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Nizza: Nizza nord-est
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Binda, varesino di Cittiglio classe 1902, debutta nel professionismo nel 1922, appena ventenne, e lo fa con la francese Nice Sport, se è vero che subito dopo la fine della Prima Guerra Mondiale si è trasferito di là dalle Alpi con il fratello maggiore Primo. Proprio a Nizza, e lungo le strade assolate della Costa Azzurra, il campione lombardo inizia l’attività di ciclista, denunciando doti non comuni nello scalare le montagne e nel tenere alto il ritmo sul passo. Vince, tanto, nei primi tre anni in Francia, e nel 1925 viene assoldato dalla Legnano, a cui regalerà gli anni migliori di una carriera che si protrarrà fino al 1936.
Nicola Pucci,
La tris vincente e consecutiva di Alfredo Binda al Giro di Lombardia,
SportHistoria, 11 ottobre 2019
«Alfredo! Bravo! Non badare alla squalifica, per me hai vinto lo stesso: eri chiaramente il più veloce di tutti!». L’uomo che esulta è Primo Binda; suo fratello minore, Alfredo, ha appena ottenuto la prima vittoria della sua carriera da ciclista in una gara amatoriale corsa sui colli attorno a Nizza, ma è stato squalificato per non aver risposto al secondo appello che precede la partenza. Primo ha ragione: lui suo fratello lo conosce bene, insieme pedalano tutte le domeniche lungo le strade della Costa Azzurra e da un pezzo ha intuito il talento di Alfredo, soprattutto quando, in sella a quella bicicletta comprata con i primi risparmi da operaio stuccatore, lo vede attaccare in salita il massiccio dell’Esterel. Ma nemmeno lui immagina che quel giovanotto neanche ventenne originario di Cittiglio, paesino in provincia di Varese, emigrato nell’immediato primo dopoguerra a Nizza a cercar fortuna, diventerà il grande Alfredo Binda, vincitore, tra il 1925 e il 1933, di cinque Giri d’Italia (record eguagliato solo da Fausto Coppi e Eddy Merckx), tre Campionati del Mondo su strada, quattro Giri di Lombardia, quattro Campionati italiani e due Milano-Sanremo.
La storia di Binda è quella del periodo d’oro del ciclismo italiano tra le due guerre e ha un denominatore comune a quelle degli altri grandi ciclisti dell’epoca: la fuga, prima ancora che dagli avversari, dalla fame e la bicicletta non solo come passione, ma come mezzo per affrancarsi dalla miseria. Storie che riaffiorano, come pescate da un vecchio baule dimenticato in soffitta, dal racconto di Edoardo Rosso nel suo libro “Binda l’invincibile”, Italica Edizioni, impreziosito dalle illustrazioni di Serena Tommasini Degna [...]
Enrico Fabretti, Binda l'Invincibile, leggenda di un ciclismo (e di uomini) di altri tempi, Listone Magazine, 16 ottobre 2015
Proprio cent’anni fa, il 4 marzo 1923, il grande Alfredo Binda, all’inizio della sua splendida carriera, conquistava a sorpresa un’importante vittoria, tra le prime di un’interminabile serie. Aveva 20 anni e mezzo ed abitava a Nizza, dove si era trasferito per lavoro (faceva lo stuccatore) insieme ad uno dei suoi tredici fratelli. Pedalava per diletto, ma diventare un campione era il suo sogno. In Francia aveva già vinto tre corse e quel giorno si doveva misurare con alcuni assi dell’epoca, come Alavoine, Barthélémy, Azzini e nientemeno che Girardengo e Belloni. In questa 'course de côte' s’era già distinto l’anno prima, giungendo terzo, alla sua prima vera esperienza agonistica.
Corsa in salita, breve (16 chilometri), ma con un bel dislivello (740 metri) da Nizza al Forte del Mont Chauve d’Aspremont, quasi interamente su sterrato, con 58 partenti. Binda ha la cittadinanza italiana, ma corre per La Française, lo stesso team dei belgi Jean Rossius e Léon Scieur. All’esordio tra i professionisti, s’impone suscitando meraviglia e ammirazione. Belloni e Azzini abbandonano presto. L’esito della corsa rimane incerto sino alle battute finali, ma con un imperioso allungo il varesino di Nizza va a vincere con discreto margine sul francese Barthélémy. Girardengo è sorpreso: s’è impegnato al massimo per colmare il distacco da Binda, ma poi desiste e arriva quarto. Il francese Alavoine, vincitore l’anno prima (1922), chiude mestamente all’ottavo posto e si vede pure sfilare il record della scalata: nel 1922 aveva vinto in 46’29”, Binda ferma i cronometri sul 44’49”, alla media di 21,420 chilometri orari.
Il quotidiano sportivo 'L’Auto' titola “Le poussin a battu les aigles”, il pulcino ha battuto le aquile. Inizia una sfolgorante carriera che porterà Alfredo Binda a vincere 115 corse, tra cui 3 campionati del mondo, 5 Giri d’Italia, 4 Giri di Lombardia e 2 Milano-Sanremo. Il trombettiere di Cittiglio veste sino alla fine del 1924 la maglia della Française, poi torna in Italia e passa alla Legnano, di cui difenderà i colori sino a fine attività.
Della Nizza-Mont Chauve si correranno altre otto edizioni. L’ultima della serie nell’ormai lontano 1975, vinta dal francese Raymond Delisle davanti al ligure Giuseppe Perletto. Tra i vincitori della prova anche Raymond Poulidor, nel 1972.
Ordine d’arrivo: 1. Alfredo BINDA (Ita) km 16 in 44’49”, media 21,420 kmh; 2. Honoré Barthélémy (Fra) 44’51”; 3. Achille Souchard (Fra) 44’52”; 4. Costante Girardengo (Ita); 5. Giovanni Trentarossi (Ita) 45’50”; 6. Joseph Normand (Fra) 45’51”; 7. Paul Broccardo (Fra) 46’17”; 8. Jean Alavoine (Fra) 47’01”; 9. Théo Beeckmann (Bel) 47’03”; 10. Pierre Dordoni (Fra) 47’05”
Alberto Ferraris, Cent'anni fa la prima grande vittoria di Alfredo Binda: l'inizio di una carriera senza pari, Bicisport, 4 marzo 2023
Dal 1945 ad oggi l’Avan ha tesserato più di 3000 membri <220; l’attività ciclistica resta ancora quella principale della società. Per quanto riguarda gli italiani che fecero parte dell’associazione si possono rintracciare svariati nomi, da quello più celebre di Alfredo Binda a quelli un po’ meno noti di François Menta ed Henri Ferrara <221.
[NOTE]
220 Per la storia dell’AVAN vedi il sito ufficiale, http://membres.lycos.fr/avanice/, P. Henri Gache, Le sport à Nice, cit., p. 75 e Tony Bessy, L’A.V.A.N. Nice, «Nice Matin», 14 novembre 1947.
221 Per la carriera di Binda in Costa Azzurra, come anche per Ferrara e Menta, vedi la tesi di A. Cavaciuti, Sport, immigrazione e politica tra le due guerre.
Alessandro Dall'Aglio, Emigrazione italiana e sport a Nizza nel secondo dopoguerra (1945-1960), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Parma, Anno Accademico 2002/2003
Cittiglio, pochi chilometri a nord di Varese, è un paese piccolo, eppure conosciuto perché ha dato i natali al più grande campione che l’Italia abbia regalato al ciclismo mondiale: Alfredo Binda. Nato nel 1902 e scomparso nel 1986, lanciato da un commerciante di biciclette italiano in Francia (a Nizza Binda collaborava con zio e fratello stuccatori), fu ingaggiato dalla Legnano del mitico Eberardo Pavesi per dodicimila lire di stipendio annuo. Debuttò ad alto livello nel Giro d’Italia del 1925, in teoria gregario, nei fatti libero di prendere iniziative: si dimostrò talmente ispirato da vincere la corsa rosa tra lo stupore dei tifosi. Fu l’abbrivio di una carriera ineguagliabile, fatta di 5 Giri come Coppi e Merckx (più uno… ad honorem: nel 1930 gli organizzatori lo pagarono per restare a casa), 3 titoli mondiali, 4 campionati italiani, 2 Milano-Sanremo, 41 tappe del Giro e 2 del Tour (purtroppo ne disputò uno solo, per motivi di sponsor), più mille altri trofei che stanno stretti in una bacheca pazzesca. Si ritirò nel ’36 dopo un rovinoso capitombolo alla Sanremo. A guerra finita divenne ct della nazionale, riuscendo a far coesistere due galli come Bartali e Coppi: portò in Italia quattro maglie gialle (Bartali, due volte Coppi, Nencini) e due iridate (Coppi e Baldini). Furono lui e Gianni Brera a introdurre nel mondo del pedale il concetto di ammiraglia [...]
Redazione, Da Alfredo Binda nel 1902…, Cycling Sport Promotion
È interessante analizzare il caso del ciclismo, lo sport più seguito in regione [la Costa Azzurra] e molto amato dagli italiani nel periodo postbellico. Tanti sono gli immigrati che in questa disciplina hanno trovato un mezzo per vivere e, talvolta, diventare celebri. Il caso di Alfredo Binda è senza dubbio il più celebre: nato l’11 agosto 1902 a Cittiglio, in provincia di Varese, emigrò in Francia nel 1919 per lavorare a Nizza nell’edilizia, precisamente come stuccatore. Il fratello Primo lo contagiò con la sua passione per la bicicletta e così Binda cominciò a correre; nel 1924 vinse 19 delle 21 gare regionali alle quali si presentò al via. Fu soltanto l’inizio di una grande carriera. Alfredo Binda è ancora oggi ricordato e stimato in Costa Azzurra <7.
7 A titolo di esempio si veda «Nice et le vélo», Lou Sourgentin, 82, 1988.
Alessandro Dall’Aglio, Emigrazione italiana e sport a Nizza nel secondo dopoguerra, Altreitalie, gennaio-giugno 2005