venerdì 27 settembre 2024

Apricale già nel 2002...


A3 Comune di Apricale (Imperia)
2002 - ISO 14001
Localizzazione
Il Comune di Apricale è situato nell’entroterra di Bordighera e Ventimiglia, a 13 Km dal litorale e a 291 m. s.l.m.. Il nome del borgo deriva da apricus, esposto al sole in latino. La principale caratteristica del borgo medioevale è l’aspetto dell’abitato: antiche case di pietra allungate sulla dorsale di un erto pendio dominato dall’altura del castello.
Profilo
Il Comune di Apricale ha conseguito la Certificazione Ambientale ISO 14001 nel maggio 2002, cui ha fatto seguito, a distanza di pochi mesi, la Certificazione Qualità ISO 9001.
Borgo dell’entroterra della Liguria occidentale, Apricale conta appena 600 abitanti residenti su un territorio che si estende per 19 Kmq. Questo piccolo centro si segnala per le sue notevoli qualità architettoniche ed ambientali, manifestazioni culturali di altissimo livello e l’interessante patrimonio culturale custodito (tra cui i più antichi statuti della Liguria in pergamena).
Le principali risorse economiche di Apricale sono il turismo e l’agricoltura, prodotto tipico di questa attività è l’olio extravergine di oliva.
Principali obiettivi/interventi programmati
- Incremento progressivo e costante della raccolta differenziata dei rifiuti, da conseguire anche grazie a campagne di educazione ambientale poste in atto dall’Amministrazione;
- Completamento della separazione delle acque bianche e nere;
- Impulso alla realizzazione di un unico depuratore fognario comprensoriale della vallata del Nervia a Vallecrosia;
- Conseguimento della Certificazione di Sicurezza OHSAS 18001;
- Sviluppo di strutture ricettive a misura di borgo (bed and breakfast, locande, agriturismo ecc.).
Altri progetti e iniziative
Anche in forza delle certificazioni recentemente ottenute, Apricale è entrato a far parte del Club di Prodotto de “I Borghi più Belli d’Italia” ed ha conseguito - unico Borgo oggi in Italia - anche la “Bandiera Arancione”, prestigioso marchio di qualità per l’ambiente e per il turismo, riconosciuto dal Touring Club Italiano ai Paesi dell’entroterra. Apricale ha inoltre conseguito le certificazioni “ISO 9001 per i Servizi”, certificazioni riconosciute a livello internazionale ha anche ottenuto il certificato “OHSAS 18001 di sicurezza” che ha consentito ad Apricale - primo Comune in Italia - il conseguimento “dell’Eccellenza”.
Nell’ambito dei territori certificati ISO 14001 e/o EMAS, si è costituita su iniziativa della Provincia di Siena, col patrocinio del Monte dei Paschi, l’Associazione Qualità-Ambiente. Apricale fa parte dei soci promotori di questa Associazione che ha per scopo di promuovere sul territorio dei propri associati, nelle varie regioni italiane, attività di sensibilizzazione anche presso le autorità competenti regionali e nazionali, al fine di ottenere contributi e finanziamenti a difesa dell’ambiente e della qualità della vita sul turismo di qualità.
Riccardo Luca Cecatiello, La dimensione territoriale delle certificazioni ambientali. Strumenti trasversali di sostegno al raggiungimento dell’obiettivo dello sviluppo sostenibile e la valorizzazione delle risorse locali, Tesi di dottorato, Politecnico di Milano, 2004

venerdì 20 settembre 2024

Originali riflessioni sulla difesa del litorale a Sanremo e a Imperia

Sanremo (IM): davanti alla vecchia stazione ferroviaria

A Sanremo agli inizi degli anni '70 fu varato un progetto che prevedeva il recupero di 900 m di litorale dinnanzi la stazione ferroviaria. L'obiettivo era quello di raggiungere un avanzamento di 90 m, dei quali 40 m destinati alla viabilità ed i rimanenti alla spiaggia.
Per fare ciò si prevedeva di sversare grandi quantità di materiale di risulta proveniente dall'Autostrada dei Fiori (di scarsa qualità), di realizzare delle strutture di difesa che consistevano in un grande pennello a levante in prossimità della foce del rio S. Romolo, uno minore all'estremo di ponente e due isole intermedie. Infine l'intervento doveva essere completato con un ripascimento di sedimento pregiato.
L'Amministrazione Comunale però decise di destinare oltre 70 metri del terrapieno a viabilità, giardini e parcheggio. Inoltre non venne realizzato il versamento di finitura a protezione e completamento della spiaggia.
 

Fonte: op. cit. infra

Conseguentemente, davanti al muro che limitava la zona viabile rimanevano, nel 1983, solo una ventina di metri di spiaggia costituita di materiale detritico estremamente eterogeneo e di varie dimensioni. Inoltre le piattaforme isola sono state in seguito unite a terra, formando in definitiva altri due pennelli.
 

Fonte: op. cit. infra

Fonte: op. cit. infra

Comunque nei decenni successivi la situazione è rimasta stabile e la spiaggia non ha subito arretramenti, come si può osservare dalla figura 9, e ciò è una testimonianza della bontà della scelta progettuale adottata.
[...] Altro intervento che ha previsto l'utilizzo di piattaforme isola ha avuto luogo lungo il litorale di Porto Maurizio, in località Borgo Prino per l'esattezza, sempre in provincia di Imperia.
La situazione qui è sempre stata precaria, fin dagli inizi del ‘900, e peggiorò ulteriormente verso la fine degli anni '60 e ciò convinse l'amministrazione comunale a finanziare un progetto di ricostruzione della spiaggia.
I lavori interessarono un fronte di 700 m. Inizialmente venne realizzata sulla sponda sinistra del torrente Prino una discarica con i detriti provenienti dai lavori di scavo per la realizzazione dell'Autostrada dei Fiori. Contemporaneamente, fu avviato lo smantellamento di un vecchio pennello e di un lembo di scogliera parallela preesistenti.
Significativo il fatto che questo fu il primo caso in Italia in cui si autorizzò la demolizione di un'opera marittima di protezione della costa. In sostituzione delle vecchie strutture furono realizzati un nuovo pennello, a levante, e tre “piattaforme-isola” in prossimità delle case del borgo.
La prima struttura garantiva un appoggio alla spiaggia ed impediva la dispersione dei sedimenti verso levante, mentre le altre opere avevano la funzione di evitare la perdita di materiale, favorendone l'accumulo con un effetto “tombolo” senza però limitare il passaggio dei sedimenti da una cella alla successiva.
Il progetto ebbe successo e si stabilì un nuovo equilibrio ed un avanzamento immediato della spiaggia di 15-20 metri.
 

Fonte: op. cit. infra

Purtroppo tale intervento fu vanificato dalla costruzione di nuove opere. Nel 1980 infatti, con la chiusura della discarica, il piazzale realizzato grazie al versamento di inerti venne stabilizzato mediante la realizzazione di una scogliera aderente che privò il litorale di questi apporti sedimentari. La stessa amministrazione, pensando di migliorare la situazione, realizzò a levante della foce del torrente Prino un lungo molo inclinato che privò la spiaggia anche dei sedimenti provenienti dal corso d'acqua. Questa struttura determinò anche la traslazione dei sedimenti fini presenti sulla spiaggia verso la zona protetta creata dal nuovo molo. La spiaggia arretrò vistosamente e peggiorò anche granulometricamente, diventando ghiaiosa.
Anche in questo caso, non comprendendo le reali cause del fenomeno, proseguirono gli interventi che irrigidirono ulteriormente il litorale. Le isole furono trasformate in pennelli, ad eccezione della struttura di ponente, che solo recentemente, nel 2000, è stata collegata a terra. Questi interventi ottennero il solo risultato di frammentare il litorale in tre celle non comunicanti, rendendo praticamente impossibile lo scambio di sedimenti. La situazione, a tutt'oggi, risulta essere particolarmente critica, aggravata anche dalla presenza nella spiaggia sottomarina di una depressione che convoglia verso il largo, disperdendoli in profondità, i sedimenti trasportati dal torrente Prino; questi sedimenti sono spinti all'esterno dall'azione di riflesso determinata dalle strutture presenti in prossimità dell'ex discarica.
Infine, la piattaforma isola già collegata a terra nel 2000 è stata ulteriormente ampliata con la costruzione di un nuovo tratto ricurvo verso levante. Presumibilmente l'obiettivo che s'intende raggiungere con questo intervento è quello di creare una zona protetta. Questo tuttavia probabilmente comporterà la formazione di una spiaggia sabbiosa nella zona protetta dalla struttura ed il rapido depauperamento del rimanente tratto di litorale.
 

Fonte: op. cit. infra

In definitiva anche in questo caso l'intervento progettato e realizzato mediante piattaforme isola ha avuto un buon impatto iniziale ed ottenuto i risultati sperati, che però sono stati vanificati dalla poca accortezza delle varie amministrazioni nelle successive scelte progettuali.
Marco Nicosia, Studio su modello numerico della protezione delle spiagge di Castiglione della Pescaia con piattaforme isola, Tesi di laurea, Università degli Studi di Firenza, Anno Accademico 2017-2018

mercoledì 11 settembre 2024

Se a Bordighera si spostasse la ferrovia


A corollario dell'intera ricerca, il caso di Bordighera è stato preso in considerazione per poter valutare quali potrebbero essere i risvolti per questa città, nel caso in cui, in futuro, venga razionalizzata la tratta ferroviaria Ospedaletti-Ventimiglia, tanto richiesta da cittadini e autorità francesi ed europee.
Gli studi avviati negli ultimi 50 anni da F.S. S.p.A. e Regione Liguria hanno ipotizzato, anche nel caso di questo tratto, lo spostamento a monte della linea. Questa modernizzazione del tracciato, come nel caso di Sanremo ed Ospedaletti, permetterebbe una ricongiunzione della città con il mare, assicurando una maggiore attrattività in campo turistico.
Coerentemente con quanto concluso nelle sezioni precedenti, l'aspetto più cruciale di un ipotetico spostamento, è costituito dalle politiche urbanistiche di rivalorizzazione delle aree dismesse post-intervento.
Nel comune preso in considerazione, il sedime ferroviario che risulterebbe dismesso è circondato da numerose aree abbandonate o non pienamente sfruttate di proprietà comunale (vedi figura sottostante), che offrono cospicue opportunità per un ampio programma di valorizzazione.
 

Aerofoto di Bordighera. In evidenza le aree di proprietà comunale non adeguatamente sfruttate o abbandonate. Fonte: Luca Possamai, op. cit. infra

Un riuso ottimale delle aree evidenziate, attraverso progetti che prevedano servizi al cittadino, punti ristoro, centri sportivi e spazi verdi, garantirebbe, infatti, al waterfront di Bordighera, già di elevato valore paesaggistico, un miglioramento ulteriore.
Il comune di Bordighera e il suo waterfront godono di una storia con peculiarità proprie rispetto a quelle dell'estremo ponente ligure. Sebbene oggi, il turismo sia calato sensibilmente, avendo risentito della combinazione di crisi e politiche non molto oculate, il lungomare Argentina, così chiamato poiché inaugurato nel 1947 da Evita Peron, è sempre stato oggetto di ammirazione e località di villeggiatura per reali e nobili di tutta Europa.
In questa florida storia, andata decadendo negli ultimi decenni, una politica ottimale così come brevemente descritta dovrebbe comprendere, come “asse verde”, la continuazione della pista ciclabile. In questo modo Bordighera diventerebbe punto di arrivo o partenza di quello che, nei prossimi anni, potrebbe diventare una delle maggiori attrazioni dell'area mediterranea.
In questo modo, si potrebbe integrare il sedime ferroviario, come riutilizzato, con il lungomare, ricco delle sue antiche glorie, in una logica di rivalorizzazione reciproca per ritornare ad eccellere in campo turistico.
Inoltre, approfittando della presenza di queste aree limitrofe al sedime, si potrebbero donare alla città spazi e servizi, al momento non presenti, facendo diventare la zona non solo centro del turismo, ma anche cuore pulsante dell'intera vita cittadina.
Nella medesima prospettiva, infine, ulteriore elemento urbanistico focale dell'ipotetico intervento trattato, è da ricollegare ai concetti di permeabilità ed inglobamento.

I nuovi percorsi che si integrerebbero a quelli esistenti aumentandone il valore paesaggistico. Fonte: Luca Possamai, op. cit. infra

Così come per Sanremo ed Ospedaletti, lo spostamento a monte della ferrovia e relativa rivalorizzazione delle aree dismesse, permetterebbero, eliminando quella barriera-ostacolo rappresentata dal tracciato ferroviario, migliori collegamenti in piano tra le due parti di città: a monte il centro cittadino e a valle la passeggiata ed un edificato di, al momento, basso valore. Verrebbero infatti, rimossi i poco pratici, e di negativo impatto architettonico, sottopassaggi, soppiantati da nuovi percorsi di accresciuto valore paesaggistico, come rappresentato precedentemente.
Da qui, per concludere la trattazione relativa ai risvolti urbanistici, emerge l'importanza del concetto di inglobamento, prima adeguatamente definito come:
Andare alla conquista di parti di città per essere, di riflesso, inglobati in essa. Nella pratica, questo si tradurrebbe nell'attraversamento del sedime ferroviario di aree verdi e servizi, dal lungomare alla città. Verrebbe così aumentato il raggio d'azione di questo intervento urbanistico, con riflessi in ogni ambito della vita cittadina.
 

Aerofoto di Bordighera. In evidenza le aree in prossimità della linea ferroviaria che per prime sarebbero interessate dalla valorizzazione del sedime. Fonte: Luca Possamai, op. cit. infra

A questi risvolti urbanistico-paesaggistici di grande rilevanza, vanno d'altra parte sommati importanti benefici economici per cittadini e amministrazione, sulla scia di quanto esaminato per le due città limitrofe.
Infatti, gli studi fin qui effettuati, ci hanno portato a contare 192 edifici nelle immediate vicinanze delle aree di possibile trasformazione lungo il water-front (vedi schema sopra riportato).
Applicando, in via ipotetica i risultati ottenuti per Ospedaletti e Sanremo, è stato possibile quantificare numericamente i benefici economici che potrebbero trarre le parti interessate in un lasso di tempo pari a 10 anni.
Per ciò che riguarda i valori immobiliari, sono stati, in primo luogo, estrapolati gli incrementi, in termini percentuali, per entrambi i casi studio considerati:
- 97,4% per Sanremo
- 163,9% per Ospedaletti
Da queste percentuali è stato detratto l'”errore”, dovuto al passaggio dalla Lira all'Euro, di 29,5%, ottenendo cosi un incremento netto di:
- 67,9% per Sanremo
- 134,4% per Ospedaletti
Sulla base di questi dati, è stata calcolata la media da applicare al caso di Bordighera, di 101,15%. La scelta di ricorrere ad una media aritmetica, senza propendere per nessuno dei due casi, nasce dalla consapevolezza che Bordighera possiede peculiarità proprie di entrambe le città.
Così come nel caso di Sanremo, lo spostamento della ferrovia permetterebbe, in alcuni tratti, la ricongiunzione di comparti urbani divisi, mentre per altri, analogamente a quanto avvenuto a Ospedaletti l'intervento consentirebbe un collegamento naturale città-mare.
Così come nel caso di Sanremo, quello che diventerebbe l'ex sedime ferroviario è circondato da numerose aree da sfruttare, mentre, al pari di Ospedaletti, la pista ciclabile costituirebbe una valida alternativa di alto valore paesaggistico all'unica via di accesso-attraversamento, l'Aurelia.
[...] Questo accresciuto gettito comunale, da considerare congiuntamente alle entrate che, in caso di un tale programma di valorizzazione, deriverebbero da richieste di permessi per migliorie degli immobili e richieste per l'apertura di accessi alla pista ciclabile (e al lungomare), permetterebbe inoltre all'amministrazione di utilizzare questa maggiore liquidità per generare cicli virtuosi, in quella corsa all'attrattività delle città tipica dell'era odierna.
In questo senso l'ipotesi dello spostamento a monte della ferrovia, accompagnata da una gestione capace del post-intervento, costituisce un'ultima inconfutabile prova di come la valorizzazione di aree dismesse, ed in particolare quelle ferroviarie, possa rappresentare una straordinaria opportunità di rilancio urbano e, conseguentemente, dell'economia locale.
Luca Possamai, Le aree ferroviarie dismesse come opportunità di rilancio urbano: il caso della ferrovia del Ponente Ligure, Tesi di laurea, Politecnico di Milano, Anno Accademico 2010-2011

mercoledì 4 settembre 2024

L’edificio fu fatto costruire dall’ingegnere Giovanni Marsaglia


Ma è anche il caso del piccolo centro che cerca di organizzare la propria espansione, senza sconvolgere le caratteristiche morfologiche dettate dal borgo preesistente, come nel caso di Sanremo, dove in un primo centro sorto dopo l’arrivo della ferrovia, si costruisce il primo grande albergo. L’esempio scelto è l’Hotel Europa e de la Paix, il cui progetto di ristrutturazione e ampliamento avvenuto nel 1872 e opera dell’ingegnere Pietro Agosti, ne fa uno dei complessi più grandi di Sanremo. Questo hotel è riportato nel diario di Klaus e Erica Mann, dove raccontano: “Di fronte al Casinò il buon Hotel Europa; lì già mezzi sfiniti, possiamo mangiare spaghetti e, provvisti di un sonnifero, riposare”. <3
Il secondo caso prevede la pianificazione della ordinata espansione della città turistica, ovvero la progettazione non solo dell’albergo, ma anche del suo quartiere, compresa la lottizzazione di aree residenziali in ville. Questo tipo di pianificazione urbana è molto comune nei nuovi centri termali francesi dell’Ottocento, quali Bidas nei Pirenei, Bagnere des Bigorre e Vichy. In questo esercizio progettuale si cimenta anche Charles Garnier che, grazie alla fama e alla ricchezza acquisite dalla costruzione dell’Opera di Parigi, diventa assiduo frequentatore della città termale di Vittel. Egli realizza un piano per la riqualificazione e l’ampliamento del quartiere del Grand Hotel, per il quale ridisegna la facciata. Progetta anche il nuovo Casinò, le Terme e il Parco della città. In ambito costiero ligure, la pianificazione della riva era già iniziata con la progettazione della passeggiata, ma ora riguarda anche il nucleo urbano intorno a essa. A partire dalla conferma della città storica nel colle della Pigna, l’esempio di lottizzazione per l’espansione di Sanremo è uno dei tanti primi elaborati in questo periodo dove, al nucleo disordinato e tortuoso del borgo esistente, si contrappone una pianificazione lineare e geometrica del nuovo quartiere.
E’ questo il caso del progetto mai eseguito relativo alla costruzione di un colossale albergo dietro il preesistente Casinò di Ospedaletti, il quale ebbe vita breve in quanto, pochi anni più tardi dalla sua inaugurazione, venne costruito, a pochi chilometri di distanza, il Casinò di Sanremo. Tale progetto, elaborato dall’architetto Bruno Ferrati di Genova nel 1925, è uno dei rari esempi di riuso del Casinò, chiamato anche Villa Sultana, una prestigiosa opera in stile “pompier” dell’ingegnere Sebastien Marcel Biasini.
[...] Altro esempio di progetto urbano di un sito di promontorio è la Villa Giacomo a Ospedaletti, della cui storia si sa poco o nulla, ma che molto ci insegna nella progettazione a terrazze e a pergole nel panoramico spazio antistante il vasto parco della villa la villa.
[...] La strada non è più una inaccessibile passeggiata romantica, ma è il luogo centrale della vita mondana, celebrazione della bellezza e della grandiosità della città. I palazzi pubblici, come gli alberghi, non si affacciano solo sul mare, ma soprattutto sulla Jetée, il luogo emblematico delle nuove città-stazioni balneari del Mediterraneo.
Inizia a rinforzarsi il mito della Riviera.
L’importanza che la villeggiatura marina riveste in questo periodo e la qualità dei turisti che la frequentano sono tali da richiedere, nonostante le dimensioni ridotte, le stesse caratteristiche rappresentative di una grande città o di una capitale europea. La borghesia, che desiderava soggiornare in questi centri, cerca alloggio nei Grand Hotels, mentre l’aristocrazia e la ricca borghesia preferiva, all’hotel, la villa personale progettata secondo il proprio gusto, possibilmente in un luogo da dove si potesse mirare un panorama particolarmente suggestivo, o un sito di rara bellezza naturale. Tutti comunque sono subordinati alla vita della città e ai luoghi di intrattenimento e di svago che essa può offrire.
Il progetto del Grand Hotel e il tema della Große Fassade
I Grand Hotels venivano concepiti su modello degli alberghi delle capitali tedesche e austriache, dove era stata teorizzata la progettazione della facciata secondo solidi principi architettonici che miravano all’ostentazione della rappresentatività, la teoria della Große Fassade, per cui il risultato deve comunicare un’immagine di lusso e di solennità. La tipologia edilizia che veniva maggiormente utilizzata era quello dell’edificio a blocco, dove lo spazio pubblico è ristretto allo spazio dei piccoli balconi delle camere con vista sul mare, in quanto affacci verso il vero luogo di vita della città, il Lungomare. Ne sono esempi l’Hotel Negresco ed Excelsior a Nizza e l’Hotel Angst a Bordighera. Nell’ideazione della facciata e degli spazi interni dedicati alla vita pubblica, grande attenzione viene riservata ad ogni dettaglio decorativo che deve donare allo spazio un valore scenografico di grande suggestione.
Nei primi anni del XX secolo con l’affermarsi delle nuove tendenze in contrapposizione agli stili classici e al dilagare della decorazione, più che a tentativi di modifica dell’architettura in rapporto all’assetto urbano, si assiste ad un cambiamento del tipo edilizio in rapporto al sito. Gli esempi presentati sono due grandi alberghi della Riviera, progettati da due grandi architetti europei del tempo. Il primo esempio è il progetto per l’Hotel Riviera Majestic Palace a Sanremo di Peter Behrens. L’organizzazione dello spazio pubblico si esprime nel giardino a terrazze antistante all’albergo, che riprende il tema, che abbiamo visto la volta scorsa, della progettazione dei giardini a ripiani. I due prospetti principali differiscono notevolmente l’uno dall’altro. Il lato sud è caratterizzato da grandi vetrate al piano terra e alla terrazza al primo piano, che prende l’intera larghezza dell’edificio. Le camere hanno tutte grandi terrazze e presentano numerose aperture verso il mare. Il secondo esempio è il progetto per il Grand Hotel Babylon a Nizza di Adolf Loos del 1923 [...]
Il progetto della villa e il tema della casa unifamiliare di vacanza
La collocazione della villa nel paesaggio costiero può essere considerata come eccezione nella regola. Mentre nei temi tipologici finora esaminati, l’elemento di maggior importanza è sempre e comunque la Jetée, nel caso della Villa è il paesaggio. Infatti la maggior parte delle ville costruite in Riviera occupano un luogo ricco di suggestione, un angolo di particolare bellezza paesaggistica, spesso lontano dal centro abitato. Queste ville, progettate negli stili più diversi, sono costruite secondo il desiderio del committente e molto spesso si presentano come dei piccoli castelli a mare.
“... e tutte il mare spinge le mugghianti collere a questo bastion di scogli onde t’affacci a le due viste d’Adria, rocca d’Asburgo”, Giosuè Carducci. Così Giosuè Carducci, uno dei maggiori poeti italiani, descrive la residenza di mare del Castello di Miramare, posto presso Trieste nella Costa Adriatica, nella omonima poesia. Costruita nel 1856 per volere di Ferdinando Massimiliano, fratello dell’Imperatore d’Austria Francesco Giuseppe, divenuto Comandante della Marina da Guerra austriaca. Il sito pare sia stato scelto dallo stesso Arciduca che vi trovò rifugio in un improvviso levarsi di bora e che ammirò l’incantevole bellezza del promontorio il mattino seguente. Si tratta del primo esempio di castello a mare in stile eclettico costruito in Italia. Nel parco, organizzato a terrazze, si trovano essenze arboree provenienti da tutti i continenti. Molto simile a questa conosciuta e inevitabile modello formale di riferimento è il Castello Marsaglia, oggi scomparso, progettato dall’architetto Pio Soli nel 1882, in un grande parco confinante con il giardino dell’Hotel Royal, di Sanremo. “L’edificio fu fatto costruire dall’ingegnere Giovanni Marsaglia, figlio di grandi impresari torinesi. All’esterno l’architettura a castello dell’edificio tendeva a quella grandiosità di ricchezza ed eleganza richieste per le ville signorili di allora. All’interno un vasto atrio, ben illuminato dalla triplice vetrata della parete di fondo, mette in comunicazione fra loro le stanze di soggiorno che qui si affacciano, lasciando ampio spazio alla scala marmorea divisa in due rampe che conducono ai piani superiori, tra loro unite dall’elegante ballatoio. Il tutto è sorretto da sei colonne marmoree concluse in alto da un capitello corinzio”. <4
[...] L’ultimo esempio è Villa Patrone, oggi Villa Nobel a Sanremo, chiamata dallo stesso scienziato Bongarzoni “il mio nido” <7. Essa è definita la più civettuola delle ville di Sanremo deve il suo aspetto odierno all’intervento dell’architetto Pio Soli che la ristrutturo” sopraelevandola di un piano, modificando il tetto centrale e levando quelli sovrastanti le torrette, nel 1892, per volere dello scienziato che in quell’anno ne era divenuto proprietario. Ma il progetto originario del 1874 è dell’architetto Filippo Grossi. Il poeta e letterato Francesco Pastonchi così la descrive: “La villa intanto, che a noi pareva unica nella sua bizzarra miscela di stili, con leggeri capricci di ferri e sfoggi di vetrate, e una torretta incrostata di pietruzze da figurare un croccante, si va adornando di graffiti; un pittore in tunica sui ponti non ha mai finito di lavorarci. Anche nel giardino accadono assestamenti con via vai di sterratori. Finalmente la villa riapre le finestre, vi palpitano le tende: il nuovo signore ne ha preso possesso.” <8
[NOTE]
3 Mann E., K., Riviera, 1992, p. 119.
4 AA. VV., Sanremo tra due secoli, 1986, Genova, Sagep Editrice, Genova
7 Bongarzoni O., Guida alle case celebri, 1985, scheda 63.
8 AA. VV., Sanremo tra due secoli, 1986, p. 100.
Umberto Minuta, Paesaggio e architettura sulla sponda veneta del Garda. Linee guida e strategie di intervento per una rigenerazione possibile, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Parma, 2016