domenica 4 aprile 2021

Discettando della Buca di Bordighera


L'immagine più caratteristica della sua infanzia, me l’aveva confidata Pavese stesso, il giorno che eravamo andati insieme, durante le ferie d’agosto, a rivedere a Santo Stefano la cascina diSan Sebastiano dov’era nato. Mi aveva detto: “La gente qui mi ricorda come il bambino che stava spesso appollaiato sulla pianta del cortile a leggere un giornalino o un libro”  
Davide Lajolo, Il vizio assurdo. Storia di Cesare Pavese (1960) Mondadori, 1978, Oscar,  [...] «Sorridevo nel buio. Sorridevo perché proprio quel giorno m’era pervenuto in carcere, attraverso un “repubblichino” convertito, il ritaglio di un foglio fascisteggiante dove mi si definiva “un voltagabbana”.[1] »
[1] Il Voltagabbana è un romanzo autobiografico dello scrittore italiano Davide Lajolo pubblicato a Milano dalla casa editrice il Saggiatore nel 1963.
Davide Lajolo, Il voltagabbana
[...] 9 Responses [...]
nemo commento:    
16 Luglio 2014 alle 19:21
Mostra, in parte, ospitata nella sede del PD …. ma voluta e organizzata da quanto rimane (anche fisicamente…) della vecchia Unione Culturale Democratica dei primissimi anni sessanta del secolo scorso… Grazie Chiara della visita e delle gentili parole. Circa Laiolo, rispetto al ‘Voltagabbana’, ho apprezzato e mi ha coinvolto di più il suo vedere l’erba dalla parte delle radici  (cito a memoria … ).
Chiara Salvini commento:    
16 Luglio 2014 alle 21:19    
[...] Appena puoi riprendi il tuo blog che piange fin qui e ci manca, per quello che “scegli”, ma anche come “modello di sintesi” - Mario per anni mi ha parlato di un grande scrittore francese di cui non so piu’ il nome, forse Anatole France, può essere? : che ogni giorno scriveva e riponeva nel cassetto, nel giorno dopo continuava a scrivere, ma dalla prima stesura toglieva tutto quello che gli sembrava inutile e così andando, proprio come penso si sara’ esercitato a fare Nemo, arrivava a dire l’essenziale e basta -ciao caro nemo [...]
EVVIVA OGGI E SEMPRE LA NOSTRA BUCA! UNIONE CULTURALE DEMOCRATICA, DI CUI ESISTE TUTTA LA DOCUMENTAZIONE PRONTA PER ESSERI DI BUONA VOLONTA',  A FARNE UN LIBRO!
CHIARA: mi potrò sbagliare, ma se ti metti con tutti, ma l’angelo blu, come la chiama Audetto che di spirito manageriale se ne intende, ancor più decisivo se uno non lo fa pesare - specie se è donna - è la volta che in qualche anno - se non perdete troppo tempo in… lo vedremo pronto con l’editore! Chi scommette?
nemo commento:    
17 Luglio 2014 alle 13:18    
Molto gradito il tuo affettuoso e divertente commento, cara Chiara. Circa i documenti (in larga parte conservati e divisi per anno ) dell’UCD, spero si possano elencare in un quaderno della Buca (sarà il 3° ? …. ). Mi piacerebbe che fossero poi consegnati a una Fondazione collegata agli studenti ( la Novaro? ). Come direste, voi liguri DOC, ? Vieremu …. Il blogghetto ? Ripartirà presto …
Chiara Salvini commento:    
17 Luglio 2014 alle 20:04
GRAZIE CARO NEMO, BLOGGHETTO? Francamente….vuoi i complimenti? Che del resto ti ho gia’ fatto e ripetuto qui sul mio blog..ma quando vuoi posso ripeterli, perché le cose che si pensano veramente (es.hai dato un “giudizio” su un lavoro), almeno chiara non lo dimentica - Il segreto di fare tutte quelle cose importanti per la storia culturale di Bordighera e, francamente, anche per te - e forse anche per tua figlia - anche se non so: è affidarti all’angelo blu o angelo azzurro, se preferite! Mandami per piacere come cercare il blog “occhio lucido occhio pazzo” che non mi riesce mai a trovare. Un minuscolo pettegolezzo su il Signor Audetto: abbiamo subito simpatizzato per i colori che avevo addosso (“abbigliamento futurista”)…lui galante, penso di professione, io senza alcuna professione l’ho accompagnavo con molta allegria… Ben due volte gli ho chiesto dove si possono trovare i suoi lavori su Internet ché volevo metterli su questo blog. “Non li trovi perché non ci sono”.
[...] Chiara Salvini commento:    
18 Luglio 2014 alle 13:43
caro nemo, e cara Marisa, per caso avete il testo della conferenza del prof. di Torino che è venuto a parlare di Bordighera “ai suoi tempi culturali più belli!”, penso che avrà detto qualcosa anche della della BUCA, immagino - Nel caso, ammesso che l’abbiate, se potete mandarmelo, oltre a leggerlo, vorrei pubblicarlo [...]
Chiara Salvini,... ieri ero a Bordighera al Circolo Culturale... nella biblioteca del circolo ho trovato un libro di Davide Laiolo..., Nel delirio non ero mai sola, 16 luglio 2014

[n.d.r.: e da quella data il libro auspicato, come si potrà ben vedere dall'immagine pubblicata qui sopra è uscito; anzi ne è stato edito almeno un altro, di cui a questo link...] 

Nonostante il mancato esordio letterario, «gli anni ’60 furono un decennio importante per Biamonti, sempre più spesso chiamato a farsi conferenziere e poi scrittore d’arte. Ciò avvenne anche grazie alla frequentazione di alcuni giovani “progressisti” di Ventimiglia e Bordighera». (21) Alla fine degli anni Cinquanta era nata, infatti, l’Unione Culturale Democratica (UCD), alle cui attività Biamonti partecipò in prima persona. Per esempio, nel 1961 lo scrittore tenne una conferenza dal titolo La letteratura e la poesia francese nel dopoguerra (22) e pubblicò sul giornale del circolo un saggio su Merleau-Ponty. (23) A queste iniziative ne seguirono altre, come la conferenza del 1964 sull’“Arte di Ennio Morlotti”.
21 Panella (2014a: 19).
22 Cfr. ivi (21); e anche int. 97 (2001: 51).
23 Scr. (1961).

Matteo Grassano, Il territorio dell'esistenza. Francesco Biamonti (1928-2001), Franco Angeli Edizioni, 2019, pp. 15, 16 
 
Rispetto al passato tuttavia, mano a mano tuttavia che l’interesse per il film di Autant Lara scemò, gli occasionali approfondimenti sul tema dell’obiezione di coscienza, non si oscurarono, ma continuarono a sopravvivere in forma autonoma <1004.
L’esempio più rilevante, almeno per questa fase, di momenti organizzati da gruppi locali venne da una piccola cittadina della Liguria, Bordighera. Nel settembre del 1962 un’associazione locale, l’Unione Culturale Democratica su impulso del professore Raffaello Monti, presidente provinciale dei Partigiani della Pace, si adoperò per fare di un convegno sull’obiezione di coscienza un vero e proprio evento. Oltre a vari esponenti locali vi parteciparono alcune figure storiche come Segre, Capitini e l’ex-sacerdote don Gaggero, anch’egli esponente dei Partigiani della Pace, e intimo amico di Capitini. Adesioni formali vennero da intellettuali di prestigio come Bertrand Russell, Danilo Dolci, La Pira, i professori Margaria e Luppo dell’Accademia dei Lincei, Alessandro Galante Garrone, Carlo Bo e Livio Pivano dell’Istituto per la Storia del Risorgimento, e da alcuni deputati: i socialisti Giolitti, Jacometti, Aicardi, Basso, i comunisti Natta, Spano, Luciano Mencaglia, Gismondi. Raffaello Monti, nella sua relazione che affrontò l’obiezione di coscienza sul piano giuridico e filosofico, manifestò la propria autonomia rispetto alla dottrina marxista, concentrandosi su concetti ad essa estranei di «mondo interiore», «coscienza» e «anima»: «Il “non credente” non può giocare a nascondino con la propria coscienza. Il “credente” non può giocare a nascondino con Dio, oltre che con la propria coscienza» affermò <1005. Il convegno si chiuse con due telegrammi inviati alla Camera dei Deputati ed alla direzione del P.S.I. per sollecitare la discussione del progetto di legge socialista e un telegramma di solidarietà al giovane Luigi Pagliarino allora in carcere.
[NOTE]
1004 Solo a titolo d’esempio ricordo gli incontri pubblicizzati da «L’Incontro» che si tennero il 10 ottobre nella sede dell’Arci di Torino, organizzato dalla sezione torinese dell’Associazione Nazionale del Libero Pensiero «Giordano Bruno» e del 25 Ottobre promosso il Comitato di iniziativa culturale San Tomaso di Cuneo. «L’Incontro», n.10, Ottobre 1962.
1005 Rapporto della prefettura di Imperia a Dps e Gabinetto del Ministero dell’Interno, Imperia 22/9/1962 con acclusa relazione di Raffaello Monti in ACS, Mi, Dps, b.186, Cos, fasc. 4. Don Gaggero nel resoconto de «L’Unità» diede invece all’obiezione di coscienza un’interpretazione più ortodossa, dentro un quadro marxista. Egli la giudicava come una forma di riaffermazione del diritto che hanno i popoli alla pace ed al disarmo. Andava intesa come una esigenza collettiva e non come un fatto personale di agnosticismo. «L’obiettore di coscienza come si è presentato in questo dopoguerra», veniva aggiunto «pur non partecipandovi, riconosce la dignità e la grandezza di coloro che combattono violentemente per la conquista della libertà e della giustizia». G.L. L’obiettore di coscienza e la lotta per la pace, «L’Unità», 10 agosto 1962.

Marco Labbate, E se la patria chiama… Storia dell’obiezione di coscienza al servizio militare nell’Italia repubblicana (1945-1972), Tesi di dottorato, Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo", Anno accademico 2014-2015