Imperia: Oneglia. Fonte: Mario Castellano, art. cit. infra |
Ci conosciamo con Gianni Donaudi da una data ben precisa: il Primo di Ottobre del 1958, quando nell’edificio scolastico di piazza Ulisse Calvi, detto ad Oneglia, nella nostra lingua “braccese”, il “Coleggio” (per gli Italiani il “Collegio”, essendo stato in origine un convitto religioso dei Padri Scolopi, ed in seguito uno laico in cui venne impiegato il giovane Benito Mussolini), iniziarono tumultuosamente i corsi della Quarta Classe Elementare affidata al Maestro Giuseppe Brunengo: personaggio, questo, veramente singolare e tale di influire profondamente sulla nostra formazione, dato che aveva attraversato battagliando (nel senso letterale della parola) tutte le vicende italiane del Novecento.
Fin da quando, essendo nato precisamente in quell’anno, si arruolò volontario ed andò a combattere sul Carso - per la precisione sul Monte detto “Sei Busi”, presso il quale sorge il Sacrario di Redipuglia.
Quella vicenda, tragica ed insieme gloriosa, avrebbe segnato l’intera sua esistenza, al punto che intendeva instillare nelle giovani generazioni il suo indubbio patriottismo.
Con risultati, ahi me, piuttosto deludenti.
Chiamato infatti a rimproverare tale Mino Carli, appartenente alla nota famiglia olearia, studente particolarmente svogliato - oggi si direbbe di lui nel burocratese scolastico che “non risponde agli stimoli” - il Maestro Brunengo non trovò di meglio che esortarlo nel nome dei Caduti: inutile aggiungere che fece clamorosamente fiasco.
Al punto che il Carli, bocciato all’Istituto Tecnico “Ruffini” - una impresa riuscita a pochissime persone nell’arco di intere generazioni - venne diseredato ed esiliato nel Venezuela: Paese da cui non è più tornato.
Si vocifera addirittura che a La Guyaira sia finito addirittura in prigione, ma le notizie su di lui sono molto incerte ed incontrollabili.
Giunti ormai ad una età avanzata - per significare ad Oneglia quanto siamo vecchi diciamo che ci ricordiamo ancora di quando il Dottor Neri Valcado era saragattiano - ci siamo domandati recentemente se il Consigliere Regionale ed ex Sindaco (!?) Giovanni Barbagallo sarebbe stato capace di combattere nella Grande Guerra.
In realtà, costui non ha mai combattuto neanche sui banchi delle Assemblee Elettive in cui siede ininterrottamente da ormai più di quaranta anni, e dove anzi è notoriamente solito addormentarsi.
Segno, questo, inequivocabile della decadenza della stirpe itali: il Maestro Brunengo, che fu sempre un nostalgico del fascismo, ne trarrebbe conforma per le sue convinzioni politiche.
Le successive vicende di Donaudi furono avventurose: il Nostro fu via via impegnato dapprima nella Marina Militare, e quindi a lungo nella Marina Mercantile - ha solcato i mari tanto con i grandi transatlantici quanto con le più scalcinate “carrette” di armatori come Messina e Farsetti - metalmeccanico nella Torino rovente degli anni delle grandi lotte operaie, e poi in quelli detti “di piombo”, compagno di lotta del Reverendo Ribet (cui - approfittando dell’occasione - mandiamo un grande e affettuoso abbraccio) nella leggendaria redazione locale di “COM - Nuovi Tempi”, ma soprattutto e sempre esploratore curioso e partecipe delle più svariate aggregazioni politiche, di cui conosce la geografia storica come quella attuale come nessun altro.
Ultimamente, Donaudi si è dedicato a frequentare due generi di eventi: le conferenze del Casino di Sanremo ed i funerali dei politici, annotando scrupolosamente le presenze e le assenze: entrambe simboli significativi di liti e di reincontri, cui per l’appunto soltanto la morte dei loro protagonisti può porre termine.
Negli Anni Settanta, emulando “Il Male” di Roma, Donaudi lanciò la sua ormai storica pubblicazione “underground”, inizialmente denominata per l’appunto “Il Male delle Riviera”, di cui fummo tra i primi collaboratori.
La tecnica da noi impiegata era la stessa del periodico che avevamo preso a modello, e consisteva nella diffusione di notizie false ma verosimili.
Il nostro bersaglio preferito, almeno all’inizio, evidente e grottesco nella sua sopravvivenza fisica, politica e religiosa, era costituito dal gruppo di superstiti “Pacelliani” riuniti intorno alla Parrocchia di San Giovanni Battista: i Vassallo, le Lina Boero, gli Scarsi, gli Zeviani, gli Ardissone e i Ramella.
Ormai, purtroppo per noi, tutti quanti passati a miglior vita, privandoci dell’ispirazione umoristica iniziale.
Il lavoro giornalistico, pur rimanendo sempre nell’ambito dello “underground”, si è in seguito evoluto, creando - con l’aiuto delle pubblicazioni consorelle in Italia a all’estero - una rete che abbraccia tutta l’Europa Occidentale, estendendosi in America Latina.
Lungi da noi la pretesa di compiere una “reductio ad unum” di esperienze politiche ed artistiche tra loro molto diverse, benché tutte quante contro corrente.
Era comunque inevitabile che il nostro nemico locale - ormai esauriti fisicamente i “Pacelliani” - sia oggi costituito dal “Partito trasversale”.
Donaudi - uomo molto tenace - non perde un solo funerale dei suoi esponenti, e tiene meticolosamente aggiornato il conto dei superstiti, ormai ridotti a due ex Parlamentari del Partito Comunista.
Ciò conferma il principio enunciato da Giulio Andreotti, secondo cui cui il potere logora chi non ce l’ha.
Sul versante della politica nazionale ed internazionale, essendo purtroppo deceduto il Professor Preve, uomo proveniente dalla Sinistra ma primo a comprendere e ad ammonire pubblicamente come le vecchie “dicotomie” si siano ormai trasformate in uno strumento impiegato dal Potere finanziario dominante per fregarci , il nostro punto di riferimento sono attualmente il Professor Fusaro ed il Professor Cardini: l’uno - non a caso - già di Sinistra e l’altro già di Destra.
Sulle nostre pagine si sono incontrati e confrontati d’altronde uomini provenienti da entrambi gli schieramenti: tutti quanti però accomunati dalla volontà di superare le loro anteriori ed obsolete divergenze.
Noi siamo schierati contro l’attuale Governo, mentre il “Partito trasversale” è governativo “a prescindere”.
O meglio, come si usa dire di questi tempi, “senza se né ma”.
Il nemico vive ormai arroccato in quella sorta di “bunker” che si chiama “Istituto Storico della Resistenza”, un organismo pseudo scientifico ispirato a quelli analoghi dell’ex Unione Sovietica, cui era demandato il compito non già di scrivere la Storia, quanto piuttosto di riscriverla esaltando il ruolo dei dirigenti di turno e sminuendo quello dei dissidenti.
Nel nostro caso, si vuole far credere che ha fatto il partigiano soltanto chi in seguito ha commerciato in Selvaggina & Affini, come recitava il nome della loro Ditta.
Gli “affini” sono gli avanotti, che vengono riversati nei nostri torrenti di montagna per riprodurre la fauna ittica, decimata dai pescatori come i cinghiali vengono sterminati dalle apposite “squadre”.
Con il risultato che i loro sostituti devono essere importati dalla Serbia.
A differenza dei dirigenti dell’Istituto Storico della Resistenza, a noi non manca l’auto ironia.
La nostra è anche la generazione degli “Ecce Bombo”, a cui nulla - da parte di “Emozioni” - viene risparmiato: né gli sbandamenti nella vita privata, né i vezzi intellettuali, né le cadute di molti di costoro nella piccola criminalità e nella tossicodipendenza.
Si tratta dei cosiddetti “compagni scoppiati”, che noi osserviamo freddamente, come fanno gli entomologi con gli insetti.
“Emozioni” traccia dunque l’affresco, ed insieme redige l’annuario, di una generazione.
La quale è ancora in attesa di una rigenerazione.
Come i protagonisti di “Ecce Bombo”, ci si accorge però che il sole sorge dalla parte opposta rispetto a quella che si era creduto.
Niente paura, siamo attrezzati anche per questo essendo anche - a nostra volta - attenti lettori delle pubblicazioni tradizionaliste; le quali - a quanto pare - ci tengono in considerazione.
Segno questo che il sistema è riuscito nell’impresa di metterci d’accordo, anche se una parte del merito è nostra, essendo riusciti a rompere gli schemi.
Chi vuole partecipare, o quanto meno assistere - alla nostra avventura intellettuale, può richiederci un numero - saggio della rivista.
Se esiste “Faro di Roma”, si può dire che “Emozioni” sia una sorta di “Faro della Riviera”.
Le sue uscite periodiche ricordano le sciabolate di luce che getta sul Mar Ligure quello di Capo Mele.
Quanto invece alle segnalazioni notturne collocate sulla punta dei moli di Oneglia e di Porto Maurizio, esse risultano piuttosto stitiche, come le riviste ufficiali del Comune, della Provincia e della Camera di Commercio, nonché “Imperia News Magazine”, palestra del Senatore Nedo Canetti: tutte ormai defunte, come la gran parte dei dirigenti del “Partito trasversale”.
Ormai chiusa anche l’Agnesi, resiste soltanto il Ristorante “Braccioforte” di Osvaldo Martini Tiragallo.
Incombe sulla nostra povera Città una terrificante necrofilia.
Noi siamo rimasti l’ultimo segno di vita.
Aiutateci, nel nome di Dio!
La Rivista “Emozioni” può essere richiesta indirizzando la corrispondenza al Direttore Gianni Donaudi, via Doria 5, 18100 Imperia.
Mario Castellano, “Emozioni” che racconta lo spirito della Riviera come nessun altro, FarodiRoma, 20 gennaio 2019