Quattro giorni dopo, un operaio in servizio alla stazione di Sestri Levante (40 km di distanza sulla stessa linea) trova una borsa in un cespuglio sulla scarpata. All’interno la polizia ferroviaria estrae due pistole, munizioni e assorbenti da donna. Il reperto, scrive l’Ufficio politico, è considerato «defenestrato dal treno su cui viaggiava l’Azzi» e lascia pensare «che nel caso sia implicata una donna»; il proprietario potrebbe essersene sbarazzato «avendo notato gli agenti di Polizia eseguire il servizio di controllo sul treno» <3.
Le indagini permettono di capire cosa è avvenuto nei secondi precedenti e successivi all’esplosione. Nico Azzi, che a Imperia ha svolto il servizio militare come artificiere di fanteria con il grado di caporale istruttore, sa maneggiare gli esplosivi. Con una sveglia, due detonatori, una pila elettrica e due pani di tritolo cerca di attivare un ordigno ad orologeria da collocare nel cestino metallico dei rifiuti. Siede sul water quando i bruschi sobbalzi del treno sugli scambi della stazione genovese provocano una manovra maldestra che attiva il circuito e fa esplodere il detonatore. Anche grazie alle sue gambe che fanno da protezione, l’esplosione non coinvolge il tritolo. Pur gravemente ferito, il ragazzo può quindi disfarsi del materiale compromettente gettandolo dal finestrino.
Con l’avvio della fase istruttoria del processo cominciano gli interrogatori.
3 ASBO, Questura di Genova, Ufficio politico, rapporto giudiziario a carico di Azzi Nico, 14 aprile 1973. cit.
Alessio Ceccherini, La ragnatela nera. L’eversione di destra e la strage dell’Italicus (1973-1975), Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, Anno accademico 2021-2022
Ugo Caneto aveva riferito in merito a telefonate minacciose e sospette e il giorno successivo la figlia di un compagno partigiano era stata minacciata per iscritto. Il Consiglio comunale di Imperia, su sollecitazione del gruppo consiliare comunista, aveva approvato all'unanimità un nostro ordine del giorno. Sulla problematica antifascista, che stava assumendo aspetti sempre più delicati, la segreteria aveva deciso di coinvolgere Angelo Carossino, segretario regionale del Pci.
In quello stesso periodo l'Anpi nazionale (riunione di martedì 27 febbraio 1973) aveva lanciato una raccolta di firme per chiedere di perseguire penalmente coloro che si richiamavano al Partito fascista e inoltre richiedeva l'istituzione da parte del Parlamento di una Commissione di inchiesta sugli avvenimenti riguardanti le stragi e l'attività neofascista.
Il partito riprendeva queste problematiche in una segreteria di aprile (riunione di giovedì 12 aprile 1973) in cui si giudicava opportuno dar vita a Nuova Resistenza a Sanremo, un'associazione che si ispirasse a un orientamento democratico e antifascista, come definito dal congresso dell'Associazione dei partigiani (Anpi); ma la bozza del documento presentato era in contrasto con la linea dell'Anpi e i giovani comunisti si sarebbero battuti all'interno della nuova associazione per recuperarla a un orientamento unitario, rifiutando autonomie equivoche e strumentali.
Nella riunione di segreteria di agosto (sabato 4 agosto 1973) avevo dato conto dei risultati dell'incontro (venerdì 27 luglio 1973) svoltosi all'Istituto Storico della Resistenza che si proponeva di riattivarne l'attività, dopo la paralisi generata dall'ostruzionismo della FIVL (Federazione Italiana Volontari Libertà) alcuni membri della quale erano legati ad Edgardo Sogno. <1
Al termine di una lunga riunione dell'Istituto Storico si era deciso che nel mese di settembre si sarebbe convocata una riunione dei partiti antifascisti per ricostruire un embrione di dialogo e verificarne la possibile continuità con l'iscrizione di soci all'Istituto Storico e la sollecitazione di ogni partito a sensibilizzare i propri rappresentanti nei consigli comunali e provinciale per ottenere che la stragrande maggioranza dei comuni diventasse socia dell'Istituto, pagasse le relative quote e nominasse propri rappresentanti, garantendo la presenza delle minoranze.
Durante il periodo di fine anno avevamo incontrato un gruppo di compagni dell'Anpi (27 dicembre 1973: presenti, per il PCI Mauro Torelli, Francesco Rum, Gian Mario Mascia e on. Gino Napolitano, per l'Anpi Eolo Castagno, Franco Magurno, Menicco Amoretti, Nando Bergonzo e Franco Bianchi "Stalin") per esaminare la possibilità di rafforzare e ringiovanire i quadri dirigenti dell'Associazione, con innesti appropriati e l'irrobustimento culturale della segreteria dell'associazione partigiana. Si era evidenziata la necessità di eliminare i doppi incarichi, in particolare tra la direzione dell'Anpi e quella dell'Istituto storico, una convinzione sostenuta con vigore da Menicco Amoretti, il quale manifestava la sua propensione a dedicarsi all'Istituto.
Diversi compagni avevano posto il problema della propria sostituzione, ma vi era chi, come Nando Bergonzo, osservava che non era il momento politico opportuno per abbandonare gli incarichi. Tra l'altro, veniva evidenziato come il quindicennio alle spalle avesse segnato il rilancio dell'Associazione che alla fine degli anni '50 aveva praticamente smesso di funzionare. L'attualità dei valori antifascisti era importante anche per il Pci e l'incontro si concludeva con l'impegno di indire un convegno entro la prima settimana di febbraio 1974 per giungere nell'aprile ad organizzare una manifestazione con i giovani.
Gli impegni in cantiere avevano sollecitato un nuovo incontro, circa un mese dopo, nel quale Eolo Castagno avrebbe rimarcato la necessità di organizzare l'annunciato convegno. La relazione del segretario dell'Anpi aveva configurato due obiettivi: il rafforzamento politico e organizzativo dell'Associazione dei Partigiani e il rapporto con Nuova Resistenza. Si riconosceva che la situazione politica era gravida di pericoli, che la borghesia aveva accentuato la sua sfiducia verso gli organismi democratici e che i fascisti tentavano di pescare nel torbido. Eolo proseguiva nella sua analisi affermando che il "golpe cileno" ammoniva tutti noi a trarne insegnamenti anche alla luce di recenti avvenimenti che avevano visto ufficiali dell'esercito implicati in traffici d'armi e collegamenti con organizzazioni parafasciste, come l'emblematica vicenda del terrorista di destra Nico Azzi <2.
Franco Dulbecco, il nostro parlamentare, ad ogni buon conto ci aveva fornito informazioni in merito al protagonista nero, stilando una sintetica nota da cui risultava che Azzi era stato per parecchi mesi il responsabile della polveriera di Pietrabruna e ne era in possesso delle chiavi. Sempre secondo l'informativa redatta, venivano evidenziati dubbi sulle procedure seguite e sulle responsaoilità di diversi addetti. L'Azzi aveva uno zio a Imperia.
La situazione economica difficile e il referendum sul divorzio erano strumenti che la destra utilizzava per creare le condizioni per uno spostamento a destra della situazione politica. Eolo riteneva opportuno rafforzare la segreteria dell'Anpi cooptandovi quattro o cinque com pagni. Il congresso del 1971 aveva affrontato ampiamente la questione giovanile ed esprimeva un giudizio sostanzialmente positivo sulla costituzione di Nuova Resistenza pur non mancando tendenze settarie in alcuni gruppetti. L'Anpi avrebbe chiesto ai giovani di entrare in Nuova Resistenza purché si riconoscessero nella linea congressuale dell'Associazione dei Partigiani e tutti gli intervenuti avevano apprezzato siffatte considerazioni ed evidenziato l'opportunità dì trovare modalità idonee a evitare la rottura tra le forze antifasciste.
L'attenzione nei confronti dei neofascisti non calava: a febbraio veniva annunciata la presenza di Giorgio Almirante a Bordighera nella sede del Movimento sociale (Msi) e il partito intemelio si era mobilitato.
La situazione italiana era assai tormentata. Il nuovo governo Rumor succedeva nel marzo ad un governo analogo che doveva, tra l'altro, traghettare il Paese durante i mesi della battaglia referendaria sul divorzio.
Due settimane dopo l'affermazione referendaria di chi voleva salvare l'istituto del divorzio, a Brescia nuovo atto terroristico e altri morti.
Ancora una volta, dopo piazza Fontana, la strategia stragista veniva utilizzata per impedire un avvenire democratico al Paese.
Nella nostra provincia, come in tutto il Paese, si era avuta una reazione di massa molto ampia e significativa. Le principali iniziative si erano tenute a Imperia, Sanremo e Ventimiglia. Anche a Ospedaletti e a Bordighera si era manifestato.
Eravamo anche riusciti a far convocare con urgenza, il mercoledì 29 maggio 1974, il Consiglio comunale di Imperia che si esprimeva con un documento di condanna.
La giornata di mercoledì era stata impegnativa e il Consiglio comunale, convocato dal neosindaco Alessandro Scajola, coronava l'impegno civico contro il terrorismo.
[NOTE]
1) Edgardo Sogno nato a Torino il 29-12-1915 e ivi deceduto il 5-8-2000. La sua è una biografia controversa. Caratteristica fondamentale è l'anticomunismo che lo spinge a militare in Spagna tra le fila golpiste di Franco. Monarchico, prese parte alla Resistenza e rappresentò il Partito Liberale nel Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia. All'inizio degli anni '50 pubblicò un giornale anticomunista "Pace e Libertà" che incentivava provocazioni antioperaie. Nel 1971 aveva dato vita ai Comitati di Resistenza Democratica, centri politici in funzione anticomunista. Nel 1974 sarebbe stato formalmente accusato dal magistrato Luciano Violante di aver pianificato, con R. Pacciardi e L. Cavallo, un golpe al fine di mutare la Costituzione dello Stato e la forma di governo con mezzi non consentiti dall'ordinamento. Il proscioglimento dei protagonisti, avvenuto alcuni anni dopo, non mette in ombra l'operazione progettata che lo stesso Sogno ricorda dovesse essere "un'operazione largamente rappresentativa sul piano politico e della massima efficienza sul piano militare", da Messori e Cazzullo, "Il mistero Torino", pag. 423.
2) Da "l'Unità" in un articolo pubblicato il 13 gennaio 2007: "Nico Azzi, funerali in chiesa con svastica" rievoca gli avvenimenti che videro protagonista l'Azzi. "Nell'ideale eredità di Nico Azzi alcune bombe. La prima sarebbe dovuta esplodere sul treno Torino-Roma il 7 aprile 1973. Esplose invece tra le gambe di Azzi, mentre stava preparando l'innesco di due saponette di tritolo militare da mezzo chilo l'una nella toeletta... Le altre erano le bombe a mano che aveva provveduto a fornire per una manifestazione neo fascista quello stesso aprile [giovedì 12] a Milano... la seconda uccise Antonio Marino, un altro agente."
Giuseppe Mauro Torelli, Viaggio tra generazioni e politica, ed. in pr., 2017, pp. 277-279