domenica 24 aprile 2022

Nizza si accordò per la trasmissione tramite la radio

Sanremo (IM): una vista dal porto vecchio

Il Festival della Canzone Italiana, così si chiamava nella prima edizione, nacque a Sanremo, nel 1951, grazie ad Angelo Nicola Amato, direttore artistico del Casinò di Sanremo e al giornalista ed autore radiofonico Angelo Nizza. Amato contattò le case discografiche milanesi, mentre Nizza si accordò per la trasmissione tramite la radio. Alla prima edizione, presentata dal mitico Nunzio Filogamo, quello per intenderci della frase cult "Cari amici vicini e lontani...", presero parte solo 3 interpreti, ciascuno in gara con più brani e dal concorso uscì vincitrice Nilla Pizzi con la canzone "Grazie dei fiori" [...]
Max Viggiani, Oggi, settantuno anni fa, la prima edizione del Festival di Sanremo, RTL 102.5, 29 gennaio 2022 

[...] L’idea di una manifestazione canora sulla canzone italiana, dopo alcune esperienze simili negli anni ’30 e ‘40, venne ad Angelo Nicola Amato, direttore delle manifestazioni e delle pubbliche relazioni del Casinò di Sanremo e ad Angelo Nizza, conduttore radiofonico, mentre Pier Bussetti insieme a Giulio Razzi, misero a punto il regolamento del concorso: era nato il Festival della Canzone Italiana di Sanremo.
La prima edizione del Festival si tenne a Sanremo nel 1951, nel Teatro del Casinò (che la ospitò fino al 1976). Nella prima edizione tre interpreti si avvicendarono a cantare le 20 canzoni in gara: Nilla Pizzi, Achille Togliani e il Duo Fasano. Vinse Grazie dei fiori, interpretata da Nilla Pizzi. [...]
Redazione, La storia del Festival di Sanremo, La mia Liguria, febbraio 2022    


Angelo Nizza, giornalista, inviato speciale de La Gazzetta del Popolo e de La Stampa, è stato anche per alcuni anni dell’immediato secondo dopoguerra Direttore artistico del Casinò di Sanremo. Scrittore, esperto e gran divulgatore di jazz, è stato  uno degli inventori del Festival della Canzone Italiana e ne ha seguito tutte le fasi della creazione e della messa in moto; localmente in collaborazione con Amilcare Rambaldi, un grande appassionato di musica e commerciante floricolo, di Angelo Nicola Amato, direttore delle manifestazioni e delle pubbliche relazioni del Casinò e del Capo Ufficio stampa Mario Sogliano. Angelo Nizza, negli anni '30 era divenuto molto famoso in Italia perché, in combutta con Riccardo Morbelli (con il quale aveva già scritto riviste teatrali durante gli anni dell’Università) fu autore di vari spettacoli radiofonici di successo. Nel 1933 era stato diffuso dall’EIAR Un’ora per te (per la regia di Riccardo Massucci) e Le avventure di Topolino. Nizza & Morbelli avevano inventato uno dei maggiori successi editoriali, commerciali e radiofonici dell’epoca riscrivendo e reinventando una famosa opera di Dumas, ribattezzata per l’occasione I QUATTRO MOSCHETTIERI: una scintillante e spiritosa radiorivista a puntate, molto seguita e trasmessa dal 1934 al 1937. I neo moschettieri parodiavano, allegramente, le pagine di Dumas del quale si proclamarono persino “I nipoti” e ne fu tratto un film di successo.
[...] Come è stato detto all’inizio di questa nota, Angelo Nizza sino al 1954 fu direttore artistico del Casinò di Sanremo, per passare poi a lavorare nella redazione romana de La Stampa. Molte sono le sue pubblicazioni tra le quali RIVIERA AMOR MIO, un documentato ed esauriente affresco sulla vita delle due riviere italiana e francese, i personaggi che le frequentavano, la storia curiosa ed appassionante della nascita del turismo e della sua rinascita dopo la seconda guerra mondiale. Quando gli capitava, nelle sue recensioni quotidiane su La Stampa, non ha mai mancato di ricordare Sanremo e le Coste azzurra e ligure, come nell’articolo che alleghiamo (*), dove illustrava la scelta di Sanremo come set di una casa cinematografica americana per girare Il covo del gangster con George Raft.
Alfredo Moreschi, Angelo Nizza, autore teatrale, giornalista, Archivio Moreschi


(*) [...] Come già Montecarlo ebbe Scarpette rosse, un film tutto ambientato sullo scoglio monegasco, cosi Sanremo sta per essere teatro della lavorazione di una pellicola. La località è stata scelta da un gruppo anglo-americano (la Kaydor-Romulus Film) dopo aver passato in rivista tutti i luoghi pittoreschi fra Genova e Marsiglia. Scartata la Costa Azzurra, troppo vista e disadatta all’argomento, lasciato il resto della nostra Riviera, troppo piatto e con non sufficiente risalto, è stata scelta Sanremo. Quella che viene chiamata «la perla della Riviera» non comparirà col suo vero nome; non San Remo, ma San Paolo. Sarà però una città turistica alla moda, con un casinò, ville e grandi alberghi, clientela cosmopolita. La vicenda si richiama ai più classici gialli della letteratura filmistica americana.
[...] Un giallo che sfuma nel rosa. Il titolo dell’edizione americana sarà We get you for this (che significa in italiano Tu me la pagherai). La lavorazione del film è cominciata in questi giorni. Teatro delle riprese esterne sono la stazione di Sanremo, il Grande Albergo Reale, una vecchia torre nei pressi di Taggia, il monastero dei Domenicani e soprattutto Bussana Vecchia. È questo il più strano paese del mondo, un complesso di case semidistrutte, piene di crepe, rimaste in piedi dopo il terremoto del 1887. Sussistono ancora le strade fra i ruderi pericolanti; il campanile della chiesa è rimasto su per miracolo; alcuni archivolti non sono crollati. Per i vicoli simili a mulattiere che salgono fra le povere costruzioni “mozzicate”, nessuno. Gli unici abitanti rimasti sono due vecchi matti, marito e moglie, che coltivano garofani su due vaste terrazze, in vista del mare. La popolazione del villaggio 63 anni fa ha abbandonato il luogo per ricostruire Bussana 500 metri più giù, sul crinale della collina, e radunare le case intorno a un grande santuario dedicato al Sacro Cuore, eletto protettore del luogo contro gli spaventosi movimenti tellurici. Fra questi ruderi saranno girate numerose sequenze del film. E veniamo ai protagonisti. La «vedetta» della pellicola è George Raft.
[...] Il motivo per il quale Raft è stato scelto come protagonista è curioso. Questo attore sobrio, che fuma tre sigarette al giorno, che beve forse tre bottiglie di champagne all’anno, è ben noto per la sua smodata passione per il giuoco. "Più volte - dice egli stesso - sono saltato dalle finestre di un mezzanino durante una sorpresa della polizia in una bisca clandestina a Long Island o a New Jersey". Non la roulette, il trente-et-quarante sono il suo sogno, ma lo chemin de fer, con [annesso] sabot, è la sua passione dominante. Far nove, il suo sogno. Nel film egli sarà infatti un giocatore, una parte che non ha mai sostenuto finora in nessuna pellicola. E per adesso, in attesa delle inquadrature che si gireranno proprio al Casinò al tavolo di baccarà, egli si sfoga a giocare come un privato qualsiasi. E perde regolarmente. Il motivo è chiaro: troppe donne stanno attorno alla “grande table”. E tutte guardano lui.
Angelo Nizza   
Alfredo Moreschi, Il covo dei gangster. Film con George Raft, 1950. Articolo di Angelo Nizza, Archivio Moreschi

I pochi avventori, che la sera del 29 gennaio 1951, al prezzo di lire 500, si assicurarono un tavolo nel Salone delle Feste del Casinò Municipale di Sanremo, non immaginavano di vivere un momento storico, uno di quelli che costituiscono un vanto per tutta la vita, tanto da  poter affermare: “Io c’ero”. La dice tutta il fatto che già l’anno appresso, il prezzo del biglietto d’ingresso schizzerà a lire 4000, pari a 132.000 di oggi se ci fosse ancora la lira (Euro 68,17). Tanto? Poco? Certo non per molti. In quei primi anni cinquanta la busta paga media si aggirava sulle 25-30mila lire. Una pensione media si aggirava sulle 5000 lire. Tram e caffè costavano 20 lire. Un chilo di carne lire 1000, pane 120, 180 la pasta e 115 il riso. L’oro era a 918 al grammo. Un cono gelato grosso 25 lire, se con panna al Mokambo di Taormina lire 50.
Tornando a quella sera, è corretto affermare che stava germogliando, il mito del “Festival della Canzone Italiana”, più conosciuto col nome di “Festival di Sanremo”. Antesignano di tutte le kermesse canore del dopo guerra che seguirono, dal Festival di Napoli (1952) al Gran festival di Piedigrotta (1962), dai vari Disco per L’estate (1964) al Cantagiro (1962), senza contare gli spettacoli televisivi aventi come base le “canzonette”; una per tutte, l’indimenticabile (prime edizioni s’intende): ”Canzonissima”.
I protagonisti di quella serata erano tutti beniamini del pubblico radiofonico.
Prima di tutto il presentatore: Nunzio Filogamo. Voce nota dell’Eiar prima e della Rai poi, divenuto famoso anche per il suo celebre saluto al pubblico: «Miei cari amici vicini e lontani buonasera, buonasera ovunque voi siate!».
Nato a Palermo nel 1902, deceduto a Rodello (CN) nel 2002, dopo la laurea in legge e pochi anni di professione, e pochissimi di teatro, approdò all’EIAR (la Rai di allora) nel 1934, dove era stato chiamato da Riccardo Morbelli per interpretare la figura di Aramis nello spettacolo radiofonico “I Tre Moschettieri”. Fu questa una realizzazione che ebbe un successo di ascoltatori straordinario, tanto che fu presente nei palinsesti per tre anni, guadagnando via via sempre maggiori consensi.
La trama era un rifacimento del  romanzo di Alexandre Dumas padre, adattato, in veste comica, per il mezzo radiofonico da Angelo Nizza e Riccardo Morbelli. Fu il primo caso di sponsorizzazione in Italia. Infatti, il programma era offerto dalla ditta Buitoni-Perugina che per fini promozionali vi abbinò un concorso a premi, basato sulla raccolta di bellissime figurine, da raccogliere in un prezioso album, contenute nei prodotti posti in vendita dallo sponsor stesso. Centocinquanta album completi, permettevano di vincere una Topolino. Il problema era il riuscire a trovare tutte le figurine necessarie, per altro oggetto di quotazioni. Ad esempio, quasi introvabile era quella, mitica, del Feroce Saladino. Se ne fece anche un film omonimo, per la regia di Mario Bonnard, interpretato da un grande Angelo Musco e una esordiente Alida Valli.
Nunzio Filogamo, dopo l’esperienza sanremese (presenterà i festival dal 1951 al 1954 per poi tornare alla ribalta nell’edizione del 1957).
La sua carriera di presentatore continuerà con successo. Ultima apparizione nel 2000, in occasione di un’intervista per la trasmissione La vita in Diretta, all’età di 97 anni. Morirà due anni dopo.
Altro protagonista di quella memorabile serata fu il maestro Cinico Angelini e la sua orchesta. Nato a Crescentino, tra le risaie vercellesi, nel 1901, diplomato in violino presso quello che al tempo era il Liceo Musicale Giuseppe Verdi (diverrà conservatorio nel 1936) di Torino. Dopo alcune esperienze da orchestrale è chiamato a dirigere il complesso musicale che si esibisce nella più celebre sala da ballo del capoluogo piemontese, la “Sala Gay”. Questa aveva due sedi, la principale in via Pomba e quella estiva in Corso Moncalieri, nei pressi del ponte Vittorio Emanuele, vicinissima al Parco del Valentino. Per le dame, ingresso gratuito.
Collaboratore in campo musicale con l’Eiar, le cronache dell’epoca lo davano in perenne rivalità con l’orchestra di Armando Trovajoli e soprattutto con quella di Pippo Barzizza, anch’egli in Eiar. Quest’ultimo, come qualcuno ricorderà, era il padre della sinuosa soubrette “Isa”, interprete di tanti film al fianco di Totò (I due orfanelli, Fifa e Arena, Totò a Colori…).
Invitato al Festival, Angelini vi andò con la sua squadra di cantanti.
Terzo punto di forza di quel primo festival furono gli interpreti e le canzoni. I primi, come detto, appartenevano tutti alla squadra del maestro: Nilla Pizzi, Achille Togliani, Duo Fasano. Voci note al grande pubblico della radio; le seconde non possono essere giudicate col metro di oggi, bensì, per onestà intellettuale andrebbero valutate nel contesto in cui nacquero.
[...] In quella prima edizione, tutte le venti canzoni in gara furono interpretate da uno dei cantanti presenti, vale a dire la Pizzi, Togliani o il Duo Fasano. Risultarono vincitrici: 1^) Grazie dei Fiori cantata da Nilla Pizzi, voti 50; 2^) La luna si veste d’argento, interpretata da Nilla Pizzi e Achille Togliani, voti 30; 3^) Serenata a Nessuno, cantata da Achille Togliani, voti 20.
In conclusione. Se c’è qualcuno che pensa che il Festival di Sanremo del 1951 sia stato la prima manifestazione canora ospitata nelle sale del Casinò Municipale di Sanremo, ebbene, si trova in errore. Infatti, tra la fine di dicembre del 1931 e i primi di gennaio del 1932, Luigi De Santis, direttore della casa da gioco, fervente napoletano, assieme ai “compaesani” Raffaele Viviani (famosa la sua poesia “O’ Vico”) ed Ernesto Murolo (padre del più noto Roberto), organizzò il «Festival partenopeo di canti, tradizioni e costumi». La manifestazione ebbe così grande successo da essere onorata dell’attenzione dell’Istituto “Luce”, che ne curò poi la proiezione in tutti i cinema italiani. Il prezioso documento è ancora disponibile.
E infine, tornando alla kermesse del 1951, le cronache annotano alcuni momenti imbarazzanti. Ad esempio, fu impossibile trovare un bel mazzo di fiori da offrire alla Pizzi vincitrice; si ripiegò su un più modesto omaggio floreale “rubato” dagli addobbi della sala (e si era nella città dei fiori). La cantante, per la sua prestazione, riceverà un compenso niente male che le farà presto dimenticare l’indelicatezza. Altra situazione delicata occorse al momento della consegna dei premi. Infatti, quando Nunzio Filogamo invitò sul palco l’autore della canzone prima classificata, vale a dire Saverio Seracini, nulla accadde, nessuno si presentò. A togliere dal disagio i presenti ci pensò Cinico Angelini (ovvero un suo orchestrale, dipende dai ricordi), che disse: «II maestro Seracini non c’è, non verrà. Ha composto questa canzone poco dopo essere improvvisamente diventato cieco…». Commozione e applausi in sala.
La conclusione della manifestazione la tratteggiò Pier Bussetti, gestore del casinò, che dopo aver ringraziato la Rai e l’organizzazione, ebbe a dichiarare: «Se la canzone è così importante, da essere al tempo stesso musica e costume, non si può non plaudire agli intenti di coloro che questo Festival hanno voluto».
Il festival si ripeterà l’anno dopo, e quindi quello appresso e quello di poi ancora, e così via negli anni, sino a festeggiarne settanta o 71 edizioni se si preferisce.
Giuseppe Rinaldi, Festival di Sanremo n. 1, Il Corriere Nazionale, 16 gennaio 2021