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Vallecrosia (IM): al confine con Bordighera
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Poi, nel 1968, dopo l’improvvisa morte della madre, [Francesco Biamonti] decise di vendere all’amico [di Vallecrosia]
Angelo Oliva la casa di Ventimiglia e di ritornare col padre, ormai pensionato, nella casa di campagna della famiglia, a San Biagio [della Cima (IM)]. Qui, dicono le quarte di copertina dei suoi due primi romanzi, fu un coltivatore di mimose.
[...] quella di Guido
Seborga e dei pittori Balbo e Maiolino, che all’inizio degli anni ’50 fondarono i premi delle “
Cinque Bettole” per la pittura e per la letteratura, passando libri e stimoli a scrittori come Sanguineti e Biamonti, e poi quella più giovane di Giorgio
Loreti e
Angelo Oliva, che insieme a quest’ultimo scoprirono i poeti francesi, i surrealisti e gli esistenzialisti.
[...] E vi sarà coinvolto anche Biamonti, per cui il primo biennio degli anni ’60 è piuttosto attivo: nell’estate del ’61 fa parte (con presidente Seborga) della giuria del “Cinque Bettole” che torna alle origini. La giuria premierà il ventunenne
Angelo Oliva per il racconto '
Una grossa porcheria', e come secondo il venticinquenne Bruno Gambarotta, di Torino.
Claudio Panella,
Francesco Biamonti: la preistoria e l'esordio (1951-1983), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Torino, Anno Accademico 2001/2002
39 Angelo Oliva, «L’avventura della poesia francese», in «il
Giornale» dell’Unione Culturale Democratica, II, 5, 1961, p. 5, cit. da
C. Panella, Prima dell’Angelo..., cit., p. 21.
Matteo Grassano, Il territorio dell'esistenza. Francesco Biamonti (1928-2001), Tesi di laurea, 29 gennaio 2018, Université Nice Sophia Antipolis in cotutela internazionale con Università di Pavia
La Buca, così veniva poi definita l’Unione Culturale Democratica,
dal nome della sua sede, è nata nel 1960 per la volontà di giovani di
sinistra dell'estremo Ponente Ligure, fra i quali Elio Roggeri, Angelo Oliva,
Carlo Maglitto, Giorgio Loreti, Matteo Lanteri e molti altri. Col
sostegno entusiasta e partecipe di adulti affermati, in particolare
dello scrittore, poi anche pittore, Guido Seborga.
Sergio Biancheri in Giorgio Loreti, Archivio Unione Culturale Democratica, 2017
All'ordine
del giorno la costituzione di un Circolo Culturale: ci vediamo alle 21
presso la sede del PCI di Vallecrosia: il segretario Pascalin Gazzano ci
ospita.
[...] Confesso che sulle prime provai un po' di diffidenza
per la scelta del posto: in casa mia non si era mai parlato di politica e
l'autonomia del costituendo Circolo avevamo detto che doveva essere
assoluta. L'atteggiamento distaccato tenuto in un angolo del locale dal
Pascalin fugò tutte le mie perplessità.
Molte volte avevamo ragionato
con Giorgio Loreti sulla necessità di dare vita a un qualcosa che
smuovesse il conformismo dominante. Quella sera un gruppo di
"ragazzini": Giorgio Loreti, Angelo Oliva, Dario Biancheri, Carlo
Maglitto, io ed altri di cui non ricordo il nome, decise di fare una
cosa rivoluzionaria: fondare, appunto, un Circolo Culturale. Così nacque
l'unione Culturale "Edmondo De Amicis", in seguito solo Unione Culturale Democratica. Poi... venne
la Buca, poi... gli incontri con Seborga, Biamonti, Capitini, poi...
Matteo Lanteri in Giorgio Loreti, Op. cit.
Allora frequentavo i giovani della mia generazione del dopoguerra, non tutti liguri di nascita o di provenienza. Sognavamo, ognuno a modo proprio, una società priva di soprusi.
Aderii con entusiasmo all'Unione Culturale E. De Amicis assieme al mio compagno di banco Angelo Oliva, figlio di immigrati calabresi, giovane di forte carattere e di spiccata intelligenza.
[...] Per un ragazzo appena uscito dalle elementari di Lentini (Siracusa), costretto a cambiare spesso scuola e villaggio per la carriera del padre, l'impatto culturale della Buca ha gettato le basi che oggi mi vedono Presidente di Villa Biener, centro d'arte contemporanea a Cipressa (IM) e operatore artistico.
Carlo Maglitto in Giorgio Loreti, Op. cit.
In quello stesso mese uscì il primo numero de "il Giornale" dell'associazione, un ciclostilato che riporta la data del 30 ottobre 1960.
[...] Tra le firme presenti nel giornale e più ricorrenti nelle attività promosse dall'UCD, il giovane ferroviere socialista Giorgio Loreti, che tiene viva l'associazione ancora oggi, il futuro scrittore Francesco Biamonti, il pittore Carlo Maglitto, l'imperiese Matteo Lanteri, Angelo Oliva, che farà un'importante carriera politica nel PCI...
Claudio Panella in Giorgio Loreti, Op. cit.
Fin dagli anni ’50 Bordighera è stato un centro culturale decisamente animato, e Seborga passava spesso le sue giornate nei caffè del centro, intrattenendosi con coloro che diverranno i suoi compagni di una vita. Nei locali ormai scomparsi del Gran Caffè della Stazione, o del Caffè Giglio sull’Aurelia, poi del bar Chez Louis di C.so Italia (davanti all’allora sede del P.S.I), si è incontrata e formata più di una generazione di artisti liguri: oltre a quella di Seborga e dei pittori Balbo e Maiolino, che all’inizio degli anni ’50 fondarono i premi delle “Cinque Bettole” per la pittura e per la letteratura, passando libri e stimoli a scrittori come Sanguineti e Biamonti, quella più giovane di Giorgio Loreti e Angelo Oliva, che insieme a Seborga scoprirono i poeti francesi, i surrealisti, gli esistenzialisti e la politica [...] Va sottolineato come i dibattiti, pubblici e privati, promossi da Seborga a Bordighera abbiano formato profondamente intere generazioni: alle diverse iniziative già messe in atto se ne aggiunse una nuova quando, alla fine degli anni ’50, il giovane socialista Giorgio Loreti e altri suoi colleghi chiesero aiuto anche a Seborga per la fondazione dell’Unione Culturale Democratica
[...] La rivista dell’Unione Culturale Democratica fu quindi il banco di prova, il primo spazio libero per molti dei giovani, bordigotti e non, che poi si dedicarono alla scrittura, alla pittura, alla politica. Fin dai primi numeri vi scrissero con Giorgio Loreti, Beppe Maiolino, Angelo Oliva e in una delle sue poche uscite di questo tipo Francesco Biamonti [...] Tutti i nomi sopra citati, e non solo, furono variamente influenzati dall’azione continua di formazione e incitamento all’organizzazione giovanile che Seborga portò avanti nella Bordighera di quegli anni [...] e ancora, in un articolo dal titolo di "Nuovi fiori sulla nostra costa", Seborga citava "le pagine scritte da certi giovani come Oliva, Lanteri, Loreti..."
Claudio Panella, Dedicato a Guido Seborga, bordighera.net
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Foto: Giorgio Loreti
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[n.d.r.: il racconto 'Una grossa porcheria' di Angelo Oliva venne pubblicato in seguito, a puntate, sul periodico "L'Eco della Riviera" di Sanremo]
Angelo Oliva nacque il 2 febbraio 1940. Il suo percorso politico
cominciò negli anni sessanta nella Federazione giovanile del Pci, membro
della segreteria nazionale e, dal marzo 1967 all'aprile 1969,
componente del comitato di redazione di «Nuova generazione», la rivista
della Fgci. Nel 1969 fu inviato a Budapest, in qualità di presidente
della Fédération mondiale de la jeunesse démocratique. Dal 1972, anno
del suo rientro in Italia, gli vennero affidati incarichi politici negli
organismi nazionali del Pci, sempre nel settore della politica
internazionale. Vice responsabile della sezione Esteri dal 1972 al 1975 e
dal XIV congresso (1975) membro del Cc, incarico che gli verrà
confermato con il XV congresso (1979). Nel 1986 (XVII congresso) venne
eletto nella Ccc e nel 1989 nella I commissione del Cc (Politica estera e
rapporti con i partiti comunisti ed i movimenti di liberazione). Dal
gennaio 1993 lavorò al Parlamento europeo, con le funzioni di segretario
generale aggiunto del gruppo socialista. Morì nell'ottobre 2004.
Maria Antonietta Serci, Angelo Oliva, Fondazione Gramsci
Ma non sarebbe giusto, in special modo, lasciar passare la dolorosa notizia della scomparsa di Angelo Oliva senza un ricordo più attento, al di là delle parole di cordoglio.
Angelo è morto, non ancora anziano, nella sua terra, dove si era ritirato, lontano dai luoghi - Roma e Bruxelles - del suo impegno politico e istituzionale e, per lungo tempo, della sua vita, delle sue relazioni umane. Era stato attivo nel Pci in Val d'Aosta e in Piemonte, ma ebbe i ruoli più significativi nella direzione della Federazione giovanile comunista e soprattutto nell'apparato centrale del partito. Il suo contributo fu prezioso in seno alla “Sezione esteri” del Pci negli anni '70.
Ed è venuto il momento di reagire a rappresentazioni sbrigative e false di quelle stanze di Botteghe Oscure, in cui si sarebbero solo recepite le posizioni e le direttive sovietiche: in quegli anni, sotto la direzione di Sergio Segre, ma con il convinto apporto di Angelo, la Sezione esteri fu un crogiuolo di idee e iniziative nuove, sia pur tra pesanti resistenze e difficoltà: si aprirono le strade dei rapporti con il socialismo europeo, in particolare con la socialdemocrazia tedesca, si svilupparono atteggiamenti sempre più critici, all'insegna di una marcata autonomia, verso il partito comunista sovietico e verso altri partiti comunisti, anche europei.
Quella maturazione di esperienze, quell'avvio di relazioni internazionali nuove per il Pci, fu poi prezioso per l'assunzione e lo svolgimento da parte di Angelo del più importante incarico, quello di segretario del gruppo comunista ed apparentati nel Parlamento europeo. Nella breve fase transitoria del Gruppo della sinistra europea e nell'approdo, infine, al Gruppo socialista, la presenza operosissima, la combattività politica, la visione aperta e lungimirante di Angelo Oliva - accanto ai presidenti, Gianni Cervetti e Luigi Colajanni - risultarono decisive. Il riconoscimento di quel suo ruolo, del prestigio che si era conquistato, della simpatia che aveva suscitato nelle relazioni con i rappresentanti di altre forze della sinistra europea, gli valsero nel gennaio 1993 il titolo di Segretario generale aggiunto del gruppo socialista.
Non si può, ormai da tempo, non convenire sul giudizio di un'evoluzione lenta, contrastata, faticosa del Pci verso le sponde del socialismo democratico europeo: ma tale giudizio nulla può togliere al valore del lavoro e della battaglia di quanti cercarono di rendere più spedito e sicuro quel cammino.
E Angelo fu uno di loro, non tendendo certo a sacrificare il patrimonio migliore della storia del Pci di cui si sentiva partecipe, ma preoccupandosi di evitarne un fatale isterilimento.
L'uomo era riservato, schivo, anche un po' borbottone e chiuso. Ma io che come altri ho potuto contare sulla schiettezza e sulla qualità della sua collaborazione - quando fui responsabile della Sezione di organizzazione del Pci, quando venni eletto per la prima volta al Parlamento europeo e anche successivamente nello svolgimento di tutte le mie missioni internazionali - io che come altri ho potuto contare sulla sua lealtà, sul suo spirito critico e sul suo stimolo per andare avanti nella direzione giusta, sento di dovergli rivolgere, un po' a nome di tanti, il più affettuoso omaggio.
È stato uno splendido compagno e un autentico amico, di cui ci mancheranno anche l'ironia, i momenti di buon umore, la confidenza e la sensibilità umana.
Giorgio Napolitano, Angelo Oliva e la memoria della sinistra, "l'Unità", 13 ottobre 2004
Una «Conferenza internazionale dei giovani per la sicurezza europea» era
stata effettivamente tenuta alla fine del 1971 a Firenze, e le adesioni
ufficiali erano state ampie (avevano partecipato, fra le altre,
l’associazione giovanile dell’Internazionale socialista, Iusy, e le
corrispondenti liberali e cristianodemocratiche): quanto alla reale
mobilitazione e all’eco sulla stampa, tuttavia, il giudizio degli
organizzatori non era positivo <59.
59
FIG, APC, Sezione Esteri, mf. 58, pp. 304-7, «Nota sulla “Conferenza
internazionale dei giovani per la sicurezza europea” di Firenze
presentata da Angelo Oliva», 13 dicembre 1971.
Michele Di Donato, PCI e socialdemocrazie europee. Da Longo a Berlinguer, Tesi di dottorato, Università degli Studi "Roma Tre", Anno Accademico 2012-2013
La carta del 16 gennaio ’72 introduceva un’altra figura di spicco della realtà italiana che avrebbe preso le redini della Sezione esteri: Sergio Segre <259.
259 Partigiano, giornalista, ministro degli esteri del PCI dal 1970 al 1979. Con lui alla Sezione Esteri Angelo Oliva, Renato Sandri, Aldo Mechini. Intervista all’autore, Roma, 2 ottobre 2013.
[...] Cunhal avanzava la proposta di un incontro per la seconda metà di aprile, senza sapere che proprio quel 30 aprile sarebbe tornato in patria da vincitore <284.
284 Il colloquio nella sede del PCI si terrà ugualmente. Pedro Soares incontrò Bufalini, Galluzzi, Mechini, Oliva, in FIG/APC 1974, doc. NC, b. 268, fasc. 95, 30 aprile 1974, riportato anche da «l’Unità» in prima pagina.
[...] Proprio negli stessi giorni in cui il premier del III governo provvisorio Vasco Gonçalves elogiava il «processo di democratizzazione» <335 del Paese, una delegazione del PCI composta da Pecchioli, Oliva, Mauro Tognoni e Galleni incontrava il rappresentante portoghese Pires per esaminare «alcuni problemi di comune interesse tra i due partiti» <336 mentre il giornalista Franco Fabiani intervistava Cunhal che sottolineava «il ruolo del PCP nella difesa della democrazia» <337.
335 «l’Unità», 2 ottobre ’74.
336 «l’Unità», 3 ottobre ’74, p. 13.
337 «l’Unità», 6 ottobre ’74, p. 18.
[...] Il periodo più florido dei rapporti tra PCI e PCP è riscontrabile da novembre del 1974. In seguito all’invito posto dal PCP il 30 agosto ’74, la V riunione di segreteria del 24 settembre decretava l’invio di una delegazione a Lisbona tra il 16 e il 18 novembre. Il viaggio su volo AZ 472344 veniva confermato dalla riunione di segreteria di inizio novembre insieme alla delegazione composta da Pecchioli, Oliva (vice responsabile sezione esteri), Elio Gabbuggiani (membro comitato centrale), Aldo d'Alessio (deputato, segretario presidenza camera dei deputati), Ennio Polito (responsabile esteri de «l'Unità»). Il viaggio fu considerato un successo e la delegazione italiana venne trattata con tutti gli onori, anche per risultare all’altezza dell’imminente Congresso del PSP che annoverava invitati illustri quali Olof Palme e Willy Brandt.
Massimiliano Pinna, The relations between Italian and Portuguese left.
PCI, PCP and revolutionary lefts (1969-1976), Tesi di Dottorato,
Università degli Studi di Macerata e Instituto Universitario de Lisboa,
Anno Accademico 2017-2018
I giornalisti della rivista “Panorama” Giovanni Fasanella e Rocco Incerti ricostruirono la vicenda dopo il crollo dell’URSS, quando l’unico compagno di partito che ne era a conoscenza rilasciò un’intervista. Il compagno in questione è Emanuele Macaluso, che dopo 18 anni di silenzio trovò l’occasione per denunciare l’accaduto. Macaluso sostenne che il 3 ottobre del 1973, mentre Enrico Berlinguer si stava dirigendo all’aeroporto di Sofia per fare ritorno in Italia, rimase vittima di un attentato che non si rivelò, fortunatamente, mortale. Proprio perché Enrico ebbe la fortuna di non farsi male, decise di non rivelare a nessuno i suoi sospetti, se non a Macaluso e alla sua famiglia. Alla pubblicazione dell’intervista, moltissimi esponenti del PCI di quegli anni affermarono che era impossibile, che l’opzione dell’attentato non era realistica: a quel punto intervenne la moglie di Berlinguer, Letizia, che confermò la versione di Macaluso.
Per ricostruire i fatti con precisione, Fasanella e Incerti si affidarono al racconto di Gastone Gensini che, insieme ad Angelo Oliva, aveva accompagnato Berlinguer durante la visita a Sofia. Gensini e Oliva avevano avuto, in effetti, il dubbio che si fosse trattato di un attentato, ma non ne avevano fatto parola perché all’epoca era ritenuto troppo pericoloso. Gensini ha raccontato ai giornalisti di Panorama come si svolse l’incontro ufficiale tra Berlinguer e il leader bulgaro, Zhivkov, segretario del Partito comunista bulgaro (PCB): l’incontro non si aprì in modo pacifico, perché Berlinguer confermò la sua condanna dell’invasione sovietica a Praga e Zhivkov, che ne aveva attivamente preso parte, la difese in modo parecchio aggressivo. Per comprendere le motivazioni di ciò che accadde, è bene anche sottolineare che la Bulgaria era un Paese del “socialismo reale” molto fedele all’URSS, e che realmente subiva la sua influenza. Berlinguer approfittò della recente crisi cilena per affrontare con il leader bulgaro la sua nuova proposta politica, quella che sarebbe stata conosciuta poi con il “compromesso storico”. Non usò direttamente questo termine, ma riuscì a infastidire ulteriormente Zhivkov insistendo sulla necessità italiana di far collaborare le forze di sinistra con quelle di destra, di unire il potere del proletariato con la borghesia: questo non andava solo contro l’URSS, secondo il leader bulgaro andava proprio contro il comunismo. Non era comprensibile una via democratica poiché si contrapponeva alla via che, secondo Zhivkov, doveva essere comune a tutti i partiti comunisti. I colloqui tra i due leader non stavano andando molto bene, e Berlinguer decise di lasciare prima la Bulgaria: non si fidava del PCB, inoltre Zhivkov aveva malcelato un paio di minacce.
Serena Nardo, Il ruolo del Partito comunista italiano nella Guerra Fredda: lotta per l'autonomia dalle superpotenze, Tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, Anno Accademico 2021-2022
È molto interessante la presenza di Venanzi, soprattutto per l’invio, in carta intestata del Senato della Repubblica della propria «sintetica relazione sui lavori del Congresso del Partito Socialista Portoghese» alla sezione esteri gestita ancora da Angelo Oliva. Tramite i compagni della delegazione del PCP invitati al Congresso ed Elena Costa, Venanzi ottenne un incontro - nella tarda mattinata del 16 con Aurelio Santos del PCP, al quale motivava la sua presenza al congresso socialista: dopo «una comprensibile diffidenza iniziale, è stato cordialissimo», così come «ottima è stata l'accoglienza fattami da Mario Soares che, naturalmente, è stato molto contento, invece, per la nostra presenza». Venanzi sottolineava inoltre la corposa presenza di una delegazione del Psi a Lisbona, scrollatasi di dosso le critiche precedenti. È utile rimarcare anche la nota che riportava la presenza di «due giovani ufficiali dell’MFA invitati al Congresso, che si sono mostrati molto interessati a conoscere la [nostra] linea politica».
Massimiliano Pinna, The relations between Italian and Portuguese left.
PCI, PCP and revolutionary lefts (1969-1976), Tesi di Dottorato,
Università degli Studi di Macerata e Instituto Universitario de Lisboa,
Anno Accademico 2017/2018
Nell’agosto dello stesso anno [1975] si registrò un rapporto del membro del PCI Angelo Oliva, nel quale si tracciava un’analisi accurata della situazione politica in Belgio e di quella del PCB. Il rapporto indugiava in particolare sull’interesse dei comunisti belgi nei confronti della politica dei suoi omologhi italiani e delle possibilità di un contatto fra questi. In particolare, annotava Oliva, un dirigente di primo piano belga «ci prega di tenerlo informato su iniziative e prese di posizione del PCI, sia in campo nazionale che europeo, esaminare la possibilità di un contatto a Bruxelles o a Roma tra PCI e PCB» <243. Un mese e mezzo più tardi la sezione esteri del partito italiano ricevette una nota di Baldanesi incaricato, in questo caso, di analizzare le possibilità di contatto tra i socialisti belgi e i comunisti italiani <244.
243 APC, Nota di Oliva, Estero, 1975, mf.207, 0783
244 APC, Estero, 1975, mf.210, 0537
Mario Amodeo, Il PCI a Bruxelles. Le relazioni tra i partiti comunisti italiano e belga negli anni dell'eurocomunismo (1974-1979), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2014-2015
Grazie a queste premesse ha luogo la missione di Petruccioli e Ghiara, i quali, però, non sono i soli comunisti italiani ad arrivare a Pechino nel luglio del 1979. Nonostante gli organi di stampa comunisti del Pci non riportino la presenza di altri rappresentanti del partito nella Repubblica popolare, Pons sottolinea che proprio nel luglio del 1979 si era tenuto un secondo incontro riservato con i cinesi tra i rappresentanti delle sezioni Esteri dei due partiti. Lo studioso riporta che Antonio Rubbi e Angelo Oliva <398, in seguito del viaggio a Pechino, “giudicarono come un obiettivo realistico la ripresa dei rapporti tra i due partiti”: <399 la “Nota sullo svolgimento della visita in Cina e sugli scontri riservati tra le delegazioni del Pci e del Pcc” <400, presente negli Archivi della FIG, sarebbe stata redatta tra il 24 e il 31 luglio 1979, proprio mentre Petruccioli e Ghiara tornavano da Pechino. Rubbi e Oliva quindi, in maniera ufficiosa e non documentata dagli organi di stampa del Partito comunista italiano, ebbero dei colloqui per definire la possibile riconciliazione dei partiti. <401
398 Angelo Oliva (1940-2004) entra negli anni Sessanta nella Fgci e, dal 1967 al 1969, è tra i componenti del comitato di redazione di Nuova generazione. Vice-presidente della Sezione esteri del Pci dal 1972 al 1975, nello stesso anno diventa membro del Comitato centrale, carica che mantiene fino allo scioglimento del Pci. Scheda bibliografia persone: Angelo Oliva, “Archivi del Novecento”, http://catalogo.archividelnovecento.it/scripts/GeaCGI.exe?REQSRV=REQPROFILE&ID=63679, 18/05/2017.
399 PONS, Berlinguer e la fine del comunismo, p.180.
400 Fin da queste prime prese di contatto tra i due partiti, però, l'Urss e la Germania orientale non esitano a mostrare la propria contrarietà circa il riallacciamento dei rapporti. In una “Nota sulle conversazioni con la Sed”, sempre presente nella sezione Estero degli Archivi, è riportato che la Sed apostrofò il Pci affermando che il riavvicinamento alla Rpc avrebbe significato lo spostamento della bilancia delle forze mondiali a favore del “nuovo blocco militare” antisovietico, costituito proprio dalla Rpc e dagli Usa: il Pci, stringendo alleanze con le forze capitaliste e imperialiste, avrebbe dimostrato, quindi, di passare dalla parte del nemico. Ibidem.
401 Per uno sguardo sul contenuto di questi colloqui si veda Antonio RUBBI, “A Pechino 23-31 luglio”, Appunti cinesi, pp.49-78.
[...] la delegazione del Pci, guidata da Berlinguer e composta da Giancarlo Pajetta, Antonio Rubbi, Angelo Oliva e Silvana Dameri, <568 dopo aver visitato Pechino, effettuerà un breve soggiorno anche nella Repubblica popolare di Corea. <569 Insieme alla delegazione del Pci partiranno anche i numerosi giornalisti, tra i quali, Renzo Foa <570 per L'Unità e Lina Tamburino <571 per Rinascita. <572 Berlinguer, alla vigilia della sua partenza per la Cina, viene intervistato su Rai Uno alla trasmissione “Tam tam” proprio a proposito del viaggio: <573 il leader sottolinea la volontà di riprendere un dialogo franco con la Cina popolare, con cui si ha il desiderio di parlare della situazione internazionale e delle tensioni e dei conflitti tra i paesi socialisti.
568 Silvana Dameri (1952-) milita nel Pci dalla fine degli anni Sessanta. In seguito, entra nella Camera dei deputati dal 1996 al 2006 con i Ds. Per un resoconto riguardo la sua azione politica nel gruppo di donne attive nel Pci, riunite attorno alla figura di Adriana Seroni e Nilde Jotti, si veda: Graziella FALCONI, Oh, bimbe! Le ragazze di Adriana, Roma, Edizioni Memori, 2014, pp.320.
569 Ibidem
570 Per una breve biografia di Renzo Foa si veda nota n..473 p.101..
571 Lina Tamburrino (1936-2009) inizia la sua esperienza giornalistica a Cronache meridionali e, in seguito alla chiusura della rivista, avvia la sua collaborazione con la redazione napoletana de l'Unità. Chiamata alla redazione nazionale del quotidiano del Pci, all'inizio degli anni Ottanta passa a Rinascita, per tornare poi a l'Unità come corrispondente dalla Cina, dove rimane per cinque anni e si fa testimone e interprete dei fatti di Piazza Tian Anmen nel giugno 1989. E' morta Lina Tamburino, firma storica de “l'Unità”, “Federazione Nazionale Stampa Italiana (F.N.S.I.)”, 2 gennaio 2009, http://www.fnsi.it/e-morta-lina-tamburino-firma-storica-de-lunita, 10/03/2017.
572 “Berlinguer stasera a Pechino”, in l'Unità, 14 aprile 1980.
573 “Berlinguer alla TV sul viaggio in Cina e sull'eurocomunismo”, l'Unità, 12 aprile 1980.
Clara Galzerano, La normalizzazione dei rapporti tra il Pci e il Pcc (1979-1980): Lo sguardo dei comunisti italiani sulle riforme di Deng Xiaoping, Tesi di Laurea, Università Ca' Foscari - Venezia, Anno Accademico 2016-2017