Uno scorcio di Imperia Castelvecchio |
Una donna, ecco cosa mancava alla storia che stavo scrivendo.
Stavo scrivendo una storia sul tradimento, una parola che si sente spesso in Liguria, ma che non è il solito tradimento tra un uomo e una donna, in Liguria il tradimento è una cosa che riguarda sostanze, i possedimenti, toccagli tutto a un Ligure dell’interno, ma non toccargli la roba. Per questo se gli tocchi la roba è tradimento.
Volevo scrivere la storia di una donna tradita dai suoi fratelli, una donna buona, e perché era buona derubata della sua parte di eredità. Per farlo dovevo scrivere di un testamento falsificato, storia di una donna che apparteneva alla piccola borghesia proletaria e che aveva faticato fino ai trent’anni nel suo con suo padre e sua madre, i fratelli e le sorelle. Ma poi padre e madre erano morti e la roba se l’erano divisi fratelli e sorelle.
Testamenti falsificati, si è detto, bisogno di perizie di grafie, denunce, la donna aveva solo pianto e non aveva denunciato.
E allora lei, la donna tradita, alla fine era dovuta andare in giornata, e ogni giorno passava davanti alle case che non possedeva più, in mezzo alle terre che non possedeva, e ci passava per andare in giornata da altri. Ogni giorno il cosmo le chiedeva di perdonare i suoi fratelli.
La donna tradita che volevo narrare aveva perdonato, era una donna che non insultava mai nessuno, che non si lamentava mai, che se poteva dava una mano ai più bisognosi di lei, una donna che lavava le lenzuola dei poveri e faceva le iniezioni ai malati.
Questa storia non l’ho scritta, troppe volte avrei calcato la mano sulla tastiera, troppe volte avrei dovuto cambiar tastiera.
Ho finito per scrivere un romanzo sulla Resistenza e su un territorio pubblico regalato a un monopolio, a un cartello, a una scatola cinese. Storie di ingiustizie come quella della donna tradita. Ecco che alla fine avevo lo stesso la mia storia di tradimenti.
Ma una donna. Ecco cosa mancava ancora alla storia che avevo scritto. Un giorno, mentre leggevo un blog che seguo quotidianamente, ImperiaParla, un posto dove si respira il salino delle mie spiagge, lessi di una donna che durante la guerra civile aveva fatto la spia, era successo in montagna, questa donna aveva ascoltato, visto e annotato e quand’era tornata coi suoi nelle questure e nei covi saloini, la Resistenza aveva subito duri colpi, nascondigli scoperti, imboscate, esecuzioni. Lei partecipava alle punizioni, ma tornava nell’entroterra con un cappuccio in testa. La chiamavano la donna velata. Era la donna che mi serviva per la mia storia.