lunedì 30 ottobre 2023

Io sfogliavo i cataloghi dei due vivaisti e scoprivo tante piante che non conoscevo

Un angolo della Frazione Latte di Ventimiglia (IM)

"Bastià" abitava sulla Colla [n.d.r.: slargo - belvedere sul mare - situato davanti al centro storico (Ventimiglia Alta) di Ventimiglia (IM)] e veniva da noi a cavare le patate e ogni sera andandosene dava appuntamento all'indomani, se "Dio vuole", ripeteva.
E c'era quello con giacca blu, il fazzolettino bianco e il giornale piegato in tasca che prendevamo un po' in giro.
La "scià [signora] Vicenza" e Teresa andavano a messa la domenica, a piedi, in cattedrale con capello e veletta: sembravano una poesia di Gozzano. Sul cancello in ferro c'è ancora la scritta villa Vincenza che ogni tanto perde una lettera, ma dentro le piante del viale sono diventate un bosco di rovi e vitalba: sole le palme, sempre più alte, si sono savalte.
"Luì" faceva il giardiniere dai torinesi di villa Boccanegra: la padrona era diventa famosa per essersi salvata nel naufragio dell'Andrea Doria. Ma lui non ne parlava e andava avanti e indietro da Ventimiglia alta piegato sulla sua bicicletta: era vecchio e anche quando scendeva rimaneva con la schiena piegata.
Arturo Viale, Mezz'agosto, ed. in pr., 1994

Agosto tempo di vacanze, tempo di costa, così conversando con Arturo Viale, scrittore di confine del ponente ligure, mettiamo a punto 3 puntate in cui parleremo - ci racconterà - di personaggi noti e meno noti del passato della Riviera.
Vengono cosi magicamente fuori personaggi incredibili, appassionanti, storie note e sconosciute, personaggi inaspettati e ricchi di magia.
La prima conversazione con Arturo Viale è tutta al femminile.

[...] 2 - Freya Stark
«Madama Stark, come la chiamavano a Mortola, è riuscita a superare i cento anni di vita ed è difficile stabilire dove sia stato il suo baricentro.
Ci sono luoghi in questo mondo in cui è stata felice, luoghi in cui ha lottato, luoghi in cui molte cose della sua vita hanno avuto inizio e altri luoghi meno rilevanti ma da cui la sua esistenza doveva necessariamente passare.
Per capire il personaggio basti sapere che la nonna paterna parlava il tedesco, quella materna che abitava a Genova parlava l'italiano e Freya naturalmente l'inglese anche se era nata a Parigi durante un viaggio bohémien dei genitori.
Era arrivata a Ventimiglia poco dopo la fine della Prima guerra Mondiale e con l'aiuto del padre aveva comprato una casa con terreno agricolo con l'idea di guadagnarsi da vivere coltivando e commerciando i fiori.
'La regione era bellissima screziata dal sole e ricoperta di campi di fiori color gioiello che punteggiavano scogliere che cadevano a precipizio sul mare blu…
Tutto intorno a lei c'erano le grandi ville dei ricchi mentre sulla riva del fiume le donne battevano il bucato con pietre'.
Così si legge in una biografia.
La terra era di circa diecimila metri o, come dicevano loro, due acri e mezzo, la casa rurale aveva quattro stanze, quanto bastava. Una delle svolte nella vita di Freya avvenne nel 1921 quando cominciò ad andare a Sanremo, a fianco del Casinò, da un frate cappuccino che aveva vissuto trent'anni a Beirut e che le insegnò l'arabo.
Prendeva il treno due volte alla settimana, camminando a piedi per circa un'ora fino alla stazione di Ventimiglia, trascurando l'attività floricola.
Studiò per sette anni, si perfezionò a Londra e finalmente era pronta per realizzare il sogno. Questa fu la prima chiave per aprire le porte del Medio Oriente.
Diventò una delle più grandi viaggiatrici e raccontò le sue esperienze in numerosi libri finché mise le radici ad Asolo a villa Freya dove visse la seconda metà della vita tanto da riempire una stanza in modo permanente nel museo della città.
La casa di Mortola [n.d.r.: Frazione nel ponente di Ventimiglia], a fianco dei giardini degli Hanbury, finisce alla nipote Ceci, Contessa Costanza Blanchi di Roascio, figlia della sorella Vera ed ora agli eredi.
Uno dei ritratti più espressivi di Freya, quando aveva trent'anni, glielo aveva fatto un pittore vicino di casa a Mortola, Herbert Olivier, zio del famoso attore Lawrence Olivier. Il ritratto si trova nella National Portrait Gallery di Londra.
Quella era la Riviera un secolo fa.»
3 - Caterina Gaggero Viale [n.d.r.: nonna paterna di Arturo Viale]
«Era nata a Bordighera durante la migrazione della famiglia da case Loa, località del paesino di Mele, dietro Genova, alla zona di Ventimiglia dove visse la vita adulta.
Fu una piccola conquista del West per famiglie dell'entroterra genovese come i Gaggero, i Bruzzone a volte al seguito di famiglie benestanti come i Tonet o i Migone.
Nata nel 1891 si era sposata a diciott'anni con un Ventimigliese di dieci anni più grande che aveva navigato in gioventù, avevano avuto due figli.
La Lilla aveva gestito un'osteria che per più di trent'anni era stata un riferimento per molti, soldati della caserma Gallardi, pescatori di canna di ritorno da Muru Russu [n.d.r.: zona a mare in Frazione Latte di Ventimiglia], e cittadini in cerca di ristoro domenicale fino a quando nel 1959 la Lilla morì.
L'osteria da Bataglia [n.d.r.: situata tra Località Ville e la Frazione Latte di Ventimiglia] era già allora a chilometro zero.
I conigli erano allevati nelle 'lapiniere' (gabbie per i conigli) sotto casa, le uova nel gallinaio a cento metri, le fragole da condire col limone, le fave da accompagnare ai salamini, e avanti così. I pochi prodotti foresti erano lo stoccafisso, i bieleti e il formaggio da grattare [...]
[Arturo Viale]
Eraldo Mussa, Storie di frontiera al femminile,  L'Incontro, 16 agosto 2023

'La speculazione edilizia'
Tanti dicono di ricordare la nevicata e la gelata del 1956. Fatto sta che da quel momento nelle campagne sono cresciute molte serre nuove, cambiava il panorama ed il modo di difendere le coltivazioni dal freddo. Ho già detto che c'era voluta la morte della nonna nel 1959 perché mio padre si sentisse autorizzato a coprire le due fasce più belle della campagna con le 'vedrine'. Se ci fossero ancora Calvino o Nico Orengo racconterebbero come, trenta anni dopo, parte di quelle serre vennero considerate per incantesimo depositi e furono poi condonate in metri cubi di case. Ma è una storia che mi dicono sia ancora in corso nei tribunali della Repubblica.
Io ricordo che negli anni Cinquanta per difendere le piante dal gelo avevamo tentato al mattino alle sette, che era il momento più critico per il gelo, una mossa che aveva aiutato in parte a salvare le coltivazioni di margherite bianche e gialle e di calendule. Avevamo preparato dei mucchi di rami e sterpaglie sugli angoli delle fasce e avevamo acceso dei falò i cui fumi si condensavano nell'aria che la tramontana spalmava rasoterra ed era sufficiente a salvare le piante di mazzeria dal gelo nelle mattine in cui il freddo era più pungente e si vedeva la Corsica all'orizzonte.
Invece, quando arrivavano in tarda primavera giornate di vento che seccavano i germogli più teneri quasi come fosse un fuoco, passavamo a spruzzare acqua sulle piante anche due o tre volte al giorno finché il vento, che, come si sa dura tre giorni, cessava. Mio padre lo chiamava il vento delle susine perché puntualmente scrollava gli alberi delle prugne non ancora mature.
Per diversificare le coltivazioni e ridurre i rischi derivanti dal clima avevamo piantato anche il plumosus nella fascia grande sotto una ventina di alberi di mandarino in fondo alla campagna. Avevamo comprato i semi dai Vivai Fratelli
Sgaravatti di Padova e da Carmine Faraone Mennella di Torre del Greco. Io sfogliavo i cataloghi dei due vivaisti e scoprivo tante piante che non conoscevo. Qualche anno dopo sui mandarini sono stati innestati i limoni.
Adesso le vasche dell'acqua sono quasi tutte vuote che tanto non c'è niente da bagnare e i tubi sono spesso gonfi di ruggine e potrebbero rompersi. Allora in inverno bisognava svuotarli che l'acqua sarebbe stata un pericolo se si fosse gelata e poi scongelata cambiando di volume, facendo scoppiare i tubi.
L'acqua della fontana chiamata dei 'Porri' dal nome di una antica famiglia, che riforniva le vasche di tutta la collina, adesso scorre lungo la strada delle Ville o si perde lungo la discesa nella riana e finisce al mare.
Ricordo che si raccontava che Pistone, spinto dalla miseria, un mese dopo il 25 aprile del '45, aveva barattato 48 ore di acqua della fontana in cambio di un coniglio. Era l'unico bene che gli era rimasto a parte le terre gerbe e i danni della guerra.
Adesso qualche vasca nelle posizioni migliori si è trasformata con accorte modifiche e un tetto posticcio, in deposito, 'pied a terre', casetta per gli attrezzi. Soprattutto d'estate con un ombrellone davanti e un rampicante fiorito, per i piemontesi qualche vasca tra gli alberi è meglio di un bungalow di cartapesta.
Arturo Viale, Punti Cardinali: da capo Mortola a capo Sant'Ampelio, Edizioni Zem, 2022

Altre pubblicazioni di Arturo Viale: La Merica...non c'era ancora, Edizioni Zem, 2020; Oltrepassare. Storie di passaggi tra Ponente Ligure e Provenza, Edizioni Zem, 2019; L'ombra di mio padre, 2017; ViteParallele, 2009; Quaranta e mezzo; Viaggi; Storie&fandonie; Ho radici e ali; Mezz'agosto, 1994; Viaggi, 1993.
Adriano Maini

domenica 22 ottobre 2023

Se si eccettuano personaggi della levatura di Amoretti o dei Serrati, nell'Imperiese del Biennio rosso si rilevava la presenza di una sinistra ancora poco definita

Imperia: Piazza Bianchi ad Oneglia

Figura di fama nazionale del socialismo ligure a cavallo dei due secoli fu poi quella di Giacinto Menotti Serrati, nato a Spotorno, in provincia di Savona, nel 1872, e divenuto celebre per il suo impegno politico a Oneglia, come sindaco e giornalista. Figlio di un seguace di Mazzini e Garibaldi, fu tra i fondatori della prima “Lega socialista” di Oneglia e del suo organo, La Lima. Nel 1893 era già inserito nel movimento internazionale, al Congresso socialista di Zurigo, mentre pochi mesi dopo subiva il primo arresto a seguito delle dimostrazioni contro i massacri di Aigues-Mortes. Alla fine del secolo riparò spesso nel Midi francese e in particolare a Marsiglia, dove si formò in uno stimolante ambiente cosmopolita. Si adattò ai lavori più umili finché non si trasferì in Svizzera nel 1900, dove militò nel Partito socialista italiano svizzero. Due anni dopo sarebbe stato a New York a dirigere Il Proletario e poi nuovamente in Svizzera, in un costante peregrinare in nome della causa socialista. Contrario alle correnti dominanti riformiste, fu eletto nel '13 alla Direzione del partito e chiamato a dirigere l'Avanti!; non avrebbe esitato a schierarsi a favore della rivoluzione russa durante la Grande guerra. Nel '21 non accettò però le posizioni del congresso di Livorno e optò per una scelta centrista, ritrovandosi isolato da una maggioranza schiacciante schierata con Treves e Turati che dava vita al Psu. Isolato anche da Nenni, sarebbe finito nella frazione dei “terzini” del Pcd'I, poco prima di morire, non trovando spazio nella politica dei partiti del suo tempo. <50
[...] Nell'Imperiese legato al turismo e all'agricoltura, quando cominciarono le lotte di massa postbelliche, furono perlopiù gli operai ad organizzarsi mentre i contadini restarono in un primo tempo inerti. Così il Ponente di Oneglia, Porto Maurizio, Diano Marina, Sanremo o Bordighera fu poco coinvolto da quelle prime agitazioni. Seppure in ritardo, gli echi delle lotte politiche del Biennio rosso raggiunsero anche l'estremo Ponente. La conferenza internazionale che si tenne a Sanremo nel 1920, in cui le autorità italiane, inglesi e francesi dovevano decidere della spartizione dell'ormai crollato Impero ottomano, destò particolare attenzione nella popolazione locale che prese più consapevolezza delle questioni politiche interne e internazionali <95.
A poco a poco anche le cittadine imperiesi assunsero una propria identità politica popolare, e alle elezioni del 1919 Oneglia fu conquistata dai socialisti, mentre Agostino Scarpa animava il Fascio cittadino con il suo organo ufficiale Il Varco. A Porto Maurizio il movimento squadrista costituiva un'eccezione nel quadro ligure, dal momento che fu l'unico a non dichiararsi filodannunziano, e cominciò a prendere piede dopo la vittoria elettorale socialista.
Con il tempo le due anime socialiste della città si sarebbero distinte sempre più: a Porto Maurizio primeggiavano i riformisti, a Oneglia, all'indomani della scissione di Livorno, avrebbero prevalso i comunisti <96.
Nell'Imperiese la figura che più emergeva tra gli antifascisti del tempo era quella di Giuseppe Amoretti. Dapprima socialista, a soli quindici anni fu assunto all'Avanti! grazie all'interessamento di Giacinto Menotti Serrati, e lì conobbe Antonio Gramsci, incontro che lo segnò profondamente e lo condusse nel 1921 a passare alla frazione comunista, fondando la sezione giovanile sanremese, e divenendo cronista dell'Ordine Nuovo, poi dell'Unità nei primi anni del fascismo, quando cominciò a svolgere il lavoro di collegamento come “fenicottero” per l'organizzazione. Dopo l'emanazione delle leggi eccezionali avrebbe fatto parte del Centro interno con la compagna e futura moglie Anna Bessone per poi subire le carceri fasciste e lavorare infine per l'Interazionale in Francia e poi a Mosca <97.
Se si eccettuano personaggi della levatura di Amoretti o dei Serrati, nell'Imperiese del Biennio rosso si rilevava la presenza di una sinistra ancora poco definita. Si pensi che un assessore comunale socialista, più volte riconfermato, come Domenico Biancheri, non era ritenuto dalla polizia capace di forti influenze sulla classe operaia né di tenere conferenze, nonostante la discreta opinione di cui godeva in pubblico e la sua posizione nella Camera del Lavoro di Ventimiglia <98. Similmente il compaesano socialista Andrea Biancheri, pescatore e contadino, che pure subiva svariate condanne per reati di incitazione all'odio fra le classi sociali, non era considerato un elemento realmente pericoloso dalle autorità di Pubblica sicurezza <99. Nell'entroterra di Perinaldo viveva poi ancora in disparte, senza destare l'attenzione della polizia, una famiglia di sinistra che avrebbe dato alla Francia e all'Italia repubblicana antifascisti e resistenti appassionati: i Liprandi, figli di Antonio Giusto Liprandi, che aveva lavorato nel Comune socialista come assessore trasmettendo i suoi ideali alla famiglia <100.
[...]
Vi fu poi una minoranza che scelse, come capitò in altre reti migratorie liguri, la via dell'Africa francese. Filippo Antonio Anfosso, comunista di Camporosso, fervente propagandista, era emigrato solo, celibe, a ventidue anni, nel 1923 in Francia, a Nizza e poi a Mentone, dove trovò lavoro come cameriere. Nel 1927 da Marsiglia era poi salpato per Tangeri, in Marocco, dove si era nuovamente impiegato come cameriere presso un albergo dove lavoravano molti connazionali, il Grand Hôtel Saint-Georges, indirizzato dalle reti di solidarietà della colonia immigrata. Sul finire degli anni Venti si trasferì in Algeria, dove sposò Lucia Destonesse, mise su famiglia e mantenne rapporti epistolari con i genitori rimasti in Liguria, inviando loro anche aiuti in denaro, mentre continuò a perseguire il proprio impegno antifascista <339.
Anche Nino Siccardi, comunista divenuto poi celebre partigiano della zona imperiese, dopo una prima esperienza migratoria nel Midi, a Saint-Raphaël, Cannes e Marsiglia tra il 1929 e il 1930, dove fece il distillatore di mosti d'uva, prese rotte nuove e persino inconsuete per gli antifascisti liguri, cambiando luoghi e mestieri negli anni della grande crisi, adattandosi di volta in volta alla contingenza del momento. Si ritrovò così ad attraversare negli anni Trenta la Siria, la Spagna, il Marocco francese, per poi rimpatriare e tornare a viaggiare per lavoro, trovando impiego imbarcandosi come macchinista <340.
I migranti imperiesi degli anni Trenta avrebbero teso invece a rientrare con l'inizio del conflitto e alcuni di essi parteciparono alla lotta di liberazione. Forse il fatto di aver compiuto la propria formazione civica sotto il regime influì sulle scelte che si presentarono agli esuli con l'avvento della guerra; e ciò tanto più nella zona di confine e di occupazione, dove l'insofferenza per l'italianizzazione forzata di Mentone rendeva la permanenza italiana assai difficile <341.
[NOTE]
50. Su Giacinto Menotti Serrati: Av.Vv., 1892-1982 Psi. Novanta anni di storia. Almanacco socialista: cronistoria, schede, commenti, documentazione sul socialismo italiano, Rotostil, Roma 1982. Cpc: b. 4769, f. Giacinto Bartolomeo Menotti Serrati; Franco Andreucci, Tommaso Detti, Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1943, v. Giacinto Menotti Serrati, 6 voll., Editori Riuniti, Roma 1975-1979, in Archivio biografico del movimento operaio: http://www.archiviobiograficomovimentooperaio.org/index.php?option=com_k2&view=item&id=26552:serrati-giacinto-menotti&lang=it.
95. Antonini cit., p. 166.
96. Gibelli, Rugafiori cit., pp. 37-38; Antonini cit., 166, 205-208, 216. I due comuni di Oneglia e Porto Maurizio erano allora ancora divisi e lo rimasero sino all'unificazione del 1923, attuata sotto il regime mussoliniano, quando fu dato al nuovo Comune il nome attuale di Imperia, dal nome del torrente Impero che separava i due paesi.
97. AIsrecIm: IID7: f. Giuseppe Amoretti. Cpc: b. 105, f. Giuseppe Amoretti.
98. Cpc: b. 611, f. Domenico Biancheri.
99. Cpc: b. 611, f. Andrea Biancheri.
100. Cpc: b. 2794, ff. Angela Liprandi, Anita Laura Liprandi; b. 2795, Arturo Mario Dino Antonio Liprandi, Liutprando Liprandi, Giusto Antonio Liprandi; b. 4291, f. Linda Revoir; f. b. 3404, Adriano Antonio Moresco. Dpp: b. 1263, ff. Ariella Sgorbissa, Giacomo Sgorbissa; f. Liliana Liprandi. Ps: A1: 1943: b. 47, f. Liliana Liprandi. AIsrecIm: IID7: f. Giusto Antonio Liprandi.
339. Cpc: b. 127, f. Filippo Antonio Anfosso.
340. Archivio IsrecIm: IIDB: f. Nino Siccardi.
341. Cpc: b. 2794, ff. Angela Liprandi, Annita Laura Liprandi, Arturo Mario Dino Antonio Liprandi; b. 2795, ff. Giovanni Battista Liprandi, Giusto Antonio Liprandi, Liutprando Liprandi; b. 4291, f. Linda Revoir; b. 4794, f. Nino Siccardi. Dpp: f. Filiberto Armando Novella. Sull'occupazione italiana in Francia: Jean-Louis Panicacci, L'occupation italienne. Sud-Est de la France, juin 1940-septembre 1943, Presses Universitaires de Rennes, Rennes 2010.
Emanuela Miniati, La Migrazione Antifascista dalla Liguria alla Francia tra le due guerre. Famiglie e soggettività attraverso le fonti private, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Genova in cotutela con Université Paris X Ouest Nanterre-La Défense, Anno accademico 2014-2015

martedì 17 ottobre 2023

Mostra all'Unione Culturale Democratica: Salvatore Russo, "Fotografie di Bordighera"


 

Unione Culturale Democratica -  Sezione ANPI

Bordighera (IM), Via al Mercato, 8 


giovedì 19 ottobre - domenica 29 ottobre 2023
ore 17-19

 

Salvatore Russo

BORDIGHERA VISTA DALL'ALTO

Immagini dal drone

 

Ingresso libero

 


 

Giorgio Loreti

Unione Culturale Democratica -  Sezione ANPI - Bordighera (IM),  Tel. +39 348 706 7688

mercoledì 11 ottobre 2023

Opere di Massimo Parodi

 









 

Le opere qui pubblicate e le relative fotografie sono di Massimo Parodi, che abita a Ventimiglia.
Adriano Maini

Massimo Parodi nasce ad Albissola Marina. Frequenta l'Accademia Balbo a Bordighera. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e all'estero.
Francesco Mulè, Bordighera: a Villa Regina Margherita prosegue la mostra “Regali Frontiere - Arte Contemporanea nell'Estremo Ponente Ligure”, Sanremo news.it, 12 dicembre 2013

venerdì 6 ottobre 2023

Le sorelle si appellavano al prefetto di Imperia, loro provincia natale, per poter ritornare a Mentone

Mentone: uno scorcio di Garavan

"Le sottoscritte […] si permettono fare presente ed insistere:
Che infondata ed ingiusta è l’accusa di antifascismo che si fa alla loro Famiglia, anche se il padre, a suo tempo, fece parte di una amministrazione comunale socialista riformista. Dopo l’avvento del Fascismo il loro genitore fu ed è sempre stato un ammiratore del Fascismo, del Duce che ha saputo rendere grande e temuta la nostra Patria. Egli si è trasferito con la Famiglia in Francia per motivo di
lavoro. […]
Che la sottoscritta Angela si è iscritta al P.N.F. nel 1934. Essa già si prestò gratuitamente per la confezione di grembiulini per le Piccole della Casa degli Italiani di Mentone in occasione di una Festa e sarà ben lieta ed onorata di poter ancora e sempre, da buona italiana e fascista, prestar la sua opera per la buona riuscita di manifestazioni patriottiche. La sorella Ida - abitante a Sanremo - è iscritta al P.N.F. dove sempre presta la sua opera […] Nessuno dunque può mettere in dubbio i sentimenti di vero patriottismo e fascismo della Famiglia, dimostrato con fatti.
Che il cognato Adrien Moresco è suddito francese e così pure, per matrimonio, la loro sorella Anita, di lui moglie. Essi costituiscono una famiglia a parte e nulla sanno le sottoscritte della loro specificata attività politica cui si volle alludere. Da qualche tempo non corrono, fra le due famiglie, troppi buoni rapporti.
Ad ogni modo le sottoscritte osano sperare che non si vorrà far ricadere su di esse e la loro famiglia la colpa dei suddetti, se questa esistesse. […]" <160
[...] Le sorelle Angela e Liliana Liprandi si appellavano al prefetto di Imperia, loro provincia natale, per poter ritornare a Mentone dove ormai conducevano stabile vita familiare con i genitori e il fratello Liutprando e dove l’una lavorava come impiegata e l’altra frequentava le scuole francesi. Dopo una visita in Italia alla sorella Ida, le due si erano viste negare il passaporto, essendo la famiglia Liprandi vigilata dalla Pubblica Sicurezza. I sospetti di sovversivismo ricadevano soprattutto su Anita, quinta sorella, attivista antifascista sposata con un altrettanto fervido propagandista sovversivo, nato a Nizza e naturalizzato francese, grave onta per il nazionalismo del regime. Nella supplica in questione e nelle altre che seguirono, Angela e Liliana non soltanto addussero tra le loro motivazioni una spiccata inclinazione civica fascista, ma fondarono la loro principale argomentazione sulla separatezza dei due nuclei familiari pur emigrati nella stessa cittadina di Mentone <179. Esse costruirono cioè un’identità parentale ligia e fedele ai dettami etici e civili del patriottismo mussoliniano, fondata sui valori della famiglia, del militarismo maschile e dell’assistenzialismo materno femminile: Liutprando «servì in seguito lodevolmente con fedeltà ed onore di soldato la Patria Fascista», Angela «si prestò gratuitamente per la confezione di grembiulini per le Piccole della Casa degli Italiani di Mentone in occasione di una festa e sarà ben lieta ed onorata di poter ancora e sempre, da buona italiana e fascista, prestar la sua opera per la buona riuscita di manifestazioni patriottiche» <180.
[NOTE]
160. Cpc: b. 2794, f. Anita Laura Liprandi: Angela e Liliana Liprandi al Prefetto di Imperia, Sanremo 27/09/1937.
179. Cpc: b. 2794, f. Anita Laura Liprandi: copia raccomandata di Angela e Liliana Liprandi al Prefetto di Imperia, Sanremo 27/09/1937.
180. La presenza di un modello narrativo è ancora più evidente se si confrontano le lettere dell’esilio delle Liprandi con un documento particolarmente interessante che si trova nell’archivio dell’Istituto Storico della Resistenza di Imperia (Archivio IsrecIm: II D12): si tratta di una breve autobiografia redatta da Angela Liprandi per ottenere i sussidi allora elargiti alle vittime delle persecuzioni fasciste, in cui la donna dichiara apertamente la fede antifascista della famiglia costretta all’esilio politico.
Emanuela Miniati, La Migrazione Antifascista dalla Liguria alla Francia tra le due guerre. Famiglie e soggettività attraverso le fonti private, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Genova in cotutela con Université Paris X Ouest Nanterre-La Défense, Anno accademico 2014-2015

Fattore molto illuminante sui tanti compromessi ai quali dovettero ricorrere moltitudini di persone sotto il regime fascista (dei quali le istanze datate 1937 delle Liprandi sono probante esempio) risulta la già evidenziata nota n° 180 di Emanuela Miniati, di cui si trascrive qui di seguito il nucleo essenziale: "una breve autobiografia redatta da Angela Liprandi per ottenere i sussidi allora elargiti alle vittime delle persecuzioni fasciste, in cui la donna dichiara apertamente la fede antifascista della famiglia costretta all’esilio politico".
Adriano Maini