|
La zona di Piena
|
Tra le iniziative per controbilanciare le pressioni francesi è interessante citare quella proposta dal console di Nizza, approvata dal Ministro degli Esteri Dino Grandi. Agli italiani nati in Francia sarebbe stata inviata, al compimento del diciottesimo anno di età, la seguente lettera: «Egregio connazionale, La R. Ambasciata ed il R Consolato di … intendono che i nomi dei giovani i quali, all’età necessaria, fanno dichiarazione di opzione per la cittadinanza italiana, siano segnalati, insieme ai nomi dei loro genitori, in un Albo d’onore che sarà esposto al pubblico nel Municipio della città o della borgata da cui la famiglia è originaria. Ella è pertanto pregata di voler presentare, a suo tempo, a questo regio Consolato, la dichiarazione che, relativamente all’opzione da lei fatta per la nazionalità italiana, le rilascerà il giudice di pace, così che questo consolato possa dare notizia alle autorità del suo luogo d’origine della affermazione di italianità da lei compiuta.» - Cfr. nello stesso faldone Ministero degli Affari Esteri, Direzione Generale degli Italiani all’Estero, circolare n. 19, oggetto: azione di difesa contro la snazionalizzazione, 14 marzo 1928.
Costanza Di Ciommo Laurora, L’asilo politico nelle relazioni franco-italiane. I signori nessuno e l’impossibile status dell’opposizione italiana all’estero (1920-1986), Tesi di dottorato, Università Ca' Foscari Venezia, 2014
La “Pagina italiana” condusse una campagna offensiva contro il regime e le sue propaggini all’estero, il sistema di spionaggio e di provocatori messo in atto in Costa Azzurra e alla frontiera, svelando complotti, indiscrezioni, scorribande fasciste, destando anche preoccupazioni per l’ordine pubblico francese, dato il clima di tensione creato dalle accuse reciproche tra La France e il Pensiero Latino.
L’“affare Garibaldi”, che coinvolse in uno scandalo di corruzione il colonnello Ricciotti Garibaldi, fece grande scalpore sull’opinione pubblica francese e sulla comunità antifascista, e le inchieste dei Campolonghi si infittirono sempre più, in particolare a Beausoleil, considerata roccaforte dei fascisti della Costa Azzurra <59. Su Garibaldi hanno scritto in molti, biografi, come Sternini <60, detrattori e delusi, come Rolland <61, Garibaldi stesso e studiosi dell’immigrazione italiana del Sud-Est e del suo rapporto con l’antifascismo, come Schor e Milza.
[NOTE]
59. Gastaut, La Pagina Italiana cit.
60. Enrico Sternini, Ricciotti Garibaldi: la vita, il pensiero, l’azione, Erolm, Roma s.d.
61. Hugo Rolland, Gli anarchici e il tradimento di Ricciotti Garibaldi, s.n., s.l. 1975.
Emanuela Miniati, La Migrazione Antifascista dalla Liguria alla Francia tra le due guerre. Famiglie e soggettività attraverso le fonti private, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Genova in cotutela con Université Paris X Ouest Nanterre-La Défense, Anno accademico 2014-2015
L’adozione di queste misure è indicativa del fatto che il regime intendeva ormai reprimere con forza il fenomeno dell’emigrazione degli oppositori, escludendo dalla civitas quanti avevano già varcato la frontiera e cercando di impedire - o quanto meno di frenare - gli espatri di coloro che erano ancora in Italia. <135
L’impatto di tali politiche era complesso, e si rifletteva tanto nei rapporti con il paese ricettore <136 quanto sullo status della comunità italiana all’estero. Per quanto attiene quest’ultimo aspetto, in Italia il Ministro Rocco affermava a chiare lettere che gli ex-cittadini divenivano «apolidi» <137.
[NOTE]
135 Cfr. P. Milza, Les italiens en France d’une guerre à l’autre, cit., p. 17.
136 Cfr. ANF, MI, F7/17458, lettera del Commissario speciale di Mentone alla Prefettura di Nizza, «Renforcement de la suveillance à la frontière italienne», 20 ottobre 1926.
137 Cfr. CDD, Atti parlamentari, discussione del 25 gennaio 1926 sul disegno di legge sulla modifica alla legge n. 555 sulla cittadinanza italiana.
Costanza Di Ciommo Laurora, Op. cit.
Si organizzava una rete mista di solidarietà, regionalismo e obiettivi politici che condusse i capofila del socialismo savonese tra Nizza, Tolone e Marsiglia, seguiti da tutta una serie di militanti minori. Essi furono coinvolti nelle strutture antifasciste franco-italiane, nella Concentrazione Antifascista, nella prestigiosa Lega dei Diritti dell’Uomo capeggiata da Luigi Campolonghi e, più tardi, con la sua fondazione, nel movimento di “Giustizia e Libertà”. Si creò un flusso di socialisti in movimento sotto le direttive del partito, che mantenevano i contatti tra Parigi e il Sud-Est della Francia.
[...] Generalmente mogli e figlie, spesso anche i figli, abbracciavano le scelte politiche degli uomini di casa, esercitando la propria autonomia solamente nell’opzione di passare o meno all’attivismo. Casi di antifasciste come Emilia Belviso, Adele Dell’Isola o Teresa Viberti sembrano però ridimensionare l’immagine dell’imprescindibile presenza del mediatore uomo nel vissuto politico delle donne del periodo interbellico. Queste donne iniziarono infatti a militare nell’antifascismo partitico autonomamente rispetto agli uomini di famiglia. E questa loro consapevolezza politica avrebbe determinato uno spostamento dei ruoli intrafamiliari canonici basati su una rigida contrapposizione di genere. Infatti la scelta politica comportava rilevanti conseguenze sul piano personale e sulla considerazione reciproca tra i familiari. Ciò era ancora più sentito nella società italiana, in cui il valore-famiglia ha sempre costituito un principio imprescindibile su cui si sedimentava l’autorappresentazione del singolo: per i ragazzi e le ragazze l’appartenenza al gruppo oppositivo in famiglia diveniva totalizzante poiché comportava un’identificazione a un tempo privata e comunitaria, domestica e politica.
Emanuela Miniati, Op. cit.
[...] La Costa Azzurra si riempiva di
italiani in cerca di fortuna, pronti a tutto per varcare la
frontiera: sui treni c’era chi si travestiva da ferroviere, chi azionava il freno d’emergenza per saltare giù dal vagone; in autobus si allungava una mancia al conducente. Accanto a chi espatriava per ragioni economiche, c’erano anche i primi
fuoriusciti politici, spesso comunisti. Il fenomeno prese inizio già pochi giorni dopo la Marcia su Roma del 28 ottobre 1922. Molti di costoro, meno prudenti dei migranti per miseria, venivano intercettati e respinti.
Di fronte all’esodo di tanti italiani, il regime fascista reagì con determinazione. Venne istituito un corpo speciale di frontiera, la stazione di Ventimiglia fu attrezzata con filo spinato e potenti proiettori, numerosi avamposti vennero disseminati sulle montagne. I controlli e la difficoltà dei percorsi rendevano spesso necessario l’ausilio di passeur, guide specializzate che traghettavano i clandestini dietro compenso. La figura del passeur ha ispirato il noto romanzo di Francesco Biamonti "Vento largo". Ma accanto a persone come il Varì di
Biamonti, profondamente umane, si andarono diffondendo durante il fascismo vere e proprie organizzazioni criminali, che contattavano la povera gente del Sud, illudendola con promesse di ricchezza e riscatto. Depredavano i malcapitati del poco che avevano e poi spesso li abbandonavano a se stessi oltrefrontiera, e intimavano loro il silenzio minacciandoli di morte.
Si ha notizia di una importante azione repressiva del 1924 da parte della polizia francese. Fatti che hanno evidenti affinità con il traffico di esseri umani dei tempi nostri.
A partire del
1938, con le leggi razziali, sono gli
ebrei stranieri che cominciano a utilizzare le aspre vie dei monti per fuggire dall’Italia. Questo nuovo flusso raggiunge dimensioni che non hanno precedenti nella storia della frontiera. In tutto si calcolano circa 4000 passaggi dal nostro paese alla Francia, mille dei quali appunto attraverso i sentieri della zona di Ventimiglia. Avviene così che la milizia confinaria istituita da Mussolini per arginare l’esodo dei disperati italiani in cerca di fortuna assuma un ruolo opposto, in applicazione di un laconico ordine trasmesso via telegramma: “Facilitare al massimo l’esodo degli ebrei stranieri”.
Una ricostruzione dei fatti si trova nel lavoro di Paolo
Veziano "
Ombre di confine. L’emigrazione clandestina degli ebrei stranieri dalla Riviera dei Fiori verso la Costa Azzurra (1938-1940)", uscito nel 2001 e ora in corso di
ripubblicazione.
Un paradosso, che di fatto rese legale la professione del “traghettatore” di migranti fino ad allora severamente perseguita dalle stesse camicie nere. Gli ebrei erano infatti indirizzati verso itinerari minori poco sorvegliati per evitare che venissero individuati dalle guardie francesi e immediatamente respinti.
Dal lavoro teorico di ricerca su queste vicende a lungo rimosse, lo stesso
Veziano è passato ad una azione di recupero “fisico” della memoria. Lo studioso, nell’ambito del progetto interregionale “La Memoria delle Alpi”, ha esaminato i sentieri e individuato almeno due percorsi che meritano di essere riconosciuti e segnalati per la loro valenza storica: quello dal piccolo borgo di Olivetta San Michele al Passo Treittore, e quello dalla località Ciotti al Passo del Cornà [...]
Anna Longo,
Recuperare i “sentieri di fuga” tra Italia e Francia,
Patria Indipendente, maggio 2014
La memorialistica ci parla di un episodio accaduto nel settembre 1929 che rappresenta una svolta per
Renato Bertolini. Mentre si trova nella zona dell'Arsenale militare a La Spezia, un gruppo di camicie nere si avventa su alcuni operai ritenuti colpevoli di volantinaggio di manifestini clandestini, pestandoli selvaggiamente: Bertolini interviene e riesce a far cessare il pestaggio, ma compromette la sua posizione. <312
Di lì a breve, Bertolini prende la decisione di espatriare. Assieme ad un certo Corradini, di «idee socialiste», il 1º giugno 1930 espatria clandestinamente in Francia con una barca a remi rubata partendo da Ventimiglia, venendo denunciato e condannato per furto ed espatrio clandestino a quattro mesi di reclusione in contumacia. <313
Residente a Nizza, trova impiego presso “La Frigidaire”, una fabbrica di frigoriferi che incarica Bertolini di trovare una soluzione per installare nelle automobili una cella frigorifera che funzioni con il motore acceso. La casa automobilistica Citroën inoltre incarica Bertolini di elaborare nuove plance di legno per le autovetture più lussuose. <314
Nel 1933 è fra i partecipanti ad una conferenza comunista tenutasi il 28 gennaio, in cui interviene «l'anarchico Baldini Mario reduce da Mosca»; la conferenza è interrotta da un'irruzione della polizia francese, e per Bertolini viene richiesta l'iscrizione in 'Rubrica di Frontiera', per «perquisizione e vigilanza», in caso di rientro in Italia. <315
[NOTE]312 AA.VV., Antifascismo e Resistenza alla Spezia (1922-1945), ISRSP, La Spezia 1987, p. 51
313 Copia della nota della Prefettura di La Spezia al Console d'Italia a Bruxelles, 7 marzo 1931 e Prefettura di Massa-Carrara al MI, DGPP, AGR, CPC, 8 giugno 1933, in ACS, MI, CPC, cit., b. 575, fasc. Bertolini Renato
314 G. Chiappini (a cura di), Antifascisti della Lunigiana nella guerra civile spagnola, cit., p. 28
315 Copia del Telespresso Nº 3952 del Consolato d'Italia a Nizza al Ministero dell'Interno, 22 marzo 1933, in ACS, MI, CPC, cit., b. 575, fasc. Bertolini RenatoFederico Bedogni,
Volontari antifascisti lunigianesi nella guerra civile spagnola, Tesi di laurea, Università degli Studi di Pisa, 2018
Se il libro di Giorgio Neri ha contribuito a rinnovare il ricordo di Rolla, altrettanto farà, per Bertolini, un libro a più mani di prossima pubblicazione. Ne ho parlato con il figlio Claudio, che lo ha fortemente voluto: il racconto che potete leggere di seguito è il frutto dei suoi ricordi, già trasmessi anche a Giuseppe Chiappini, autore di un altro bel libro recente, “Antifascisti della Lunigiana nella guerra civile spagnola. 1936-1939”, dedicato anche alla figura di Bertolini.
Torniamo, con l’aiuto di Claudio, al giugno 1930, a Ventimiglia. Bertolini si imbarcò con Giuseppe Corradini, operaio socialista spezzino. Rubarono una barca a remi. Giunti in Francia, Renato fece avere al proprietario i soldi necessari a comprarne una nuova. Prima socialista poi comunista, Bertolini visse dal 1930 al 1933 a Nizza e dal 1933 al 1936 a Marsiglia, dove ricoprì la carica di segretario della sezione cittadina del Partito Comunista d’Italia. La notizia della sollevazione militare guidata dal generale Franco spinse il giovane Renato a combattere per la Repubblica spagnola già nell’agosto 1936, prima ancora che l’Internazionale Comunista prendesse la decisione di creare le Brigate Internazionali.
Giorgio Pagano,
Renato Bertolini, dalla guerra di Spagna alla liberazione di Buchenwald,
Città della Spezia, 21 maggio 2017
Nel marzo del 1939 Martini si recò a Nizza: aveva appuntamento alla frontiera in località Ponte San Luigi con i propri genitori che non vedeva da circa tre anni. Riuscì ad incontrarli grazie alla cortesia del Commissario italiano di frontiera e di quello francese. Rimasero insieme circa due ore: fu l’ultima occasione in cui vide sua madre, che morì due anni dopo. Giuliano Pajetta, venuto a conoscenza del viaggio di Martini nel sud della Francia, gli affidò alcuni incarichi di partito: partecipare a delle riunioni a Villeurbane (Lione), a Tolone, Nizza ed in altre città del Midi.
Eva Pavone,
I Martini, una famiglia di antifascisti in QF
Quaderni di Farestoria Anno XVI - N. 2 maggio-agosto 2014
BASELIO CAMILLA
di Baselio Pietro e Bay Florinda, coniugata con Rossini Bruno
Crema, 26 - 11 - 1892
Sarta
Sospetta politica
Emigrò in Francia e risiedette a Nizza con il marito Rossini Bruno dal 1923, data in cui risultò depennata dall’anagrafe del Comune di Cremona. Con nota del marzo 1938 il Ministero dell’Interno segnalò il suo nominativo ai Commissariati
delle zone di frontiera “per perquisizione sotto aspetto doganale et segnalazione per vigilanza”, in quanto sospettata di “essere [in] relazione noti fuoriusciti… et assolvere incarichi collegamento nonché introduzione corrispondenza clandestina et materiale propaganda antifascista”. Fu seguita nei suoi rientri saltuari in Italia, pur essendo in possesso di regolare passaporto, e sottoposta a perquisizioni nel 1938-1939 al valico di Ventimiglia, sempre con esito negativo. Fu sottoposta a vigilanza durante la permanenza a Cremona nel 1939. Nel 1942 risultò, secondo nota dell’Ufficio Schedario Forestieri della Questura di Cremona, iscritta nella Rubrica di Frontiera e per questo venne disposto nei suoi confronti il provvedimento di “perquisire, sorvegliare e segnalare” da parte della Delegazione per il Rimpatrio e l’Assistenza. Nell’agosto dello stesso 1942 ottenne un permesso di rimpatrio a Cremona, munita di regolare
passaporto rilasciato dal Console Italiano a Nizza e regolarmente vistato per l’ingresso in Italia, dove le venne concesso un soggiorno della durata di due mesi, soggetta però a perquisizione (con esito negativo) e sorveglianza.
Il 3 ottobre 1942 ripartì per la Francia, a Nizza, come segnalato dall’Ufficio Ferrovia di Mentone. Era ancora vigilata nel 1942, data dell’ultima registrazione del fascicolo.
[...]
GARTMANN IDA
di Gartmann Michele e Azzali Rosa, coniugata con Bianchi Francesco
Cremona, 12 - 10 - 1904
Sospetta politica
Figlia di genitori ignoti, al brefotrofio ricevette il nome di Iotti Ida. Fu in seguito riconosciuta come figlia naturale di Rosa Azzali, di cui assunse il cognome, fino a che la madre, trasferitasi a Legnano, si sposò con Michele Gartmann, che ne legittimò la figlia. Dalla data del trasferimento a Legnano la Gartmann non ritornò più a Cremona. Negli anni 1936-1937 dovette risiedere a Nizza, la cui Prefettura vistò i passaporti per i suoi spostamenti. Nelle informative riservate della Direzione Generale di P. S. la Gartmann risultò iscritta nella Rubrica di Frontiera per essere vigilata in quanto moglie di Francesco Bianchi, definito “noto fuoriuscito, esponente del movimento “g. e l.”, incaricato di svolgere attività in direzione Italia”. Il provvedimento fu giustificato dal convincimento che la donna “possa prestarsi a coadiuvare il marito, specialmente per contatti che potrebbe avere nel Regno” e portò anche a
un’attenta vigilanza della corrispondenza con i congiunti residenti a Cremona. Era ancora vigilata nel 1948, data dell’ultima registrazione del fascicolo.
(a cura di) Angela Bellardi e Emanuela Zanesi, Figure femminili fra dissenso e sovversione: per un repertorio biografico, Archivio di Stato di Cremona, Società Storica Cremonese, Comune di Cremona, Centro locale di Parità - Cremona, 2016
G) Ricevuta di deposito da parte di Emila Belviso della somma di 27.000 franchi francesi presso la Banca d’Italia, Sede di Milano - 18 giugno 1945.
H) Attestato rilasciato dal Comitè Italien de Liberation des Alpes Maritimes a Emilia Belviso riconoscendone lo status di “francofila e antifascista” e dichiarandola in possesso della tessera n°85 - 29 maggio 1945.
Segnatura definitiva
PCI - X.69
X - 12, fascicolo 2
Corrispondenza privata con ex militanti in Francia
Estremi cronologici
1945 - 1980
Contenuto
Missive di carattere privato , successive al 1945, con militanti, italiani o francesi, conosciuto durante la militanza in Francia.
A) Appunto firmato dalla Belviso “Lettere dove vi è qualche nominativo e anche un indirizzo al quale ci si potrebbe rivolgere […]”, denota come queste lettere furono sottoposte a Lampredi e Schiapparelli come materiale utile alla ricostruzione della resistenza in territorio francese.
B) Corrispondenza con Vittoria Guadagnini, nota con il nome partigiano di “Fernanda”: lettera di Guadagnini a Belviso datata Imola, 4 gennaio 1974 (due pagine dattiloscritte con firma autografa); lettera di Guadagnini a Belviso datata Imola, 19 gennaio 1974 (una pagina dattiloscritta con firma autografa); lettera di Belviso a Guadagnini databile, dal tenore delle risposte successive, al 29 aprile 1974 (manoscritta e autografa); lettera di Guadagnini a Belviso
datata Imola, 14 giugno 1974 (una pagina dattiloscritta con firma autografa); lettera di Guadagnini a Belviso datata Imola, 23 febbraio 1980 (una pagina dattiloscritta con firma autografa).
C) Lettere e biglietti vari: un biglietto di auguri “Bonne annèe” realizzato a mano dalla figlia di “Jerem’ e Marina” che Belviso stessa non sa datare al 1942 o 1943; biglietto di auguri da Nizza per il Natale 1945; “In ricordo di una compagna” da Nizza, 4 agosto 1942; lettera di Carlo Durando a Belviso non datata ma proveniente da Nizza (1945?); lettera di “Bruna” a Belviso datata Nizza, 13 agosto 1945; lettera di “Luisa” a Belviso datata Nizza, 21 dicembre 1945.
Segnatura definitiva
PCI - X.70
X - 12, fascicolo 3
Attività svolta a Nizza
Estremi cronologici
1944 - 1945
Contenuto
Fascicolo che, come i precedenti, conserva materiale che Emilia Belviso aveva raccolto e inviato (con preghiera di averlo poi indietro) a Stefano Schiapparelli o ad Aldo Lampredi.
A) A proposito dell’espressione ‘Italiens’: volantino diffuso dal Comitato Italiano di Liberazione dopo la liberazione di Nizza. Il volantino, datato 16 settembre 1944, è presente in tre copie in lingua italiana e in due copie in lingua francese
B) Volantini del Comitato Italiano di Liberazione Nazionale delle Alpi Marittime: cinque volantini (uno solo dei quali in lingua francese) prodotti dal Comitato tra il 1944 e il 1945.
C) Lettera del Comitato Regionale dei Gruppi Comunisti Italiani a Nizza, a firma di Lucia (Emilia Belviso) relativa all’inchiesta sulla casa messa a disposizione dei comunisti illegali da Cesare Jebole - Nizza, 24 ottobre 1944.
D) Appunti sulla Resistenza a Nizza di Emilia Belviso: un dattiloscritto di 3 pagine su Raffaele Pieragostini; un dattiloscritto di 3 pagine sulla figura di Luigi Rossi (in lingua francese); un dattiloscritto di 2 pagine “Le donne nella lotta per la libertà” (aprile-marzo 1944); “Qualche residuo di documenti che parlano dell’attività degli italiani a Nizza […], 18 fogli dattiloscritti databili tra il 1944 e il 1945.
Redazione, Fondo P.C.I. Federazione di Genova, Inventario, Archivio Fondazione Diesse Genova, Intervento realizzato con il finanziamento della Soprintendenza Archivistica della Liguria, Novembre 2020