giovedì 16 giugno 2022

Una tragica esplosione di 78 anni fa

Ruderi nella zona della Polveriera di Borgomaro - Fonte: Experience Liguria, cit. infra

La Polveriera di Ville San Pietro, Frazione di Borgomaro (IM), era stata costruita nel bosco in modo da sembrare un villaggio come tanti altri, con tanto di chiesa e campanile.
18 baracche potevano contenere 10.000 bombe e altre 18 servivano per immagazzinare diverse tonnellate di balistite. Tutto il materiale bellico veniva trasportato fin quassù dalla stazione di Imperia a mezzo di camion militari, per approvvigionare le postazioni in quota, ad esempio le batterie di Cima Marta.
Nonostante l’innocente apparenza di case rurali, erano state erette su basamenti di cemento, e per la maggior parte, circondate da spessi muri in pietra, che, in caso di incidente, dovevano prevenire che si instaurasse un reazione a catena ed esplodessero anche le baracche intorno.
Nel giugno del 1944 i partigiani conquistarono il corpo di guardia e scacciarono i soldati. Le popolazioni della valle Impero e di Prelà, ormai prive di tutto dopo i lunghi anni di guerra, iniziarono a prelevare tutto il materiale che poteva essere riutilizzato nella vita quotidiana, soprattutto i contenitori per l’esplosivo.
La balistite era infatti conservata in sacchetti di tela fine, a loro volta messi in controcasse di zinco che, a coppie, erano custodite in casse di legno. La balistite venne semplicemente sparsa sul terreno, i sacchetti utilizzati per confezionare lenzuola e indumenti, le casse di zinco per l’olio ché il 1944 era stata un’annata di produzione eccezionale. Persino i chiodi, merce rara in quei tempi, venivano raddrizzati per essere riutilizzati. Se nei primi momenti gli abitanti del luogo agirono con prudenza, con il passare dei mesi il loro comportamento si fece via via più disinvolto fino a rasentare la temerarietà e a provocare il disastro.
Il terreno era ormai ricoperto da uno spesso strato di balistite e il 18 novembre, per disattenzione o per la sua propria instabilità, si incendiò, provocando due colonne di fuoco altissime, visibili fino dalla costa. Morirono in 42, chi sul colpo, chi in seguito alle gravi ustioni riportate.
Questa storia contrasta fortemente con quello che oggigiorno resta da vedere; una piccola carrozzabile erbosa e pacifiche radure tra gli alberi dove sorgevano le baracche.
La natura, come sempre, si è ripresa quello che l’uomo ha tentato di toglierle e pietosamente nasconde le tracce di guerre e disgrazie, anche se basta spostare erbacce e rovi per trovare i basamenti in cemento, alcuni fusi dall’immane calore dell’incendio.
Solo il deposito n. 21 è rimasto parzialmente in piedi, scampando chissà come a quell’inferno di fuoco.
[...] Grazie allo storico Alfredo Mela, all’archeologo Gian Piero Martino dell’Associazione Culturale A Lecca, al Sindaco di Borgomaro Adolfo Ravani, a Giorgio Gonella della sezione di Ceva dell’ANA, all’Associazione Wepesto.
Redazione, L'invasione digitale alla Polveriera di Borgomaro, Experience Liguria  

Il 18 novembre 1944 una colonna di fuoco superò in altezza le nubi che sovrastavano le montagne dell’Alta Valle Impero. Quintali di balistite, destinata a propellente per i cannoni del Vallo Alpino, trasformò la Polveriera, liberata dai partigiani, in un inferno. I sacchi e le casse svuotati dall’esplosivo, riversato sul terreno, erano ottimi contenitori per olive e olio in un’annata di produzione straordinaria.
A pochi minuti di cammino, la cava di colombina riposava sotto un manto di terra ed erba, nascosta agli occhi degli aerei nemici.
Dopo più di 70 anni le memorie di un intero villaggio abitato da migliaia di bombe, munizioni e cariche esplosive torneranno alla luce.
La storia farà ancora un passo indietro, nella cava medievale che fornì le pietre per le case e per le macine da frantoio, con il racconto del Sig. Pastorino il cui padre lavorò la colombina proprio in quel luogo.
Nel finale visiteremo il museo temporaneo creato dal Comune e dagli abitanti nelle scuole di Ville San Pietro con i cimeli rinvenuti nella Polveriera e nelle case: spesso le bombe, disinnescate, e le casse di esplosivo venivano riutilizzati per compiti di vita quotidiana, quindi conservati in solai e cantine.
Nicola Ferrarese, La Polveriera e la Cava delle Macine, Invasioni digitali, 29 aprile 2017  
 
Per cause imprecisate il 18 salta in aria il capannone della polveriera di Ville San Pietro in Valle Impero: Giacomo Campoverde (Perasco) fu Giacomo, nato a Imperia il 18-2-1920, uno dei quattro garibaldini del distaccamento "Jumbo" a guardia dell'esposivo, rimane carbonizzato con alcuni civili, tra cui Pierina Garibaldi e suo marito. Non è la sola mitraglia a mietere la vita dei garibaldini.
Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. Da settembre a fine anno 1944, ed. Amministrazione Provinciale di Imperia, Milanostampa, 1977