venerdì 29 novembre 2024

Natta rampognò molto Francesco Rum perché non concluse l'Università per fare il funzionario di partito


Francesco Rum <15 eredita la liricità della prosa del conterraneo Giovanni Boine: nei suoi romanzi <16 i protagonisti si chiamano Fiorentino (in Fasce sul mare), Tunìn, forma dialettale di Antonino (in I muretti della luna), Eli, forma abbreviata Elisa/ Elisabetta (in L’Onda Grande). Invece, nel suo ultimo libro "Viaggiate, viaggiate...", i personaggi sono quattro viaggiatori di cui non viene dato il nome e che si identificano, di volta in volta, con l’io narrante.
[NOTE]
15 Di questo autore abbiamo passato in rassegna i romanzi Fasce sul mare, Genova, Ecig 1988; I muretti della luna, Genova, Ecig 1990; L’Onda Grande, Genova, Marietti 1991; Viaggiate, viaggiate..., Imperia, Centro Editoriale Imperiese 1998.
16 Vittorio Coletti, Storia dell’italiano letterario, Torino, Einaudi 1993, p. 385.
Mauro Bico, Nomi e cognomi nella narrativa recente del Ponente ligure, "il Nome nel testo" - Rivista internazionale di onomastica letteraria - Vol. XVII/2015, Ed. ETS, p. 33

Nasce [Francesco Rum] a Imperia (Italia) nel 1933. Perde prematuramente l'amatissimo padre, pescatore, ucciso da una mina inglese. Dopo aver terminato gli studi classici con ottimo profitto, viene avviato alla professione di avvocato, che trascura per dedicarsi all'impegno politico nel Partito Comunista Italiano.
Poco più che ventenne comincia la collaborazione con il quotidiano L'Unità come corrispondente locale e negli anni Sessanta collabora anche con la rivista comunista Rinascita e con la rivista di fumetti Linus: è in questi anni - e in seguito alla conoscenza di Oreste del Buono – che scopre il grande valore culturale del fumetto "d'autore" e così, precursore di una tendenza che prenderà piede solo vent'anni più tardi, comincia la ricerca dei fumetti che aveva conosciuto da bambino, andandoli a scovare nei fondi di magazzino dei grossisti di giornali, nelle cantine dimenticate e in seguito tra i collezionisti di tutta Italia.
Nel 1975 comincia la sua carriera politica come assessore regionale al Turismo e all'Agricoltura della Regione Liguria, carica che ricoprirà per più di 15 anni e che gli permetterà di conoscere, anche direttamente, i grandi disegnatori italiani del tempo.
In più di trent'anni costruisce, così, una delle principali collezioni di fumetti del periodo che va dai primi anni del Novecento fino al secondo Dopoguerra, tra le più prestigiose e ricche del panorama italiano, mettendo insieme circa 30.000 pezzi, anche rarissimi e unici.
Continua la carriera politica nella Provincia di Imperia, nel Comune di Sanremo e nei Consigli d'amministrazione della Fondazione CaRiGe. Terminata questa attività, nel corso degli anni Novanta si dedica alla scrittura pubblicando sei romanzi.
A causa di un tumore alle ossa, muore a Imperia (Italia) il 29 settembre 2004.
Dopo la sua scomparsa, gli eredi dell'amata collezione hanno tentato la creazione di un museo del fumetto a lui intitolato con sede presso la Biblioteca Berio di Genova; la Fondazione Franco Fossati ha offerto la sua collaborazione. Dopo dieci anni, il progetto non ha trovato i promessi sostegni degli enti locali e sembra naufragato.
Note biografiche redatte con Marina Rum, figlia di Francesco Rum. [marzo 2006]
Redazione, Francesco Rum, Fondazione Franco Fossati, 2007-2023  

La realtà organizzativa che avevo ereditato era molto carente, anche se i compagni che si erano impegnati nei due anni precedenti avevano svolto un buon lavoro per far risorgere la Fgci in provincia di Imperia. Era proprio vero: la politica riserva sempre sorprese e io in quella occasione mi ero illuso che il "miracolo" che era accaduto nell'estate del '60 potesse ripetersi nella nuova situazione.
Per rendermi meno ostiche le prospettive per l'impegno assunto, il compagno Franco Dulbecco e il compagno Francesco Rum mi avevano raccontato che nei mesi di maggio e giugno del '60, poiché non vi era un reclutamento accettabile di nuovi militanti e permaneva una carenza di giovani lavoratori che volessero far parte del Pci, la segreteria del partito aveva deciso di sviluppare una campagna di informazione e propaganda estesa, attraverso la distribuzione di volantini principalmente di fronte alle fabbriche, assai numerose a Imperia, per sollecitare l'adesione al partito.
I primi risultati, avevano proseguito i due compagni, erano stati deludenti. Molti lavoratori avevano accolto distrattamente il materiale informativo e vi era stato anche chi lo aveva rifiutato in modo palese.
[...] Durante la campagna elettorale amministrativa dell'autunno del 1964, Giorgio Amendola aveva tenuto un comizio serale nel vecchio mercato dei fiori in via Garibaldi a Sanremo. Da Imperia eravamo partiti alla volta di Sanremo, oltre al sottoscritto, Nedo Canetti e Francesco Rum, mentre Franco Dulbecco il segretario della federazione e Gino Napolitano il nostro parlamentare erano già sul posto.
Terminata l'affollata manifestazione, Gino ci aveva comunicato che avevano preparato, in un albergo della frazione di San Romolo, una cena alla quale sarebbero stati presenti l'onorevole Giorgio Amendola con la moglie Germaine.
[...] Durante il periodo di fine anno avevamo incontrato un gruppo di compagni dell'Anpi (27 dicembre 1973: presenti, per il PCI Mauro Torelli, Francesco Rum, Gian Mario Mascia e on. Gino Napolitano, per l'Anpi Eolo Castagno, Franco Magurno, Menicco Amoretti, Nando Bergonzo e Franco Bianchi "Stalin") per esaminare la possibilità di rafforzare e ringiovanire i quadri dirigenti dell'Associazione, con innesti appropriati e l'irrobustimento culturale della segreteria dell'associazione partigiana. Si era evidenziata la necessità di eliminare i doppi incarichi, in particolare tra la direzione dell'Anpi e quella dell'Istituto storico, una convinzione sostenuta con vigore da Menicco Amoretti, il quale manifestava la sua propensione a dedicarsi all'Istituto.
Giuseppe Mauro Torelli, Viaggio tra generazioni e politica, ed. in pr., 2017

Puntava [Alessandro Natta] sui giovani, ma voleva che continuassero gli studi fino a laurearsi. Per questo rampognò molto Francesco Rum perché non concluse l'Università per fare il funzionario di partito. Forse ha rampognato anche Mauro Torelli, per lo stesso motivo, ma non ne ho notizie precise. Lui che era fiero del suo titolo di professore (uno volta mi disse: "Nel partito di Imperia tutti chiamano "professore" Dulbecco, ma a Roma, in direzione, il "professore" sono io"), voleva che i comunisti che potevano studiare, fossero non solo istruiti, ma anche laureati.
Senatore Nedo Canetti, Agosto 1945: Natta torna ad Imperia, PAGINE NUOVE DEL PONENTE, bimestrale di politica e cultura, Imperia, Numero 4 - ANNO VIII  luglio-agosto 2006

venerdì 22 novembre 2024

A Sanremo vige soprattutto una vocazione commerciale

Sanremo (IM): il forte di Santa Tecla

Fermiamo ora il nostro sguardo sulla politica culturale a Sanremo, una città che in questo campo fa di tutto per disperdere le energie, i buoni progetti, le belle iniziative. Una città che, a parte le nobili eccezioni, non cura le sue memorie storiche. Un assessore troppo attivo è stato estromesso dalla giunta: Sanremo ama navigare fra manifestazioni vacue e un po' ammuffite, e ogni tanto, da parte di qualche politico, torna la solita scemenza dei musei che non rendono denari, ecc. Tutt'al più, si cerca di dare un contentino alle associazioni locali, proprio per far vedere quanto si è magnanimi e caritatevoli. Si sono restaurati alcuni edifici: Palazzo Nota, il forte di Santa Tecla, la chiesa di Santa Brigida. Restauri compiuti così e così: gli infissi seicenteschi di Palazzo Nota sono scomparsi - non si sa quando, il forte è stato munito di una copertura di cristallo alquanto imbarazzante, l'acustica di Santa Brigida è terribile, tutto un rimbombo - ideale per un luogo di culto, oggi sconsacrato, in cui si dovrebbero tenere concerti e incontri sulla letteratura.
A Sanremo vige soprattutto una vocazione commerciale, portare turisti e soldi, far parlare della città. Le sovvenzioni pubbliche per la cultura sono poche e mal amministrate. E dire che la cultura potrebbe essere un incentivo per il turismo, come insegnano i casi di Genova da un versante, di Nizza dall'altro - e in mezzo c'è il quasi-deserto. Pensate i possibili musei (e centri di ricerca e studi d'arte e archivi) che potrebbero arricchire Sanremo: sulla storia della fotografia e delle apparecchiature fotografiche (c'è un autore prestigioso, qui, che non chiederebbe di meglio di poter esporre le sue collezioni), sulla musica (non con le baggianate kitsch delle impronte nel cemento - già kitsch nell'originale di Hollywood Boulevard - ma con collezioni di documenti, strumenti, opere relative alla musica tutta - non solo le canzonette - nel Ponente ligure), sul cinema (qualcosa fa Walter Vacchino, con i suoi mezzi e le sue passioni). Pensate ai personaggi che meriterebbero un museo tutto per loro, e il primo nome che a noi viene in mente è quello di Antonio Rubino.
Poi c'è, visto che il nostro dire si avvia alla conclusione, come una comica finale: i velleitari, i confusionari, o semplicemente gli stupidelli. La mania tutta nostra di mettere gli albergatori come assessori alla cultura o al turismo (gente che magari loda gli "eventi" dell'"estate sanremese" e non sa chi fossero Altamirano o Landolfi). I martedì letterari del Casinò, sopravvalutati e dispendiosi. La sindrome di chi pensa che se sei un personaggio del luogo sei out, che qui siamo in provincia e tutti volano basso, e allora bisogna chiamare un qualche Michelangelo da lontano a tirar pistolettate. Ma, ahimé, forse è proprio questo l'atteggiamento più provinciale: quello di accusare di provincialismo tutti gli altri, perché tu sei in.
Marco Innocenti, Flugblätter (#2. 39 pezzi più o meno d'occasione), Lo Studiolo, Sanremo (IM), 2018, pp. 153,154

Altri lavori di Marco Innocenti: articoli in Il Regesto, Bollettino bibliografico dell’Accademia della Pigna - Piccola Biblioteca di Piazza del Capitolo, Sanremo (IM); articoli in Mellophonium; (a cura di) Marco Innocenti, Presenzio Astante, Tre fotografie, lepómene editore, 2024; Silvana Maccario, Margini (Introduzione di Marco Innocenti), Quaderno del circolo lepómene stampato a Sanremo, gennaio 2023; Lorem ipsum, lepómene editore, 2022; (a cura di) Marco Innocenti, Il magistero di Cesare Trucco - per il centenario della nascita 1922-2022, Lo Studiolo, Sanremo, 2022; Scritti danteschi. Due o tre parole su Dante Alighieri, Lo Studiolo, 2021; I signori professori, lepómene editore, 2021; Verdi prati erbosi, lepómene editore, 2021; Libro degli Haikai inadeguati, lepómene editore, 2020; Elogio del Sgt. Tibbs, Edizioni del Rondolino, 2020; Flugblätter (#3. 54 pezzi dispersi e dispersivi), Lo Studiolo, Sanremo (IM), 2019; Sandro Bajini, Fumata bianca dopo penosi conciliaboli (con prefazione di Marco Innocenti), Lo Studiolo, 2018; articoli in Sanremo e l'Europa. L'immagine della città tra Otto e Novecento. Catalogo della mostra (Sanremo, 19 luglio-9 settembre 2018), Scalpendi, 2018; Sandro Bajini, Andare alla ventura (con prefazione di Marco Innocenti e con una nota di Maurizio Meschia), Lo Studiolo, Sanremo, 2017; La lotta di classe nei comic books, i quaderni del pesce luna, 2017; Sanguineti didatta e conversatore, Lo Studiolo, Sanremo (IM), 2016; Pubblicità, lepómene editore, 2015; Sandro Bajini, Libera Uscita epigrammi e altro (postfazione di Fabio Barricalla, con supervisione editoriale di Marco Innocenti e progetto grafico di Freddy Colt), Lo Studiolo, Sanremo, marzo 2015; Enzo Maiolino, Non sono un pittore che urla. Conversazioni con Marco Innocenti, philobiblon, Ventimiglia, 2014; articolo in I raccomandati/Los recomendados/Les récommendés/Highly recommended N. 10 - 11/2013; Sandro Bajini, Del modo di trascorrere le ore. Intervista a cura di Marco Innocenti, Ventimiglia, philobiblon, 2012; Sull'arte retorica di Silvio Berlusconi (con uno scritto di Sandro Bajini), Editore Casabianca, Sanremo (IM), 2010; Pensierini, Lepomene, Sanremo, 2010; Sgié me suvièn, Lepomene, Sanremo, 2010; Prosopografie, lepómene editore, 2009; Flugblätter (#1. 49 pezzi facili), lepómene editore, 2008; C’è un libro su Marcel Duchamp, lepómene editore, Sanremo 2008; (a cura di) Alfredo Moreschi in collaborazione con Marco Innocenti e Loretta Marchi, Catalogo della mostra fotografica. 1905-2005: Centenario del Casinò Municipale di Sanremo. Una storia per immagini, De Ferrari, Genova, 2007; con Loretta Marchi e Stefano Verdino, Marinaresca la mia favola. Renzo Laurano e Sanremo dagli anni Venti al Club Tenco. Saggi, documenti, immagini, De Ferrari, 2006
Adriano Maini 

mercoledì 20 novembre 2024

In quei tempi i due segna-caccie erano due bordigotti doc

"Bernà du Dragun" con il cappello. Giacomo Ballauco primo in piedi a destra. Al suo fianco Augusto Manzo. Bernardo Aprosio in canottiera bianca. Foto degli anni '50 concessa a "Paize Autu" dalla famiglia Aprosio. Fonte: Giacomo Ganduglia, art. cit. infra

Anche a Bordighera dagli anni ’50 agli anni ’70  si giocava al Pallone Elastico o Palla Pugno oppure, se vogliamo dirla alla ligure, “au balun”.  
Le partite si svolgevano su un campo di circa 75 metri di lunghezza, contrassegnato da righe gialle, simile a quello del tennis, tra due squadre di quattro componenti. Lo scopo del gioco consisteva nel colpire e portare a meta un pallone di circa 190 g. Ogni “team” era formato da due terzini, posizionati vicino alla riga centrale del campo, seguiti dalla spalla, seguito a sua volta dal battitore. La divisa era composta da maglietta a mezze maniche bianca e da calzoni lunghi bianchi; l’unico elemento distintivo delle formazioni era un nastrino colorato (rosso o verde) legato al fianco dei giocatori. Il gioco era suddiviso in caccie ed il punteggio veniva calcolato in modo non dissimile da quello del tennis (15-30-45)e segnato su di un tabellone di due colori (verde e rosso appunto). Ogni caccia valeva 15 punti, 4 caccie valevano un gioco. Il match lo vinceva la squadra che per prima raggiungeva 11 giochi. Ogni due caccie le squadre invertivano il campo di gioco. Il battitore con il pugno tirava la palla il più distante possibile, ed aveva inizio la caccia. Il primo colpo poteva anche avere una parabola di 60-70 metri a seconda della forza impressa. La palla non doveva uscire dal campo altrimenti non era valida. Quando questa superava la linea centrale del campo poteva essere “ricacciata” nel campo avversario, colpendola al volo oppure dopo un solo rimbalzo, dalla spalla o dal battitore. Con un'asta bianca, lunga circa 50 cm, segnavano il punto preciso dove era stata fermata la palla.
A Bordighera il campo da gioco era Piazza De Amicis, sotto il Municipio. Alcuni tornei venivano promossi da Valentino Blancardi. Gli spettatori si assiepavano sui muretti e le scalinate circostanti e vicino alla fontana di Margiargè.
Ma la tribuna di noi ragazzi era il grosso scoglio liscio sul lato est del piazzale, che oggi sovrasta il posteggio degli scuolabus. In quei tempi i due segna-caccie erano due bordigotti doc: Biancheri Antonio, detto "Antunin U Pele" e Aprosio Bernardo, detto "Bernà du Dragun", che con solennità e magnificenza proclamavano le varie fasi di gioco. “Chi a prima!” diceva uno e l’altro rispondeva: “Eccu chi a segunda!” - “Trènta per chi batte e chinze per pe chi ribatte!” “Gieugu pe i verdi!”… e si andava avanti così fino agli 11 giochi di fine partita.
Voglio ricordare anche alcuni altri bordigotti organizzatori di questi incontri: Ernani Garzoglio, Antonio Biancheri detto "Antunin Saccu", Pippo Patoia "u Bancerà", Giacomo Ballauco, Filippo Ramella, Mario Ranise e Buschiazzo, il nonno di Flavio per capirci.
In quegli anni le partite di Pallone elastico erano davvero un evento a Bordighera! Molti erano gli appassionati che dai paesi limitrofi si riversavano nella nostra città e molti sono stati i giocatori professionisti, nonché campioni nazionali, come Manzo [Augusto Manzo] o Ballestra, che hanno giocato sul nostro campo!
Ma il tempo corre e Bordighera non è stata capace di attrezzarsi con uno sferisferio regolamentare e tutto è finito. La Palla Pugno viene ormai giocata quasi esclusivamente nel Basso Piemonte e in qualche località dell’entroterra ligure (ad es. Dolcedo). Purtroppo, come tutti gli sport che non sono “il calcio” e che non hanno interesse mediatico, la Palla Pugno è ormai riservata ad un ristretto numero di appassionati che, con entusiasmo e molti sforzi continuano a lottare, affinché non venga dimenticata una parte importante delle nostre più antiche tradizioni.
Giacomo Ganduglia "Lupo", U balun au pugnu in Paize Autu, Periodico dell’Associazione “U Risveiu Burdigotu”, Anno 6, nr. 10, Ottobre 2013

sabato 16 novembre 2024

Nacque a Porto Maurizio uno tra gli animatori della Resistenza in Liguria

Imperia: un angolo di Borgo Foce a Porto Maurizio

Franco Antolini
Liguria
Nato a Porto Maurizio (Imperia) l'11 settembre 1907, deceduto a Genova il 4 luglio 1959, economista
Negli anni dell'Università era entrato nel movimento antifascista e, su ispirazione di Carlo Rosselli, aveva contribuito alla nascita e alla diffusione della rivista Pietre. Allorché giunse il momento del servizio militare, frequentò il corso allievi ufficiali, ma ne fu allontanato per le sue idee politiche e assegnato, per punizione, ad una "compagnia di disciplina". La conoscenza di Rosselli lo portò, nel 1928, ad aderire al movimento "Giustizia e Libertà" ma, com'ebbe a scrivere, "una più profonda maturazione culturale e politica" lo indusse a cercare contatti con la classe operaia genovese e, dal 1935, a militare nel Partito comunista clandestino.
Negli anni della guerra di Spagna, Franco Antolini s'impegnò nell'organizzazione dell'espatrio di combattenti antifranchisti. Nel 1937, entrato col socialista Rodolfo Morandi nel "Fronte Unico Antifascista", fu arrestato e, dopo mesi di segregazione, processato dal Tribunale speciale. I giudici fascisti non riuscirono a portare prove a suo carico e il giovane professionista fu assolto.
Dopo l'8 settembre 1943, Franco Antolini fu tra gli animatori della Resistenza in Liguria. Membro del Comando militare regionale, il 18 marzo 1944, finì nelle mani delle SS. Tre mesi di carcere e di stringenti interrogatori non bastarono a strappare ad Antolini nomi o indicazioni; così i tedeschi lo deportarono nel campo di eliminazione di Mauthausen.
Sopravvissuto e rientrato in Italia, Franco Antolini fu designato dal CLN commissario all'Ansaldo. Egli è stato anche consigliere comunale e provinciale di Genova e membro della Commissione centrale economica del PCI. Tra i suoi scritti economici, anche un Manuale del contribuente che è stato, per anni, uno dei testi più consultati. Dopo la sua morte, a Genova, gli è stata intitolata una Sezione del PCI. Una strada del capoluogo ligure porta il suo nome.
Redazione, Franco Antolini,ANPI

Nato ad Imperia l’11.9.1907
Residente a Genova. Ufficiale degradato per antifascismo, viene arrestato nel giugno 1937 per appartenenza al Fronte unico antifascista e deferito al Tribunale Speciale. E’ assolto il 10.6.1937. Radiato nel 1941.
Partecipa alla guerra di Liberazione. Catturato il 18.3.1944 dalle SS, è deportato a Mauthausen. Sopravvissuto, rientrerà in Italia nel 1945.
Consigliere comunale e provinciale a Genova, membro della Commissione centrale del PCd’I, economista di grande rilievo.
Muore il 4.7.1959.
Redazione, Franco Antolini, ANPPIA

Sui primi giorni della Resistenza a Genova a questo collegamento il Diario di Franco Antolini 

Franco Antolini nacque l’11 settembre 1907 nell’allora comune di Porto Maurizio, in provincia di Imperia, da Carlo e Tomasina Stupazzoni. Si trasferì a Genova nel 1925, in seguito al secondo matrimonio della madre, rimasta vedova quando Franco aveva due anni, con Francesco Germinale. Nel capoluogo ligure si iscrisse alla Facoltà di Economia e Commercio dove fondò, insieme a Francesco Manzitti e Virgilio Dagnino, compagni di università, la rivista antifascista «Pietre», i cui numeri uscirono dal 1926 al 1928, anno in cui la rivista cadde vittima della retata fascista seguita all’attentato di Milano del 12 aprile 1928. La partecipazione di Franco Antolini a «Pietre» si era interrotta già nel 1927, in seguito all’inizio del periodo di leva di Antolini, il quale frequentò il corso di allievi ufficiali, insieme a Virgilio Dagnino. Gli eventi, però, si ripercossero anche sui due giovani, i quali, con un pretesto, furono degradati e spediti in una Compagnia di disciplina e poi rinchiusi nello Stabilimento militare di pena a Forte Ratti, in attesa del deferimento al Tribunale speciale. Tuttavia, in mancanza di prove contro di loro furono dimessi da Forte Ratti alla fine dei rispettivi periodi di leva: Dagnino nel novembre 1928; Antolini nel maggio 1929. In questo stesso anno conseguì la laurea e nel 1931 ottenne l’iscrizione all’albo professionale dei commercialisti. Tuttavia fu degradato da tutti gli incarichi giudiziari a causa della mancanza della tessera del Partito nazionale fascista, al quale non fu mai iscritto. Esercitò la sua professione, quindi, come libero professionista. Nel 1934 sposò Valeria Agostini, colta ed elegante giovane. Nel 1935 prese la tessera del Partito comunista, di cui fu attivo militante. Nell’aprile del 1937 fu arrestato a causa dei contatti che aveva stabilito con il cosiddetto “Fronte unico antifascista”, costituitosi a Milano a partire dal gruppo antifascista socialista di Rodolfo Morandi e che era impegnato nel riavvicinamento dei partiti della sinistra italiana. Dopo una reclusione di sei mesi, prima nel carcere milanese di San Vittore e poi in quello romano di Regina Coeli, il 10 ottobre 1937 fu assolto a causa della mancanza di prove a suo carico. Dal 1943 partecipò alla lotta clandestina antifascista come membro del Comitato militare del Cln ligure ed ispettore di zona, insieme al cognato Adriano Agostini (Ardesio). Il suo nome fittizio, con cui spesso firmava gli articoli che scriveva, poteva essere Andrea Furlini o Francesco Abate. Il 18 marzo 1944 fu arrestato dalla Gestapo: dopo tre mesi di detenzione prima nel carcere di Marassi e poi nel campo di internamento di Fossoli (Modena), fu deportato nel lager di Mauthausen, nel quale restò da fine giugno 1944 al maggio 1945. Rientrato in Italia, fin dallo stesso 1945, Antolini riprese subito a esercitare le attività che riempiranno poi la sua vita fino alla scomparsa, nel 1959. Continuò la sua attività di commercialista, non abbandonando però la passione politica: a livello locale fece parte sia del Comitato federale sia della Commissione economica della Federazione genovese del Pci; fu inoltre eletto consigliere comunale e provinciale ininterrottamente dal 1945 al 1959 nel gruppo comunista. A livello nazionale fece parte dal 1945 della Commissione economica e dal 1948 della Commissione di studio e controllo amministrativo del Pci, pur senza mai entrare nella Direzione. Franco Antolini, sebbene non abbia mai ricoperto cariche pubbliche particolarmente pubbliche, fu il costante ispiratore della linea economica del partito, il quale richiedeva spesso il suo parere in materia di economia. Era infatti noto e ammirato per l’acutezza e l’originalità del suo pensiero economico, espresso soprattutto sotto forma di articoli di divulgazione giornalistica o di saggi in riviste, attraverso i quali si possono ripercorrere tutti i momenti più salienti della storia italiana dal dopoguerra agli anni immediatamente successivi al boom economico. Si ricorda la sua opera più famosa: il “Manuale del contribuente”. Franco Antolini morì prematuramente il 4 luglio 1959 a causa delle complicazioni causate dalle sofferenze fisiche subite in passato.
Redazione, Franco Antolini, Siusa

sabato 9 novembre 2024

I luoghi perduti di Calvino


Italo Calvino, Sanremo e dintorni, a cura di Veronica Pesce e Laura Guglielmi, è un agile volumetto edito dall'editore il palindromo nel 2022. Ripercorre un po' tutti i luoghi che Italo Calvino frequentò nei suoi anni giovanili, trascorsi, come ognun sa (in ispecie in questo iperdidattico anno calviniano), nel Ponente ligure e soprattutto a Sanremo. Più o meno in concomitanza con l'uscita del libretto sono stati apposti per la città dei simpatici pannelli, dotati persino di codice QR, che hanno la funzione di didascalia e che illustrano una sorta di ideale percorso, che comunque si può effettivamente percorrere, scandito così in varie tappe. Peccato però che pressochè tutti i posti più legati a Calvino (entrati nella sua opera sotto forme più o meno riconoscibili, anche se talvolta fantasiosamente rivestiti o trasformati) di questa città - che peraltro egli detestava, citava con tre asterischi nei suoi libri e in cui, per quanto ne sappiamo, non mise più piede dopo la morte della madre, restando per lo scrittore, Sanremo, esclusivamente un paesaggio mentale - bene, peccato che questi posti non esistano più. Villa Meridiana, la casa-laboratorio-orto botanico-foresta dei genitori è stata lottizzata in appartamentini. Il Caffé Venezuela è oggi la sede di una filiale di Banca Intesa Sanpaolo. Scomparsa da tempi immemorabili la Botte di Diogene, bar e punto di ritrovo costituito appunto da una enorme botte. Il cinema Sanremese attualmente è la sede di un negozio d'abbigliamento della catena di Luisa Spagnoli. La stazione ferroviaria non c'è più, come non ci sono più i binari: il vecchio edificio, filmato con Lyda Borelli, fotografato con Stan Laurel & Oliver Hardy, ec., appare oggi come una grigia parete al di là della quale si percepisce il vuoto, come una facciata di quelle attribuite al principe Grigorij Aleksandrovič Potëmkin per nascondere il nulla - e comunque oggi la costruzione resta in totale desolato abbandono, a parte la presenza di un tabaccaio, ultimo strenuo difensore di quel baluardo. La panchina su cui appare un gruppo di studenti (Duilio Cossu, Eugenio Scalfari, ec.) non corrisponde alle panchine attuali, lo sfondo è diverso, e anche il design della panchina è diverso. Villa Angerer è stata abbandonata, depauperata, restaurata; irriconoscibile è la terra di San Giovanni; il casamento che fu il liceo (un tempo il convento delle Monache Turchine) è oggi la sede di istituti tecnici.
Un tizio curioso viaggia fra i luoghi calviniani e si accorge subito che sono luoghi perduti, attraversa locazioni fantasma, vede posti che non ci sono più. La città è davvero diventata invisibile.
Marco Innocenti, I luoghi morti di Calvino, 2024

Altri lavori di Marco Innocenti: articoli in Il Regesto, Bollettino bibliografico dell’Accademia della Pigna - Piccola Biblioteca di Piazza del Capitolo, Sanremo (IM); articoli in Mellophonium; (a cura di) Marco Innocenti, Presenzio Astante, Tre fotografie, lepómene editore, 2024; Silvana Maccario, Margini (Introduzione di Marco Innocenti), Quaderno del circolo lepómene stampato a Sanremo, gennaio 2023; Lorem ipsum, lepómene editore, 2022; (a cura di) Marco Innocenti, Il magistero di Cesare Trucco - per il centenario della nascita 1922-2022, Lo Studiolo, Sanremo, 2022; Scritti danteschi. Due o tre parole su Dante Alighieri, Lo Studiolo, 2021; I signori professori, lepómene editore, 2021; Verdi prati erbosi, lepómene editore, 2021; Libro degli Haikai inadeguati, lepómene editore, 2020; Elogio del Sgt. Tibbs, Edizioni del Rondolino, 2020; Flugblätter (#3. 54 pezzi dispersi e dispersivi), Lo Studiolo, Sanremo (IM), 2019; Sandro Bajini, Fumata bianca dopo penosi conciliaboli (con prefazione di Marco Innocenti), Lo Studiolo, 2018; Flugblätter (Vol. 2: 39 pezzi più o meno d'occasione), Lo Studiolo, Sanremo (IM), 2018; articoli in Sanremo e l'Europa. L'immagine della città tra Otto e Novecento. Catalogo della mostra (Sanremo, 19 luglio-9 settembre 2018), Scalpendi, 2018; Sandro Bajini, Andare alla ventura (con prefazione di Marco Innocenti e con una nota di Maurizio Meschia), Lo Studiolo, Sanremo, 2017; La lotta di classe nei comic books, i quaderni del pesce luna, 2017; Sanguineti didatta e conversatore, Lo Studiolo, Sanremo (IM), 2016; Pubblicità, lepómene editore, 2015; Sandro Bajini, Libera Uscita epigrammi e altro (postfazione di Fabio Barricalla, con supervisione editoriale di Marco Innocenti e progetto grafico di Freddy Colt), Lo Studiolo, Sanremo, marzo 2015; Enzo Maiolino, Non sono un pittore che urla. Conversazioni con Marco Innocenti, philobiblon, Ventimiglia, 2014; articolo in I raccomandati/Los recomendados/Les récommendés/Highly recommended N. 10 - 11/2013; Sandro Bajini, Del modo di trascorrere le ore. Intervista a cura di Marco Innocenti, Ventimiglia, philobiblon, 2012; Sull'arte retorica di Silvio Berlusconi (con uno scritto di Sandro Bajini), Editore Casabianca, Sanremo (IM), 2010; Pensierini, Lepomene, Sanremo, 2010; Sgié me suvièn, Lepomene, Sanremo, 2010; Prosopografie, lepómene editore, 2009; Flugblätter (#1. 49 pezzi facili), lepómene editore, 2008; C’è un libro su Marcel Duchamp, lepómene editore, Sanremo 2008; (a cura di) Alfredo Moreschi in collaborazione con Marco Innocenti e Loretta Marchi, Catalogo della mostra fotografica. 1905-2005: Centenario del Casinò Municipale di Sanremo. Una storia per immagini, De Ferrari, Genova, 2007; con Loretta Marchi e Stefano Verdino, Marinaresca la mia favola. Renzo Laurano e Sanremo dagli anni Venti al Club Tenco. Saggi, documenti, immagini, De Ferrari, 2006
Adriano Maini