Anche a Bordighera dagli anni ’50 agli anni ’70 si giocava al Pallone Elastico o Palla Pugno oppure, se vogliamo dirla alla ligure, “au balun”.
Le partite si svolgevano su un campo di circa 75 metri di lunghezza, contrassegnato da righe gialle, simile a quello del tennis, tra due squadre di quattro componenti. Lo scopo del gioco consisteva nel colpire e portare a meta un pallone di circa 190 g. Ogni “team” era formato da due terzini, posizionati vicino alla riga centrale del campo, seguiti dalla spalla, seguito a sua volta dal battitore. La divisa era composta da maglietta a mezze maniche bianca e da calzoni lunghi bianchi; l’unico elemento distintivo delle formazioni era un nastrino colorato (rosso o verde) legato al fianco dei giocatori. Il gioco era suddiviso in caccie ed il punteggio veniva calcolato in modo non dissimile da quello del tennis (15-30-45)e segnato su di un tabellone di due colori (verde e rosso appunto). Ogni caccia valeva 15 punti, 4 caccie valevano un gioco. Il match lo vinceva la squadra che per prima raggiungeva 11 giochi. Ogni due caccie le squadre invertivano il campo di gioco. Il battitore con il pugno tirava la palla il più distante possibile, ed aveva inizio la caccia. Il primo colpo poteva anche avere una parabola di 60-70 metri a seconda della forza impressa. La palla non doveva uscire dal campo altrimenti non era valida. Quando questa superava la linea centrale del campo poteva essere “ricacciata” nel campo avversario, colpendola al volo oppure dopo un solo rimbalzo, dalla spalla o dal battitore. Con un'asta bianca, lunga circa 50 cm, segnavano il punto preciso dove era stata fermata la palla.
A Bordighera il campo da gioco era Piazza De Amicis, sotto il Municipio. Alcuni tornei venivano promossi da Valentino Blancardi. Gli spettatori si assiepavano sui muretti e le scalinate circostanti e vicino alla fontana di Margiargè.
Ma la tribuna di noi ragazzi era il grosso scoglio liscio sul lato est del piazzale, che oggi sovrasta il posteggio degli scuolabus. In quei tempi i due segna-caccie erano due bordigotti doc: Biancheri Antonio, detto "Antunin U Pele" e Aprosio Bernardo, detto "Bernà du Dragun", che con solennità e magnificenza proclamavano le varie fasi di gioco. “Chi a prima!” diceva uno e l’altro rispondeva: “Eccu chi a segunda!” - “Trènta per chi batte e chinze per pe chi ribatte!” “Gieugu pe i verdi!”… e si andava avanti così fino agli 11 giochi di fine partita.
Voglio ricordare anche alcuni altri bordigotti organizzatori di questi incontri: Ernani Garzoglio, Antonio Biancheri detto "Antunin Saccu", Pippo Patoia "u Bancerà", Giacomo Ballauco, Filippo Ramella, Mario Ranise e Buschiazzo, il nonno di Flavio per capirci.
In quegli anni le partite di Pallone elastico erano davvero un evento a Bordighera! Molti erano gli appassionati che dai paesi limitrofi si riversavano nella nostra città e molti sono stati i giocatori professionisti, nonché campioni nazionali, come Manzo [Augusto Manzo] o Ballestra, che hanno giocato sul nostro campo!
Ma il tempo corre e Bordighera non è stata capace di attrezzarsi con uno sferisferio regolamentare e tutto è finito. La Palla Pugno viene ormai giocata quasi esclusivamente nel Basso Piemonte e in qualche località dell’entroterra ligure (ad es. Dolcedo). Purtroppo, come tutti gli sport che non sono “il calcio” e che non hanno interesse mediatico, la Palla Pugno è ormai riservata ad un ristretto numero di appassionati che, con entusiasmo e molti sforzi continuano a lottare, affinché non venga dimenticata una parte importante delle nostre più antiche tradizioni.
Giacomo Ganduglia "Lupo", U balun au pugnu in Paize Autu, Periodico dell’Associazione “U Risveiu Burdigotu”, Anno 6, nr. 10, Ottobre 2013
Le partite si svolgevano su un campo di circa 75 metri di lunghezza, contrassegnato da righe gialle, simile a quello del tennis, tra due squadre di quattro componenti. Lo scopo del gioco consisteva nel colpire e portare a meta un pallone di circa 190 g. Ogni “team” era formato da due terzini, posizionati vicino alla riga centrale del campo, seguiti dalla spalla, seguito a sua volta dal battitore. La divisa era composta da maglietta a mezze maniche bianca e da calzoni lunghi bianchi; l’unico elemento distintivo delle formazioni era un nastrino colorato (rosso o verde) legato al fianco dei giocatori. Il gioco era suddiviso in caccie ed il punteggio veniva calcolato in modo non dissimile da quello del tennis (15-30-45)e segnato su di un tabellone di due colori (verde e rosso appunto). Ogni caccia valeva 15 punti, 4 caccie valevano un gioco. Il match lo vinceva la squadra che per prima raggiungeva 11 giochi. Ogni due caccie le squadre invertivano il campo di gioco. Il battitore con il pugno tirava la palla il più distante possibile, ed aveva inizio la caccia. Il primo colpo poteva anche avere una parabola di 60-70 metri a seconda della forza impressa. La palla non doveva uscire dal campo altrimenti non era valida. Quando questa superava la linea centrale del campo poteva essere “ricacciata” nel campo avversario, colpendola al volo oppure dopo un solo rimbalzo, dalla spalla o dal battitore. Con un'asta bianca, lunga circa 50 cm, segnavano il punto preciso dove era stata fermata la palla.
A Bordighera il campo da gioco era Piazza De Amicis, sotto il Municipio. Alcuni tornei venivano promossi da Valentino Blancardi. Gli spettatori si assiepavano sui muretti e le scalinate circostanti e vicino alla fontana di Margiargè.
Ma la tribuna di noi ragazzi era il grosso scoglio liscio sul lato est del piazzale, che oggi sovrasta il posteggio degli scuolabus. In quei tempi i due segna-caccie erano due bordigotti doc: Biancheri Antonio, detto "Antunin U Pele" e Aprosio Bernardo, detto "Bernà du Dragun", che con solennità e magnificenza proclamavano le varie fasi di gioco. “Chi a prima!” diceva uno e l’altro rispondeva: “Eccu chi a segunda!” - “Trènta per chi batte e chinze per pe chi ribatte!” “Gieugu pe i verdi!”… e si andava avanti così fino agli 11 giochi di fine partita.
Voglio ricordare anche alcuni altri bordigotti organizzatori di questi incontri: Ernani Garzoglio, Antonio Biancheri detto "Antunin Saccu", Pippo Patoia "u Bancerà", Giacomo Ballauco, Filippo Ramella, Mario Ranise e Buschiazzo, il nonno di Flavio per capirci.
In quegli anni le partite di Pallone elastico erano davvero un evento a Bordighera! Molti erano gli appassionati che dai paesi limitrofi si riversavano nella nostra città e molti sono stati i giocatori professionisti, nonché campioni nazionali, come Manzo [Augusto Manzo] o Ballestra, che hanno giocato sul nostro campo!
Ma il tempo corre e Bordighera non è stata capace di attrezzarsi con uno sferisferio regolamentare e tutto è finito. La Palla Pugno viene ormai giocata quasi esclusivamente nel Basso Piemonte e in qualche località dell’entroterra ligure (ad es. Dolcedo). Purtroppo, come tutti gli sport che non sono “il calcio” e che non hanno interesse mediatico, la Palla Pugno è ormai riservata ad un ristretto numero di appassionati che, con entusiasmo e molti sforzi continuano a lottare, affinché non venga dimenticata una parte importante delle nostre più antiche tradizioni.
Giacomo Ganduglia "Lupo", U balun au pugnu in Paize Autu, Periodico dell’Associazione “U Risveiu Burdigotu”, Anno 6, nr. 10, Ottobre 2013