cm; margin: 0cm 19.5pt 0cm 17.25pt; text-align: center;"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Lucida Sans"; mso-bidi-language: HI; mso-fareast-font-family: SimSun; mso-fareast-language: ZH-CN;">Ingresso libero </span><b><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 14pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Lucida Sans"; mso-bidi-language: HI; mso-fareast-font-family: SimSun; mso-fareast-language: ZH-CN;"><br /></span></b></div><h2 style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><span><span> </span></span></span></h2><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span><span>Il Giorno della Memoria<br />Nulla coinvolge di più del ricordo della Shoah cui l'Italia ha dedicato dal 2000 un giorno, il 27 Gennaio di ogni anno, definito 'Il Giorno della Memoria'. Non si tratta di una ricorrenza come le altre, a esempio il 2 Giugno Festa della Repubblica, o lo stesso 25 Aprile, Giorno della Liberazione. Bensì l'occasione per rendere cultura comune, di tutti, la consapevolezza di quanto è tragicamente accaduto nella 'civile' Europa. E avere ben presente le dinamiche all'origine dell'affermazione del fascismo e del nazismo impedendone con una maggiore cultura storica il ritorno, anche se in mutate vesti. Cosa possibile più di quanto non si immagini se in vent'anni, dal 2,7 % del 2004 al 15,6 % del 2020, è cresciuto in modo esponenziale il numero delle persone che credono che la Shoah non sia mai esistita. Nonostante le testimonianze dei sopravvissuti e il numero accertato, per difetto, delle vittime. Venti milioni e più di persone uccise dalla barbarie nazista con l'aiuto dei regimi fascisti, come quello della Repubblica Sociale Italiana presieduta da Mussolini, alleati e al servizio di Hitler e dei suoi scherani. Un numero impressionante di per sé ma ben più sconvolgente quando si pensi alle traversie vissute da ciascuna vittima, al dolore fisico e morale, alle violenze loro inferte, fino all'inalazione dell'acido cianidrico Zyklon che le avrebbe portate alla morte per soffocamento nelle false docce e all'incenerimento nei forni crematori. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, Aprile-Maggio del 1945, i sopravvissuti poterono rientrare nei propri Paesi e nelle loro abitazioni, se ancora agibili. In tutti vi era la volontà di riprendere una vita civile, sicura, in pace e di ricostruire quanto gli eventi bellici avevano distrutto. La guerra, il male assoluto, aveva toccato tutti e ciascuno si leccava le proprie ferite e ben pochi erano disposti ad ascoltare le vicissitudini degli altri. I reduci dei Lager volevano voltare pagina e riprendere il proprio equilibrio psico-fisico, minato anche dal senso inconscio di colpa per essere in vita mentre gli altri erano morti. D'altra parte era impossibile trovare persino le parole per descrivere l'inferno concentrazionario che avevano attraversato: nessuna parola né immagine erano in grado di rispecchiare la realtà. Ciò che era stato messo in atto dai nazisti, la Shoah, era la negazione e il capovolgimento di tutti i valori su cui si fonda la civiltà. I sopravvissuti, anche se erano interpellati da persone amiche, alla richiesta di raccontare quanto avevano subito e in che consistesse la loro deportazione, si sottraevano invitando a 'lasciare perdere'. Come rispose il deportato Antonio 'Nino' <a href="https://gsvri.blogspot.com/2022/12/venne-bordighera-un-ufficiale-della.html" target="_blank">Biancheri</a> di Bordighera.<br />Ermanno Muratore <br /></span></span></span></div><h2 style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span><span>Giorgio <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2020/09/pertini-accoglieva-tutti-con-gentilezza.html" target="_blank">Loreti</a> </span></span></span></h2><h1 style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Unione <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2021/04/discettando-della-buca-di-bordighera.html" target="_blank">Culturale</a> Democratica - Sezione <a href="https://www.anpi.it/" target="_blank">ANPI</a> - <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2023/05/ai-tavoli-del-caffeuccio-di-bordighera.html" target="_blank">Bordighera</a> (IM), <span style="font-size: small;">Tel. <span class="PbnGhe oJeWuf fb0g6 eejsDc"><span dir="ltr">+39 348 706 7688</span></span></span></span><span style="font-size: medium;"><span><span><br /></span></span></span></h1>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-38287266296343073452024-01-18T15:55:00.006+01:002024-01-18T15:56:41.145+01:00Raccontava di qualche sosta lungo il tragitto da Varapodio a Ventimiglia<div><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEid9AbJEYUrnIagvJqhTVIzr2APFlYR5SZg_oNorIqxGEeYR3uCZ-ANwX8JKqLx3RbbB-Bx7IZeStW_wpb_bwYI0QKDZnDHziyN5VBsHC5RQG2P2WB30Mn9cD83yadHvxnxmoOMhjm0WpUtHs8ilzIUE4Qe3idR4R7EEnP7aWLJJZhkTnzItRac1J481viq/s2976/17_giu20%20(4).JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="2976" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEid9AbJEYUrnIagvJqhTVIzr2APFlYR5SZg_oNorIqxGEeYR3uCZ-ANwX8JKqLx3RbbB-Bx7IZeStW_wpb_bwYI0QKDZnDHziyN5VBsHC5RQG2P2WB30Mn9cD83yadHvxnxmoOMhjm0WpUtHs8ilzIUE4Qe3idR4R7EEnP7aWLJJZhkTnzItRac1J481viq/w640-h426/17_giu20%20(4).JPG" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ventimiglia (IM): il tratto iniziale di strada delle Ville<br /></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">Ho rivisto Rocco da lontano dopo cinquant’anni passando davanti alla casa di sua figlia, affacciato al poggiolo del secondo piano, sopra alle Calandre. Mi sono chiesto cosa ci facesse lì, lui che abitava solitario sulla collina di Peidaigo, nascosto tra qualche pinastro ma con davanti il disegno mobile del mare. Ho sospettato avesse problemi di salute.<br />Non mi ha riconosciuto credo e mi ha salutato come fa con tutti quelli che passando a piedi per la strada delle Ville e alzano gli occhi, augurandomi buona passeggiata con la stessa gentilezza con cui quando ero piccolo mi offriva le sue olive cunzate* alla calabrese che stava mangiando con una pagnotta: “volete favorire?”.<br />Ho capito che era lui per deduzione. Quando lo conoscevo ero un bambino sui dieci anni, ma ero il figlio del padrone o almeno del datore temporaneo di lavoro quando c’era da cavare le patate e Rocco dava del voi per rispetto quasi a tutti.<br />Nell’ora meridiana del pasto e del riposo si sedeva sotto al grande albero di pissalùte* nella fascia in fondo alla campagna che raccoglievamo per fare seccare sul terrazzo e confezionare a pani avvolti nelle foglie di alloro.<br />Oltre alle olive schiacciate alla calabrese mangiava qualche fetta di mortadella impacchettata in un foglio di carta oleata e in un altro foglio di carta grezza bianca per alimenti come facevano i salumieri. Quel foglio bianco lo utilizzava nel frattempo per scrivere la brutta copia della lettera per la sua donna che abitava e lavorava a Romano Lombardo dove erano note fabbriche di caramelle, tra cui l’azienda dolciaria Enrico Pagliarini.<br />Le caramelle erano vendute in una scatola di lamiera che veniva spesso utilizzata come portagioie o portadocumenti da nascondere nell’armadio. A casa nostra era la cassaforte tenuta sul comò, c’erano dentro un po’ di soldi di scorta per un paio di mesi, in attesa di andare a vendere al mercato e c’erano anche dei buoni postali nominativi da diecimila lire che mia nonna ogni tanto mi regalava. Ma questa è la storia di casa mia.<br />Rocco era arrivato col padre e la famiglia da un paese calabrese da cui era derivato il loro cognome. Raccontava di qualche sosta lungo il tragitto da Varapodio a Ventimiglia e il periodo vissuto a Genova in via Borgo Incrociati, vicino alla stazione di Brignole. Poi a Ventimiglia Vecchia li avevano accolti molto meglio e nelle campagne faceva anche delle giornate dal Lillo per insertare*. C’è chi se ne ricorda ancora. <br />Rocco aveva messo su anche un piccolo banco di calze sul mercato del venerdì, e un giorno alla settimana non poteva assolutamente venire in campagna. La filanca, finita la guerra, attirava i clienti francesi che approfittavano del cambio favorevole del franco. Ogni tanto tirava un urlo e i clienti accorrevano al suo banco.<br />Il fratello Salvatore lo incontro più spesso e mi parla nel nostro dialetto con un accento di un paese che non esiste nella realtà. Oggi dopo più di sei mesi sono salito a Ventimiglia Vecchia e c’era il manifesto di una settimana fa che annunciava che Rocco è mancato all’età di 91 anni e che a causa del virus non hanno fatto la funzione religiosa. Avrei voluto parlargli, ricordare qualcosa insieme. Ho perso un’altra occasione.<br />* <i>Cunzate: olive schiacciate e condite, insaporite alla calabrese - Pissalùte: pissalutti, varietà di fichi con picciuolo allungato - Insertare: innestare.</i><br /><b>Arturo Viale</b>, <i>Punti Cardinali. Da capo Mortola a capo Sant'Ampelio</i>, Edizioni Zem, 2022</div><p></p><p style="text-align: justify;">Altre pubblicazioni di Arturo Viale: La Merica...non c'era ancora, Edizioni Zem, 2020; Oltrepassare. Storie di passaggi tra Ponente Ligure e Provenza, Edizioni Zem, 2019; L'ombra di mio padre, 2017; ViteParallele, 2009; Quaranta e mezzo; Viaggi; Storie&fandonie; Ho radici e ali; Mezz'agosto, 1994.<br /><b>Adriano Maini </b><br /></p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-74374481395148695232024-01-08T11:53:00.013+01:002024-01-08T12:27:32.010+01:00L’unico comune ad avere oltre il 75% di abitazioni vuote o non occupate da persone residenti è proprio Molini di Triora<div><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQLfyLL4Uj1GeYOjQ_xDPczUU6kwjSwjsfnbDw9O4YC3RkdGwrbeys0JzGW08QYO6Tg372B28kWfr5fpYud3YHHJzTPE9pGnDZKDpQfcd3Z3Bylbb_clZfBJ3UcH-_tHnA7GVgA7XODqRRO0bdKdGPG8GZRTUnQ9UsRxWrZ12FWUrkWZ9IiayKXUswDp-U/s1024/92241817.webp" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQLfyLL4Uj1GeYOjQ_xDPczUU6kwjSwjsfnbDw9O4YC3RkdGwrbeys0JzGW08QYO6Tg372B28kWfr5fpYud3YHHJzTPE9pGnDZKDpQfcd3Z3Bylbb_clZfBJ3UcH-_tHnA7GVgA7XODqRRO0bdKdGPG8GZRTUnQ9UsRxWrZ12FWUrkWZ9IiayKXUswDp-U/w640-h480/92241817.webp" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Molini di Triora (IM). Fonte: mapio.net<br /></td></tr></tbody></table><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9rNYTUUOTocpVFsUHKSKzKSvic-3hv-sq0rjd8mKkT5_9QqEtrR5zETl_kAkYEgjIzYqHt6cb_T1yT460Pm6RQYRynbNxG93h3diNvjsu62yiLwzg9zesR6sWZP8kJ7QQA633x6ELu1vcI03JNZVsV-dve3lFih8sHHMDxQ4B9ABpSsw58FeJ5vM-_bL1/s987/mtc1.GIF" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="987" height="498" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9rNYTUUOTocpVFsUHKSKzKSvic-3hv-sq0rjd8mKkT5_9QqEtrR5zETl_kAkYEgjIzYqHt6cb_T1yT460Pm6RQYRynbNxG93h3diNvjsu62yiLwzg9zesR6sWZP8kJ7QQA633x6ELu1vcI03JNZVsV-dve3lFih8sHHMDxQ4B9ABpSsw58FeJ5vM-_bL1/w640-h498/mtc1.GIF" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Immagine qui ripresa da Alessandro Collet, Op. cit. infra</td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">Tutti i dati analizzati in maniera approfondita nei capitoli precedenti hanno portato, per una serie di motivazioni che ora spiegherò in dettaglio, alla scelta di Molini di Triora come caso studio interessante per effettuare un approfondimento. Il comune di Molini di Triora è infatti caratterizzato da alcuni dati nel periodo di riferimento delle analisi con i dati ISTAT 2001-2011 che lo pongono come caso studio significativo. Nel periodo di riferimento infatti la popolazione residente è passata da 695 a 626 abitanti, con un calo piuttosto significativo pari al 10% circa. Inoltre, le elaborazioni hanno evidenziato come il comune sia caratterizzato da un elevatissimo indice di vecchiaia pari a 740, dovuto al fatto che ci sono soltanto 32 residenti giovani (sotto i 14 anni) a fronte di una popolazione anziana (con più di 65 anni) di ben 237 residenti. Ma i parametri maggiormente significativi che hanno portato a tale scelta sono stati anche quelli legati allo sviluppo insediativo e alla costruzione di nuovi edifici residenziali nel periodo di riferimento: nel comune di Molini di Triora risultano ben 51 abitazioni realizzate tra gli anni 2001 e 2011. Se come valore assoluto può non sembrare una cifra estremamente alta, è rapportando il dato sulle nuove abitazioni alla consistenza demografica e all’andamento di popolazione del comune che vengono fuori le cose più interessanti: il rapporto tra nuove abitazioni realizzate nel periodo di riferimento e la popolazione residente al 2011 è infatti di circa 0,08, vale a dire che è stata realizzata più di una nuova abitazione ogni 20 residenti. Anche il rapporto tra le nuove abitazioni e la variazione percentuale di popolazione ha inserito Molini di Triora nella lista dei comuni con il valore più basso. L’ultimo dato preso in considerazione ha poi fatto sì che la scelta ricadesse proprio su Molini di Triora: se infatti anche il vicino comune di Cosio d’Arroscia ricadeva nei parametri precedenti, l’unico comune ad avere oltre il 75% di abitazioni vuote o non occupate da persone residenti è proprio Molini di Triora, dove infatti soltanto poco meno di un’abitazione su quattro risulta occupata da residenti. Altre ragioni hanno poi portato ad una scelta di questo tipo. Il comune infatti, nonostante risultino molte abitazioni realizzate nel periodo di riferimento, non ha visto invertire il trend demografico nel periodo successivo, perdendo abitanti anche dal 2011 al 2018: spesso infatti nel resto delle Alpi c’è stata un’inversione di tendenza o un bilanciamento di questa dinamica, mentre a Molini di Triora la realizzazione di nuove abitazioni non ha fruttato l’insediamento di nuovi abitanti. La scelta è stata poi favorita infine dalla localizzazione del comune, l’entroterra ligure, territorio dal quale io stesso provengo (sono infatti originario di Ceriana, comune della valle limitrofa) e che ho avuto spesso l’occasione di visitare e frequentare, potendo quindi contare di una buona conoscenza di base del territorio e delle locali dinamiche socio-economiche.<br />Una volta compresi il quadro territoriale e il contesto in cui si trova il comune, prendiamo in considerazione la marginalità individuata da due diverse tipologie di studi sui comuni montani italiani. Per quanto riguarda il primo, il comune di Molini di Triora non è classificato come comune estremamente marginale nello studio effettuato su tutto il territorio alpino dal prof. Alberto di Gioia, come illustra la cartografia qui presente. Lo studio, che tiene conto di numerosi parametri (dall’accessibilità alle attività e servizi presenti, dalla dinamicità turistica ai posti di lavoro), identifica Molini di Triora come comune caratterizzato da una marginalità “relativa - molto debole”.<br /></div><div style="text-align: left;"><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_Hs4V2KxvyjPkO378qsRDoKZwF7pZjGsYDhnuxE8Mdl7uOP1xFYem8S2SdL4EAN5nQfhqlABnohK0S0LSISv1Qw-kqM74LAaBaz3ckSvnCHLeup3UOHcvlQHYYRQORhIKExY9N-_DKw-qIBbHhkrHzczZbjC-tKcs8Xxef4hg_a-8OS031gwR9q6k7ZYd/s1025/mtc2.GIF" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="617" data-original-width="1025" height="386" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_Hs4V2KxvyjPkO378qsRDoKZwF7pZjGsYDhnuxE8Mdl7uOP1xFYem8S2SdL4EAN5nQfhqlABnohK0S0LSISv1Qw-kqM74LAaBaz3ckSvnCHLeup3UOHcvlQHYYRQORhIKExY9N-_DKw-qIBbHhkrHzczZbjC-tKcs8Xxef4hg_a-8OS031gwR9q6k7ZYd/w640-h386/mtc2.GIF" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Figura 26: il comune di Molini di Triora non è caratterizzato da un grado di marginalità elevato. Alcuni comuni limitrofi come Bajardo e Montalto Carpasio (che quando venne realizzato questo studio erano ancora comuni autonomi) in Valle Argentina e Mendatica e Montegrosso Pian Latte in Valle Arroscia sono invece caratterizzati da un grado di marginalità relativa forte (fonte: carta dei Gradi di Marginalità realizzata dal prof. Alberto di Gioia nell’ambito della pubblicazione “Nuovi Montanari. Abitare le Alpi nel XXI secolo”). Immagine qui ripresa da Alessandro Collet, Op. cit. infra<br /></td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: justify;">Il secondo studio che si è occupato della marginalità dei comuni italiani montani e non è l’analisi realizzata dalla SNAI - Strategia nazionale per le Aree interne. Si tratta di un importante iniziativa di pianificazione a livello nazionale in cui viene analizzata la marginalità dei territori italiani prevalentemente secondo la distanza dai principali servizi, identificando quelle che possono essere considerate “aree interne” per motivi di scarsa accessibilità e dotazione di servizi di un rango superiore. La SNAI ha individuato numerose aree studio su cui effettuare investimenti per lo sviluppo all’interno delle aree interne italiane. Molini di Triora non fa parte di una di queste aree (una delle Aree interne prese in considerazione è invece la limitrofa Valle Arroscia, con i comuni confinanti di Rezzo e Montegrosso Pian Latte), ma viene in ogni caso identificata con un certo grado di marginalità: infatti in una scala di sei categorie nelle quali sono classificati i comuni (polo, polo intercomunale, cintura, intermedio, periferico e ultraperiferico), Molini di Triora risulta comune intermedio. Entrambe le analisi di conseguenza non inseriscono il comune in una posizione di particolare drammaticità per quanto riguarda l’isolamento e la marginalità, ma lo piazzano, specialmente per quanto riguarda l’analisi della SNAI, in una posizione di forte ambiguità.<br /></div></div><div><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjd58uT8XEMEIFv5MsDfA-a4wo6VRj0qAmEZ4LW4Cm-uZgxvl0LhteFiykoLRG6EisAta6OV-ZBiNrs79Js0r_s__dlyP3Uo47ttEveOPaUVZxJloTNeSQj2REyC5lTTnUI2YRuRhfU6zXqrdcAcKUIARQZTnO1kYSKdYviVrJt-xgTGWd-W-Kmme2Tk7qC/s912/mtc3.GIF" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="805" data-original-width="912" height="564" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjd58uT8XEMEIFv5MsDfA-a4wo6VRj0qAmEZ4LW4Cm-uZgxvl0LhteFiykoLRG6EisAta6OV-ZBiNrs79Js0r_s__dlyP3Uo47ttEveOPaUVZxJloTNeSQj2REyC5lTTnUI2YRuRhfU6zXqrdcAcKUIARQZTnO1kYSKdYviVrJt-xgTGWd-W-Kmme2Tk7qC/w640-h564/mtc3.GIF" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Immagine qui ripresa da Alessandro Collet, Op. cit. infra</td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>4.2.1 Il territorio: cenni storici, frazioni, attività economiche, accessibilità</b><br />Il comune di Molini di Triora ha una storia relativamente abbastanza recente se paragonata gli altri comuni circostanti. Se infatti gli insediamenti abitati sono presenti sul territorio da oltre 1000 anni, il comune venne creato soltanto alla fine del 1903, quando dopo anni di richieste e pressioni da parte della comunità locale il Parlamento decise di staccare il comune di Molini di Triora da quello di Triora, con le numerose frazioni della parte più bassa dell’alta valle che vennero aggregate al nuovo comune. Prima di tale data infatti soltanto una piccola rappresentanza di Molini e delle frazioni principali (Andagna e Corte) erano ammesse a partecipare alle decisioni nel comune di Triora, ma restavano comunque in forte minoranza sebbene nel 1900 la popolazione residente del comune di Triora era di 2475 abitanti in totale nel capoluogo e nelle frazioni dell’alta valle, mentre a Molini, Corte, Andagna e le frazioni della bassa valle la popolazione totale era di ben 3290 residenti. In ogni caso il dato che fa riflettere è anche quello relativo alla popolazione totale dei due comuni dell’alta Valle Argentina: a fine ottocento si contano infatti oltre 6000 residenti totali nell’allora comune di Triora, con tutte le frazioni montane e le piccole borgate rurali molto popolate e vivaci. Come già abbondantemente citato in precedenza, i territori dell’estremo entroterra ligure furono tra quelli dell’arco alpino maggiormente colpiti dallo spopolamento della montagna, che si è qui perpetrato per tutto il Novecento e tuttora stenta ad arrestarsi. Il dato relativo al 2011 infatti riporta 626 residenti a Molini e 374 a Triora, con un totale di esattamente 1000 residenti: si tratta di una diminuzione totale dei residenti dell’83% in 120 anni di storia recente. Questa drammatica emorragia di popolazione è dovuta ad una molteplicità di fattori tutti collegati tra di loro già ampiamente analizzati nei capitoli iniziali: le difficili condizioni abitative e lavorative della vita di montagna, l’attrattività di un lavoro fisso presso le città della costa, le difficoltà nello spostamento e nel reperire i beni di prima necessità dalle frazioni più piccole, l’abbandono parziale delle tradizionali attività di agricoltura e allevamento e la carenza di servizi hanno portato molte famiglie ad abbandonare questi territori; nel caso dell’alta Valle Argentina non vanno poi dimenticati i pesanti effetti della Seconda Guerra Mondiale, che in molti casi durante la lotta partigiana ha decimato la popolazione. Attualmente il settore turistico è in crescita soprattutto per quanto riguarda il comune di Triora ma anche a Molini, come vedremo in seguito con l’analisi delle strutture ricettive e attraverso il dialogo con i titolari di alcune attività commerciali del capoluogo e delle frazioni.<br />Per capire meglio la struttura del territorio comunale di Molini di Triora è necessario procedere analizzando le frazioni singolarmente citando anche le varie attività commerciali presenti in esse.<br /></div><div><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPD0gM0RBZNIZduGTQowL0AHoZGQQLRFjDcsqkQtYwQxCt0_e8Trswl-FUzASY33EuZ8xem5mOSop8P08vyJ2dAGc4K4OCyi1_SUVorDtmKS-Fnkr_YQZCjMpll-cZ7L1ZyJyrA94ogDHXzhoFn-Xm0r6C_QMtwDGVrXtbWTNNJJb7XDYF5hVEIkZeQN2t/s734/mtc4.GIF" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="734" data-original-width="514" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPD0gM0RBZNIZduGTQowL0AHoZGQQLRFjDcsqkQtYwQxCt0_e8Trswl-FUzASY33EuZ8xem5mOSop8P08vyJ2dAGc4K4OCyi1_SUVorDtmKS-Fnkr_YQZCjMpll-cZ7L1ZyJyrA94ogDHXzhoFn-Xm0r6C_QMtwDGVrXtbWTNNJJb7XDYF5hVEIkZeQN2t/w448-h640/mtc4.GIF" width="448" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Immagine qui ripresa da Alessandro Collet, Op. cit. infra<br /></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Capoluogo</b>. Il centro storico di Molini di Triora si sviluppa nel fondovalle lungo il torrente Capriolo che subito a valle dell’abitato confluisce nel torrente Argentina. Si tratta di un vivace ed animato borgo dell’entroterra, sviluppato sulle due sponde del torrente Capriolo, con poco meno di 250 residenti. Il paese è punto di riferimento per il territorio circostante e per chi è di passaggio grazie a numerose attività commerciali ed esercizi pubblici: sono infatti presenti un albergo-ristorante, tre bar, due botteghe di alimentari e un fornaio. I servizi pubblici di base sono assicurati dalla presenza dell’ufficio postale, della farmacia e dell’ambulatorio medico, mentre per quanto riguarda lo sportello bancario è necessario recarsi nei vicini comuni di Triora o Badalucco. L’unica altra struttura ricettiva del borgo è un bed&breakfast, aperto però soltanto nella stagione primaverile ed estiva. Negli ultimi anni lo sviluppo del turismo verde e sostenibile e delle attività sportive all’aperto ha accompagnato l’apertura di alcune attività commerciali legate all’outdoor come guide escursionistiche, cicloescursionistiche e noleggio di attrezzatura sportiva come le e-bike. Per quanto riguarda l’istruzione sono presenti a Molini la scuola dell’infanzia (che nell’anno scolastico 2019-2020 conta 6 iscritti) e la scuola primaria, che però risulta attualmente chiusa da 3 anni per la mancanza di iscritti: i bambini frequentano infatti la scuola primaria di Triora, il paese vicino al quale si recano tutti i giorni grazie allo scuolabus messo a disposizione del comune. Per quanto riguarda la scuola secondaria di primo grado il comune di riferimento è invece Badalucco.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDUFx3QtW0Fajm0ho0NVxi43jHEO29ny23d3DxpU1FnnsA_fJxRcLIhKxg2IOIam2cN9BZ5SM46WIPgQNWeVfFDfA5fk7XT0eCBsO5hpI19O5UxhOX5w0luryC6Aqwp9eZ38PobnY0syrmuBU0nFTIDwItLrTTZrl7suWIwT09gPBXqCMCxz5ueVDyoddC/s768/cand.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="577" data-original-width="768" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDUFx3QtW0Fajm0ho0NVxi43jHEO29ny23d3DxpU1FnnsA_fJxRcLIhKxg2IOIam2cN9BZ5SM46WIPgQNWeVfFDfA5fk7XT0eCBsO5hpI19O5UxhOX5w0luryC6Aqwp9eZ38PobnY0syrmuBU0nFTIDwItLrTTZrl7suWIwT09gPBXqCMCxz5ueVDyoddC/w640-h480/cand.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Figura 29: una veduta di Andagna dalla strada d'accesso alla frazione. Le antiche case in pietra del centro storico sono state quasi tutte ristrutturate, talvolta però non si sono mantenuti i caratteri tipici nel passato con interventi che spesso stonano con il contesto del vecchio borgo medievale. Foto di Alessandro Collet, gennaio 2020.</td></tr></tbody></table><br /><b>Andagna</b>. Si tratta della principale frazione del comune che con 102 residenti (dato del 2011) è posta a 730 metri di altitudine su un colle immediatamente ad Est del capoluogo comunale, dal quale dista 3,5 km lungo la strada che procede poi in direzione del Passo Teglia. Andagna è un borgo compatto sviluppato attorno alla chiesa parrocchiale posto in posizione estremamente soleggiata, che durante la stagione estiva si anima grazie alle numerose feste organizzate dalla locale pro loco. Non sono presenti attività commerciali, mentre l’unico esercizio pubblico presente nella frazione è la locale osteria che funziona anche da bar, la cui apertura è però saltuaria durante buona parte dell’anno. L’unica struttura ricettiva della frazione è un’attività di bed&breakfast.<br /> </div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-nloNU05RNY8i_yknlm89pDnnvmDbirSjErx77h6H7jpF827cd6MV5ORL-yTR8p0OoQDPxtmUF6zId5P6ugXwVvzAc-PwFGM-DVjL_9uqvRFgdG0mIbeQOziFULU0vNdOc7ThwpprTQTZ9zT5XdiBRbs6EBRIQfb6OPQaajqW4T31uMLe9ykRVFRqF-UM/s911/ccorte.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="682" data-original-width="911" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-nloNU05RNY8i_yknlm89pDnnvmDbirSjErx77h6H7jpF827cd6MV5ORL-yTR8p0OoQDPxtmUF6zId5P6ugXwVvzAc-PwFGM-DVjL_9uqvRFgdG0mIbeQOziFULU0vNdOc7ThwpprTQTZ9zT5XdiBRbs6EBRIQfb6OPQaajqW4T31uMLe9ykRVFRqF-UM/w640-h480/ccorte.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Figura 30: il borgo di Corte ha un centro storico compatto attorno alla chiesa parrocchiale e nasconde numerosi manufatti significativi di architettura civile come per esempio i portali scolpiti. Foto di Alessandro Collet, febbraio 2015.</td></tr></tbody></table><br /><b>Corte</b>. La frazione sorge a 670 metri sul livello del mare a 3 chilometri di strada dal capoluogo comunale, su un colle posto a solatio immediatamente a Nord del capoluogo, separato da Andagna dalla profonda valle del Rio Corte. Il piccolo centro storico compatto conta attualmente 38 residenti stabili (2011) e non sono presenti attualmente né attività commerciali né esercizi pubblici.<br /><b>Gavano</b>. Il vallone di Gavano, che qualche chilometro a valle del capoluogo si dirama ad Ovest fino alle pendici del Monte Ceppo, è estremamente selvaggio e boscoso. Nelle piccole borgate immerse nel verde accessibili grazie ad una stretta strada asfaltata che si stacca dalla provinciale di fondovalle, tra le quali le principali sono Galei e Ciagin, vivono solo 16 residenti al 2011. Ad inizio 2020 invece risultano soltanto più 4 persone residenti, tutte in borgata Galei. Alcune borgate situate in luoghi difficilmente accessibili versano ormai in stato di abbandono.<br /><b>Gratino</b>. Questa piccola frazione posta su un versante a solatio alla sinistra orografica del torrente Argentina qualche chilometro a valle del capoluogo comunale comprende diversi piccolissimi nuclei dove vivono soltanto 8 residenti stabili al 2011. La frazione è accessibile dal fondovalle tramite una stretta strada asfaltata. Come a Gavano, anche qui non sono presenti attività commerciali né esercizi pubblici.<br /> </div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvjAwK5zbcddKwkBHzqaZwYKPI_745Z5PZVAqJ5ydG3KCeIJKzKspNkKz2OpeP_4vS1Be4NRsl2t6QrHTUOt5yYr2SZsd921qC-hQh2qWI8I5h3RDrp1moaZRVcCSZReZOHN4fDGKX9vbJrB-Q3KZdgVh7HNf_HJuht0Xou0WFmfwugRJE2bOG1OwkzBpt/s866/firigh.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="650" data-original-width="866" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvjAwK5zbcddKwkBHzqaZwYKPI_745Z5PZVAqJ5ydG3KCeIJKzKspNkKz2OpeP_4vS1Be4NRsl2t6QrHTUOt5yYr2SZsd921qC-hQh2qWI8I5h3RDrp1moaZRVcCSZReZOHN4fDGKX9vbJrB-Q3KZdgVh7HNf_HJuht0Xou0WFmfwugRJE2bOG1OwkzBpt/w640-h480/firigh.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Figura 31: la borgata Firighetti è posta a qualche centinaio di metri a monte di Agaggio Inferiore, sulla strada che conduce ad Agaggio Superiore. Solo più una coppia di anziani vive qui, per il resto le antiche case sono state tutte acquistate da persone del Nord Europa che utilizzano le abitazioni soltanto come seconde case in alcuni periodi dell’anno. Foto di Alessandro Collet, gennaio 2020.</td></tr></tbody></table><br /><b>Agaggio Inferiore</b>. La frazione è posta cinque chilometri a valle del capoluogo lungo la strada provinciale di fondovalle ad un’altitudine di 370 metri e può contare al 2011 su una popolazione di 72 residenti. Si tratta della frazione più vivace del comune, grazie alla presenza di una storica bottega di alimentari che funge anche da edicola e rivendita di prodotti da merceria, un agriturismo, un ristorante, una nuova struttura di recente apertura che propone un’interessante ed innovativa attività di “home restaurant” e un’attività produttiva che si occupa della lavorazione e distillazione della lavanda. Fino a pochi anni fa resisteva anche una storica macelleria che ora ha però chiuso definitivamente i battenti, mentre anche il locale ufficio postale è stato chiuso nell’ambito degli ultimi tagli alle spese da parte di Poste Italiane.<br /> </div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKiuBZ82LRSm7gHLhjWrqdPL3ueNNuT9e9CZyY2DMZ1S0cU7awR40HFMVY9EdI63Bru75ST1xnSsTlKAU5xNK0e07JDCX6c7D2hyphenhyphenOLfz2Wvxxk_JC1J_GSBBR79TJ97rjDtSG2HeM8m5eQuoC2OE-3YKPjPv1pFlaWOSfhURIhyphenhyphenGJaXMJlIZ92cHyC3ra8/s911/basc.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="682" data-original-width="911" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKiuBZ82LRSm7gHLhjWrqdPL3ueNNuT9e9CZyY2DMZ1S0cU7awR40HFMVY9EdI63Bru75ST1xnSsTlKAU5xNK0e07JDCX6c7D2hyphenhyphenOLfz2Wvxxk_JC1J_GSBBR79TJ97rjDtSG2HeM8m5eQuoC2OE-3YKPjPv1pFlaWOSfhURIhyphenhyphenGJaXMJlIZ92cHyC3ra8/w640-h480/basc.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Figura 32: le borgate più alte di Agaggio Superiore sono circondate dal verde e la vegetazione spontanea si sta sempre più riappropriando dei terrazzamenti un tempo coltivati. Foto di Alessandro Collet, gennaio 2020.</td></tr></tbody></table><br /><b>Agaggio Superiore</b>. Accessibile con una stretta strada asfaltata che si stacca dalla provinciale di fondovalle presso la frazione di Agaggio Inferiore, è composta da diverse piccole borgate rurali nelle quali vivono in totale 25 residenti al 2011. Il versante a solatio sul quale di sviluppa l’insediamento è favorevole alle attività agricole, tra le quali spicca quella di un’azienda che produce olio e vino locali. Numerose piccole borgate risultano attualmente in stato di abbandono, avvolte dalla fitta vegetazione spontanea sta man mano coprendo i terreni un tempo coltivati. Non sono tuttavia presenti attività commerciali né esercizi pubblici.<br /><b>Aigovo</b>. La frazione di Aigovo comprende, oltre il piccolo centro abitato principale, le borgate di Costa, Colletta e Morghetta, dislocate sul versante destro orografico della vallata e collegate fra di loro e al fondovalle son una stretta e ripida strada asfaltata. La frazione conta solamente 14 residenti stabili al 2011 e molte abitazioni delle varie borgate risultano abbandonate e versano in precarie condizioni di stabilità. Anche ad Aigovo non sono attività commerciali.<br /> </div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhURkFjF7FdnVVB1HcM34jPXos17-Uf6-hxJEteayi-KChE-v-2782E0XUpWA0MYaOrtm9Z9JE3xEWPS-lpXFHFTaiqJD4Hc_qrYaYtqKLuaYRd6OxQAP-JenxLTB2BKdPz2nRx3TuaEUmDzRkAs4F1aRYy-tbGpR4Q_y2mhbblNW2myj8YswaeLWk92LHc/s1300/glc2.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="975" data-original-width="1300" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhURkFjF7FdnVVB1HcM34jPXos17-Uf6-hxJEteayi-KChE-v-2782E0XUpWA0MYaOrtm9Z9JE3xEWPS-lpXFHFTaiqJD4Hc_qrYaYtqKLuaYRd6OxQAP-JenxLTB2BKdPz2nRx3TuaEUmDzRkAs4F1aRYy-tbGpR4Q_y2mhbblNW2myj8YswaeLWk92LHc/w640-h480/glc2.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Figura 33: nella piazzetta del nucleo storico di Glori il negozio di alimentari, la macelleria, l'osteria e il tabacchi hanno ormai chiuso i battenti da oltre 20 anni. Foto di Alessandro Collet, gennaio 2020.</td></tr></tbody></table><br /><b>Glori</b>. Si tratta della frazione più bassa del comune, collegata alla provinciale da una stretta strada asfaltata di due chilometri. Le antiche abitazioni in pietra sembrano costruite le une sulle altre a causa della forte pendenza del territorio circostante, interamente terrazzato ed adibito ad olivicoltura. Al 2011 contava 29 residenti stabili e la presenza di un agriturismo come unica attività della frazione, mentre dal 2020 l’attività di agriturismo è stata sostituita da una nuova trattoria gestita da due giovani che fungerà anche da bar: questo investimento fa parte del progetto denominato “Glori: the place to be”, che, come vedremo meglio in seguito, grazie all’impulso dei pochi abitanti rimasti affiancati da numerosi nuovi residenti punta a ripopolare la frazione creando nuove opportunità lavorative nei settori dell’agricoltura e della ricettività.<br /><b>Il resto del territorio</b>. Oltre alle frazioni principali, il territorio di Molini di Triora è costellato dalla presenza di numerose piccole borgate rurali (per esempio Perallo) e case sparse nell’immenso territorio agricolo circostante. Gran parte del territorio è peraltro prettamente boschivo e i versanti spesso impervi e poco accessibili hanno impedito qualsiasi tipo di sfruttamento da parte dell’uomo.<br /><b>Alessandro Collet</b>, <i>Uno studio sullo sviluppo insediativo nell’arco alpino. Il caso dell’area Basso Piemonte - Entroterra Ligure di Ponente</i>, Tesi di Laurea Magistrale, Politecnico di Torino, Anno Accademico 2019-2020<br /></div><div><p></p></div>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-41588337903399521552023-12-31T10:47:00.002+01:002023-12-31T10:47:16.385+01:00Bordighera: mostra "Punti di vista" di Enzo Giordano<p style="text-align: center;"><br /></p><h1 style="text-align: center;"><span style="font-size: large;">Unione <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2023/11/collezione-effimera-di-colori-mostra.html" target="_blank">Culturale</a> Democratica - Sezione <a href="https://www.anpi.it/" target="_blank">ANPI</a></span></h1><h1 style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><span><span><a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2020/10/lunione-culturale-democratica-di.html" target="_blank">Bordighera</a> (IM), Via al Mercato, 8</span></span><span><span> </span></span></span><span style="font-size: medium;"><span><span> </span></span></span></h1><h2 style="text-align: center;"><br /></h2><h2 style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><span><span> martedì 2 gennaio 2024 - domenica 14 gennaio 2024<br />ore 17-19</span></span></span></h2><h2 style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><span><span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjevYEQJ7dx9EV1TlpPjc_d4Vox60sEOed7tS2RRs6RK57zCriTmV1p55g_WH9GGwEPrahE2UKlkP0rQFbNlFgeG6itluAlvC4YSabFe-IN19ysR9CA_KCcj8deJA_91PUiOCXQnC6nkX3JS4IjUx1znilWzi24_LOk8vJexkZmvmGPB1G6TjD3eNDH3JY5/s495/gb1.GIF" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="362" data-original-width="495" height="293" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjevYEQJ7dx9EV1TlpPjc_d4Vox60sEOed7tS2RRs6RK57zCriTmV1p55g_WH9GGwEPrahE2UKlkP0rQFbNlFgeG6itluAlvC4YSabFe-IN19ysR9CA_KCcj8deJA_91PUiOCXQnC6nkX3JS4IjUx1znilWzi24_LOk8vJexkZmvmGPB1G6TjD3eNDH3JY5/w400-h293/gb1.GIF" width="400" /></a></div><br /> </span></span></span></h2><h2 style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><span><span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgc_u1wRodn2k2ZZbTpdxLrMWnrxLZ-aIo9n0r7RwtsXbZtI4RIctXnvz71X74csLbchzgt_LeZA9iGOEST7W3_P_LxY_PEfunWX7JzecLIA7bsMnxiP7OWQXHnBpo4waIIK2Pqu3AJ9qquWk98o7TTwjeip36DD_gIoqqBLQHopaho1JijWPO6cihrdQH9/s672/gb2.GIF" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="672" data-original-width="522" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgc_u1wRodn2k2ZZbTpdxLrMWnrxLZ-aIo9n0r7RwtsXbZtI4RIctXnvz71X74csLbchzgt_LeZA9iGOEST7W3_P_LxY_PEfunWX7JzecLIA7bsMnxiP7OWQXHnBpo4waIIK2Pqu3AJ9qquWk98o7TTwjeip36DD_gIoqqBLQHopaho1JijWPO6cihrdQH9/w498-h640/gb2.GIF" width="498" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0P1bsoH9zaa4SXqSosandHAfX0ZFDyUGl04j0s840q6610mPiqVtogKj8uSjfde1lUZP_bA4bzzeB54kHEVqMLA-DKqb0aCpRHnrJONh0BPwxCLRQtjx0a7zqKt-MEVai1Z3nRu20aOS4RBAG2xtt4KEoRxhtCibSP4f6g0nnEL54yZztLuECacQz4amC/s577/gb3.GIF" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="529" data-original-width="577" height="586" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0P1bsoH9zaa4SXqSosandHAfX0ZFDyUGl04j0s840q6610mPiqVtogKj8uSjfde1lUZP_bA4bzzeB54kHEVqMLA-DKqb0aCpRHnrJONh0BPwxCLRQtjx0a7zqKt-MEVai1Z3nRu20aOS4RBAG2xtt4KEoRxhtCibSP4f6g0nnEL54yZztLuECacQz4amC/w640-h586/gb3.GIF" width="640" /></a></div><br /> </span></span></span></h2><h2 style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span><span>Giorgio <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2020/10/lunione-culturale-democratica-di.html" target="_blank">Loreti</a> </span></span></span></h2><h1 style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Unione <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2022/12/i-luoghi-dellabbandono-mostra-di-enzo.html" target="_blank">Culturale</a> Democratica - Sezione <a href="https://www.anpi.it/" target="_blank">ANPI</a> - <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2023/04/che-mi-fanno-raccontare-storie.html" target="_blank">Bordighera</a> (IM), <span style="font-size: small;">Tel. <span class="PbnGhe oJeWuf fb0g6 eejsDc"><span dir="ltr">+39 348 706 7688</span></span></span></span><span style="font-size: medium;"><span><span> <br /></span></span></span></h1>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-23521604197686880352023-12-26T19:37:00.001+01:002023-12-26T19:39:16.116+01:00Amava risalire le valli, del Crosia la più frequentata, ovviamente<div><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjH5QztK8Bx3jYN5iY3i2gRtaAShf3jIXve8-EQEQMFV4S6IvUsI57o6ZgcAtv-Z6lJlcxXCO-IYzotcDS6C-UxykB1ghVRERwkY1J2jDWlewcUkuDeGLgNwxUiP8Ou_S8Mpjqf_38lOgBgoB4-0CtQpzI_qA010p8SjTQEpIUYCqiK7SDBXk-U_P6UcmKT/s1200/fbl2.webp" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="884" data-original-width="1200" height="472" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjH5QztK8Bx3jYN5iY3i2gRtaAShf3jIXve8-EQEQMFV4S6IvUsI57o6ZgcAtv-Z6lJlcxXCO-IYzotcDS6C-UxykB1ghVRERwkY1J2jDWlewcUkuDeGLgNwxUiP8Ou_S8Mpjqf_38lOgBgoB4-0CtQpzI_qA010p8SjTQEpIUYCqiK7SDBXk-U_P6UcmKT/w640-h472/fbl2.webp" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Giorgio Loreti e Francesco Biamonti. Archivio di Giorgio Loreti.<br /></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">"Lasciò la macchina su un promontorio fra due rade argentate. Le colline di Tolone erano sorvolate dal vento e dalla luce. La strada era giusta: boulevard Grignan".<br />[Francesco Biamonti] (Attesa sul mare).<br />Francesco <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2020/09/se-vuoi-ci-vengo-anche-tutti-i-giorni.html" target="_blank">Biamonti</a> è stato un importante (e troppo spesso sottovalutato) scrittore italiano. Ha cantato la Liguria dell’entroterra e del mare. Ne ha descritto paesaggio, luce, profumi e personalità umane. Ha passato e ripassato poeticamente gli ulivi, le fasce, il bosco e la macchia mediterranea come un pittore. È entrato in profondità nel paesaggio e ne ha distillato poesia partendo dagli stessi ingredienti di un pittore, proprio come Ennio Morlotti: gli olivi, le fasce, il blu del cielo al tramonto, le grand blue del mare al largo, traducendoli l’uno in un linguaggio artistico di prosa, l’altro in un linguaggio pittorico. Come a dire, stessi ingredienti, stessa tavolozza, diversi linguaggi: scritto l’uno, visivo l’altro. Ma una stessa poesia. La sua è una pagina che profuma di Liguria, di rosmarino, di mimose e di avventure di frontiera.<br />La casa di Biamonti guarda caso è proprio in curva, sulla curva del paese di San Biagio [della Cima], dietro Vallecrosia, una curva che porta ai boschi e alle campagne della Resistenza e alle prove speciali del rally di Sanremo. Passano e sono passati tutti di lì, è una casa rumorosa. E uscire dal cancello è già una piccola impresa (automobilistica, soprattutto). La sua è stata una vita a km zero, in cerca di boschi, di verde, di tramonti, di uomini e donne di frontiera, di Francia: un piede in Italia e uno in Provenza, sempre a cavalcioni sulla frontiera. Una scrittura "en plein air", una vita naturale e di studio, autenticamente lontana dal glamour.<br />Giorgio <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2020/10/lunione-culturale-democratica-di.html" target="_blank">Loreti</a> è un bolognese a Bordighera.<br />Negli anni amico della fertile comunità culturale del Ponente ligure, un personaggio presente e discreto, assessore negli anni del primo centro sinistra, che non ha perso la cadenza bolognese: ascoltarlo è ascoltare una delle tante storie di Italia e di migrazioni, storie di culture che si arricchiscono, mescolandosi.<br />Ferroviere a fine 900.<br />In sintesi<br />È Bolognese<br />È ferroviere<br />È impegnato politicamente<br />È presidente dell’Associazione Partigiani d’Italia (Anpi)<br />Chi ci torna in mente…?<br />"Conosco invece l’epoca dei fatti, qual’era il suo mestiere:<br />I primi anni del secolo, macchinista, ferroviere,<br />I tempi in cui si cominciava la guerra santa dei pezzenti<br />Sembrava il treno anch’ esso un mito di progresso.<br />Un treno tutti i giorni passava per la sua stazione,<br />Un treno di lusso, lontana destinazione…"<br />(La locomotiva - Francesco Guccini)<br />Caso vuole che sia stato [Giorgio Loreti] amico di Francesco Biamonti e ne sia diventato il suo accompagnatore preferito: “guida tu Giorgio...” gli ha detto un giorno Francesco e gli ha dato le chiavi della sua auto. Ed è proprio quell’automobile ad unirli, una Fiesta blu targata AT 240WA, e di questa parliamo.<br />1 - Così l’ultima auto di Francesco Biamonti è stata poi la tua. Dicci di quest’auto.<br /><i>Biamonti non era appassionato di motori e le auto le considerava solo un mezzo da utilizzare per i suoi spostamenti in zona. Ricordo che aveva acquistato dal ‘partigiano combattente’ Giovanni Franceschi (chiedere alla sua compagna, Renata Dalmasso) una Hyundai usata di colore rosso pallido che usò fino al Marzo del 1998. Data in cui acquistò - su suggerimento del fratello Giancarlo - la Ford Fiesta blu scuro 2 porte (e che fossero solo 2 poi Biamonti si rammaricava ) usata da me fino al 2022, dalla morte di Francesco avvenuta nel 2001. L’auto me l’aveva regalata il fratello Giancarlo, dopo la morte di Francesco. A mie spese gli atti conseguenti. Una Fiesta Ford Blu scuro che ho portato dallo sfasciacarrozze di via Roma a Vallecrosia, un anno fa circa.</i><br />2 - Com’è che finisci ad accompagnarlo in auto?<br /><i>Semplicemente per giornaliera frequentazione amicale. Preferiva godersi la visione del ‘suo’ paesaggio, colline, boschi, ricordi di ragazzo quando accompagnava il nonno in campagna… una Liguria anteguerra… cui aggiungere un certo disagio per dolore alla schiena (che si rivelò poi tumore da fumo al polmone).</i><br />"Mi giri tu la macchina, per favore? Me la metti su strada?"<br />[Francesco Biamonti] (L’angelo di Avrigue)<br />3 - Un aneddoto automobilistico o una sosta che gli piaceva fare?<br /><i>Come ho detto, sostavamo in zone collinari per ammirare la natura spontanea, priva di coltivazioni. </i><br />"Poi, in macchina: - Lasciati guidare, prendi verso Nizza. A Nizza lo condusse per strade deserte alla porta di un club. Era chiuso. Gli fece riprendere la macchina e salirono in alto, oltre Cimiez, a una casa con giardino". <br />[Francesco Biamonti] (Vento Largo)<br />4 - La sua strada del cuore secondo te …?<br /><i>Amava risalire le valli, del Crosia la più frequentata, ovviamente. Ma con la nuova auto si era ripromesso di visitare la Provenza, con compagnia diversa dalla mia. Qualche gita la fece, ma non molte. </i><br />"Albert guidava veloce e in mezz’ora arrivò a Mentone" <br />[Francesco Biamonti] (Vento largo)<br />5 - Se dovessi dire, chi avrebbe invitato in auto con voi? Un viaggio immaginario con chi, di personaggi (artisti-scrittori-pittori)?<br /><i>Il poeta Montale.</i><br />6 - Di cosa si parlava con Francesco in auto?<br /><i>Di comuni amici/amiche, della luce (luminosità e paesaggio), argomenti ‘banali’, accenni a letture.</i><br />"Lei accelerò talmente che spaventò due verdoni"<br />[Francesco Biamonti] (L’angelo di Avrigue)<br />7 - Una sosta in un bar o in un ristorante che gli piaceva?<br /><i>Prima di scendere verso la costa, spesso ci fermavano a bere il caffè pomeridiano all’Ostaia, il bar/trattoria di S. Biagio, nella curva della provinciale, a pochi passi dalla sua abitazione. L’accoglienza nei suoi confronti, sia dei proprietari che degli eventuali clienti, era sempre molto amichevole, quasi familiare. Così com’era l’atteggiamento di Francesco nei loro confronti. Va detto che Biamonti aveva la rara qualità di ascoltare gli altri, i giovani in particolare. Una vera capacità ‘empatica’ che ne faceva una persona preziosa e cara.</i><br />"Uscirono da Nizza sul far del mattino. Albert guidava piano"<br />[Francesco Biamonti] (Vento largo)<br />P.S. E’ uscita recentemente da Einaudi una trilogia di Biamonti: L’Angelo di Avrigue, Attesa sul mare, Vento largo. Consigliata la lettura!<br /><b>Eraldo Mussa</b>, <i>… a Giorgio Loreti sull’ultima auto di Francesco Biamonti</i>, <a href="https://www.lincontro.news/" target="_blank">L'Incontro</a>, 1 dicembre 2023</div> <p></p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-86441873292492524832023-12-24T09:48:00.004+01:002023-12-24T09:49:25.255+01:00La commissione mista, dopo la prima riunione, continuò a lavorare con incontri anche a Nizza ed in Valle Roya<div><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJzl_u5mx4_68BtvgRg8bmK1Ha2XqOpUjCVsqEs7LrX77D4J1UQMQECon6cIbomELbIjE3woLoumlkyITdB2eAVHiuS6lOWbQJWFcOu-9JukdYQzjpHKo3DI4dpSt0w3uwBIItIMACiXGWBAhcU9f10IBucLmvbj7QoriXD2PykwfFmry4nEUvsTDwOArz/s2976/22_feb03%20(29).JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="2976" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJzl_u5mx4_68BtvgRg8bmK1Ha2XqOpUjCVsqEs7LrX77D4J1UQMQECon6cIbomELbIjE3woLoumlkyITdB2eAVHiuS6lOWbQJWFcOu-9JukdYQzjpHKo3DI4dpSt0w3uwBIItIMACiXGWBAhcU9f10IBucLmvbj7QoriXD2PykwfFmry4nEUvsTDwOArz/w640-h426/22_feb03%20(29).JPG" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Mentone</td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">Proprio alla fine della guerra, nel <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2022/01/il-paese-di-nizza-come-riporto-la.html" target="_blank">1946</a>, prese corpo nel bacino transfrontaliero Ventimiglia-Mentone l’idea di creare una “zona franca”. Animatori ne furono, per i Comuni italiani, il Dr. Emilio Azaretti e per i Comuni francesi Mr. Francis Palmero. Il progetto prevedeva la costituzione di un territorio autonomo di 19 Comuni italiani (Valli <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2023/12/si-puo-ipotizzare-unosmosi-tra-le-valli.html" target="_blank">Roya</a>, Nervia, Crosia) e 11 Comuni francesi (tra cui Mentone, Roquebrune, Breil, Fontan, Saorge e Sospel). Il programma del Movimento della Zona Franca prevedeva la costituzione di un Consiglio Generale composto dai rappresentanti dei Comuni italiani e francesi per trattare i problemi di interesse bilaterale e risolvere le eventuali divergenze, evidenziando ben chiaramente che Italia e Francia avrebbero continuato ad avere piena ed assoluta sovranità sui rispettivi Comuni della zona transfrontaliera. Per motivi contingenti ed opposizione ferma delle autorità centrali, il progetto Zona Franca non si realizzò <13, tuttavia l’operazione servì per innescare il processo di cooperazione; raccordo italo-francese che continuò con incontri, convegni, accordi delle autorità locali, tendenti a dare soluzioni ai numerosi, spesso urgenti, problemi di interesse reciproco.<br />È codificata e consolidata la valutazione che la cooperazione transfrontaliera nell’interregione delle Alpi Meridionali (Alpi del sud) dal dopoguerra ad oggi si suddivida in quattro periodi temporali. <br />La prima fase copre il periodo 1947/1960, la seconda il periodo 1960/1970, la terza quello dal 1970 al 1985 e la quarta fase, iniziata nel 1985, è ancora aperta ai giorni nostri. <14 <br />Analizzando questi quattro periodi, emerge che le prime tre fasi sono ormai storia, mentre il quarto periodo rappresenta un’attualità ancora viva, e pertanto sarà quello più ricco di contenuti, anche perché si proietta nelle prospettive future della cooperazione transfrontaliera <i>Verso una Euroregione</i>.<br /><i>Prima Fase della cooperazione transfrontaliera (1947-1960)</i><br />Il Movimento per la creazione di una zona franca nel bacino transfrontaliero Ventimiglia-Mentone fu sostenuto anche dal Movimento Federalista Europeo con la nascita di un Comitato specifico che, successivamente, prese l’iniziativa di costituire una Commissione italo-francese di studio per i problemi di frontiera. La prima riunione della Commissione avvenne il 17 aprile 1948 e servì a preparare un documento bilaterale relativo ai più urgenti problemi di frontiera, tra i quali: Internazionalizzazione ed ammodernamento della S.S. n. 20 di Valle Roya <15; carta di frontiera a favore degli abitanti residenti; ricostruzione della linea ferroviaria Ventimiglia-Breil-Cuneo; istituzione di pubblici servizi automobilistici tra i Comuni italiani e francesi; costruzione del valico stradale di frontiera Olivetta S. Michele-Sospel; costruzione dell’acquedotto Ventimiglia-Mentone; accesso alla coltivazione delle proprietà terriere confinarie e dei pascoli. La commissione mista, dopo la prima riunione, continuò a lavorare con incontri anche a Nizza ed in Valle Roya per gestire i problemi emersi al momento della costituzione; furono programmati convegni e dibattiti pubblici. Domenica 28 dicembre 1952 si svolse a Ponte S. Luigi una imponente manifestazione di amicizia franco-italiana; l’On. Paolo Emilio Taviani, sottosegretario di Stato, ed Henry Spaak, uno dei Padri fondatori dell’Europa, parlarono ai presenti. Nel 1953 venne formulata la richiesta ai governi italiano e francese per l’apertura del secondo valico stradale a ponte S. Ludovico. Nel 1955 venne presa in considerazione dai governi centrali la richiesta per la ricostruzione della linea ferroviaria Ventimiglia-Breil-Cuneo e nell’anno successivo, in una riunione a Nizza, venne ripreso il progetto dell’acquedotto Ventimiglia-Mentone, ai fini della redazione progettuale. Nel 1959 si realizzò il completamento della strada La Brigue-Colle Sanson, collegando così la Valle Roya con la Val Nervia. Questa prima fase della cooperazione transfrontaliera, nata in maniera bilaterale (Ventimiglia-Mentone e territori contigui), si concluse con l’inizio di approcci di cooperazione verso il cuneese, soprattutto in riferimento ai problemi della strada e della ferrovia della Valle Roya, argomenti di interesse anche per Limone Piemonte e Cuneo. In questo periodo si gettarono le basi per la futura collaborazione delle Tre Province.<br /><i>Seconda fase della cooperazione transfrontaliera (1960-1970)</i><br />La seconda fase della cooperazione transfrontaliera è caratterizzata da una sempre più marcata presa di coscienza dell’idea di Unità Europea <16. In questo contesto anche le Camere di Commercio e gli Organismi turistici sviluppano azioni di cooperazione più marcate; a partire dal 1962 i Prefetti di Nizza, Cuneo e Imperia programmano periodiche Conferenze dei Servizi che saranno presto affiancate da una Commissione degli eletti di frontiera; prende corpo il progetto per la creazione di un Distretto Europeo. Nel 1965 si costituisce il CEAM (Commissione Europea Alpi Meridionali) che produce una fervida attività ma con scarsi risultati, per mancanza di strumenti giuridici; per esempio, la proposta del Prof. Sen. Raoul Zaccari <17 fatta nel corso della riunione di Breil del 23 ottobre 1967, tesa alla costituzione di un Consorzio di Comuni franco-italiani, non poté realizzarsi per mancanza di legislazione e normative, appartenendo i Comuni interessati a due distinte sovranità nazionali. Anche il CEAM tentò di costituire una società a carattere transnazionale, ma senza risultati concreti. Questo decennio è stato caratterizzato da una fitta tessitura di accordi e rapporti, nella ricerca di consolidare un tavolo di concertazione, ai fini di elaborare un Organismo franco-italiano che avesse l’autorità di operare sulla base del federalismo, e cioè con ampia autonomia. In questa visione la Commissione italo-francese per i problemi di frontiera, il CEAM e la Consulta degli eletti di frontiera si intersecano con altri organismi sorti, come la Commission des Alpes <18, il CERAF (Centre Etudes, Recherches, Action Fédéraliste), costituito da giovani nizzardi, il CIME (Consiglio Italiano Movimento Europeo) sorto ad Imperia come Comitato Provinciale che organizza a Nizza un convegno su Le Alpi Meridionali nel quadro dell’Europa delle Regioni. Anche il MFE (Movimento Federalista Europeo) si inserisce in questo mosaico di sigle ed associazioni che organizzano Convegni, sottocommissioni di studio, incontri interlocutori bilaterali, assemblee, documenti e manifesti. Ogni azione, ciascuna iniziativa, ha per tema centrale l’Unità Europea e la cooperazione transfrontaliera; il decennio 1960/1970 segna pertanto la crescita del dibattito e della democrazia sui Valori dell’Europa dei Cittadini e dell’integrazione franco-italiana nella zona di frontiera. Il periodo in esame costituisce anche un interessante momento di presa di coscienza dell’associazionismo nell’elaborazione di idee e proposte pertinenti. Intanto il 30 settembre 1967 veniva firmato a Parigi l’accordo per l’acquedotto Ventimiglia-Mentone ed il 14 maggio 1968 avveniva l’apertura del valico stradale Olivetta S.Michele-Sospel.<br /><span style="font-size: x-small;">[NOTE]</span><br /><span style="font-size: x-small;">13 Il momento di maggior aggregazione al progetto Zona Franca avvenne con la grande manifestazione popolare di Ventimiglia di domenica 24 novembre 1946, con una massiccia concentrazione di rappresentanti dei Comuni interessati.</span><br /><span style="font-size: x-small;">14 E. Berio, Alpazur Nizza-Cuneo-Imperia “Distretto Europeo”, Imperia 1992. Libro/ricerca stampato con la prefazione dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Imperia ed il patrocinio dell’Amministrazione Provinciale di Imperia.</span><br /><span style="font-size: x-small;">15 Il 17 settembre 1947 i comuni di Briga e Tenda, nell’alta Valle Roya e territori contigui, a seguito del trattato di Pace di Parigi, passarono alla sovranità della Francia.</span><br /><span style="font-size: x-small;">16 Il 25 marzo 1957, con una solenne cerimonia svoltasi a Roma, in Campidoglio, aveva luogo la firma del trattato con cui veniva istituita la Comunità Economica Europea.</span><br /><span style="font-size: x-small;">17 Il Prof. Sen. Raoul Zaccari, sindaco di Bordighera, Assessore Provinciale, Sottosegretario di Stato, Parlamentare Europeo, fu un assiduo e fervente propugnatore della cooperazione transfrontaliera, uno dei capisaldi in questo periodo, fino alla sua morte avvenuta nel 1977.</span><br /><span style="font-size: x-small;">18 Associazione nata a Torino, si interessava dei problemi dei territori di montagna in ottica europea.</span><br /><b>Lorenzo Viale</b>, <i>La cooperazione transfrontaliera italo-francese. Verso una Euroregione: Nizza-Cuneo-Imperia</i>, <a href="https://www.intemelion.it/" target="_blank">Intemelion</a> n. 4 (1998)</div><p></p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-45676493379157306962023-12-17T10:18:00.003+01:002023-12-17T10:19:15.050+01:00Si può ipotizzare un’osmosi tra le valli Tanaro, Argentina e Roja<div><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJepZgv-haIP0hWggNK0Rzx4aVodvImiKklP2-UsDaAJagpNp4Ttli4qOR4RwIbUlD_xwipV48S1VFZhBJrlgwkjko-_nvrk4Tt-kPg8aRcbVGl01mV7wRqMVKQLZw_ZK03HxwMZWGhI5OwUHMYKlb31oClNJo10FxAhNQ7QrnhrvrRR09DpQR5ijHaw1W/s1319/rbc1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1123" data-original-width="1319" height="544" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJepZgv-haIP0hWggNK0Rzx4aVodvImiKklP2-UsDaAJagpNp4Ttli4qOR4RwIbUlD_xwipV48S1VFZhBJrlgwkjko-_nvrk4Tt-kPg8aRcbVGl01mV7wRqMVKQLZw_ZK03HxwMZWGhI5OwUHMYKlb31oClNJo10FxAhNQ7QrnhrvrRR09DpQR5ijHaw1W/w640-h544/rbc1.jpg" width="640" /></a></div><br /></div><div style="text-align: justify;">Risulta immediatamente evidente come, proprio in virtù delle contese pregresse, la divisione amministrativa moderna non corrisponda a quella geomorfologica, registrando invece alcune appendici al di qua e al di là del crinale spartiacque tra i corsi del Tanaro e della Bormida. Di conseguenza, come in casi analoghi, nel presente lavoro si è preferito dare priorità agli aspetti fisici <1, facendo coincidere la zona presa in esame con il bacino idrografico del Tanaro stesso, pur consapevoli del fatto che le alture in genere non costituiscono certo, dal punto di vista culturale, delle barriere impenetrabili <2. Quindi sull’alta valle del Tanaro insistono, partendo da monte, i comuni piemontesi di Briga Alta, Ormea, Garessio, Priola, Bagnasco e Nucetto, nonché, almeno parzialmente, quelli di Triora, Mendatica, Cosio di Arroscia, Pornassio, Massimino e Murialdo in Liguria, tra le province di Imperia e Savona.<br />Questo territorio nel complesso, considerato come appena delineato, assume forma quasi di mezzaluna, dallo sbocco verso il Cebano, posto a nord, fino alle Alpi, che si distendono a ovest <3. La conformazione deriva, grosso modo, dalla sequenza di tre segmenti orientati diversamente e abbastanza riconoscibili: il primo, da Ceva fino a Garessio - passando per Nucetto, Bagnasco e Priola -, con un andamento tendenzialmente nord/sud; per il secondo, proseguendo verso Ormea e il colle di Nava, l’asse prevalente diventa quello nord-est/sud-ovest; l’orientamento dell’ultimo, sempre in un quadro sintetico e semplificato, risulta essere est/ovest, seppure più tortuoso perché posto in ambito montuoso. Proprio quest’ultimo segmento presenta delle peculiarità legate al fiume: infatti il Tanaro non assume tale nome fin dalla sorgente, come di consueto, ma poco a monte di Ponte di Nava, alla confluenza di due diversi torrenti: il Tanarello, posto più a nord, e il Negrone, che vi si immette dopo una decina di chilometri, incrementandone notevolmente la portata d’acqua. Di lì il fiume assume il nome più noto che manterrà fino al suo congiungimento con il Po poco a valle di Bassignana, dopo aver attraversato i centri urbani di Alba, Asti e Alessandria.<br />[...] La posizione della valle la rende evidente snodo tra il Cuneese e il mare: infatti, ponendosi tra la <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2022/03/la-valle-roja-e-un-territorio-di-confine.html" target="_blank">val Roja</a> a ovest e il percorso Ceva-Savona a est, risulta quasi come la strettoia di una clessidra per chi, provenendo dalle pianure occidentali e dall’Albese, voglia raggiungere la costa tra il Finale e il Taggiasco.<br />[...] In particolare, si può ipotizzare un’osmosi tra le valli Tanaro, Argentina e Roja <28: quest’ultima, come ben noto, è un importante asse di percorrenza, oggi quasi del tutto in territorio francese, che raccorda la pianura cuneese con Ventimiglia e, attraverso la valle Bevera e Sospello, con la costa più a occidente fino a Nizza.<br /><span style="font-size: x-small;">[NOTE]</span><br /><span style="font-size: x-small;">1 Così era già stato proposto in occasione delle ricerche sulla pieve di San Giovanni di Mediliano in Demeglio 2004, p. 93 e nota 3.</span><br /><span style="font-size: x-small;">2 Si tenga inoltre presente che il crinale tra Tanaro e Bormida non costituisce la divisione tra i corsi d’acqua che affluiscono nel Po e quelli che si gettano nel mare: infatti la Bormida, o meglio le Bormide, dopo aver percorso un lungo tratto in Liguria, entra in Piemonte, dove attraversa Acqui Terme, scorre non lontano da Alessandria e si getta nel Tanaro nei pressi di Pavone. Si registra quindi una notevole distanza tra i confini regionali e quelli dei bacini idrografici.</span><br /><span style="font-size: x-small;">3 Per tutti questi aspetti d’ora in poi si farà riferimento alla carta che correda la scheda di Tiziana Casaburi in questo volume.</span><br /><span style="font-size: x-small;">8 Sull’archeologia della val Roja e di alcune aree limitrofe a partire dalla Preistoria si veda Sandrone, Simon, Venturino, Gambari, 2013, pp. 63-118.</span><br /><b>Paolo Demeglio</b>, <i>Archeologia a Santa Giulitta e in Alta Val Tanaro: una dinamica diacronica e diatopica</i> in (a cura di) Paolo Demeglio, <i>Un paesaggio medievale tra Piemonte e Liguria. Il sito di Santa Giulitta e l’Alta Val Tanaro</i>, Heredium - Collana della Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio del Politecnico di Torino -, n. 1-2019</div><p></p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-79449252186993401522023-12-09T10:02:00.004+01:002023-12-16T09:01:34.139+01:00E dei due Porcheddu che cosa mi sai dire?<div><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhl7M0609iSzmQ5tCjKGTjv_tWTk2VsaB9UntBzXJyvJ4pvY0AkxPLHIsGIOzi2cQOv9iIk6ZyDDl2q9EqiLwNzfv1neApxc4pN0J4BxpYEnqlt8BTNokV4IwHRb5VV8omvZgArmgB8Ez5oCjU9dC5vuAnSTdgtmXAL3woleuieAmdpuXvW9E01HhsTaeZD/s2976/17_giu02%20(147).JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="2976" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhl7M0609iSzmQ5tCjKGTjv_tWTk2VsaB9UntBzXJyvJ4pvY0AkxPLHIsGIOzi2cQOv9iIk6ZyDDl2q9EqiLwNzfv1neApxc4pN0J4BxpYEnqlt8BTNokV4IwHRb5VV8omvZgArmgB8Ez5oCjU9dC5vuAnSTdgtmXAL3woleuieAmdpuXvW9E01HhsTaeZD/w640-h426/17_giu02%20(147).JPG" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Bordighera (IM): la zona in cui abitava Enzo Maiolino<br /></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">[Marco <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2021/07/i-signori-professori.html" target="_blank">Innocenti</a>] <b><i>Parliamo di qualche tua scoperta archivistica. Del lavoro su Modigliani abbiamo già detto. Ma so che su Giacomo Natta continuano le ricerche.</i></b><br />[Enzo <a href="https://mainiadriano.blogspot.com/2020/12/gli-artisti-enzo-maiolino-e-giuseppe.html" target="_blank">Maiolino</a>] Abbiamo già toccato l'argomento <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2023/05/ai-tavoli-del-caffeuccio-di-bordighera.html" target="_blank">Natta</a> sul quale la ricerca continua. Abbiamo avuto qualche risultato (grazie anche all'attenzione dell'amico Astengo) soprattutto in campo epistolare. Ma mancano ancora altri testi sia <i>di</i> che <i>su </i><a href="http://storiaminuta.altervista.org/giacomo-natta-negato-alla-stabilita/" target="_blank">Natta</a>. Mi piacerebbe portare a termine, arrivare a risolvere ciò che chiamo i due <i>gialli Natta</i>. Uno (ma te ne ho già parlato) riguarda il mistero della scomparsa delle carte recuperate da Fonzi (e poi scomparse). L'altro riguarda i rapporti Natta-Feltrinelli (mai chiariti) su traduzioni affidate a Natta.<br /></div> <div><br /></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">[Marco Innocenti] <b><i>In tutto questo c'entra anche una valigia di documenti di Bruno Fonzi.</i></b><br />[Enzo <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2021/10/si-fa-arte-perche-spinti-da.html" target="_blank">Maiolino</a>] La faccenda della valigia si riferisce al "giallo" Natta-Fonzi. Si tratta della valigia che conteneva le carte di Natta, recuperate da Fonzi a Roma dopo la morte dello scrittore ligure.<br /><br />[Marco Innocenti] <b><i>Mario Cupisti, noto a Sanremo per la sua attività giornalistica, e che curiosamente in alcuni suoi pezzi si firmava Alberto Modigliani, ebbe rapporti con Lorenzo Viani. Ecco un altro di quei filoni segreti che tu spesso vai seguendo.</i></b><br />[Enzo Maiolino] Sapevo che <a href="https://www.moreschiphoto.it/?p=23981" target="_blank">Cupisti</a> era imparentato con Lorenzo Viani, ma non ho mai saputo in che modo. Comunque anche Cupisti era di estrazione toscana (viareggina come Viani?).<br /></div><br /></div><div style="text-align: justify;">[Marco Innocenti] <b><i>E dei due Porcheddu che cosa mi sai dire?</i></b><br />[Enzo Maiolino] <a href="https://adrianobrunoalbertomaini.blogspot.com/2022/12/subito-dopo-la-liberazione-meiffret-e.html" target="_blank">Beppe Porcheddu</a> (classe 1898) era lo zio di <a href="http://casamaini.altervista.org/gian-antonio/" target="_blank">Gian Antonio</a> Porcheddu (1920-1973). Beppe, più noto come straordinario <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2020/08/giuseppe-beppe-porcheddu-artista-grande.html" target="_blank">disegnatore/illustratore</a>, scompare misteriosamente a Roma, nel 1947, mentre era ospite degli amici Dino e Aurora Giacometti. Recentemente è stato ricordato a Torino con una mostra a cura di Santo Alligo.<br />Gian Antonio, morto prematuramente nel 1973, era pittore di notevole talento, particolarmente colto e informato sulle avanguardie storiche del '900. Aitante, di bell'aspetto (aveva avuto anche qualche esperienza in campo cinematografico), nonostante un'esistenza sregolata, con atteggiamenti da artista <i>maudit</i>, ha lasciato un'opera imponente, perfettamente ordinata nei suoi vari aspetti.<br /></div></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;">[Marco Innocenti] <b><i>Ci fu una mostra sui pittori di Bordighera, frutto di un'indagine durata mesi.</i></b><br />[Enzo Maiolino] "Pittori di ieri a Bordighera" è il titolo (proposto da Cesare Perfetto) di un'importante mostra a Bordighera (uno degli eventi culturali che la città realizzò nel 1971 nell'ambito dei festeggiamenti per il V Centenario della fondazione della città).<br />Su segnalazione di <a href="https://mainiadriano.blogspot.com/2020/12/gli-artisti-enzo-maiolino-e-giuseppe.html" target="_blank">Balbo</a>, ebbi l'incarico di coordinare i lavori di una "Commissione Artistica Esecutiva" (reperimento opere, allestimento, ecc.). A <a href="https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=78236" target="_blank">Lorenza Trucchi</a> fu affidata la redazione del testo introduttivo in Catalogo (quest'ultimo a mia cura). Ebbi l'idea di chiedere a Balbo qualche ricordo sui pittori della mostra da lui conosciuti. Balbo fornì un testo importante, di grande freschezza evocativa, che venne pubblicato in Catalogo. Catalogo oggi considerato una... rarità bibliografica e per il quale realizzai un "menabò" per il tipografo che prevedeva l'impostazione grafica di ogni pagina ("menabò" purtroppo smarrito durante la realizzazione del Catalogo). La pubblicazione - ricordo - fu richiesta anche dall'Istituto della Enciclopedia Italiana (Treccani).<br />A Morlotti, invece, Bordighera dedicò una mostra al Palazzo del Parco nel 1978, in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria al pittore lombardo.<br /></div><div style="text-align: left;"><br /><br /></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><b>Enzo Maiolino</b>, <i>Non sono un pittore che urla. Conversazioni con Marco Innocenti</i>, <a href="https://www.facebook.com/gianni.ricelli.1" target="_blank">philobiblon</a>, Ventimiglia, 2014, pp. 147-149</div><p></p></div>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-84400255605061064332023-12-02T08:21:00.002+01:002023-12-02T10:34:48.482+01:00In poco più di una trentina di chilometri di costa, da Imperia a Ventimiglia, i dialetti locali, alla metà del Novecento, sono molti e ben differenti gli uni da gli altri <div><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhALJyN13wxGDhATyPi5QXyJLFxXBLZOVNHPmBbnlC33W4XKeMD8_NTnibasW9qnC8MU4I7qOKBUpRe9fRf9wzB0pQwqcBy38Zt84Ru97rcj1luiivWlFctSHcBt2LHu9Kl7jzc-1cTlwhrO4Mno0VJNjCvT0M4Zq4-hPkiyFT9IIVBCtYMeM-CbXS2T4To/s1743/23_giu25%20(85)%20b.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1063" data-original-width="1743" height="390" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhALJyN13wxGDhATyPi5QXyJLFxXBLZOVNHPmBbnlC33W4XKeMD8_NTnibasW9qnC8MU4I7qOKBUpRe9fRf9wzB0pQwqcBy38Zt84Ru97rcj1luiivWlFctSHcBt2LHu9Kl7jzc-1cTlwhrO4Mno0VJNjCvT0M4Zq4-hPkiyFT9IIVBCtYMeM-CbXS2T4To/w640-h390/23_giu25%20(85)%20b.JPG" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Bevera, Frazione di Ventimiglia (IM): il fiume Roia, la centrale elettrica, una cava, la linea ferrata per Val Roia e Cuneo<br /></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">"La Val Bévera era piena di gente, contadini e anche sfollati da Ventimiglia, e s’era senza mangiare; scorte di viveri non ce n’era e la farina bisognava andarla a prendere in città. Per andare in città c’era la strada battuta dalle cannonate notte e giorno.<br />Ormai si viveva più nei buchi che nelle case e un giorno gli uomini del paese si riunirono in una tana grande per decidere.<br />- Qui,- disse quello del comitato,- bisogna fare a turno che deve scendere a Ventimiglia a pigliare il pane" (<i>La fame a Bévera</i> in RR I, p. 253).<br />"Così Bisma andò a Ventimiglia anche l’indomani. […] Ogni giorno continuò ad andare giù e a portare il pane, e ogni giorno la scampava, passava attraverso le bombe incolume: dicevano avesse fatto un patto con il diavolo.<br />Poi i tedeschi abbandonarono la riva destra del Bévera, fecero saltare due ponti e un pezzo di strada, misero le mine" (<i>La fame a Bévera</i> in RR I, p. 257).<br />"Furono falciati insieme, uomo e mulo, ma rimasero ancora in piedi. Come se il mulo fosse caduto sulle quattro zampe, e fosse tutto d’un pezzo, con quelle sue gambe nere e sbilenche. […] poi s’inchinarono insieme, uomo e mulo; sembrava stessero per fare un altro passo, invece diroccarono giù uno sopra l’altro" (<i>La fame a Bévera</i>), (RR I, p. 259).<br />Il racconto <i>La fame a Bévera</i> è ambientato durante la seconda guerra mondiale, presso Bévera, una frazione del comune di Ventimiglia. Il paese è situato alle pendici sud-est del monte Pozzo (560 mt. s.l.m.), verso la confluenza dell’omonimo torrente con le acque del fiume Roia, a quattro chilometri dal capoluogo. Probabilmente il toponimo Bévera aveva in origine il significato di «corso d’acqua dove si abbeverano le greggi».<br />Le parole di Calvino, nel racconto confluito in <i>Ultimo viene il corvo</i>, ci presentano un paese segnato profondamente dalla presenza nemica costante, dove si fatica a recuperare il minimo di viveri per il sostentamento. La figura di Bisma è in stretto rapporto con la città semi distrutta: «un paio di baffi bianchi, bisunti e spioventi, sembrava stessero per cascare in terra da un momento all’altro, come tutte le parti del suo corpo» (RR I, p. 254). Anche il fidato mulo contribuisce a creare un ambiente devastato e desolato: «col collo piatto come una tavola chinato fino a terra, e una cautela nel muoversi come se le ossa sporgenti stessero per rompergli la pelle e sbucargli fuori dalle piaghe nere di mosche» (RR I, pp. 254-255). L’immagine che si presenta è quindi quella di un uomo anziano e sordo che per tutta la vita ha sempre dovuto guadagnarselo il pane, con fatica e asperità, ritrovandosi adesso a ricercarlo «per tutta Bévera». La sordità lo aveva fatto vivere in un mondo ovattato e silenzioso, stesso destino riservato al suo mulo: «Gli scoppi non lo imbizzarrivano: aveva tanto penato in vita sua che nulla poteva fargli più impressione» (RR I, p. 255). Quindi, forse incoscientemente, si propongono come veri e propri eroi alla ricerca del pane per l’intero paese, attraversando i nemici e i bombardamenti.<br />«Finché ho scritto di partigiani sono sicuro che andavo bene: dei partigiani avevo capito molte cose, e attraverso a quelli avevo messo il naso in parecchi strati anche ai margini della società» (S, p. 2711) e Bisma, a mio parere, rappresenta proprio l’esempio di uomo non conformista, né borghese, modello ricercato da Calvino che emerge in <i>Questionario 1956</i>. Proposto da G. B. Vicari a Calvino nel 1956, si interroga l’autore riguardo gli ambienti e i personaggi di cui amava maggiormente scrivere: «Le storie che mi interessa di raccontare sono sempre storie di ricerca d’una completezza umana, d’una integrazione, da raggiungere attraverso prove pratiche e morali insieme al di là delle alienazioni e dei dimidiamenti che vengono imposti all’uomo contemporaneo» (S, p. 2712) e, il protagonista de <i>La fame a Bévera</i> è sicuramente un uomo di cui Calvino ama raccontare le gesta e lo stile di vita non convenzionale.<br />Infine, una suggestione riguardo ai dialetti locali, emerge in un saggio di Calvino intitolato <i>Il dialetto </i><29. Ad una domanda riguardo l’uso dei dialetti nella cultura contemporanea, Calvino risponde: «Quando ero studente, cioè già in una società che parlava correntemente in lingua, il dialetto era ciò che ci distingueva - per esempio - noi di San Remo dai nostri coetanei per esempio di Ventimiglia o di Porto Maurizio, e dava motivo a frequenti canzonature tra noi» (S, p. 2815). <br />In poco più di una trentina di chilometri di costa, da Imperia a Ventimiglia, i dialetti locali, alla metà del Novecento, sono molti e ben differenti gli uni da gli altri e non solo nelle città costiere, ma ancora più forte nei paesi dell’entroterra: «per non parlare del contrasto più forte dei dialetti dei villaggi montanari, come Baiardo e Triora, che corrispondevano a una situazione sociologica completamente diversa» (ibidem). <br />Calvino attribuisce al dialetto una grande «ricchezza lessicale» che costituiva «un patrimonio […] insostituibile» e riferisce al lettore che quando aveva incominciato a scrivere, quindi nelle sue prime opere, la sua lingua, vicina al dialetto e all’uso del parlato popolare, erano considerati per lui, «garanzia d’autenticità». Non scrive attingendo costantemente ai dialetti locali, ma ne fa uso preciso e limitato a voci spesso legate a «tecniche (agricole, artigiane, culinarie, domestiche) la cui terminologia si è creata o depositata nel dialetto più che nella lingua» (ibidem). Quindi, personaggi come Bisma, uniti anche all’uso dell’italiano popolare, hanno contribuito a far conoscere altri aspetti del ponente ligure agli innumerevoli lettori di Italo Calvino.<br />[...] Percorso consigliato: partendo dalla stazione della cittadina, si percorre una vecchia pista militare dove si trovano numerose fortificazioni risalenti alla seconda guerra mondiale. Il giro compie un breve anello intorno alla cima del monte Pozzo.<br />Lungo il tragitto sono visibili rifugi militari ora usati come ricoveri per animali. La quota massima non supera i 500 mt. di altitudine sul livello del mare e il sentiero in alcuni punti è a strapiombo sulla sottostante val Roya. Tutta la val Bévera, con il forte Saint-Roch, il forte dell’Agaisen e il forte del Barbonnet, costituisce un patrimonio storico artistico che testimonia i tormentati episodi bellici in questo scenario montuoso.<br /><span style="font-size: x-small;">[NOTA]</span><br /><span style="font-size: x-small;">29 Saggio uscito nel 1976, il 9 maggio su «La Fiera letteraria», S, pp. 2814-2817.</span><br /><b>Elisa Longinotti</b>, <i>Calvino e i suoi luoghi</i>, Tesi di laurea, Università degli Studi di Genova, Anno Accademico 2022-2023</div><p></p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-38998753355506741152023-11-25T10:51:00.004+01:002023-11-25T10:52:31.693+01:00Due antiche monete romane rinvenute presso Cima Marta<div><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwXED3UDH7s_3O4e37M9XdizP00KkTzDkwVjO5sdJYO8WJo_ndIH0uWbeal0eFaUrznuFjqYfa6xAhifIT5rQa9aYDkvfruR3-XIoJpft5TCF_tbT0_5J78Il08BK1cMWl50XL-CCCCBUHu2SOhyphenhyphenXEI3aEE6oiglXe2fwbkGIHRw01f2WfaPfqmRVog3dh/s1024/44775325.webp" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwXED3UDH7s_3O4e37M9XdizP00KkTzDkwVjO5sdJYO8WJo_ndIH0uWbeal0eFaUrznuFjqYfa6xAhifIT5rQa9aYDkvfruR3-XIoJpft5TCF_tbT0_5J78Il08BK1cMWl50XL-CCCCBUHu2SOhyphenhyphenXEI3aEE6oiglXe2fwbkGIHRw01f2WfaPfqmRVog3dh/w640-h480/44775325.webp" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ruderi di caserme della seconda guerra mondiale a Cima Marta (IM). Fonte: mapio.net<br /></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">La prima notizia riguarda un rinvenimento avvenuto al di fuori dell’area indagata, ma non distante da essa, nel primo decennio del secolo attuale. Si tratta di due monete, in particolare di due assi d’argento romani, trovate casualmente in superficie presso Cima Marta (2138 m), in valle Argentina, lungo la strada che arriva da Monesi: questa è una frazione del comune di Triora, in provincia di Imperia, non lontano dal confine con il Piemonte e con la Francia. <br />La localizzazione è riportata con la lettera A nella carta di sintesi già richiamata; le monete sono ora conservate presso il “Museo Storico di Nucetto e dell’Alta Val Tanaro” <22.<br /></div><div> <p></p><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-SX4kiUSg2qTNvvR3eYgU71bWUDYRVFi2XK1b-tP0SSTOuNFV53V9Z7N-kAqehCbCX1i4s4UUNWUZ-Z4LnpudYByo7_WFU5BJn5P4XcoP_6VHd-KiqqFnJJH2WnjYycXqTrEYem0HWMkJ3lhbnIkIkoRyGk9TmpL-cGAAgSd07CUHhKlf5uR2-hHUfP6S/s368/5pd.GIF" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="204" data-original-width="368" height="221" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-SX4kiUSg2qTNvvR3eYgU71bWUDYRVFi2XK1b-tP0SSTOuNFV53V9Z7N-kAqehCbCX1i4s4UUNWUZ-Z4LnpudYByo7_WFU5BJn5P4XcoP_6VHd-KiqqFnJJH2WnjYycXqTrEYem0HWMkJ3lhbnIkIkoRyGk9TmpL-cGAAgSd07CUHhKlf5uR2-hHUfP6S/w400-h221/5pd.GIF" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">fig. 5 - Denario in argento di Tito, da Cima Marta. Fonte: Paolo Demeglio, art. cit. infra</td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">a. Denario in argento di Tito (fig. 5)<br />D/ IMP.T.CAES.VESPASIAN.AUG.P.M<br />Testa laureata, lato sx.<br />R/ TR.P.IX.IMP.XV COS.VIII.P.P<br />Delfino con tripode.<br />Denario in argento dell’imperatore Tito, zecca di Roma, diametro mm 19; è una terza emissione battuta tra l’inizio dell’80 d.C. e la fine di giugno dello stesso anno: la datazione è precisa poiché, oltre alla XV salutatio imperatoria e all’VIII consulatus, l’iscrizione riporta la IX tribunicia potestas, che è terminata proprio alla fine di giugno <23. Si tratta di una variante del tipo RIC, II, p. 119, 27 e tav. III, 50, dove l’iscrizione sul D/ inizia con IMP.TITUS (e non con la sola T) e l’iscrizione sul R/ è continua, mentre in questo esemplare è interrotta da uno spazio.<br />Il delfino sul tripode rappresenta Apollo: forse fu l’eruzione del Vesuvio a portare all’emissione di una serie numismatica di supplicatio con simboli degli dei su pulvinaria <24.<br /></div><div> <p></p><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgF9YYKVHlXLBQg6ut4n9ys8NHGQXC6jUjH3EMrsBZ178aL3-GKhr3FvMthpRtDsEm-i0oLc5AJVVKOeqcKmTFsWW-q-b6CSowSiZqz9vjD70V7ZwtuQN6UrPgpqZDo2v7siDdAFmDryF0wb2btF-196he7MFdk6wBOVzKmZSY7RHmZEAYzO5uKkLBauV7b/s372/6pd.GIF" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="198" data-original-width="372" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgF9YYKVHlXLBQg6ut4n9ys8NHGQXC6jUjH3EMrsBZ178aL3-GKhr3FvMthpRtDsEm-i0oLc5AJVVKOeqcKmTFsWW-q-b6CSowSiZqz9vjD70V7ZwtuQN6UrPgpqZDo2v7siDdAFmDryF0wb2btF-196he7MFdk6wBOVzKmZSY7RHmZEAYzO5uKkLBauV7b/w400-h213/6pd.GIF" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">fig. 6 - Denario in argento di Traiano, da Cima Marta. Fonte: Paolo Demeglio, art. cit. infra</td></tr></tbody></table><br /></div><div><div style="text-align: justify;">b. Denario in argento di Traiano (fig. 6)<br />D/ IMP.CAES.NERVA.TRAIAN.AUG.GERM<br />Testa laureata, lato dx.<br />R/ P.M.TR.P.COS.III.P.P<br />Vittoria seduta, lato sx; tiene una patera e una palma.<br />Denario in argento dell’imperatore Traiano, zecca di Roma <25, diametro mm 19; emessa nel 100 d.C. sulla base dell’iscrizione che riporta il III consulatus. Si tratta del tipo RIC, II, p. 247, 41.<br />Le monete battute sotto il II e il III consolato che riportano sul R/ la Germania o la Vittoria sedute richiamano a campagna contro i Germani che Traiano stava conducendo al momento della morte di Nerva e quindi della sua nomina a imperatore <26.<br />Il ritrovamento, seppure non avvenuto sulla sommità di Cima Marta, risulta comunque in altura e pare testimoniare una frequentazione dei passi e delle vie che mettevano in comunicazione le aree limitrofe: in questo senso può essere accostato a quello avvenuto in frazione Viozene di Ormea <27. <br /><span style="font-size: x-small;">[NOTE]</span><br /><span style="font-size: x-small;">22 Ringrazio il responsabile, Filippo Nicolino, per la preziosa opera di recupero e conservazione delle memorie locali; devo la segnalazione alla consueta cortesia di Giammario Odello, la cui conoscenza del territorio è profonda e la cui attenzione per lo stesso è sempre vigile.</span><br /><span style="font-size: x-small;">23 RIC, II, p. 113.</span><br /><span style="font-size: x-small;">24 Ivi, p. 114.</span><br /><span style="font-size: x-small;">25 Quasi tutte le monete di Traiano vengono dalla zecca di Roma: ivi, p. 234.</span><br /><span style="font-size: x-small;">26 Ivi, p. 238.</span><br /><span style="font-size: x-small;">27 Cfr. il testo di Tiziana Casaburi, scheda n. 9 e relativa carta.</span><br /><b>Paolo Demeglio</b>, <i>Archeologia a Santa Giulitta e in Alta Val Tanaro: una dinamica diacronica e diatopica</i> in (a cura di) Paolo Demeglio, <i>Un paesaggio medievale tra Piemonte e Liguria. Il sito di Santa Giulitta e l’Alta Val Tanaro</i>, Heredium - Collana della Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio del Politecnico di Torino -, n. 1-2019</div><p></p></div>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-66918625769865808802023-11-16T18:42:00.000+01:002023-11-16T18:42:23.751+01:00Collezione effimera di colori: mostra a Bordighera<p style="text-align: justify;"> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjraj9FkLspWmsk1mzo3N4rHJp1UBCerMyTZip5OXGYS-b_OXPVXtYHAqhAnJhzltD_ytyEdWe5cPQofly6-bv5laakv-AjsmKHUX2GHeHyT0jW4L8BI3IhnsEuHOCbrMu1uIDrQHWj53SRpXG8bCxX6zMeoW4_Qa6gHRfSWumuYLzW-rwj-BckaEpogbFm/s1277/msm1.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="904" data-original-width="1277" height="454" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjraj9FkLspWmsk1mzo3N4rHJp1UBCerMyTZip5OXGYS-b_OXPVXtYHAqhAnJhzltD_ytyEdWe5cPQofly6-bv5laakv-AjsmKHUX2GHeHyT0jW4L8BI3IhnsEuHOCbrMu1uIDrQHWj53SRpXG8bCxX6zMeoW4_Qa6gHRfSWumuYLzW-rwj-BckaEpogbFm/w640-h454/msm1.gif" width="640" /></a></div><br /><p></p><p style="text-align: justify;"> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1DCCrb6YRW8GLtoBceG_hcfPzCgIosich65KKYpB45X5l-9uxOvkwdqlhQdBzdBws2Ah1uOYzVO5sb2CwYxFymBbhAOg0oMeYEd-vG4criXtoDBlegptHkSsNplL-SSauphyphenhyphennhl9GKAhjvgRenDFh8AkbwSKyYOxOuAclSUwWPYcb-oV-gQwgg4pBY7wy/s1273/msm2.GIF" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="901" data-original-width="1273" height="452" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1DCCrb6YRW8GLtoBceG_hcfPzCgIosich65KKYpB45X5l-9uxOvkwdqlhQdBzdBws2Ah1uOYzVO5sb2CwYxFymBbhAOg0oMeYEd-vG4criXtoDBlegptHkSsNplL-SSauphyphenhyphennhl9GKAhjvgRenDFh8AkbwSKyYOxOuAclSUwWPYcb-oV-gQwgg4pBY7wy/w640-h452/msm2.GIF" width="640" /></a></div><br /><p></p><h2 style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span><span>Giorgio <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2020/10/lunione-culturale-democratica-di.html" target="_blank">Loreti</a> </span></span></span></h2><h1 style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Unione <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2023/10/mostra-allunione-culturale-democratica.html" target="_blank">Culturale</a> Democratica - Sezione <a href="https://www.anpi.it/" target="_blank">ANPI</a> - <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2023/04/che-mi-fanno-raccontare-storie.html" target="_blank">Bordighera</a> (IM), <span style="font-size: small;">Tel. <span class="PbnGhe oJeWuf fb0g6 eejsDc"><span dir="ltr">+39 348 706 7688</span></span></span></span> <br /></h1>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-17353348976125637322023-11-10T10:17:00.004+01:002023-11-10T10:28:30.088+01:00Idee per il Museo Etnografico di Cervo (IM)<div><p style="text-align: justify;"><i></i></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipZUONY0RoBgYAX1UkwpDWFRL9rcEWHimq4sZrtZUU70QidsFQ9K5vMAym_kKk1oP7r47WAJos1jSIgk8dMpXpQ_jYdWtAzVmDTFNOhDSDDaK2OzEUWpL-7AXbKEMha4v5HFEJF-W8FQRpqy8SI3AqFdOmCkmv0aDWryQUBU-jhrA4mhnJ7KheuzUWqw-m/s2976/17_lug14%20(44).JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="2976" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipZUONY0RoBgYAX1UkwpDWFRL9rcEWHimq4sZrtZUU70QidsFQ9K5vMAym_kKk1oP7r47WAJos1jSIgk8dMpXpQ_jYdWtAzVmDTFNOhDSDDaK2OzEUWpL-7AXbKEMha4v5HFEJF-W8FQRpqy8SI3AqFdOmCkmv0aDWryQUBU-jhrA4mhnJ7KheuzUWqw-m/w640-h426/17_lug14%20(44).JPG" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Cervo (IM): Castello dei Clavesana<br /></td></tr></tbody></table><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Il Museo Etnografico collegato al Castello</i><br />Il <a href="https://www.beniculturali.it/luogo/castello-dei-clavesana" target="_blank">Museo</a> Etnografico raccoglie, conserva e valorizza le testimonianze etno-antropologiche del territorio che rappresenta creando un centro cultura e ricerca: “Conoscenze della cultura di un popolo e tradizioni popolari”.<br />Al primo piano del Castello dei Clavesana si trova appunto il <a href="https://www.museionline.info/musei/museo-etnografico-del-ponente-ligure" target="_blank">Museo</a> Etnografico del Ponente Ligure e a fianco l’Ufficio I.A.T. (Ufficio Informazioni Turistiche). E’ stato inaugurato nel 1981 e conserva materiale e mobilio dell’800.<br /><i>Donne di Liguria, un secolo di storia (1850-1950)</i><br />Al secondo piano del <a href="https://www.facebook.com/polomusealeclavesana/" target="_blank">museo</a> etnografico, nella sala adibita a congressi si trova la Mostra permanente “Donne di Liguria, un secolo di storia (1850-1950)”.<br />Si tratta di un coinvolgente percorso riferito a un periodo a partire dal 1850 fino al 1950 che riproduce momenti di vita del passato, ambienti, status sociali, arti e mestieri, episodi di vita ligure femminile. Ogni bambola è addobbata al meglio, in ogni dettaglio, a seconda della propria storia.<br />Questa personale è stata ideata da Nanda De Marchi, vicepresidente dell’Associazione culturale Arcadia di Diano Marina, appassionata di sociale ed amante del proprio territorio che ha voluto rappresentare tradizioni, usi e costumi del mondo femminile dal punto di visto storico.<br />L’evoluzione femminile di un secolo di storia valorizzando il ruolo della donna come pilastro e sostegno della famiglia e della società.<br />“Nei vari viaggi e pellegrinaggi in giro per il mondo - dice Nanda - mentre gli altri giravano per negozi io cercavo oggetti particolari che potessero servire per questo progetto. Ho visitato negozi e mercatini d’antiquariato dove ho acquistato tessuti, pizzi, passamanerie, accessori.<br />Tornata a casa, con il sostegno di Giuseppina Cotta Mandara, ed insieme ad un gruppo-lavoro di persone-soci di Arcadia abbiamo studiato e riprodotto in scala ridotta ambienti costruiti nel dettaglio e confezionato abiti, corsetti, cappelli, gonne, camicette, grembiuli per vestire e rappresentare nel particolare la società femminile ligure di allora. Una credenza arriva dalla Polonia!”<br />Negli anni la mostra è stata allestita in diverse cittadine liguri e nel 2004 è arrivata a Genova (quell’anno capitale europea della cultura).<br />E’ stata allestita in Umbria, vicino ad Assisi, ed dal 2012 ha trovato collocazione nel Castello dei Clavesana in Cervo, con grande soddisfazione del direttivo di Arcadia ed orgoglio per Nanda De Marchi.<br /><b>Redazione</b>, <i>Il Castello dei Clavesana e il Museo Etnografico a Cervo</i>, <a href="https://www.golfodianese.info/" target="_blank">golfodianese</a>.info<br /></div><div><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvJmLhld9JlAYmNdECrSOCqxZHeM1W9uNGYGQ0rbZuA8cTrmDagdxaxHC-WIW5CatpLXauTiTg7uIUTDVz-5WDnYnfkHAYbd1ilFuq-_U1vw92K2wIiHU7zcq5KXmc1Nar2aslFG0Q-e4rq-VjdNoZFMNPb7TCAV0NnO6tMjDj51HYAgP90lh0FxDKKLei/s1248/ms1.GIF" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="534" data-original-width="1248" height="274" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvJmLhld9JlAYmNdECrSOCqxZHeM1W9uNGYGQ0rbZuA8cTrmDagdxaxHC-WIW5CatpLXauTiTg7uIUTDVz-5WDnYnfkHAYbd1ilFuq-_U1vw92K2wIiHU7zcq5KXmc1Nar2aslFG0Q-e4rq-VjdNoZFMNPb7TCAV0NnO6tMjDj51HYAgP90lh0FxDKKLei/w640-h274/ms1.GIF" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: Matteo Sicios, Op. cit. infra</td></tr></tbody></table><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVrIKPcoCEBWsRDSauc9hjGOXq2muLTK-SPn6Q7XrphLHGtHbrUPnGXOn2WRENiD7HPJyKKjV1jefHlS3OaTWgFNPO7cehY_yGkFBsyDET7DfSwQ6hVu0wH-dJboCG8oajNV_RIppan69nBVFWoJVz1oNdy_y0C-K_Ya5upbA7WOw8jeLF64TSbI7IJEv4/s1243/ms2.GIF" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="804" data-original-width="1243" height="414" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVrIKPcoCEBWsRDSauc9hjGOXq2muLTK-SPn6Q7XrphLHGtHbrUPnGXOn2WRENiD7HPJyKKjV1jefHlS3OaTWgFNPO7cehY_yGkFBsyDET7DfSwQ6hVu0wH-dJboCG8oajNV_RIppan69nBVFWoJVz1oNdy_y0C-K_Ya5upbA7WOw8jeLF64TSbI7IJEv4/w640-h414/ms2.GIF" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: Matteo Sicios, Op. cit. infra</td></tr></tbody></table><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0L5o3KrYJh9yuQNWJac2Ikk44RWwCBg6QDdvn_TZMKGRfZfPLa13fM4sJwMQXEcJ1F08xo_1dADNZPgR-EC2s-d9ommzb9-CouhmOe85YuwYsG7tu1C7G5RP3WrcA7jPvYZtNYuugEMadrpD39B0bonOSp27iQqh_VmWxebHguCl4rB_yFC2bjA6QCERg/s822/ms3.GIF" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="642" data-original-width="822" height="313" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0L5o3KrYJh9yuQNWJac2Ikk44RWwCBg6QDdvn_TZMKGRfZfPLa13fM4sJwMQXEcJ1F08xo_1dADNZPgR-EC2s-d9ommzb9-CouhmOe85YuwYsG7tu1C7G5RP3WrcA7jPvYZtNYuugEMadrpD39B0bonOSp27iQqh_VmWxebHguCl4rB_yFC2bjA6QCERg/w400-h313/ms3.GIF" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: Matteo Sicios, Op. cit. infra</td></tr></tbody></table><br /><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg45mAqorkLUYCpRj4vP_4fzBoMMkClzt1Qe7CiZxItYDBkqHsOW33eeVFI8ZblrsYRhQV4ggI7ci5_y7oINIojo4ScHr090_dEKqLYSzzFFLV2la3zpAzPe5GPsEaJ1IfOV2ufDifY0WJEBZABBsxLHoKtFMu7u7fGPwrtqWtyj4K8SWK0pbcRp5xjOtVP/s1254/ms4.GIF" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="597" data-original-width="1254" height="304" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg45mAqorkLUYCpRj4vP_4fzBoMMkClzt1Qe7CiZxItYDBkqHsOW33eeVFI8ZblrsYRhQV4ggI7ci5_y7oINIojo4ScHr090_dEKqLYSzzFFLV2la3zpAzPe5GPsEaJ1IfOV2ufDifY0WJEBZABBsxLHoKtFMu7u7fGPwrtqWtyj4K8SWK0pbcRp5xjOtVP/w640-h304/ms4.GIF" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Fonte: Matteo Sicios, Op. cit. infra</td></tr></tbody></table><br /></div><div><div style="text-align: justify;">Il Museo [Museo etnografico permanente del Ponente ligure “Franco Ferrero” di Cervo] è infatti un’esposizione permanente di etnografia che unisce gli aspetti peculiari del “museo di storia e cultura contadina”, quindi oggetti legati al lavoro, all’attività agricola, di trasformazione dei prodotti e domestica - unitamente ad elementi di rilievo riconducibili alla grande tradizione mercantile di armatori e di professionisti che abitano Cervo in epoca moderna, con alcune particolarità legate all’attività della pesca del corallo - elementi questi che rendono l’esposizione originale nell’ambito del panorama ligure. Le immagini del borgo e del territorio circostante sono il preludio a progetti futuri che vogliono connettere gli oggetti esposti al paesaggio, con la prospettiva di creare un “Museo diffuso”.<br />Negli anni 2017-2018 viene realizzata una pianificazione museale completa che evidenzia i punti di forza e di debolezza del Museo. Nel novembre del 2020, sulla base delle valutazioni fatte negli anni precedenti, viene pubblicata una manifestazione di interesse per la realizzazione e la progettazione di interventi di accessibilità fisica e culturale dedicati esplicitamente al target dei turisti stranieri, dei giovani, di utenti con disabilità. I turisti stranieri sono numerosi per l’attrattività turistica di cui gode Cervo ed il Museo merita di contenere un apparato didascalico con traduzioni in lingua. Bambini e ragazzi devono meglio comprendere gli usi e le funzioni dei reperti attraverso la narrazione del loro contesto storico e sociale, assente prima della realizzazione del progetto. Gli exhibit multimediali diventano uno strumento utile per i non udenti e i non vedenti che possono fruire di una narrazione audio coerente e di contenuti video con interprete in LIS, nello specifico l’ISL, “International Sign Language”.<br />Un’altro obiettivo del Comune è quello di “portare il Museo fuori dal Museo” attraverso la valorizzazione dei suoi contenuti, ma anche includendo i beni culturali come il centro, monumenti e palazzi storici.<br />[...] Gli strumenti utilizzati per la produzione dei video sono quelli riassunti in Schema 13. Si usano anche strumenti ed oggetti forniti dai privati, dal Museo e dallo storyteller stesso. All’interno del Museo vengono utilizzate le luci, non in esterna, dove ci si avvale di quella naturale, scegliendo con cura la location per le interviste e l’interpretazione. Il numero delle location selezionate per le riprese è alto in proporzione alle clip, sono circa dieci quelle del “Video-Cose”.<br />La documentazione usata per le riprese è oggetto di una ricerca ad hoc sull’iconografia e si approfondiscono anche alcuni contenuti del Museo che non sono ancora completamente studiati.<br />[...] A seguito di una valutazione fatta con gli operatori e la responsabile del Museo, si evincono delle criticità nei contenuti che sono stati gioco-forza esclusi dalla produzione video, ma non solo.<br />Il personale dell’Ente gestore segnala che per l’accensione di entrambi i dispositivi non ci sono problemi né perdite di tempo, ma lo spegnimento dell’exhibit di proiezione del “Video-itinerario” richiede una tastiera ed uno spegnimento manuale. Alla data dell’intervista telefonica non si segnalano criticità di funzionamento. Per quanto riguarda la fruizione, il pubblico si ferma molto volentieri a vedere video il “Video-itinerario”, cosa che avviene anche per quello verticale, ma i visitatori ovviamente non si fermano per tutto il tempo. La riproduzione in loop prevista di tutte le clip non ha infatti l’obiettivo della fruizione totale, ma di invitare alla ricerca degli oggetti di cui si parla.<br />1) Progetto scientifico<br />“Video-Cose” dedicati ai seguenti temi ed oggetti esposti: 1) Attrezzi dei maestri d’ascia, 2) Il Mortaio, 3) Il sacco del marinaio, 4) La falce da erba, 5) L’anchisa, 6) Le forbici da tosatura delle pecore, 7) L’otre per trasportare olio, 8) Il basto, 9) La trappa, 10) Il miele, 11) Il cordame, 12) La vinsa per seccare i fichi.<br />[...] 3) Progetto di gestione<br />Non si modifica il progetto di gestione esistente - il personale di custodia al Museo, una persona, si occupa dell’accensione delle luci, quindi dei dispositivi che si attivano automaticamente. Si occupa poi dello spegnimento attraverso pc dell’exhibit “Video-itinerario”.<br />4) Progetto di comunicazione e promozione<br />Non viene realizzato un progetto di comunicazione specifico sugli exhibit multimediali realizzati. Nel momento in cui si scrive è in programma una presentazione pubblica istituzionale del progetto.<br />5) Progetto editoriale-multimediale<br />I contenuti che si elaborano per gli exhibit non sono oggetto di altri prodotti editoriali e multimediali.<br />A - valutazione, miglioramento del progetto<br />Gli obiettivi del Comune sono quelli di migliorare l’esposizione e l’accessibilità:<br />- Creare un nuovo percorso narrativo coerente che accompagni il visitatore nell’esposizione che ha un ordinamento tematico (con un allestimento confusionario).<br />- Realizzare un collegamento ideale e tematico per incentivare la visita del borgo e del territorio circostante.<br />- Rendere accessibili i contenuti ai visitatori non udenti e non vedenti, oltre che ai pubblici meglio specificati nella profilazione dei target.<br />B - progettazione<br />b1 target<br />Ci si pone come target sia quello esistente dei visitatori del Museo, con l’obiettivo di migliorare la fruizione da parte dei turisti stranieri che devono poter fruire dei contenuti tradotti, sia quello di nuovi pubblici, delle scuole e delle famiglie, con l’obiettivo di rendere comprensibili gli oggetti esposti in un quadro storico più generale.<br />[...] La proiezione chiamata “Video-itinerario” deve essere una premessa didascalica ai contenuti dell’esposizione e ai valori del territorio, per fornire un contesto storico, culturale e sociale completo; in questo quadro generale sarà poi inserito anche il racconto del “Video-Cose” che pone il focus sul contesto d’uso, nascita e sviluppo di 12 utensili.<br />Dal punto di vista gestionale si vogliono degli strumenti con caratteristiche “plug and play” cioè attivi al momento dell’accensione della rete elettrica e che non richiedano competenze digitali specialistiche nell’attività di aggiornamento dei contenuti.<br /><b>Matteo Sicios</b>, <i>Tecnologie multimediali per la fruizione nei Musei, la proposta di un modello di progettazione. Dall’idea al video etnografico</i>, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Genova, 2022</div><p></p></div>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-45791761662338313282023-10-30T09:25:00.005+01:002023-10-30T09:35:21.955+01:00Io sfogliavo i cataloghi dei due vivaisti e scoprivo tante piante che non conoscevo<div><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://64.media.tumblr.com/c5ca84e7fb813770ce5732d95d206467/3f8ea2b802c6170e-22/s2048x3072/7e4b13d59667c72aa7f048f6b7a93cef24c0dc84.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="427" src="https://64.media.tumblr.com/c5ca84e7fb813770ce5732d95d206467/3f8ea2b802c6170e-22/s2048x3072/7e4b13d59667c72aa7f048f6b7a93cef24c0dc84.jpg" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un angolo della Frazione Latte di Ventimiglia (IM)</td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">"Bastià" abitava sulla Colla [n.d.r.: slargo - belvedere sul mare - situato davanti al centro storico (Ventimiglia Alta) di Ventimiglia (IM)] e veniva da noi a cavare le patate e ogni sera andandosene dava appuntamento all'indomani, se "Dio vuole", ripeteva.<br />E c'era quello con giacca blu, il fazzolettino bianco e il giornale piegato in tasca che prendevamo un po' in giro.<br />La "scià [signora] Vicenza" e Teresa andavano a messa la domenica, a piedi, in cattedrale con capello e veletta: sembravano una poesia di Gozzano. Sul cancello in ferro c'è ancora la scritta villa Vincenza che ogni tanto perde una lettera, ma dentro le piante del viale sono diventate un bosco di rovi e vitalba: sole le palme, sempre più alte, si sono savalte.<br />"Luì" faceva il giardiniere dai torinesi di villa Boccanegra: la padrona era diventa famosa per essersi salvata nel naufragio dell'Andrea Doria. Ma lui non ne parlava e andava avanti e indietro da Ventimiglia alta piegato sulla sua bicicletta: era vecchio e anche quando scendeva rimaneva con la schiena piegata.<br /><b>Arturo Viale</b>, <i>Mezz'agosto</i>, ed. in pr., 1994<br /></div><div><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Agosto tempo di vacanze, tempo di costa, così conversando con Arturo Viale, scrittore di confine del ponente ligure, mettiamo a punto 3 puntate in cui parleremo - ci racconterà - di personaggi noti e meno noti del passato della Riviera. <br />Vengono cosi magicamente fuori personaggi incredibili, appassionanti, storie note e sconosciute, personaggi inaspettati e ricchi di magia. <br />La prima conversazione con Arturo Viale è tutta al femminile.</i><br />[...] 2 - Freya Stark<br />«Madama Stark, come la chiamavano a Mortola, è riuscita a superare i cento anni di vita ed è difficile stabilire dove sia stato il suo baricentro.<br />Ci sono luoghi in questo mondo in cui è stata felice, luoghi in cui ha lottato, luoghi in cui molte cose della sua vita hanno avuto inizio e altri luoghi meno rilevanti ma da cui la sua esistenza doveva necessariamente passare.<br />Per capire il personaggio basti sapere che la nonna paterna parlava il tedesco, quella materna che abitava a Genova parlava l'italiano e Freya naturalmente l'inglese anche se era nata a Parigi durante un viaggio bohémien dei genitori.<br />Era arrivata a Ventimiglia poco dopo la fine della Prima guerra Mondiale e con l'aiuto del padre aveva comprato una casa con terreno agricolo con l'idea di guadagnarsi da vivere coltivando e commerciando i fiori.<br />'La regione era bellissima screziata dal sole e ricoperta di campi di fiori color gioiello che punteggiavano scogliere che cadevano a precipizio sul mare blu…<br />Tutto intorno a lei c'erano le grandi ville dei ricchi mentre sulla riva del fiume le donne battevano il bucato con pietre'.<br />Così si legge in una biografia.<br />La terra era di circa diecimila metri o, come dicevano loro, due acri e mezzo, la casa rurale aveva quattro stanze, quanto bastava. Una delle svolte nella vita di Freya avvenne nel 1921 quando cominciò ad andare a Sanremo, a fianco del Casinò, da un frate cappuccino che aveva vissuto trent'anni a Beirut e che le insegnò l'arabo.<br />Prendeva il treno due volte alla settimana, camminando a piedi per circa un'ora fino alla stazione di Ventimiglia, trascurando l'attività floricola.<br />Studiò per sette anni, si perfezionò a Londra e finalmente era pronta per realizzare il sogno. Questa fu la prima chiave per aprire le porte del Medio Oriente.<br />Diventò una delle più grandi viaggiatrici e raccontò le sue esperienze in numerosi libri finché mise le radici ad Asolo a villa Freya dove visse la seconda metà della vita tanto da riempire una stanza in modo permanente nel museo della città.<br />La casa di Mortola [n.d.r.: Frazione nel ponente di Ventimiglia], a fianco dei giardini degli Hanbury, finisce alla nipote Ceci, Contessa Costanza Blanchi di Roascio, figlia della sorella Vera ed ora agli eredi.<br />Uno dei ritratti più espressivi di Freya, quando aveva trent'anni, glielo aveva fatto un pittore vicino di casa a Mortola, Herbert Olivier, zio del famoso attore Lawrence Olivier. Il ritratto si trova nella National Portrait Gallery di Londra.<br />Quella era la Riviera un secolo fa.»<br />3 - Caterina Gaggero Viale [n.d.r.: nonna paterna di Arturo Viale]<br />«Era nata a Bordighera durante la migrazione della famiglia da case Loa, località del paesino di Mele, dietro Genova, alla zona di Ventimiglia dove visse la vita adulta.<br />Fu una piccola conquista del West per famiglie dell'entroterra genovese come i Gaggero, i Bruzzone a volte al seguito di famiglie benestanti come i Tonet o i Migone.<br />Nata nel 1891 si era sposata a diciott'anni con un Ventimigliese di dieci anni più grande che aveva navigato in gioventù, avevano avuto due figli.<br />La Lilla aveva gestito un'osteria che per più di trent'anni era stata un riferimento per molti, soldati della caserma Gallardi, pescatori di canna di ritorno da Muru Russu [n.d.r.: zona a mare in Frazione Latte di Ventimiglia], e cittadini in cerca di ristoro domenicale fino a quando nel 1959 la Lilla morì.<br />L'osteria da Bataglia [n.d.r.: situata tra Località Ville e la Frazione Latte di Ventimiglia] era già allora a chilometro zero.<br />I conigli erano allevati nelle 'lapiniere' (gabbie per i conigli) sotto casa, le uova nel gallinaio a cento metri, le fragole da condire col limone, le fave da accompagnare ai salamini, e avanti così. I pochi prodotti foresti erano lo stoccafisso, i bieleti e il formaggio da grattare [...]<br />[<i>Arturo Viale</i>]<br /><b>Eraldo Mussa</b>, Storie di frontiera al femminile, <a href="https://www.lincontro.news/" target="_blank">L'Incontro</a>, 16 agosto 2023<br /></div><div><br /></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">'La speculazione edilizia'<br />Tanti dicono di ricordare la nevicata e la gelata del 1956. Fatto sta che da quel momento nelle campagne sono cresciute molte serre nuove, cambiava il panorama ed il modo di difendere le coltivazioni dal freddo. Ho già detto che c'era voluta la morte della nonna nel 1959 perché mio padre si sentisse autorizzato a coprire le due fasce più belle della campagna con le 'vedrine'. Se ci fossero ancora Calvino o Nico Orengo racconterebbero come, trenta anni dopo, parte di quelle serre vennero considerate per incantesimo depositi e furono poi condonate in metri cubi di case. Ma è una storia che mi dicono sia ancora in corso nei tribunali della Repubblica.<br />Io ricordo che negli anni Cinquanta per difendere le piante dal gelo avevamo tentato al mattino alle sette, che era il momento più critico per il gelo, una mossa che aveva aiutato in parte a salvare le coltivazioni di margherite bianche e gialle e di calendule. Avevamo preparato dei mucchi di rami e sterpaglie sugli angoli delle fasce e avevamo acceso dei falò i cui fumi si condensavano nell'aria che la tramontana spalmava rasoterra ed era sufficiente a salvare le piante di mazzeria dal gelo nelle mattine in cui il freddo era più pungente e si vedeva la Corsica all'orizzonte.<br />Invece, quando arrivavano in tarda primavera giornate di vento che seccavano i germogli più teneri quasi come fosse un fuoco, passavamo a spruzzare acqua sulle piante anche due o tre volte al giorno finché il vento, che, come si sa dura tre giorni, cessava. Mio padre lo chiamava il vento delle susine perché puntualmente scrollava gli alberi delle prugne non ancora mature.<br />Per diversificare le coltivazioni e ridurre i rischi derivanti dal clima avevamo piantato anche il plumosus nella fascia grande sotto una ventina di alberi di mandarino in fondo alla campagna. Avevamo comprato i semi dai Vivai Fratelli<br />Sgaravatti di Padova e da Carmine Faraone Mennella di Torre del Greco. Io sfogliavo i cataloghi dei due vivaisti e scoprivo tante piante che non conoscevo. Qualche anno dopo sui mandarini sono stati innestati i limoni.<br />Adesso le vasche dell'acqua sono quasi tutte vuote che tanto non c'è niente da bagnare e i tubi sono spesso gonfi di ruggine e potrebbero rompersi. Allora in inverno bisognava svuotarli che l'acqua sarebbe stata un pericolo se si fosse gelata e poi scongelata cambiando di volume, facendo scoppiare i tubi.<br />L'acqua della fontana chiamata dei 'Porri' dal nome di una antica famiglia, che riforniva le vasche di tutta la collina, adesso scorre lungo la strada delle Ville o si perde lungo la discesa nella riana e finisce al mare.<br />Ricordo che si raccontava che Pistone, spinto dalla miseria, un mese dopo il 25 aprile del '45, aveva barattato 48 ore di acqua della fontana in cambio di un coniglio. Era l'unico bene che gli era rimasto a parte le terre gerbe e i danni della guerra.<br />Adesso qualche vasca nelle posizioni migliori si è trasformata con accorte modifiche e un tetto posticcio, in deposito, 'pied a terre', casetta per gli attrezzi. Soprattutto d'estate con un ombrellone davanti e un rampicante fiorito, per i piemontesi qualche vasca tra gli alberi è meglio di un bungalow di cartapesta.<br /><b>Arturo Viale</b>, <i>Punti Cardinali: da capo Mortola a capo Sant'Ampelio</i>, Edizioni Zem, 2022<br /></div><br /></div><div style="text-align: justify;">Altre pubblicazioni di<b> Arturo Viale</b>: La Merica...non c'era ancora, Edizioni Zem, 2020; Oltrepassare. Storie di passaggi tra Ponente Ligure e Provenza, Edizioni Zem, 2019; L'ombra di mio padre, 2017; ViteParallele, 2009; Quaranta e mezzo; Viaggi; Storie&fandonie; Ho radici e ali.<br /><b>Adriano Maini</b></div><p></p></div>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-52164948916223160852023-10-22T09:35:00.002+02:002023-10-22T09:35:33.190+02:00Se si eccettuano personaggi della levatura di Amoretti o dei Serrati, nell'Imperiese del Biennio rosso si rilevava la presenza di una sinistra ancora poco definita<div><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj43ezGGmjlrevAhmuXeiJBzNgvXlUWS_EX2Qq_7z1VLoB8yVSghyphenhyphenyCTc1OK2GfE9a8CWqefuOFbHfYM4sQH6fJFcG_e1ujkwAL_Bsjw2ZgrFkIHEUsrLJMeGaL0xzZ4udf-rLQmPOkTMlGQE_m4WyUgjZxuAcLKw_xXGBw3m820fMu80TSxoeIcQdvX1g7/s2976/18_sett22%20(589).JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="2976" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj43ezGGmjlrevAhmuXeiJBzNgvXlUWS_EX2Qq_7z1VLoB8yVSghyphenhyphenyCTc1OK2GfE9a8CWqefuOFbHfYM4sQH6fJFcG_e1ujkwAL_Bsjw2ZgrFkIHEUsrLJMeGaL0xzZ4udf-rLQmPOkTMlGQE_m4WyUgjZxuAcLKw_xXGBw3m820fMu80TSxoeIcQdvX1g7/w640-h426/18_sett22%20(589).JPG" width="640" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Imperia: Piazza Bianchi ad Oneglia<br /></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">Figura di fama nazionale del socialismo ligure a cavallo dei due secoli fu poi quella di <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2020/05/in-serrati-natta-coglieva-lespressione.html" target="_blank">Giacinto Menotti Serrati</a>, nato a Spotorno, in provincia di Savona, nel 1872, e divenuto celebre per il suo impegno politico a <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2020/02/la-citta-che-non-cera.html" target="_blank">Oneglia</a>, come sindaco e giornalista. Figlio di un seguace di Mazzini e Garibaldi, fu tra i fondatori della prima “Lega socialista” di Oneglia e del suo organo, <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2020/03/la-lima-antico-settimanale-socialista.html" target="_blank"><i>La Lima</i></a>. Nel 1893 era già inserito nel movimento internazionale, al Congresso socialista di Zurigo, mentre pochi mesi dopo subiva il primo arresto a seguito delle dimostrazioni contro i massacri di Aigues-Mortes. Alla fine del secolo riparò spesso nel Midi francese e in particolare a Marsiglia, dove si formò in uno stimolante ambiente cosmopolita. Si adattò ai lavori più umili finché non si trasferì in Svizzera nel 1900, dove militò nel Partito socialista italiano svizzero. Due anni dopo sarebbe stato a New York a dirigere <i>Il Proletario</i> e poi nuovamente in Svizzera, in un costante peregrinare in nome della causa socialista. Contrario alle correnti dominanti riformiste, fu eletto nel '13 alla Direzione del partito e chiamato a dirigere <i>l'Avanti!</i>; non avrebbe esitato a schierarsi a favore della rivoluzione russa durante la Grande guerra. Nel '21 non accettò però le posizioni del congresso di Livorno e optò per una scelta centrista, ritrovandosi isolato da una maggioranza schiacciante schierata con Treves e Turati che dava vita al Psu. Isolato anche da Nenni, sarebbe finito nella frazione dei “terzini” del Pcd'I, poco prima di morire, non trovando spazio nella politica dei partiti del suo tempo. <50<br />[...] Nell'Imperiese legato al turismo e all'agricoltura, quando cominciarono le lotte di massa postbelliche, furono perlopiù gli operai ad organizzarsi mentre i contadini restarono in un primo tempo inerti. Così il Ponente di Oneglia, Porto Maurizio, Diano Marina, Sanremo o Bordighera fu poco coinvolto da quelle prime agitazioni. Seppure in ritardo, gli echi delle lotte politiche del Biennio rosso raggiunsero anche l'estremo Ponente. La conferenza internazionale che si tenne a Sanremo nel 1920, in cui le autorità italiane, inglesi e francesi dovevano decidere della spartizione dell'ormai crollato Impero ottomano, destò particolare attenzione nella popolazione locale che prese più consapevolezza delle questioni politiche interne e internazionali <95. <br />A poco a poco anche le cittadine imperiesi assunsero una propria identità politica popolare, e alle elezioni del 1919 Oneglia fu conquistata dai socialisti, mentre Agostino Scarpa animava il Fascio cittadino con il suo organo ufficiale <i>Il Varco</i>. A Porto Maurizio il movimento squadrista costituiva un'eccezione nel quadro ligure, dal momento che fu l'unico a non dichiararsi filodannunziano, e cominciò a prendere piede dopo la vittoria elettorale socialista.<br />Con il tempo le due anime socialiste della città si sarebbero distinte sempre più: a Porto Maurizio primeggiavano i riformisti, a Oneglia, all'indomani della scissione di Livorno, avrebbero prevalso i comunisti <96.<br />Nell'Imperiese la figura che più emergeva tra gli antifascisti del tempo era quella di Giuseppe Amoretti. Dapprima socialista, a soli quindici anni fu assunto all'<i>Avanti!</i> grazie all'interessamento di Giacinto Menotti Serrati, e lì conobbe Antonio Gramsci, incontro che lo segnò profondamente e lo condusse nel 1921 a passare alla frazione comunista, fondando la sezione giovanile sanremese, e divenendo cronista dell'<i>Ordine Nuovo</i>, poi del<i>l'Unità</i> nei primi anni del fascismo, quando cominciò a svolgere il lavoro di collegamento come “fenicottero” per l'organizzazione. Dopo l'emanazione delle leggi eccezionali avrebbe fatto parte del Centro interno con la compagna e futura moglie Anna Bessone per poi subire le carceri fasciste e lavorare infine per l'Interazionale in Francia e poi a Mosca <97.<br />Se si eccettuano personaggi della levatura di Amoretti o dei Serrati, nell'Imperiese del Biennio rosso si rilevava la presenza di una sinistra ancora poco definita. Si pensi che un assessore comunale socialista, più volte riconfermato, come Domenico Biancheri, non era ritenuto dalla polizia capace di forti influenze sulla classe operaia né di tenere conferenze, nonostante la discreta opinione di cui godeva in pubblico e la sua posizione nella Camera del Lavoro di Ventimiglia <98. Similmente il compaesano socialista Andrea Biancheri, pescatore e contadino, che pure subiva svariate condanne per reati di incitazione all'odio fra le classi sociali, non era considerato un elemento realmente pericoloso dalle autorità di Pubblica sicurezza <99. Nell'entroterra di Perinaldo viveva poi ancora in disparte, senza destare l'attenzione della polizia, una famiglia di sinistra che avrebbe dato alla Francia e all'Italia repubblicana antifascisti e resistenti appassionati: i Liprandi, figli di Antonio Giusto Liprandi, che aveva lavorato nel Comune socialista come assessore trasmettendo i suoi ideali alla famiglia <100.<br />[...] <br />Vi fu poi una minoranza che scelse, come capitò in altre reti migratorie liguri, la via dell'Africa francese. Filippo Antonio Anfosso, comunista di Camporosso, fervente propagandista, era emigrato solo, celibe, a ventidue anni, nel 1923 in Francia, a Nizza e poi a Mentone, dove trovò lavoro come cameriere. Nel 1927 da Marsiglia era poi salpato per Tangeri, in Marocco, dove si era nuovamente impiegato come cameriere presso un albergo dove lavoravano molti connazionali, il Grand Hôtel Saint-Georges, indirizzato dalle reti di solidarietà della colonia immigrata. Sul finire degli anni Venti si trasferì in Algeria, dove sposò Lucia Destonesse, mise su famiglia e mantenne rapporti epistolari con i genitori rimasti in Liguria, inviando loro anche aiuti in denaro, mentre continuò a perseguire il proprio impegno antifascista <339.<br />Anche <a href="https://www.anpi.it/node/104761" target="_blank">Nino Siccardi</a>, comunista divenuto poi celebre partigiano della zona imperiese, dopo una prima esperienza migratoria nel Midi, a Saint-Raphaël, Cannes e Marsiglia tra il 1929 e il 1930, dove fece il distillatore di mosti d'uva, prese rotte nuove e persino inconsuete per gli antifascisti liguri, cambiando luoghi e mestieri negli anni della grande crisi, adattandosi di volta in volta alla contingenza del momento. Si ritrovò così ad attraversare negli anni Trenta la Siria, la Spagna, il Marocco francese, per poi rimpatriare e tornare a viaggiare per lavoro, trovando impiego imbarcandosi come macchinista <340.<br />I migranti imperiesi degli anni Trenta avrebbero teso invece a rientrare con l'inizio del conflitto e alcuni di essi parteciparono alla lotta di liberazione. Forse il fatto di aver compiuto la propria formazione civica sotto il regime influì sulle scelte che si presentarono agli esuli con l'avvento della guerra; e ciò tanto più nella zona di confine e di occupazione, dove l'insofferenza per l'italianizzazione forzata di Mentone rendeva la permanenza italiana assai difficile <341.<br /><span style="font-size: x-small;">[NOTE]</span><br /><span style="font-size: x-small;">50. Su Giacinto Menotti Serrati: Av.Vv., 1892-1982 Psi. Novanta anni di storia. Almanacco socialista: cronistoria, schede, commenti, documentazione sul socialismo italiano, Rotostil, Roma 1982. Cpc: b. 4769, f. Giacinto Bartolomeo Menotti Serrati; Franco Andreucci, Tommaso Detti, Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1943, v. Giacinto Menotti Serrati, 6 voll., Editori Riuniti, Roma 1975-1979, in Archivio biografico del movimento operaio: http://www.archiviobiograficomovimentooperaio.org/index.php?option=com_k2&view=item&id=26552:serrati-giacinto-menotti&lang=it.</span><br /><span style="font-size: x-small;">95. Antonini cit., p. 166.</span><br /><span style="font-size: x-small;">96. Gibelli, Rugafiori cit., pp. 37-38; Antonini cit., 166, 205-208, 216. I due comuni di Oneglia e Porto Maurizio erano allora ancora divisi e lo rimasero sino all'unificazione del 1923, attuata sotto il regime mussoliniano, quando fu dato al nuovo Comune il nome attuale di Imperia, dal nome del torrente Impero che separava i due paesi.</span><br /><span style="font-size: x-small;">97. AIsrecIm: IID7: f. Giuseppe Amoretti. Cpc: b. 105, f. Giuseppe Amoretti.</span><br /><span style="font-size: x-small;">98. Cpc: b. 611, f. Domenico Biancheri.</span><br /><span style="font-size: x-small;">99. Cpc: b. 611, f. Andrea Biancheri.</span><br /><span style="font-size: x-small;">100. Cpc: b. 2794, ff. Angela Liprandi, Anita Laura Liprandi; b. 2795, Arturo Mario Dino Antonio Liprandi, Liutprando Liprandi, Giusto Antonio Liprandi; b. 4291, f. Linda Revoir; f. b. 3404, Adriano Antonio Moresco. Dpp: b. 1263, ff. Ariella Sgorbissa, Giacomo Sgorbissa; f. Liliana Liprandi. Ps: A1: 1943: b. 47, f. Liliana Liprandi. AIsrecIm: IID7: f. Giusto Antonio Liprandi.</span><br /><span style="font-size: x-small;">339. Cpc: b. 127, f. Filippo Antonio Anfosso.</span><br /><span style="font-size: x-small;">340. Archivio IsrecIm: IIDB: f. Nino Siccardi.</span><br /><span style="font-size: x-small;">341. Cpc: b. 2794, ff. Angela Liprandi, Annita Laura Liprandi, Arturo Mario Dino Antonio Liprandi; b. 2795, ff. Giovanni Battista Liprandi, Giusto Antonio Liprandi, Liutprando Liprandi; b. 4291, f. Linda Revoir; b. 4794, f. Nino Siccardi. Dpp: f. Filiberto Armando Novella. Sull'occupazione italiana in Francia: Jean-Louis Panicacci, L'occupation italienne. Sud-Est de la France, juin 1940-septembre 1943, Presses Universitaires de Rennes, Rennes 2010.</span><br /><b>Emanuela Miniati</b>, <i>La Migrazione Antifascista dalla Liguria alla Francia tra le due guerre. Famiglie e soggettività attraverso le fonti private</i>, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Genova in cotutela con Université Paris X Ouest Nanterre-La Défense, Anno accademico 2014-2015</div><p></p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-40689054762521934882023-10-17T09:48:00.000+02:002023-10-17T09:48:10.580+02:00Mostra all'Unione Culturale Democratica: Salvatore Russo, "Fotografie di Bordighera" <p style="text-align: center;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://64.media.tumblr.com/dc062df6c38487937dcf99b7686d52ba/fe880400c0b4317f-98/s640x960/ad3ed93a2097935dbbfd0a7e6ba9a7f7855c9a96.gifv" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="313" data-original-width="551" height="313" src="https://64.media.tumblr.com/dc062df6c38487937dcf99b7686d52ba/fe880400c0b4317f-98/s640x960/ad3ed93a2097935dbbfd0a7e6ba9a7f7855c9a96.gifv" width="551" /></a></div><br /> <p></p><h1 style="text-align: center;"><span style="font-size: large;">Unione <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2020/10/lunione-culturale-democratica-di.html" target="_blank">Culturale</a> Democratica - Sezione <a href="https://www.anpi.it/" target="_blank">ANPI</a></span></h1><h1 style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><span><span><a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2023/05/ai-tavoli-del-caffeuccio-di-bordighera.html" target="_blank">Bordighera</a> (IM), Via al Mercato, 8</span></span><span><span> </span></span></span><span style="font-size: medium;"><span><span> </span></span></span></h1><h2 style="text-align: center;"><br /></h2><h2 style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><span><span>giovedì 19 ottobre - domenica 29 ottobre 2023<br />ore 17-19</span></span></span></h2><h2 style="text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><span><span> </span></span></span></h2><h2 style="text-align: center;">
</h2><p align="center" class="Standard" style="margin-left: 14.25pt; text-align: center;"><b><span style="font-size: 20pt;">Salvatore Russo</span> <br /></b></p>
<p align="center" class="Standard" style="text-align: center;"><b><i><span style="font-size: 18pt;">BORDIGHERA VISTA DALL'ALTO</span></i></b></p>
<p align="center" class="Standard" style="text-align: center;"><b><i><span style="font-size: 16pt;"></span></i></b></p>
<p align="center" class="Standard" style="text-align: center;"><b><span style="font-size: 16pt;">Immagini dal drone</span></b></p><p align="center" class="Standard" style="text-align: center;"><b><span style="font-size: 16pt;"> </span></b></p><p align="center" class="Standard" style="text-align: center;"><b><span style="font-size: 16pt;">Ingresso libero</span></b></p><p align="center" class="Standard" style="text-align: center;"><b><span style="font-size: 16pt;"> </span></b></p><p align="center" class="Standard" style="text-align: center;"><b><span style="font-size: 16pt;"></span></b></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b><a href="https://64.media.tumblr.com/7eefd6b33c16dc0ea9fa7e8734cd9dd2/b3cde2b855299375-31/s640x960/b1079365504751064298ffefe21a1555fa34ff9d.gifv" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="84" data-original-width="546" height="84" src="https://64.media.tumblr.com/7eefd6b33c16dc0ea9fa7e8734cd9dd2/b3cde2b855299375-31/s640x960/b1079365504751064298ffefe21a1555fa34ff9d.gifv" width="546" /></a></b></div><b><br /> <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://64.media.tumblr.com/465ca3b325dc362e72e88cb62d99e397/25222f91dbcbcaac-62/s640x960/d80a575e9232b3598db7d5e16acf54ffd0954aca.gifv" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="201" data-original-width="568" height="201" src="https://64.media.tumblr.com/465ca3b325dc362e72e88cb62d99e397/25222f91dbcbcaac-62/s640x960/d80a575e9232b3598db7d5e16acf54ffd0954aca.gifv" width="568" /></a></div><br /></b><p></p><p align="center" class="Standard" style="text-align: center;"><b><span style="font-size: 16pt;"></span></b></p><h2 style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span><span>Giorgio Loreti </span></span></span></h2><h1 style="text-align: justify;"><span style="font-size: medium;">Unione <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2023/02/bordighera-im-mostra-fotografica-di.html" target="_blank">Culturale</a> Democratica - Sezione <a href="https://www.anpi.it/" target="_blank">ANPI</a> - <a href="https://aspettirivieraschi.blogspot.com/2023/04/che-mi-fanno-raccontare-storie.html" target="_blank">Bordighera</a> (IM), <span style="font-size: small;">Tel. <span class="PbnGhe oJeWuf fb0g6 eejsDc"><span dir="ltr">+39 348 706 7688</span></span></span></span><span style="font-size: medium;"><span><span> <br /></span></span></span></h1><p class="Standard" style="text-align: justify;"></p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-6914318251430894714.post-32129731934725043082023-10-11T08:11:00.003+02:002023-10-11T08:11:47.542+02:00Opere di Massimo Parodi<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4tY7PXWQZ5Yb2gCYgivgH72H-KO0tfaT-ZM2kESIbca_D-yMB26Zw8CgLvIna3JwGHCwQddtJV80WAVo4ECavZ3qxn-8SUIJifIqplltl3P3fzhfayS5Kfo3cXwxwa3_yp6An2wnNyz9FGo6rvoRi3cDPIe-Ry0K-UmhLTnQAQQZ4xMocR-JTaZkf_heB/s2048/mpl%20(1).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4tY7PXWQZ5Yb2gCYgivgH72H-KO0tfaT-ZM2kESIbca_D-yMB26Zw8CgLvIna3JwGHCwQddtJV80WAVo4ECavZ3qxn-8SUIJifIqplltl3P3fzhfayS5Kfo3cXwxwa3_yp6An2wnNyz9FGo6rvoRi3cDPIe-Ry0K-UmhLTnQAQQZ4xMocR-JTaZkf_heB/w480-h640/mpl%20(1).jpg" width="480" /></a></div><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfXcDZdZykT4Z5W8BryQ2o8dILDv0wcx3RgsZd-akixrOsaF7XFAIXJc-ze4mrSQeR_uweTiBdmI-2P4aV9gPX4_PVVCdv6lDl4EzlGhcvYvWqYfmjwmWUboN1fnzS6BfriqYAXOHNlnnf1c8k4i6U6hOQlIED3Rw3pTFchZod4Su0eo8Lz1prscmTk1LO/s1326/mpl%20(2).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1326" data-original-width="945" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfXcDZdZykT4Z5W8BryQ2o8dILDv0wcx3RgsZd-akixrOsaF7XFAIXJc-ze4mrSQeR_uweTiBdmI-2P4aV9gPX4_PVVCdv6lDl4EzlGhcvYvWqYfmjwmWUboN1fnzS6BfriqYAXOHNlnnf1c8k4i6U6hOQlIED3Rw3pTFchZod4Su0eo8Lz1prscmTk1LO/w456-h640/mpl%20(2).jpg" width="456" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKfUHKCahbpc0rpBnFwLQE8w-Sl_0SWfB-v4No5ra2sa0VQbqDHqnJRrfIuOkfZY3qw03Jv-Sv10y4ogdA0O2SmovHZB12oLx8QdDM3XnXzV0OcdO5_kkQSaLRwwlsxQkh8YLIFNjfzmX6BdvoHonGzgx-IJemjdlzgiDRbI-pU6jDLEnWpnnO86EwhCgi/s1600/mpl%20(3).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKfUHKCahbpc0rpBnFwLQE8w-Sl_0SWfB-v4No5ra2sa0VQbqDHqnJRrfIuOkfZY3qw03Jv-Sv10y4ogdA0O2SmovHZB12oLx8QdDM3XnXzV0OcdO5_kkQSaLRwwlsxQkh8YLIFNjfzmX6BdvoHonGzgx-IJemjdlzgiDRbI-pU6jDLEnWpnnO86EwhCgi/w480-h640/mpl%20(3).jpg" width="480" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg25INBnmcpRv1dGCDLaXTIRDXzXI-RA64NSAdpuE0FSOzeCPNAovhaIU59iXNEjKBm89B0iezLhhihjQT2KT6m2ZagTIhOWbncnVlPADGzZHVvgoofUo5vTsmQ8HUZrxejDPyWsDYF__E42k0t3VEBfVfpB9dTbSpdVjI0tggHjDqjmaDyxm823V5M5hcp/s1377/mpl%20(4).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1377" data-original-width="945" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg25INBnmcpRv1dGCDLaXTIRDXzXI-RA64NSAdpuE0FSOzeCPNAovhaIU59iXNEjKBm89B0iezLhhihjQT2KT6m2ZagTIhOWbncnVlPADGzZHVvgoofUo5vTsmQ8HUZrxejDPyWsDYF__E42k0t3VEBfVfpB9dTbSpdVjI0tggHjDqjmaDyxm823V5M5hcp/w440-h640/mpl%20(4).jpg" width="440" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEga1AnpB6u5Eq6OMMCa0-9tKEy3zxgYXR1b-xUUsMzbiSVOeWZgkpjYwxsCfPrA9wWzmxeT-W930fry9guAhDiC9GoTLGq1XfJakij7qMkhe0ijVnJyMfZGu47l3mRAtvO8t4FvyaLVO89jfK7Bj2ZpM9AZMnyNiIUeZ92o7blnDRU6JVer9tDu8w5VYF81/s1255/mpl%20(5).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1255" data-original-width="945" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEga1AnpB6u5Eq6OMMCa0-9tKEy3zxgYXR1b-xUUsMzbiSVOeWZgkpjYwxsCfPrA9wWzmxeT-W930fry9guAhDiC9GoTLGq1XfJakij7qMkhe0ijVnJyMfZGu47l3mRAtvO8t4FvyaLVO89jfK7Bj2ZpM9AZMnyNiIUeZ92o7blnDRU6JVer9tDu8w5VYF81/w482-h640/mpl%20(5).jpg" width="482" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggKLtvhC4PUQ8JDcM4lURSFBEOZ5vze0uaIEKop3SEZJcuJJXjIkg-u4aDIm4qp8tGTNouaDbs-Mkkt7Sa9nW7yztun9n7ibceRorZFeqjRnnlH8ehAU0NGakmyl_xFyHT6TOQ8RJ1zfgG8GoPefAiQNvQNlIaafJXcoIQSmYl8xzvlYVGcsS_YPuIO4jB/s2048/mpl%20(6).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggKLtvhC4PUQ8JDcM4lURSFBEOZ5vze0uaIEKop3SEZJcuJJXjIkg-u4aDIm4qp8tGTNouaDbs-Mkkt7Sa9nW7yztun9n7ibceRorZFeqjRnnlH8ehAU0NGakmyl_xFyHT6TOQ8RJ1zfgG8GoPefAiQNvQNlIaafJXcoIQSmYl8xzvlYVGcsS_YPuIO4jB/w480-h640/mpl%20(6).jpg" width="480" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguFloy9fDXhC9Kn5fixXG01jVTxUfpMtbZfEbSlpN7VLOMPIcsOwImik4JK2VoQqU4W9R0KVUVIxYJGTd8mqCqqGzpxNGy6Q71_qGY2nS7Av-dXc8tR1r3v8tk0cP0PFuc3BQawXVerO3R9tkidw0a6RCJ14rt5mEvZsPcg3Z58wvLIaMFbfrGsY5mNVwb/s2048/mpl%20(7).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguFloy9fDXhC9Kn5fixXG01jVTxUfpMtbZfEbSlpN7VLOMPIcsOwImik4JK2VoQqU4W9R0KVUVIxYJGTd8mqCqqGzpxNGy6Q71_qGY2nS7Av-dXc8tR1r3v8tk0cP0PFuc3BQawXVerO3R9tkidw0a6RCJ14rt5mEvZsPcg3Z58wvLIaMFbfrGsY5mNVwb/w480-h640/mpl%20(7).jpg" width="480" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEVCLpfm6yyR68FGNazjc6v-7E1-dfwQjs041JIqGqfIM7hgvJ2eLOXTiOZX3o_Y-JEFZvgCk6dc4a3JD90VVR6GWIq_XKSZby9HtylvEcN_3v-ZkbKNRqZ1sLq8ZVqSev7Z9MvPButJLJQEOX2F95hgkqB-7GwTobQvdu_ngvv5JLemxenDOR4QLsrgmb/s2048/mpl%20(8).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; 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text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi16YM_CM7zf5TFreJDR5weqSxLrOZcK-NoVng8T8-aEM9_XVDV-VEu5xo1Dv_p5GUmhl2HOnAY70p1YGr0c9_i2MJdjVFTJaxgg7vemJsUp6FRbvneKKTxj7YdrtQo5bTLaLJKNtSOMI1M7PWGElMHnDxeBO48YZDmnOZlhwpPTRFa7Kya6EQ49BcctZPp/s2048/mpl%20(10).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi16YM_CM7zf5TFreJDR5weqSxLrOZcK-NoVng8T8-aEM9_XVDV-VEu5xo1Dv_p5GUmhl2HOnAY70p1YGr0c9_i2MJdjVFTJaxgg7vemJsUp6FRbvneKKTxj7YdrtQo5bTLaLJKNtSOMI1M7PWGElMHnDxeBO48YZDmnOZlhwpPTRFa7Kya6EQ49BcctZPp/w480-h640/mpl%20(10).jpg" width="480" /></a></div><p> </p><p style="text-align: justify;">Le fotografie sono di Massimo Parodi, che abita a Ventimiglia.<br /><b>Adriano Maini</b></p><p style="text-align: justify;"></p><p style="text-align: justify;">Massimo Parodi nasce ad Albissola Marina. Frequenta l'Accademia Balbo a Bordighera. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e all'estero.<br /><b>Francesco Mulè</b>, <i>Bordighera: a Villa Regina Margherita prosegue la mostra “Regali Frontiere - Arte Contemporanea nell'Estremo Ponente Ligure”</i>, Sanremo news.it, 12 dicembre 2013</p>Adriano Mainihttp://www.blogger.com/profile/09465917157661723606noreply@blogger.com