[...] A sessant'anni di distanza dagli eventi, che seguirono, ad Imperia, il 25 Aprile della Liberazione, che cosa resta nella memoria, in questa memoria "stravagante ed imbrogliona" come la taccia Rossana Rossanda nel suo bel libro di memorie "La ragazza del secolo scorso"? Brandelli di ricordi, eventi e figure che si appannano nel volgersi degli anni, episodi che forse abbiamo ricostruito raccontandoli, ripensandoli.
Nitido però mi è rimasto il ricordo del ritorno di Alessandro
Natta ad Imperia. Ero molto amico di un suo nipote, Piero. Insieme eravamo alle prime armi della politica, nella cellula giovanile della Sezione "Adolfo Stenca" (la Fgci, la Federazione giovanile del partito non era stata ancora ricostituita) e lui mi parlava spesso di questo suo zio, professore, antifascista,
internato in Germania.
Così, quando nell'agosto del '45, ritornò nella nostra città, già lo avevo collocato nella mia memoria tra le figure importanti. Per noi, allora, i miti erano i partigiani, quelli appena scesi dalla montagna -
Curto, Stalin, Mancen - e poi c'erano i "capi", quelli che dirigevano la Federazione del Pci, Castagneto, Ughes, Zanetta, Menicco Amoretti, quelli che stavano nel Cremlino (noi avevamo la sede in via Belgrano, prima a pianterreno, poi al primo piano, dove poi sarebbe andata la Banca d'Imperia) e che ci parevano alquanto inavvicinabili.
C'erano anche giovani di grandi prospettive, dai cattolici erano arrivati Alocco e Boggero, da Mathausen
Raimondo Ricci e Alberto Todros, che subito si imposero come gli intellettuali che (allora era molto importante, ai nostri occhi), aderivano al Partito; facevano le prime apparizioni Gino
Napolitano, Franco Dulbecco, i fratelli Gennari; occupavano posti di responsabilità Gerini, Bianca (Rossana) Novaro, sua moglie, Ottavio Siri, Gustavo Berio.
In quella temperie, in quella febbrile attività da dopoguerra, arrivò
Natta. Ricordo che, per i primi tempi, si discusse, tra noi della "base", se quel giovane professore, cognato di Zanetta,
amico di Nannollo Piana, era comunista o del Partito d'Azione o socialista. Non sapevamo ancora del suo passato antifascista proprio ad Imperia e alla Normale di Pisa.
Il partito, forgiato da una durissima Lotta di Liberazione, con qualche ancestrale rimasuglio di bordighismo (Natta lo ricorderà in articoli e interviste di anni successivi) era chiuso e settario. Difficile occupare posti di rilievo, anche se eri stato in campo di concentramento, ma non avevi partecipato alla Resistenza o se non eri reduce da un lager di serie A (Ricci lo era ed entrò quasi subito nella segreteria di Federazione, Sandro più tardi, come vice di Giovanni
Gilardi, che aveva sostituito Castagneto nell'agosto del 1946).
Comunque Natta, mise fine alle incertezze e si iscrisse subito, già nell'agosto del 1945, al Pci. Ricordo che, per me, che ancora ero studente (e responsabile degli studenti della Cellula giovanile) fu una notizia bellissima. Sapere che quel professore era diventato uno dei nostri, mi diede una grande soddisfazione. Orgoglio, direi.
La memoria di quei primi mesi, un anno all'incirca, mi suggerisce soprattutto un Natta conferenziere, non dirigente di partito.
Le conferenze si svolgevano al "Bruno Nello" in via S. Lucia, nella sede della Società operaia, dove aveva sede l'Università popolare, di cui Natta divenne dirigente. Conferenze che erano lezioni. Sulla letteratura, sugli amati giacobini e sull'amatissimo Filippo Buonarroti, sull'esperienza dei campi di concentramento.
Correvamo, noi giovani, ad ascoltare quelle conferenze-lezioni, assetati di conoscenze, con l'entusiasmo dei neofiti. Apprendevamo le cose che non ci avevano insegnato e non ci insegnavano a scuola e Natta le esponeva con il tipico piglio del professore.
Lo stesso piglio e un po' di cipiglio anche, quando fummo chiamati (un ordine, praticamente) a frequentare la scuola di Partito, in Federazione. Conservo ancora un quaderno (quelli con la copertina nera e il bordo rosso che usavano allora) nel quale fermavo i miei appunti delle lezioni di Natta.
Le Tre Internazionali, il Manifesto di Marx, la Rivoluzione d'Ottobre, le elezioni in Francia, il leninismo, Pisacane, la nascita del Pcd'I a Livorno.
Natta si inserì lentamente nel gruppo dirigente della Federazione, non venne candidato alla Costituente, ma diventò consigliere comunale alle elezioni del 1946. Vinsero le sinistre che confermarono sindaco Goffredo Alterisio, ma Sandro non divenne assessore. Insegnava ancora al liceo e si parlava molto di quel brillante insegnante (io ero alle Magistrali e invidiavo gli studenti del liceo).
Anni dopo incontrai a Palazzo Madama il senatore Umile Peluso, del nostro gruppo, che era stato collega di Natta ad Imperia e ricordava ancora le sue lezioni. Sandro si affermò anzitutto come oratore. I suoi comizi furono subito famosi e noi, accaniti ascoltatori, lo paragonavamo al mitico Terracini, il più famoso comiziante del Pci e ci piaceva confrontare i suoi discorsi, sempre attentamente preparati, con tanti foglietti di appunti a quelli sempre un po' enfatici, vecchia maniera, a braccio dei "vecchi" dirigenti socialisti e del nostro Pietro
Abbo. Natta batteva tutti, per noi, anche quelli che venivano "da fuori", dal centro o da Genova, come Novella o Pessi.
Ho vivissimi, nella memoria, i memorabili contradditori al cinema Rossini, ancora con palchi e loggione, Natta versus Taviani, Natta contro Pelizzari, rettore dell'Università di Genova e noto dirigente dc. Folle immense, tifo da stadio, il loggione tutto occupato dai comunisti che organizzavano la claque. In Consiglio comunale Natta restò a lungo, diventò un leader.
Noi giovani non frequentavamo il Consiglio comunale, non ci pareva abbastanza "rivoluzionario". Di Natta consigliere ricordo però che continuò nel suo impegno anche quando fu eletto, nel 1948, alla Camera e che, non avendo mai guidato la macchina e non essendo ancora la moglie Adele la sua autista, andavamo a prenderlo con la macchina della Federazione alla stazione di Porto, quando ritornava da Roma, e dovevamo subito portarlo ad un'importante seduta del Consiglio. In Consiglio io approdai qualche anno dopo e fu proprio Natta, che puntava sui giovani, allora già segretario di Federazione (dal 1950), che sollecitò la mia candidatura e che impose a Menicco Amoretti, allora nominato nell'organo di controllo dei comuni, a dimettersi per lasciare il posto a me, primo dei non eletti. Il tutto in una burrascosa, infuocata riunione alla Stenca, allora già in via Amendola.
Puntava sui giovani, ma voleva che continuassero gli studi fino a laurearsi. Per questo rampognò molto Francesco Rum perché non concluse l'Università per fare il funzionario di partito. Forse ha rampognato anche Mauro
Torelli, per lo stesso motivo, ma non ne ho notizie precise. Lui che era fiero del suo titolo di professore (uno volta mi disse: "Nel partito di Imperia tutti chiamano "professore" Dulbecco, ma a Roma, in direzione, il "professore" sono io"), voleva che i comunisti che potevano studiare, fossero non solo istruiti, ma anche laureati.
Ora che la mente si è messa in moto, i ricordi affluiscono a fiotti.
La grande soddisfazione di Natta eletto alla Camera nel 1948; l'incontro con Duclos nel 1952, Natta che ci lascia per la Capitale nel 1960. E, voglio segnalarlo, le primarie ante lettera, tra i componenti del Comitato federale che organizzammo, quando Sandro lasciò la segreteria di Federazione e dovevamo scegliere tra Nicola Surico (che vinse) e Giuseppe Gennari, per la sua successione.
Un'ultima rimembranza. La mia grande passione, da giovanissimo, era il giornalismo. Per me, vedere che Natta già firmava articoli non solo sul nostro giornale locale di Federazione - "La Verità"- ma anche su "l'Unità" e su "Vie Nuove", me lo rendeva grandissimo. Chissà quante cose ho dimenticato; chissà se tutti i ricordi sono stati fedeli. Una cosa è certo, dopo sessant'anni, quei primi mesi e poi i primi anni di Alessandro Natta ad Imperia restano tra le cose più belle della mia giovinezza e le cose più importanti del mio apprendistato alla politica. A volte, negli ultimi anni, ne riparlavamo, con Sandro, cercando di rinverdire episodi e figure, con qualche sorriso e con tanta malinconia.
Senatore Nedo Canetti,
Agosto 1945: Natta torna ad Imperia, PAGINE NUOVE DEL PONENTE, bimestrale di politica e cultura, Imperia, Numero 4 - ANNO VIII luglio-agosto 2006