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Il Monte Toraggio - Foto: Bruno Calatroni di Vallecrosia (IM)
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Il gruppo montuoso Toraggio Pietravecchia (m 1971 e 2038 s.m.), alla testata della val Nervia nel ponente della provincia di Imperia, possiede, soprattutto sotto il profilo fitogeografico, un insieme di pregi che non sembra azzardato definire eccezionali: ospita un numero di endemismi, esclusivi delle Alpi Liguri e Marittime ed a più ampia distribuzione, che appare molto elevato in confronto alla modestia della superficie complessiva; presenta inusuali risalite in quota di specie mediterranee e discese ad altezze modeste di entità orofile o di elevata latitudine; custodisce contiguità, e in certi casi coesistenze, di forme caratterizzate da areali ed ecologia del tutto dissimili; presenta una flora ricchissima per numero e varietà di specie.
Varie cause hanno contribuito a determinare queste peculiarità.
La posizione geografica del rilievo: si tratta di un'erta bastionata posta tra il mare e lo spartiacque principale della Alpi Liguri, al quale risulta raccordata da un lungo contrafforte che culmina sulla vetta più alta del settore (M. Marguareis, 2651 m s.m.). La distanza dalla costa è di una ventina di km.
Gli eventi climatici remoti: mancando qualunque traccia di esarazione glaciale, si deve dedurre che questo complesso montuoso, pur trovandosi a breve distanza dai territori invasi dai ghiacci quaternari, non è stato coinvolto nel fenomeno; ne consegue che esso, oltre a vedere totalmente risparmiata la flora autoctona, per la sua posizione intermedia tra il mare e le vette più elevate del settore, costituì un punto di transito obbligato sia per le specie micro-terme ed orofile, migrate verso sud durante le glaciazioni, sia per quelle mediterranee, in attiva espansione nel corso delle fasi interglaciali, nettamente più calde.
Le condizioni climatiche attuali, nel complesso intermedie tra quelle proprie di un clima submediterraneo e quelle tipiche invece dei climi d'altitudine, presentano variazioni ampie e repentine ma non durature. L'irregolarità delle precipitazioni piovose e nevose, la frequenza di nubi orografiche, l'entità delle escursioni termiche, notevoli per rilievi prossimi al mare ma non in assoluto, la brevità delle situazioni limite, sia in eccesso sia in difetto, possono contribuire a spiegare la persistenza di numerose specie in situazioni distanti da quelle ottimali, e quindi le contiguità e le coesistenze di forme assai differenti, cui si è accennato prima (per altre notizie sul clima della zona cfr. MARTINI, 1982: Prof. Enrico Martini, Istituto Botanico "Hanbury" dell'Università di Genova).
La natura del substrato, costituito prevalentemente da litotipi ad elevato tenore di carbonato di calcio, è un importante motivo di selezione della componente vegetale. Sono presenti calcari più o meno marnosi del Senonia-mo (Cretaceo superiore) e calcari nummulitici del Luteziano (Eocene medio), cui si aggiungono, sul Pietravecchia, lembi di flysch oligocenico, in prevalenza arenaceo-marnoso (CALANDRI e CAMPREDON, 1982).
Importanti sono anche le conseguenze dei processi erosivi, determinati dalla tettonica tormentata della zona, ricca di litoclasi e faglie, ed accentuati dall'azione chimica dell'acqua e dell'anidride carbonica sul calcare, oltre che dalla pressione meccanica dei ghiacci invernali nelle fenditure: i rilievi vengono ripetutamente rimaneggiati da frane e crolli, e risultano ricchi di stazioni rupestri e ghiaioni, cioè di ambienti assai severi per la vita vegetale, idonei ad ospitare e proteggere specie frugali ma provviste di doti competitive modeste (il contingente endemico è rappresentato per la maggior parte da casmofite o glareofite esclusive o preferenziali).
La varietà e l'elevato numero delle specie presenti (in poco più di un km si sale dalla florida degli oliveti a cenosi con dominanza di forme vegetali tipiche dei pascoli alpini) sono da mettere in relazione anche con il notevole sviluppo altitudinale (da circa 300 a più di 2000 m s.m.), oltre che con la marcata acclività e la morfologia assai articolata dei versanti, incisi da frequenti rotture di pendìo e profondi canaloni: vengono garantite una notevole varietà di esposizioni ai raggi solari e in generale una grande ampiezza di situazioni microclimatiche distinte: tutti questi fattori hanno contribuito a generare ambienti contigui ma molto diversi, idonei ad ospitare, su modeste superfici, specie ad esigenze ecologiche assai differenti.
La componente endemica della flora
Le erborizzazioni compiute tra il 1978 e il 1983 hanno consentito di rilevare, su una superficie complessiva di circa 5 kmq, la presenza di 31 endemismi. Nell'elenco che segue essi sono stati riuniti in gruppi, in base ai rispettivi areali; per la definizione di questi ultimi si sono tenute presenti, in particolare, le opere di BURNAT (1892-1931), PIGNATTI (1982), FIORI (1923-1929), TUTIN et al. (1964-1980), gli studi di PAWLOWSKI (1970), BARBERO (1967, 1972a e b), OZENDA (1950) e le indagini d'erbario compiute dall'autore in FI, GÈ, TO, MARSSJ, GR, GRM, G, G-BU.
Per la nomenclatura, il rango e l'ordine sistematico, si è fatto riferimento a PIGNATTI (1982). Le sigle degli autori sono riportate solo in occasione della prima citazione di ogni specie.
Endemismi delle Alpi Liguri e Marittime
Moehringia lebrunii Merxm. - Frequente su entrambe le pareti della Gola dell'Incisa e sul versante SSO del Pietravecchia; presente anche sul Toraggio ma solo in prossimità dell'Incisa.
Fessure minime delle rupi calcaree, tra 1500 e 1700 m s.m. Esposizioni preferite: E, O. Per ulteriori notizie su questa specie, non contemplata in TUTIN et al. (1964), cfr. MERXMÙLLER (1965).
Silene campanula Pers. - Si ritiene di dover includere questa specie tra gli endemismi propri delle Alpi Liguri e Marittime in quanto alcuni rinvenimenti in località delle Alpi Cozie (cfr. essiccati in FI e TO) richiedono conferme (possibile confusione con Silene saxifraga L.). Segnalata da PIGNATTI (1982) solo in diverse stazioni delle Alpi piemontesi, Silene campanula è in realtà presente anche in Liguria, sui monti Toraggio e Pietravecchia, oltre che sul vicino M. Grai.
Frequente nelle fessure delle rupi ed occasionale su sfatticci rocciosi alla loro base, su calcare e su flysch, a quote superiori a 1400 m. Indifferente all'esposizione.
Saxifraga cochlearis Rchb. - Si ritiene di dover includere questa specie tra gli endemismi propri delle Alpi Liguri e Marittime, nonostante la presenza di una stazione disgiunta situata oltre il limite orientale del settore (Monte di Portofino).
Frequente nelle fessure minime di massi e rupi calcaree, a partire da 550 m di quota e fino ad oltre 1900 m. Esposizioni preferite: E, O, in subordine S.
Euphorbia hyberna L. subsp. canuti (Pari.) Tutin - Rinvenuta solo sul versante NE del Toraggio, tra 800 e 1000 m s.m., nel sottobosco di un consorzio misto a dominanza di Ostrya carpini/olia Scop., su calcare.
Viola valderia Ali. - Frequente su ghiaioni ad elementi minuti, sfatticci, bordi sassosi di strade e sentieri, occasionale nelle fessure delle rupi, tra 1300 e 1900 m s.m., su calcare e flysch. Indifferente all'esposizione.
A giudizio dell'autore, la sua diffusione su calcare contrasta con la scelta come caratteristica dell'associazione a Thlaspi limosellaefolium e Viola nummulariifolia Barb. et Bono 1967, identificata in diversi ghiaioni silicei del settore.
Micromeria marginata (Sm.) Chater - Frequente nelle fessure minime delle rupi, occasionale su suoli detritici ad elementi minuti, a quote superiori a 1400 m, su calcare e su flysch. Indifferente all'esposizione.
Phyteuma cordatum Balbis - Frequente sul versante NE del Toraggio, fino all'Incisa, nelle fessure minime delle rupi calcaree, tra 1600 e 1950 m s.m. Esposizioni preferite: E, O.
Leucanthemum discoideum (Ali.) Coste - Presente dal versante SSO del Pietravecchia alla Gola dell'Incisa, in varie scarpate pietrose o inerbite, su calcare, tra 1300 e 1650 m s.m. Esposizioni S, O.
Rhaponticum scariosum Lam. subsp. bicknellii (Briq.) Pign. - Frequente sul versante SSE del Toraggio in praterie a cotica continua, tra 1600 e 1850 m, su calcare. Molto localizzato ma in lenta espansione sui pendii ONO della stessa montagna.
Endemismi liguri-provenzali
Aquilegia bertolonii Schott - In Provenza e nelle Alpi Liguri si rinvengono esemplari che mostrano una precisa corrispondenza con A reuteri Boiss., considerata sinonimo di A. bertolonii Schott dagli autori delle flore più recenti. Sull'Appennino settentrionale e sulle Apuane sono presenti forme lievemente dissimili, meritevoli di uno studio tassonomico ulteriore (Nardi, com. verb.).
Presente sul Toraggio, versante NE, dove è frequente su accumuli detritici ad elementi minuti ed in aree inerbite; rara invece sui pendii NNO, in radure di lariceto. Quote tra 1500 e 1800 m, calcare, indifferente all'esposizione.
Ptilotrichum halimifolium Boiss. - Frequente nelle fessure delle rupi calcaree, occasionale su sfatticci alla loro base, da 950 a 2000 m s.m. Indifferente all'esposizione, predilige tuttavia i luoghi soleggiati.
Saxifraga Ungulata Bellardi subsp. Ungulata - Frequentissima nelle fessure delle rupi, a quote superiori agli 800 m, su calcare e su flysch; indifferente all'esposizione.
Saxifraga Ungulata Bellardi subsp. lantoscana (Boiss. et Reuter) Arcang. - Diversi esemplari, rinvenuti in particolare sui pendii NNO del Toraggio e ONO del Pietravecchia, per il netto accorciamento delle foglie e la drastica riduzione nel numero dei fiori e nelle dimensioni della pannocchia, devono essere ascritti alla sottospecie lantoscana. Sull'effettivo valore sistematico di quest'ultima si manifestano tuttavia alcuni dubbi: si è constatato infatti che tali esemplari risultano accantonati in fessure minime delle rupi, caratterizzate da situazioni edafiche e microclimatiche severissime (assenza di terreno e di humus, alto tenore di carbonato di calcio, aridità, ventosità): un simile fenotipo potrebbe essere la conseguenza di condizioni di vita quasi esiziali. Forme analoghe, legate ad analoghi ambienti, sono state osservate nelle valli Roia e Argentina. Per un approfondimento del problema appaiono opportuni studi cito-tassonomici.
Campanula medium L. - Presente ma di regola non frequente su pendii inerbiti ed in radure boschive, tra 1000 e 1650 m (versanti a solatìo, roccia madre calcarea).
Campanula macrorrhiza Gay ex DC. - Frequente nelle fessure minime delle rupi calcaree, a partire da 550 metri di quota; indifferente all'esposizione.
Lilium pomponium L. - Tipico di ambienti aridi, pietrosi e rupestri, è frequente lungo i bordi sassosi dei sentieri ed in praterie per lo più a cotica discontinua, tra 1400 e 1900 m s.m.; versanti a solatìo, calcare.
Endemismi delle Alpi sudoccidentali
Diffusi dalle Alpi Cozie (o dalla Savoia) alle Liguri, sui versanti italiano e francese, manifestano, rispetto alle specie del gruppo precedente, un'orofilia nel complesso più accentuata.
Sempervivum calcareum Jordan - Frequente nei luoghi aridi pietrosi e rupestri, tra 700 e 2000 m s.m.; calcare, esposizioni a solatìo.
Euphorbia valliniana Belli - Localizzata in una stazione rupestre ed in alcuni ghiaioni, su calcare, tra 1540 e 1900 m s.m. Esposizioni a solatìo. Per ulteriori notizie cfr. MARTINI (1982).
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Eryngium spinalba
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Eryngium spinalba Vill. - Frequente in aree sassose ed in praterie aride, su calcare e su flysch, tra 1500 e 2000 m s.m. Esposizioni a solatìo.
Primula marginata Curtis - Frequente nelle fessure delle rupi, occasionale su suoli pietrosi, per lo più nei luoghi aperti, di rado in seno a consorzi a Larix decidua Miller; calcare e flysch, tra 1400 e 2000 m, indifferente all'esposizione.
Gentiana ligustica Vilm. et Chop. - Rara nelle fessure delle rupi e su suoli detritici, frequente nelle praterie sassose a cotica discontinua e nel sottobosco di consorzi misti per lo più a dominanza di Ostrya carpini/olia. Calcare, tra 600 e 2000 m, indifferente all'esposizione ma meno frequente a N.
Asperula hexaphylla All. - Frequente nelle fessure delle rupi, su calcare e flysch, tra 1400 e 2000 m s.m.; indifferente all'esposizione.
Teucrium lucidum L. - Frequente nei ghiaioni ad elementi minuti, su sfatticci e lungo i bordi sassosi dei sentieri, su calcare e flysch, tra 800 e 1900 m; esposizioni a solatìo.
Scabiosa candicans Jordan - Frequente nei luoghi pietrosi e rupestri, tra 700 e 1800 m, su calcare; esposizioni a solatìo.
Fritillaria involucrata All. - Presente ma non frequente in praterie a cotica discontinua su suoli pietrosi, rara in aree arbustate e nel sottobosco di consorzi misti a dominanza di Ostrya carpini/olia. Calcare, tra 800 e 1900 m, esposizioni preferite: E, O, in subordine S.
Allium narcissiflorum Vill. - Localizzato in un ghiaione calcareo sul versante NE del Pietravecchia, tra 1600 e 1700 m, dove cresce associato ad Euphorbia valliniana. Esposizione E.
Helictotrichon sempervirens (Vill.) Pilger - Assai frequente nei luoghi aridi pietrosi e rupestri, colonizza in particolare i ghiaioni mobili ad elementi minuti, tra 1400 e 1900 m s.m.; calcare, esposizioni a solatìo.
Carex tendae (Dietrich) Pawl. - Frequente nel sottobosco di lariceti ed in radure e scarpate erbose, rara su suoli pietrosi. Da 800 m s.m. alla vetta del M. Pietravecchia, su calcare e flysch; indifferente all'esposizione ma meno diffusa sui versanti a solatìo.
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Nigritella nigra
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Nigritella nigra (L.) Rchb. f. subsp. corneliana Beauverd (sensu Soó in TUTIN et al., 1980) - Pochissimi esemplari sul versante N del M. Pietravecchia, in direzione di Cima della Valletta; prateria a cotica continua, flysch, 1950 m, esposizione N.
Endemismi delle Alpi occidentali
Oxytropis helvetica Scheele - Frequente su sfatticci ed in praterie a cotica discontinua, su calcare, tra 1500 e 2000 m; indifferente all'esposizione.
Knautia mollis Jordan - Presente sul versante SSE del Toraggio in praterie a cotica continua, tra 1500 e 1800 m, su calcare.
A titolo di breve commento si può osservare che su 31 endemismi 9 risultano esclusivi delle Alpi Liguri e Marittime, 7 sono liguri-provenzali, 13 sono propri delle Alpi sud-occidentali, 2 di quelle occidentali. 22 entità vivono esclusivamente su calcare, 9 si rinvengono anche su flysch; 11 si accantonano nelle fessure delle rupi, 11 sono tipiche dei ghiaioni o dei suoli pietrosi, 3 possono vivere anche in stazioni a terreno abbondante, 6 prediligono quest'ultimo tipo di ambiente. Sul dirupato versante NE del M. Toraggio si sono rinvenuti ben 23 endemismi.
Contiguità e coesistenze di specie dissimili
Questi fenomeni sono la diretta conseguenza delle risalite in quota di forme a gravitazione mediterranea e della discesa di entità orofile o proprie di elevata latitudine, cui si è già accennato in precedenza.
Una notevole ascesa di entità termofile si riscontra sui pendii meridionali sia del Toraggio sia del Pietravecchia; mentre però quest'ultimo rilievo ospita nel complesso la risalita di singole specie, sul Toraggio, il cui versante meridionale è più regolare nella morfologia e nell'inclinazione dei pendii, si rinvengono, fino a quasi 1000 metri di quota, intere cenosi, ed in particolare lembi di gariga e di macchia mediterranea (danneggiate purtroppo dal passaggio del fuoco in tempi recenti).
Un primo limite per l'ascesa delle specie termofile si situa intorno all'isoipsa dei 950 m, che è sormontata da una fascia a terreno abbondante, un tempo impiegata per coltivare l'olivo ed oggi sede di un bosco misto a dominanza di Quercus pubescens Willd., Pinus sylvestris L., Ostrya carpinifolia.
A 950 m si arresta ad esempio, Coris monspeliensis L.
Un secondo limite è rappresentato dalla quota di 1200 m, che non viene valicata, tra l'altro, da Ononis minutissima L., Dorycnium pentaphyllum Scop. subsp. suffruticosum (Vili.) Rouy, Psoralea bituminosa L., Argyrolobium zanonii (Turra) P. W. Bali, Cistus salvifolius L., Fumana ericoides (Cav.) Gandog., Reichardia picroides (L.) Roth.
Poco oltre 1200 m si rinvengono ancora esemplari di Quercus ilex L. (Ch suff, P n), nelle grosse fenditure delle rupi come pure nel sottobosco dei già citati consorzi misti arborei, che più in quota occupano maggiori superfici.
Degna di nota è anche la presenza sul versante NE, fino ad altezze di 800-850 m s.m., di Brassica oleracea L. subsp. robertiana (Gay) Rouy et Fouc., localizzata alla base di rupi, su scarpate pietrose ed ai margini del bosco misto sottostante, a dominanza di Ostrya carpinifolia.
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Thymus vulgaris |
Thymus vulgaris L. ed Euphorbia spinosa L. salgono sul Toraggio fino a circa 1500 m s.m. Per queste specie, dotate di buona ampiezza ecologica, il fattore limitante è costituito, probabilmente, dalla persistenza a questi livelli di nubi orografiche, cui è imputabile una brusca caduta dei valori medi della temperatura. Il primato della risalita in quota spetta comunque a Thymus vulgaris, rinvenuto sul versante occidentale del M. Pietravecchia, poco sotto la bastionata rocciosa sommitale, tra 1900 e 1930 m s.m., su una cengia rocciosa esposta a SO. Questa specie, tipica del bacino mediterraneo occidentale, era già stata segnalata fino a 1750 m s.m., ad ovest di Tenda (MADER, 1905).
Le forme microterme dominano, ovviamente, nella porzione più elevata dei rilievi; non mancano tuttavia singoli esempi di discese a quote che appaiono relativamente modeste, quanto meno in considerazione della breve distanza dal mare e dell'assenza di rilievi intermedi, che ne riducano l'influenza. È il caso, ad esempio, di Saxifraga oppositifolia L. (=S. murithiana Tiss.), S. caesia L., S. aizoides L., Erinus alpinus L., Draba aizoides L., Pulsatilla alpina (L.) Delarbre subsp. alpina, osservate tra 1400 e 1500 metri d'altezza sui contrafforti meridionali del Pietravecchia o sul versante NE del Toraggio. Nelle valli della catena alpina si constatano a volte discese a quote anche molto inferiori, però in genere si tratta di fenomeni conseguenti a fluitazione dei semi lungo corsi d'acqua.
Le risalite di entità mediterranee e le discese di forme tipiche di latitudine e quote più elevate determinano eccezionali compressioni dei piani e degli orizzonti altitudinali ed inusuali inversioni: sui pendii sud-occidentali del Pietravecchia esemplari di Thymus vulgaris sovrastano di circa 500 metri i pulvini di Saxifrega oppositifolia (specie che in Groenlandia si spinge a 83° di latitudine N; cfr. HULTÉN, 1971).
A volte si giunge, come già accennato, ad un'effettiva coesistenza di piante assai dissimili in uno stesso microambiente. Indubbiamente sulla formazione di simili «connubi» influiscono anche eventi fortuiti; è un dato di fatto, tuttavia, che molti di questi fenomeni non appaiono effimeri; a giudizio dell'autore essi devono configurarsi come peculiarità sia fitogeografiche sia vegetazionali, di grande suggestione anche per la loro rarità in Italia.
A titolo d'esempio si citano le seguenti coesistenze:
Globularia punctata Lapeyr., G. cordifolia L., G. repens Lam. (Toraggio, 600 m s.m., fenditura in placca rocciosa inclinata di 30° verso SE).
Thymus vulgaris, Euphorbia spinosa, Anthyllis montana L. subsp. montana, Globularia repens (M. Toraggio, 850 m, nicchia di rupe con pietrisco, esposizione S).
Quercus ilex (Ch suff) ed Arabis alpina L. (M. Toraggio, 950 m, sotto esemplari di Pinus sylvestris, su suolo pietroso-rupestre, esposizione SE). Thymus vulgaris, Saxifraga oppositifolia, Lotus alpinus (DC.) Schleicher, Micromeria marginata (M. Pietravecchia, m 1550, fessura in una parete rocciosa, esposizione O).
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Lilium pomponium
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Contiguità e coesistenze di diversa natura sono invece legate alle frequenti nebulosità che si addensano lungo i versanti meridionali del massiccio. Ad esempio, sui pendii sassosi o inerbiti, sottostanti la vetta del Toraggio (versante SSE) vegetano insieme entità eliofile come Sempervivum calcareum, Scabiosa candicans, Helictotrichon sempervirens, Lilium pomponium, ed altre marcatamente sciafile come Mercurialis perennis L., Euphorbia dulcis L. subsp. purpurata (Thuill.) Rothm., Melittis melissophyllum L., Polygonatum odoratum (Miller) Druce.
Impostazione delle indagini fitosociologiche
Molti studiosi, soprattutto francesi, hanno svolto ricerche su singoli aspetti della vegetazione nelle Alpi Liguri e Marittime: si esamini l'estesa bibliografia riportata in Barbero, Bono, Ozenda, Mondino (1973) e inoltre i lavori di Bresset (1971), Lapraz (1970, 1973a, b, 1975, 1976, 1977), Lenoir, POortet, Silvestre (1971), Poiron et Barbero (1967), Sandoz et Barbero (1974).
In vari casi si tratta di indagini sintetiche relative a popolamenti individuati su territori molto estesi, a volte coincidenti con l'intero settore: l'insieme delle comunità vegetali presenti nella regione risulta quindi sufficientemente delineato nelle sue linee generali, tuttavia può essere opportuno che si realizzino indagini su singoli territori di estensione minore, allo scopo di sottoporre a vaglio critico le acquisizioni già ottenute, per confermarle o meglio puntualizzarle.
L'opportunità di approfondimenti specifici risulta dalla constatazione che la grande mole di dati fin qui raccolta ha già richiesto più di una precisazione: ad esempio la mancata separazione da Pinus mugo Turra di P. pumilio Haenke e P. uncinata Miller ha indotto alcuni autori a definire una sottoassociazione siliciculum di un Pinetum mughi ligusticum (cfr. anche Montacchini, 1968).
Per quanto riguarda le fitocenosi distinte nelle stazioni rupestri, è opportuna e corretta la decisione di Quèzel (1950) di definire una nuova alleanza, esclusiva del settore (Saxifragion lingulatae), distinta dal Potentillion caulescentis Br.-Bl. 1926 per la presenza di un nutrito contingente di endemismi; non sembra invece accettabile la tendenza, manifestata da più autori, ad individuare associazioni nuove sulla base dell'abbondanza (puramente locale) di singole specie, già indicate come caratteristiche d'alleanza e considerate poi caratteristiche d'associazione (cfr. anche Martini, in corso di stampa, e). Si aggiunga inoltre che nell'individuare tali specie non sempre si è tenuto conto dell'ampiezza ecologica delle singole entità, per cui in qualche caso si sono scelte forme indifferenti al substrato per caratterizzare associazioni accantonate nelle fessure delle rupi calcaree o silicee (es.: Silene campanula, Viola valderia).
Lo studio delle fitocenosi presenti sui monti Toraggio e Pietravecchia non può essere svolto su base strettamente locale, bensì va impostato tenendo presente sia il quadro complessivo delle comunità vegetali già individuate nelle Alpi Liguri e Marittime, sia l'insieme delle acquisizioni rinvenibili in letteratura per l'arco alpino e in generale per i rilievi che delimitano a nord il bacino mediterraneo.
Di fronte al pullulare di associazioni vegetali che andrebbero soggette, in realtà, ad un accurato lavori di revisione, si ritiene indispensabile, in questa fase della ricerca, preoccuparsi di ottenere sul terreno il maggior numero possibile di dati sperimentali obiettivi.
L'elaborazione di questi ultimi andrà rinviata ad un periodo successivo, quando la fisionomia dei vari popolamenti e il ruolo fitosociologico e l'ampiezza ecologica delle diverse entità saranno state individuate con sicurezza.
Stando alle notizie reperibili in letteratura, sulla base di singoli rilievi effettuati da vari autori nel territorio considerato (oltre che in altre zone), sul gruppo montuoso Toraggio-Pietravecchia sono stati riscontrati i seguenti popolamenti:
Festuco-Koelerietum Mol. 1967 (ass. a Festuca glauca Lam. e Koeleria vallesiana (Honc-keny) Bertol.);
Bracbypodio-Bupleuretum Barb. et Loisel 1971 (ass. a Brachypodium pinnatum (L.) Beauv. e Bupleurum falcatum L. subsp. cernuum (Ten.) Arcang.);
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Ononis spinosa
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Ononido-Festucetum Barb. et Loisel 1971 (ass. ad Ononis spinosa L. ^Festuca duriuscula L.);
Rhodoreto-Abietetum sud-occidentale Barb. et Bono 1970, facies a Festuca flavescens Bellardi;
Vaccinio-Rhododendretum ferruginei Br.-Bl. 1927;
Ass. ad Helictotrichon sempervirens e Centaurea triumfetti subass. a Campanula spicata Barb. 1968;
Centaureo-Festucetum spadiceae Br.-Bl. 1926 subass. trifolietosum pannonid Barb. 1970;
Phyteumo-Poetum Barb. 1970 (ass. a Phyteuma michelii Ali. e Poa violacea Bellardi);
Nigritello-Nardetum Barb. 1970 (ass. a Nigritella nigra subsp. corneliana eNardus strida
Saxifragetum lingulatae Quézel et Rioux 1949 subass. subalpinum Barb. 1969.
Si ritiene che siano opportune ricerche ulteriori: a titolo d'esempio si commenta lo stato delle acquisizioni sulle fitocenosi rupestri, in rapporto al territorio considerato.
Sulle pareti rocciose del gruppo Toraggio Pietravecchia dovrebbe essere ampiamente diffuso un unico popolamento, il già ricordato Saxifragetum lingulatae subalpinum.
Quezel et Rioux (1949) indicarono come specie caratteristiche Saxifraga Ungulata, Potentilla caulescens var. petiolulosa Seringe e Moehringia papulosa Bertol. (in realtà M. lebrunii): si sono unite cioè due entità ad ampia valenza ecologica, in particolare capaci di tollerare forti insolazioni, ad una legata strettamente alle fessure minime di alcune rupi ombrose.
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Asperula exaphylla
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Quèzel (1950) aggiunse altre caratteristiche: Micromeria marginata ed Asperula hexaphylla, casmofite tipiche, ed Aquilegia bertolonii, che sulle rupi deve essere considerata del tutto occasionale, prediligendo i suoli detritici.
Barbero (1969) considerò come differenziali della sottoassociazione subalpinum la già citata Asperula hexaphylla, Phyteuma charmelii Vili, e Bunium bulbocastanum L. var. nanum Cariot et St.-Lag., che non può essere considerato una casmofita tipica.
Sulle rupi elevate del massiccio Toraggio Pietravecchia potrebbe ipotizzarsi l'esistenza anche del Silenetum campanulae Quézel 1950; infatti l'autore, per caratterizzare l'associazione, scelse Silene campanula, Phyteuma cordatum e Bupleurum petraeum (ivi presenti) oltre ad Asplenium fissum Kit., Saxifraga diapensioides Bellardi, Silene quadrìdentata (Murray) Pers., Senecio persoonii De Not.
Barbero (1969) accettò come caratteristiche Silene campanula, Phyteuma cordatum, Bupleurum petraeum e Saxifraga diapensioides, aggiungendovi inoltre Helianthemum lunulatum (All.) DC. Come il Saxifragetum lingulatae, a giudizio di chi scrive anche il Silenetum campanulae appare mal definito: Asplenium fissum colonizza nelle Alpi Liguri ambienti molto particolari, come i lapiès delle zone carsiche, Bupleurum petraeum è una specie panalpica, a valenza ecologica relativamente ampia; Silene quadrìdentata predilige stazioni alquanto umide (es.: rupi stillicidiose); Senecio persoonii è un'entità silicicola, diffusa sia nelle fessure delle rupi sia su sfatticci e suoli detritici ad elementi minuti; la già ricordata Silene campanula, infine, considerata una specie calcicola da Ozenda (1950), Quèzel (1950), Chater et Walters in Tutin et al. (1964) e Barbero (1972 b), scelta appunto per denominare l'associazione, si rinviene anche su silice (gneiss granitoidi, «granito» della Valmasca), e questo non in un distretto remoto della catena alpina bensì in un territorio non lungi da quello considerato, le vicine Alpi Marittime francesi (silicee), sulle quali già Burnat (1892, 1902) l'aveva segnalata.
Secondo i dati acquisiti da chi ha individuato il Saxifragetum lingulatae subalpinum e il Silenetum campanulae, i due popolamenti occuperebbero fasce altitudinali distinte: la seconda associazione sovrasterebbe in quota la prima.
In realtà molte specie caratteristiche di entrambe, anche nel gruppo Toraggio Pietravecchia, concorrono a colonizzare le stesse pareti rocciose, in condizioni stazionali molto simili se non identiche: Saxifraga lingulata, Potentiila caulescens, Moehringia lebrunii, Micromeria marginata, Asperula hexaphylla, Silene campanula, Phyteuma cordatum, Bupleurum petraeum.