Oltre che poeta, Francesco Pastonchi è attivo critico letterario e saggista fin dagli anni Novanta del XIX secolo sulle pagine di giornali e riviste. Collaboratore costante, dal 1901 fino alla morte, del “Corriere della Sera”, è anche fondatore di periodici di arte e letteratura quali “Il Piemonte” (1903) e “Il Campo” (1904-1905). Per il suo impegno di giornalista e scrittore trascorre quasi tutta l’esistenza negli ambienti intellettuali di Torino e Milano, ama talora allontanarsi dalla città per riposare in località meno mondane o nei piccoli paesi della nativa Riviera.
[...] È proprio nell’amata Liguria che il poeta ha contatti con la folta colonia russa, avendo modo di frequentare la famiglia del cugino, il deputato sanremese Paolo Manuel-Gismondi, che sposa nel 1927 la pittrice Anna Svedomskaja.
Nei dintorni di Antibes incontra il granduca Dmitrij Pavlovič Romanov (1891-1942), complice nell’omicidio di Rasputin del principe Feliks Jusupov (1887-1967), e Sergej Djagilev (1872-1929) durante le tournées dei Ballets Russes a Monte Carlo, nella villa del noto medico Sergej Voronov. Gli amici russi insistono spesso perché il poeta parli loro di Gabriele d’Annunzio, avendo avuto la fortuna di conoscerlo di persona. [...] Marinetti inaugura due volte, nel 1931 e nel 1935 (con una conferenza dal titolo Storia dell’ardimento futurista), i Lunedì Letterari del Casinò di Sanremo e i suoi rapporti con Pastonchi continuano almeno fino agli anni Quaranta. <48
Il Casinò di Sanremo viene riaperto dalle autorità nel 1928 e la direzione è affidata all’impresario napoletano Luigi De Santis (1875-1934), coadiuvato da altre personalità, tra cui il noto antroposofo Marco Spaini (1887-1969). <49
Nel 1931 il direttore decide di dare vita ad un evento culturale degno della frequentata cittadina turistica, chiamando Marinetti a tenere una conferenza che riscuote un enorme successo. Dopo questo inizio “estemporaneo” De Santis affida l’organizzazione di una vera e propria rassegna letteraria a Pastonchi, <50 che per realizzarla si avvale del legame che dal 1930 stava cercando di instaurare con il regime fascista. <51
A capo di un Comitato d’arte, per quattro anni (1932-1935) Pastonchi apre la rassegna a gennaio, a volte alla presenza di un’alta autorità dello stato, <52 e la chiude tra marzo e aprile per un totale di cinquantadue incontri letterari.
Contemporaneamente il teatro del Casinò vede la rappresentazione di importanti prime teatrali di opere di Pirandello, dei fratelli Eduardo e Peppino De Filippo, di Sem Benelli (1877-1949) e molti altri. Pastonchi ha così occasione di conoscere e intrattenere rapporti amichevoli con i grandi nomi del teatro nazionale e internazionale dell’epoca, fra cui Tat’jana Pavlova, <53 ricordata dal poeta nel diario del 1935 insieme all’attore Alberto Capozzi (1886-1945) e all’impresario della compagnia, avvocato Jakov L’vov. <54
I conferenzieri che si succedono nel Salone concerti, nel teatro o nel giardino d’inverno del Casinò municipale di Sanremo sono importanti uomini di scienza per la maggior parte membri dell’Accademia d’Italia. Tra i vari nomi spiccano, oltre a Marinetti, Luigi Pirandello, Giovanni Gentile, Ugo Ojetti, Paul Valéry, Massimo Bontempelli. <55 Pastonchi stesso anima questi incontri commentando la poetica e declamando i versi degli amati Dante, Carducci e Pascoli. La partecipazione di membri del clero, come il cardinale Celso Costantini (1876-1958) e di uomini politici italiani, quali Augusto Turati (1888-1955), Romeo Gallenga Stuart (1878-1938) e Gennaro Marciano (1863-1944) o stranieri, come l’ambasciatore tedesco Ulrich Von Hassel (1881-1944), dimostra quanto il programma della rassegna fosse influenzato dal regime, <56 anche se i personaggi politici trattarono solo argomenti letterari.
L’ultimo incontro, avvenuto il 26 marzo 1935, vede ospiti gli onorevoli Giuseppe Tallarico e Giuseppe Tassinari; quest’ultimo esprime a Pastonchi la speranza che il programma dei futuri Lunedì Letterari comprenda anche temi di politica ed economia “secondo le direttive del duce”. <57
La stagione del 1936, tuttavia, probabilmente per le ragioni di cui si sta per raccontare, non avrà mai luogo.
È grazie all’interazione tra Pastonchi e le autorità italiane durante le rassegne letterarie di Sanremo che il poeta riesce ad ottenere la fiducia di Mussolini in quella che sarà la sua più ardita e disastrosa impresa, ovvero la messa in scena della tragedia Simma nel 1936.
L’ambizione di Pastonchi era sempre stata, fin dalla giovinezza, quella di sostituirsi al Vate: in un certo momento della sua vita, si era persino convinto di essere il più grande poeta italiano, dopo d’Annunzio. <58
L’occasione di diventare poeta di regime si presenta a Pastonchi quando il 28 aprile 1933 Mussolini pronuncia un famoso discorso agli scrittori italiani, soffermandosi in particolar modo sul problema della crisi del teatro e della mancanza, oltre che di spazi adeguati a contenere un “teatro delle masse”, anche di un’opera teatrale “di largo respiro” che sappia “agitare le grandi passioni collettive, essere ispirata ad un senso di viva e profonda umanità, portare sulla scena quel che veramente conta nella vita dello spirito e nelle ricerche degli uomini”. <59
Il discorso di Mussolini viene pubblicato nel maggio dello stesso anno su “Nuova Antologia”, proprio nei giorni in cui Pastonchi assiste, seduto accanto a Pirandello, alla sacra rappresentazione del Mistero di Santa Uliva nel Chiostro di Santa Croce a Firenze: là il poeta “avvertì come fosse possibile comunicare con la folla attraverso l’incanto di uno spirito religioso”. <60
Pastonchi decide perciò di riprendere il progetto abbandonato tempo addietro di una trilogia drammatica intitolata Il Tempio, di cui realizza tuttavia solo la prima parte Simma, che presentata a Mussolini nel dicembre 1934 incontra, nonostante qualche perplessità, l’approvazione e il sostegno materiale del duce alla messa in scena. <61 Questa, che avrebbe dovuto avere luogo nel giugno 1935 sul Palatino a Roma, ovvero in uno di quei grandi spazi pensati per le masse del teatro di propaganda fascista, <62 viene rimandata alla stagione 1935/36 per problemi tecnici. Per la rappresentazione viene creata addirittura la Compagnia dei Grandi Spettacoli d’Arte, guidata dal regista Guido Salvini (1893-1965) con Marta Abba (1900-1988) come prima attrice. <63 La circostanza attira non poche invidie degli altri autori, tra cui Massimo Bontempelli, che vedono le loro opere rifiutate dalla nuova compagnia in favore di Simma, tanto da far sorgere il sospetto che “faranno di tutto per farla precipitare”: 'Pastonchi non gode le simpatie perché non è venduto come lo sono loro, è un signore e predilige intrattenersi con Luigi Pirandello e con Marta Abba'. <64
Nonostante il giudizio di Pirandello su Simma, dal punto di vista strettamente artistico, sia senza riserve negativo, <65 il drammaturgo spera di sbagliarsi prevedendone l’insuccesso, e ciò non solo per il bene di Salvini, Marta Abba e della Compagnia dei Grandi Spettacoli, 'ma anche per il buon Pastonchi, che è stato sempre nostro amico, qualunque siano le riposte intenzioni del suo lavoro. Le sue velleità sono purtroppo tanto più pericolose, quanto più ambiziose. E la sua ambizione è tanta, e le sue forze sono troppo inadeguate a sostenerla. Dio lo guardi dal precipizio!' <66
L’opera, rappresentata il 27 gennaio 1936 al Lirico di Milano, non avrà repliche. Ciononostante, la stesura di questo testo e la fiducia di Mussolini prima della disfatta, valgono a Pastonchi la nomina “per chiara fama” a professore di Letteratura italiana a Torino nel 1935, in quell’università che l’aveva visto studente e poeta alle prime armi. <67
Il fiasco di Simma determina un periodo di “freddezza” da parte del regime fascista e Pastonchi non si vede più concedere udienze da Mussolini: 'Dopo Simma, non ebbi più il bene di essere da Voi ricevuto. Quando mi accorderete nuovamente questo onore, Vi dirò di quell’esito cose curiose. Che non Vi scrissi allora, per umiltà, e solo mortificato di non aver corrisposto alle Vostre benevole speranze; benché Voi, nella Vostra mirabile lettera, già aveste, presago, intraveduto i pericoli di una realizzazione scenica. Io ho tuttavia proseguito in silenzio la mia concezione tragica, la quale nasceva da quel contrasto di razze oggi impostosi a l’Occidente'. <68
Verosimilmente non si conosceranno mai le “cose curiose” che Pastonchi avrebbe voluto rendere note a Mussolini, per spiegare il risultato di una messa in scena rivelatasi più tragica della tragedia stessa. Forse un complotto di colleghi invidiosi. Resta il fatto che la disgrazia in cui il poeta sembra essere caduto davanti al capo del governo non è totale, dal momento che nel 1939, grazie al lavoro di traduzione delle Odi di Orazio e alla sua fama di “dicitore di Dante”, Pastonchi viene nominato Accademico d’Italia, ottenendo così il massimo riconoscimento che un intellettuale potesse aspettarsi in quell’epoca. <69
Poco c’è da raccontare sulle sorti del poeta dopo la caduta del fascismo.
Anziché subire un processo di epurazione, come altri letterati vicini al potere e come avrebbero voluto gli studenti torinesi, tra cui Italo Calvino, che chiedevano il suo allontanamento dalla cattedra, <70 nel 1947 Pastonchi viene collocato fuori ruolo e nel 1950 diventa professore onorario; continua a pubblicare articoli autobiografici sul “Corriere della Sera”. Muore tre anni dopo nella sua casa di Torino.
[note]
48 Nel fondo F. T. Marinetti della Yale University Library si conservano quattro lettere di Pastonchi, di cui una reca la data 1937 (Cf. YUL, Filippo Tommaso Marinetti Papers. Series III. Letters to and about Filippo Tommaso Marinetti, box 14, folder 860, Pastonchi, Francesco to F.T. Marinetti). Nella biblioteca di Pastonchi, conservata dall’erede Vincenzo Manuel-Gismondi, si conservano due libri di Marinetti donati a Pastonchi con dedica autografa: F. T. Marinetti, Aeropoeti aeropittori di guerra. Gruppo futurista Savarè: 8a mostra di aeropitture di guerra, Padova XIX, Stediv, [1940-41]; F. T. Marinetti, Il poema non umano dei tecnicismi, Milano, Mondadori, 1940 (“Al caro e grande Francesco Pastonchi l’aeropoeta futurista F. T. Marinetti”).
49 B. Monticone, Il mito-De Santis, in Sanremo: cent’anni di Casinò, Genova, De Ferrari, 2005, pp. 47-48.
50 B. Monticone-I. Ruscigni, La cultura attorno al Casinò di Sanremo. Letteratura, in Sanremo: cent’anni di Casinò, cit., pp. 62-63.
51 Pastonchi riteneva comunque la rassegna culturale frutto del suo impegno personale: “[i Lunedì Letterari] non sono che la mia ostinata fatica (contro incomprensioni anche ufficiali) ma sorretta dalla benevolenza che lo scorso anno si è degnata per essi accordarmi la Eccellenza Vostra” (Archivio Centrale dello Stato, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Ordinario, ACS SPD CO, f. 509.498. Lettera di F. Pastonchi ad Alessandro Chiavolini del 12 marzo 1933). Il voluminoso fascicolo personale di Francesco Pastonchi contiene una serie di lettere del poeta a Mussolini e ai suoi segretari particolari (Alessandro Chiavolini dal 1922 al 1934 e Osvaldo Sebastiani dal 1934 al 1941), copie di telegrammi inviati dalla segreteria a Pastonchi e altri documenti relativi ai suoi rapporti con il governo tra il 1930 e il 1941.
52 Nel 1934 è Arrigo Solmi, all’epoca sottosegretario all’Educazione Nazionale, ad aprire il ciclo di conferenze; nel 1935 avrebbe dovuto essere Galeazzo Ciano, sottosegretario alla Stampa e alla Cultura, costretto a rinunciare per altri impegni e sostituito da Solmi (Cf. ACS SPD CO, f. 509.498. Telegramma di F. Pastonchi a O. Sebastiani del 3 gennaio 1935).
53 Tat’jana Pavlova Zeitman (1890-1975), attrice e regista teatrale e cinematografica russa, trasferitasi in Italia fin dal 1919. Debutta a Roma al Teatro Valle nel 1923 alla guida di attori italiani, per poi esibirsi nelle maggiori città italiane. Nonostante le sue innovazioni nella regia degli spettacoli attirino severe critiche da parte di personaggi come Luigi Pirandello, le tournées della sua compagnia riscuotono notevoli successi tra gli anni ’20 e ’30. Nel 1935 fonda con Silvio D’Amico l’Accademia d’Arte Drammatica di Roma. Sposa Nino D’Aroma, giornalista e biografo di Mussolini. In seguito alla fine della seconda guerra mondiale lavora per la televisione e cura alla Scala gli allestimenti di alcune opere liriche. Su di lei si veda D. Ruocco, Tatiana Pavlova Diva Intelligente, Roma, Bulzoni Editore, 2000.
54 Jakov L’vovič L’vov (1886-1939), avvocato e impresario russo emigrato in Italia nel 1922. Risiede prima a Milano e dal 1932 a Roma. Dal 1931 è cittadino italiano e dall’anno seguente iscritto al partito nazionale fascista. Nel suo diario 1935, conservato nell’archivio privato di Vincenzo Manuel-Gismondi a Bordighera, Pastonchi scrive che è stato lui a lanciare Tat’jana Pavlova e l’attrice italiana Kiki Palmer (1907-1949). Su di lui cf. la nota biografica nel sito www.russinitalia.it.
55 Gli incontri vengono annunciati e commentati sul giornale locale “L’eco della riviera”; i resoconti di molte relazioni sono spesso pubblicati, forse per iniziativa di Pastonchi, il martedì sulle pagine di cultura e spettacoli del “Corriere della Sera”.
56 ACS SPD CO, f. 509.498. Lettera di F. Pastonchi ad A. Chiavolini del 12 ottobre 1933: “sul punto di definire il programma dei Lunedì Letterari di S. Remo, non so risolvere da me prima in qual misura si debbano ammettere stranieri (si sono offerti anche alcuni uomini politici) e quali i nomi più grati”.
57 “Corriere della Sera”, 26 marzo 1935.
58 Cf. O. Vergani, Misure del tempo: diario 1950-1959, a cura di N. Naldini, Milano, Baldini&Castoldi, 2003, p. 189.
59 R. Forges Davanzati, Mussolini parla agli scrittori, “Nuova Antologia”, fasc. 1468, 16 maggio 1933, p. 191.
60 La preparazione del “Simma” di Pastonchi al Lirico, “Corriere della Sera”, 18 gennaio 1936.
61 Cf. ACS SPD CO, f. 509.498. Copia dattiloscritta di lettera di B. Mussolini a F. Pastonchi del 27 dicembre 1934. La lettera è riportata integralmente in R. De Felice, Mussolini il duce. I. Gli anni del consenso (1929-1936), Torino, Einaudi, 2006, pp. 28-29. La bozza autografa di Mussolini, leggermente differente dalla versione dattiloscritta, si conserva in ACS, Autografi del duce, Carte della Cassetta di Zinco, scatola 10, f. 12.2.6. Sulla storia della messa
in scena di Simma e sullo scambio epistolare tra Pastonchi e Mussolini relativo allo spettacolo cf. M. L. Alteri, Il regime e il poeta. Documenti sul fascismo di Francesco Pastonchi (1934-1941), “Levia Gravia. Quaderno annuale di letteratura italiana”, III (2001), pp.305-328.
62 Sull’organizzazione teatrale in Italia negli anni Trenta e sulle specificità del teatro di propaganda fascista cf. E. Scarpellini, Organizzazione teatrale e politica del teatro nell’Italia fascista, Firenze, La Nuova Italia, 1989 (in particolare il capitolo Teatro di massa e drammaturgia fascista); G. Pedullà, Il teatro italiano nel tempo del fascismo, Bologna, Il Mulino, 1994 (in particolare il capitolo La scena degli anni Trenta); P. Cavallo, Immaginario e rappresentazione. Il teatro fascista di propaganda, Roma, Bonacci, 1990.
63 L’opera doveva far parte del repertorio della Compagnia dei Grandi Spettacoli insieme a La figlia di Jorio di d’Annunzio, Questa sera si recita a soggetto di Pirandello e Santa Giovanna di Shaw. La tournée per l’Italia della compagnia vide così replicare solo queste ultime tre opere. Cf. M. Abba, Caro Maestro...: lettere a Luigi Pirandello (1926-1936), a cura di P. Frassica, Milano, Mursia, 1994, pp. 290, 299.
64 Ivi, pp. 315-316 (lettera di M. Abba a L. Pirandello del 23 ottobre 1935).
65 Pirandello, nonostante la stima e l’amicizia per Pastonchi, condanna duramente la qualità di Simma, definendola “enfasi a vuoto” e “vacua esaltazione”. Cf. L. Pirandello, Lettere a Marta Abba, a cura di B. Ortolani, Milano, Mondadori, 1995, pp. 1208-1210 (lettera di L. Pirandello a M. Abba del 6 maggio 1935); la lettera è riportata integralmente in F. Contorbia, Immagini di Pastonchi nel Novecento, in Ricordo di Francesco Pastonchi (1874-1953) (Atti del Convegno, S. Maria Maggiore, 13 settembre 1997; con un'antologia di testimonianze, una bibliografia, una sezione iconografica e una nota di B. Mazzi), Novara, Interlinea: Centro novarese di studi letterari, 1997, pp. 45-46.
66 L. Pirandello, Lettere a Marta Abba, cit., p. 1278 (lettera di L. Pirandello a M. Abba del 14 gennaio 1936).
67 Pastonchi viene preferito dal ministro Cesare Maria De Vecchi al critico Carlo Calcaterra (1884-1952), la vicenda provoca forti ripercussioni nell’ambiente universitario torinese. Il prefetto della città comunica a Sebastiani che è in atto una campagna da parte del mondo accademico, che cerca di dissuadere gli studenti dall’assistere alla prolusione di Pastonchi (ACS SPD CO, f. 509.498. Telegramma del Prefetto di Torino a O. Sebastiani del 5 dicembre 1935). Sui motivi della nomina e le relative polemiche cf. M. Guglielminetti, Francesco Pastonchi poeta, cit., p. 35.
68 ACS SPD CO, f. 509.498. Lettera di F. Pastonchi a B. Mussolini del 25 gennaio 1939.
69 Su Pastonchi “Linceo” si veda M. L. Alteri, Il regime e il poeta. Documenti sul fascismo di Francesco Pastonchi (1934-1941), cit., pp. 305-308.
70 M. Guglielminetti, Francesco Pastonchi poeta, cit., p. 36.
Giuseppina Giuliano, Il Sole, “signore del limite”. Lettere di Francesco Pastonchi a Vjačeslav Ivanov in Archivio Russo-Italiano VIII - Russko-ital’janskij Archiv VIII, Pag.105-139, Salerno, Europa Orientalis, 2011
[...] È proprio nell’amata Liguria che il poeta ha contatti con la folta colonia russa, avendo modo di frequentare la famiglia del cugino, il deputato sanremese Paolo Manuel-Gismondi, che sposa nel 1927 la pittrice Anna Svedomskaja.
Nei dintorni di Antibes incontra il granduca Dmitrij Pavlovič Romanov (1891-1942), complice nell’omicidio di Rasputin del principe Feliks Jusupov (1887-1967), e Sergej Djagilev (1872-1929) durante le tournées dei Ballets Russes a Monte Carlo, nella villa del noto medico Sergej Voronov. Gli amici russi insistono spesso perché il poeta parli loro di Gabriele d’Annunzio, avendo avuto la fortuna di conoscerlo di persona. [...] Marinetti inaugura due volte, nel 1931 e nel 1935 (con una conferenza dal titolo Storia dell’ardimento futurista), i Lunedì Letterari del Casinò di Sanremo e i suoi rapporti con Pastonchi continuano almeno fino agli anni Quaranta. <48
Il Casinò di Sanremo viene riaperto dalle autorità nel 1928 e la direzione è affidata all’impresario napoletano Luigi De Santis (1875-1934), coadiuvato da altre personalità, tra cui il noto antroposofo Marco Spaini (1887-1969). <49
Nel 1931 il direttore decide di dare vita ad un evento culturale degno della frequentata cittadina turistica, chiamando Marinetti a tenere una conferenza che riscuote un enorme successo. Dopo questo inizio “estemporaneo” De Santis affida l’organizzazione di una vera e propria rassegna letteraria a Pastonchi, <50 che per realizzarla si avvale del legame che dal 1930 stava cercando di instaurare con il regime fascista. <51
A capo di un Comitato d’arte, per quattro anni (1932-1935) Pastonchi apre la rassegna a gennaio, a volte alla presenza di un’alta autorità dello stato, <52 e la chiude tra marzo e aprile per un totale di cinquantadue incontri letterari.
Contemporaneamente il teatro del Casinò vede la rappresentazione di importanti prime teatrali di opere di Pirandello, dei fratelli Eduardo e Peppino De Filippo, di Sem Benelli (1877-1949) e molti altri. Pastonchi ha così occasione di conoscere e intrattenere rapporti amichevoli con i grandi nomi del teatro nazionale e internazionale dell’epoca, fra cui Tat’jana Pavlova, <53 ricordata dal poeta nel diario del 1935 insieme all’attore Alberto Capozzi (1886-1945) e all’impresario della compagnia, avvocato Jakov L’vov. <54
I conferenzieri che si succedono nel Salone concerti, nel teatro o nel giardino d’inverno del Casinò municipale di Sanremo sono importanti uomini di scienza per la maggior parte membri dell’Accademia d’Italia. Tra i vari nomi spiccano, oltre a Marinetti, Luigi Pirandello, Giovanni Gentile, Ugo Ojetti, Paul Valéry, Massimo Bontempelli. <55 Pastonchi stesso anima questi incontri commentando la poetica e declamando i versi degli amati Dante, Carducci e Pascoli. La partecipazione di membri del clero, come il cardinale Celso Costantini (1876-1958) e di uomini politici italiani, quali Augusto Turati (1888-1955), Romeo Gallenga Stuart (1878-1938) e Gennaro Marciano (1863-1944) o stranieri, come l’ambasciatore tedesco Ulrich Von Hassel (1881-1944), dimostra quanto il programma della rassegna fosse influenzato dal regime, <56 anche se i personaggi politici trattarono solo argomenti letterari.
L’ultimo incontro, avvenuto il 26 marzo 1935, vede ospiti gli onorevoli Giuseppe Tallarico e Giuseppe Tassinari; quest’ultimo esprime a Pastonchi la speranza che il programma dei futuri Lunedì Letterari comprenda anche temi di politica ed economia “secondo le direttive del duce”. <57
La stagione del 1936, tuttavia, probabilmente per le ragioni di cui si sta per raccontare, non avrà mai luogo.
È grazie all’interazione tra Pastonchi e le autorità italiane durante le rassegne letterarie di Sanremo che il poeta riesce ad ottenere la fiducia di Mussolini in quella che sarà la sua più ardita e disastrosa impresa, ovvero la messa in scena della tragedia Simma nel 1936.
L’ambizione di Pastonchi era sempre stata, fin dalla giovinezza, quella di sostituirsi al Vate: in un certo momento della sua vita, si era persino convinto di essere il più grande poeta italiano, dopo d’Annunzio. <58
L’occasione di diventare poeta di regime si presenta a Pastonchi quando il 28 aprile 1933 Mussolini pronuncia un famoso discorso agli scrittori italiani, soffermandosi in particolar modo sul problema della crisi del teatro e della mancanza, oltre che di spazi adeguati a contenere un “teatro delle masse”, anche di un’opera teatrale “di largo respiro” che sappia “agitare le grandi passioni collettive, essere ispirata ad un senso di viva e profonda umanità, portare sulla scena quel che veramente conta nella vita dello spirito e nelle ricerche degli uomini”. <59
Il discorso di Mussolini viene pubblicato nel maggio dello stesso anno su “Nuova Antologia”, proprio nei giorni in cui Pastonchi assiste, seduto accanto a Pirandello, alla sacra rappresentazione del Mistero di Santa Uliva nel Chiostro di Santa Croce a Firenze: là il poeta “avvertì come fosse possibile comunicare con la folla attraverso l’incanto di uno spirito religioso”. <60
Pastonchi decide perciò di riprendere il progetto abbandonato tempo addietro di una trilogia drammatica intitolata Il Tempio, di cui realizza tuttavia solo la prima parte Simma, che presentata a Mussolini nel dicembre 1934 incontra, nonostante qualche perplessità, l’approvazione e il sostegno materiale del duce alla messa in scena. <61 Questa, che avrebbe dovuto avere luogo nel giugno 1935 sul Palatino a Roma, ovvero in uno di quei grandi spazi pensati per le masse del teatro di propaganda fascista, <62 viene rimandata alla stagione 1935/36 per problemi tecnici. Per la rappresentazione viene creata addirittura la Compagnia dei Grandi Spettacoli d’Arte, guidata dal regista Guido Salvini (1893-1965) con Marta Abba (1900-1988) come prima attrice. <63 La circostanza attira non poche invidie degli altri autori, tra cui Massimo Bontempelli, che vedono le loro opere rifiutate dalla nuova compagnia in favore di Simma, tanto da far sorgere il sospetto che “faranno di tutto per farla precipitare”: 'Pastonchi non gode le simpatie perché non è venduto come lo sono loro, è un signore e predilige intrattenersi con Luigi Pirandello e con Marta Abba'. <64
Nonostante il giudizio di Pirandello su Simma, dal punto di vista strettamente artistico, sia senza riserve negativo, <65 il drammaturgo spera di sbagliarsi prevedendone l’insuccesso, e ciò non solo per il bene di Salvini, Marta Abba e della Compagnia dei Grandi Spettacoli, 'ma anche per il buon Pastonchi, che è stato sempre nostro amico, qualunque siano le riposte intenzioni del suo lavoro. Le sue velleità sono purtroppo tanto più pericolose, quanto più ambiziose. E la sua ambizione è tanta, e le sue forze sono troppo inadeguate a sostenerla. Dio lo guardi dal precipizio!' <66
L’opera, rappresentata il 27 gennaio 1936 al Lirico di Milano, non avrà repliche. Ciononostante, la stesura di questo testo e la fiducia di Mussolini prima della disfatta, valgono a Pastonchi la nomina “per chiara fama” a professore di Letteratura italiana a Torino nel 1935, in quell’università che l’aveva visto studente e poeta alle prime armi. <67
Il fiasco di Simma determina un periodo di “freddezza” da parte del regime fascista e Pastonchi non si vede più concedere udienze da Mussolini: 'Dopo Simma, non ebbi più il bene di essere da Voi ricevuto. Quando mi accorderete nuovamente questo onore, Vi dirò di quell’esito cose curiose. Che non Vi scrissi allora, per umiltà, e solo mortificato di non aver corrisposto alle Vostre benevole speranze; benché Voi, nella Vostra mirabile lettera, già aveste, presago, intraveduto i pericoli di una realizzazione scenica. Io ho tuttavia proseguito in silenzio la mia concezione tragica, la quale nasceva da quel contrasto di razze oggi impostosi a l’Occidente'. <68
Verosimilmente non si conosceranno mai le “cose curiose” che Pastonchi avrebbe voluto rendere note a Mussolini, per spiegare il risultato di una messa in scena rivelatasi più tragica della tragedia stessa. Forse un complotto di colleghi invidiosi. Resta il fatto che la disgrazia in cui il poeta sembra essere caduto davanti al capo del governo non è totale, dal momento che nel 1939, grazie al lavoro di traduzione delle Odi di Orazio e alla sua fama di “dicitore di Dante”, Pastonchi viene nominato Accademico d’Italia, ottenendo così il massimo riconoscimento che un intellettuale potesse aspettarsi in quell’epoca. <69
Poco c’è da raccontare sulle sorti del poeta dopo la caduta del fascismo.
Anziché subire un processo di epurazione, come altri letterati vicini al potere e come avrebbero voluto gli studenti torinesi, tra cui Italo Calvino, che chiedevano il suo allontanamento dalla cattedra, <70 nel 1947 Pastonchi viene collocato fuori ruolo e nel 1950 diventa professore onorario; continua a pubblicare articoli autobiografici sul “Corriere della Sera”. Muore tre anni dopo nella sua casa di Torino.
[note]
48 Nel fondo F. T. Marinetti della Yale University Library si conservano quattro lettere di Pastonchi, di cui una reca la data 1937 (Cf. YUL, Filippo Tommaso Marinetti Papers. Series III. Letters to and about Filippo Tommaso Marinetti, box 14, folder 860, Pastonchi, Francesco to F.T. Marinetti). Nella biblioteca di Pastonchi, conservata dall’erede Vincenzo Manuel-Gismondi, si conservano due libri di Marinetti donati a Pastonchi con dedica autografa: F. T. Marinetti, Aeropoeti aeropittori di guerra. Gruppo futurista Savarè: 8a mostra di aeropitture di guerra, Padova XIX, Stediv, [1940-41]; F. T. Marinetti, Il poema non umano dei tecnicismi, Milano, Mondadori, 1940 (“Al caro e grande Francesco Pastonchi l’aeropoeta futurista F. T. Marinetti”).
49 B. Monticone, Il mito-De Santis, in Sanremo: cent’anni di Casinò, Genova, De Ferrari, 2005, pp. 47-48.
50 B. Monticone-I. Ruscigni, La cultura attorno al Casinò di Sanremo. Letteratura, in Sanremo: cent’anni di Casinò, cit., pp. 62-63.
51 Pastonchi riteneva comunque la rassegna culturale frutto del suo impegno personale: “[i Lunedì Letterari] non sono che la mia ostinata fatica (contro incomprensioni anche ufficiali) ma sorretta dalla benevolenza che lo scorso anno si è degnata per essi accordarmi la Eccellenza Vostra” (Archivio Centrale dello Stato, Segreteria Particolare del Duce, Carteggio Ordinario, ACS SPD CO, f. 509.498. Lettera di F. Pastonchi ad Alessandro Chiavolini del 12 marzo 1933). Il voluminoso fascicolo personale di Francesco Pastonchi contiene una serie di lettere del poeta a Mussolini e ai suoi segretari particolari (Alessandro Chiavolini dal 1922 al 1934 e Osvaldo Sebastiani dal 1934 al 1941), copie di telegrammi inviati dalla segreteria a Pastonchi e altri documenti relativi ai suoi rapporti con il governo tra il 1930 e il 1941.
52 Nel 1934 è Arrigo Solmi, all’epoca sottosegretario all’Educazione Nazionale, ad aprire il ciclo di conferenze; nel 1935 avrebbe dovuto essere Galeazzo Ciano, sottosegretario alla Stampa e alla Cultura, costretto a rinunciare per altri impegni e sostituito da Solmi (Cf. ACS SPD CO, f. 509.498. Telegramma di F. Pastonchi a O. Sebastiani del 3 gennaio 1935).
53 Tat’jana Pavlova Zeitman (1890-1975), attrice e regista teatrale e cinematografica russa, trasferitasi in Italia fin dal 1919. Debutta a Roma al Teatro Valle nel 1923 alla guida di attori italiani, per poi esibirsi nelle maggiori città italiane. Nonostante le sue innovazioni nella regia degli spettacoli attirino severe critiche da parte di personaggi come Luigi Pirandello, le tournées della sua compagnia riscuotono notevoli successi tra gli anni ’20 e ’30. Nel 1935 fonda con Silvio D’Amico l’Accademia d’Arte Drammatica di Roma. Sposa Nino D’Aroma, giornalista e biografo di Mussolini. In seguito alla fine della seconda guerra mondiale lavora per la televisione e cura alla Scala gli allestimenti di alcune opere liriche. Su di lei si veda D. Ruocco, Tatiana Pavlova Diva Intelligente, Roma, Bulzoni Editore, 2000.
54 Jakov L’vovič L’vov (1886-1939), avvocato e impresario russo emigrato in Italia nel 1922. Risiede prima a Milano e dal 1932 a Roma. Dal 1931 è cittadino italiano e dall’anno seguente iscritto al partito nazionale fascista. Nel suo diario 1935, conservato nell’archivio privato di Vincenzo Manuel-Gismondi a Bordighera, Pastonchi scrive che è stato lui a lanciare Tat’jana Pavlova e l’attrice italiana Kiki Palmer (1907-1949). Su di lui cf. la nota biografica nel sito www.russinitalia.it.
55 Gli incontri vengono annunciati e commentati sul giornale locale “L’eco della riviera”; i resoconti di molte relazioni sono spesso pubblicati, forse per iniziativa di Pastonchi, il martedì sulle pagine di cultura e spettacoli del “Corriere della Sera”.
56 ACS SPD CO, f. 509.498. Lettera di F. Pastonchi ad A. Chiavolini del 12 ottobre 1933: “sul punto di definire il programma dei Lunedì Letterari di S. Remo, non so risolvere da me prima in qual misura si debbano ammettere stranieri (si sono offerti anche alcuni uomini politici) e quali i nomi più grati”.
57 “Corriere della Sera”, 26 marzo 1935.
58 Cf. O. Vergani, Misure del tempo: diario 1950-1959, a cura di N. Naldini, Milano, Baldini&Castoldi, 2003, p. 189.
59 R. Forges Davanzati, Mussolini parla agli scrittori, “Nuova Antologia”, fasc. 1468, 16 maggio 1933, p. 191.
60 La preparazione del “Simma” di Pastonchi al Lirico, “Corriere della Sera”, 18 gennaio 1936.
61 Cf. ACS SPD CO, f. 509.498. Copia dattiloscritta di lettera di B. Mussolini a F. Pastonchi del 27 dicembre 1934. La lettera è riportata integralmente in R. De Felice, Mussolini il duce. I. Gli anni del consenso (1929-1936), Torino, Einaudi, 2006, pp. 28-29. La bozza autografa di Mussolini, leggermente differente dalla versione dattiloscritta, si conserva in ACS, Autografi del duce, Carte della Cassetta di Zinco, scatola 10, f. 12.2.6. Sulla storia della messa
in scena di Simma e sullo scambio epistolare tra Pastonchi e Mussolini relativo allo spettacolo cf. M. L. Alteri, Il regime e il poeta. Documenti sul fascismo di Francesco Pastonchi (1934-1941), “Levia Gravia. Quaderno annuale di letteratura italiana”, III (2001), pp.305-328.
62 Sull’organizzazione teatrale in Italia negli anni Trenta e sulle specificità del teatro di propaganda fascista cf. E. Scarpellini, Organizzazione teatrale e politica del teatro nell’Italia fascista, Firenze, La Nuova Italia, 1989 (in particolare il capitolo Teatro di massa e drammaturgia fascista); G. Pedullà, Il teatro italiano nel tempo del fascismo, Bologna, Il Mulino, 1994 (in particolare il capitolo La scena degli anni Trenta); P. Cavallo, Immaginario e rappresentazione. Il teatro fascista di propaganda, Roma, Bonacci, 1990.
63 L’opera doveva far parte del repertorio della Compagnia dei Grandi Spettacoli insieme a La figlia di Jorio di d’Annunzio, Questa sera si recita a soggetto di Pirandello e Santa Giovanna di Shaw. La tournée per l’Italia della compagnia vide così replicare solo queste ultime tre opere. Cf. M. Abba, Caro Maestro...: lettere a Luigi Pirandello (1926-1936), a cura di P. Frassica, Milano, Mursia, 1994, pp. 290, 299.
64 Ivi, pp. 315-316 (lettera di M. Abba a L. Pirandello del 23 ottobre 1935).
65 Pirandello, nonostante la stima e l’amicizia per Pastonchi, condanna duramente la qualità di Simma, definendola “enfasi a vuoto” e “vacua esaltazione”. Cf. L. Pirandello, Lettere a Marta Abba, a cura di B. Ortolani, Milano, Mondadori, 1995, pp. 1208-1210 (lettera di L. Pirandello a M. Abba del 6 maggio 1935); la lettera è riportata integralmente in F. Contorbia, Immagini di Pastonchi nel Novecento, in Ricordo di Francesco Pastonchi (1874-1953) (Atti del Convegno, S. Maria Maggiore, 13 settembre 1997; con un'antologia di testimonianze, una bibliografia, una sezione iconografica e una nota di B. Mazzi), Novara, Interlinea: Centro novarese di studi letterari, 1997, pp. 45-46.
66 L. Pirandello, Lettere a Marta Abba, cit., p. 1278 (lettera di L. Pirandello a M. Abba del 14 gennaio 1936).
67 Pastonchi viene preferito dal ministro Cesare Maria De Vecchi al critico Carlo Calcaterra (1884-1952), la vicenda provoca forti ripercussioni nell’ambiente universitario torinese. Il prefetto della città comunica a Sebastiani che è in atto una campagna da parte del mondo accademico, che cerca di dissuadere gli studenti dall’assistere alla prolusione di Pastonchi (ACS SPD CO, f. 509.498. Telegramma del Prefetto di Torino a O. Sebastiani del 5 dicembre 1935). Sui motivi della nomina e le relative polemiche cf. M. Guglielminetti, Francesco Pastonchi poeta, cit., p. 35.
68 ACS SPD CO, f. 509.498. Lettera di F. Pastonchi a B. Mussolini del 25 gennaio 1939.
69 Su Pastonchi “Linceo” si veda M. L. Alteri, Il regime e il poeta. Documenti sul fascismo di Francesco Pastonchi (1934-1941), cit., pp. 305-308.
70 M. Guglielminetti, Francesco Pastonchi poeta, cit., p. 36.
Giuseppina Giuliano, Il Sole, “signore del limite”. Lettere di Francesco Pastonchi a Vjačeslav Ivanov in Archivio Russo-Italiano VIII - Russko-ital’janskij Archiv VIII, Pag.105-139, Salerno, Europa Orientalis, 2011