giovedì 22 aprile 2021

I muschi come l'Araba Fenice

 


I muschi. Considerati di poco interesse e calpestati comunemente.

I loro nomi botanici difficili da ricordare. Poca nota ha dato loro anche Linneo.

Scarsi anche i nomi comuni ad essi dati.

Solo il Giappone ammira e coltiva questi muschi modesti, mentre sono visti come un nemico dai proprietari dei prati nostrani.

In una guida del Sol Levante, che ne elenca alcune varietà, ve ne sono almeno trecento con nomi facili, abbinati a lanterne, scoiattoli, pennelli, brina.

Muschio della brina che si posa, muschio argento, muschio di sabbia, muschio ombrello, piccolo cipresso e così via.

Per noi solo il quercino, lo sfagno o muschio di Natale, e un muschio luminoso perché riflette la luce all’interno delle grotte.

Sono grandi pionieri: per primi abitano i territori, anche i più inospitali.

Sono parte integrante dell’intera biosfera.

L’armonia che percepiamo nei boschi è merito loro, anche se non ce ne rendiamo conto, attratti come siamo da tutti gli altri imponenti abitanti.

Ci inducono al riposo e al sogno.

Apparentemente morti sono invece solo addormentati.

Basta una pioggia a risvegliarli.

Si nascondono negli anfratti ombrosi delle città, sui tetti, negli interstizi del pavé.

Seguono gli umori della pioggia, seccano e poi rinascono.

Come l’Araba Fenice.

In tutti i vecchi e abbandonati giardini sono ospiti illustri.

Sempre in Giappone, dove sono curati in maniera quasi maniacale, i giardinieri indossano guanti e con cura eliminano foglie e erbe, aghi di pino, che rovinerebbero l’incanto, impedendo alla luce solare di raggiungerli per consentire la sintesi clorofilliana.

Chi possiede un giardino di muschi quando riceve ospiti versa acqua lungo il cammino per imitare un acquazzone, come gesto di ospitalità.

Ho sognato anch’io un angolo muscoso nel mio giardino.

Il muschio non è trascuratezza o abbandono, è il consenso al tempo che passa.

Il luogo ombroso era disponibile, i vivaisti olandesi collaborano con i sognatori, coltivandoli in vaso.

Come Sisifo iniziavo l’inutile fatica.

Vietavo a chi transitava di passare su quel tappeto morbido invitante.

Acquazzoni ne potevo produrre, superfici verdi originali di muschi ne avevo già, non avevo però fatto un patto di non belligeranza con i merli.

Loro alzano con i loro becchi e lanciano in giro i morbidi cuscinetti sotto cui si trova cibo per i loro figlioli.

Ogni mattina rimettevo come un mosaico distrutto i pezzi a riformare la trama verde.

La mia tappezzeria più preziosa di un arazzo di Aubusson strappata.

Inutile.

Sisifo alzava massi che ricadevano, io pezzi di muschio.

In Giappone i merli saranno più rispettosi?

L’AMATORE DEI MUSCHI TRASFORMA IL PROPRIO SGUARDO SENZA IL CONCORSO DI ALCUN STRUMENTO E INGRANDISCE QUEL CHE VUOLE ANZICHÈ RIDURLO.

Coricandosi per terra con gli occhi a livello dei muschi si può intravedere un bosco, quando sono fioriti.

Un gioco che facevo da piccola per fingere di camminare fra alti alberi.

Il muschio della memoria, l’erba dei ricordi.


Haiku

Muschi d’un verde profondo
la polvere del mondo é lontana.
                           
                            Sen no Rikyu

I muschi sono apparsi sulla terra prima di noi, e rimarranno dopo la nostra scomparsa.

Gris de lin