sabato 20 agosto 2022

Gli abitanti del Nizzardo temevano i piani irredentisti mussoliniani

Nizza: uno scorcio di rue Bonaparte

Mussolini, ancor prima ancora di andare al potere, volle assicurare una sua presa sui compatrioti emigrati. Il progetto prese corpo nel 1922 in occasione del congresso di Milano nel corso del quale fu decisa la creazione dei "Fasci all'estero". <1 [...] A Nizza il primo "Fascio" che, causa diverse crisi, conobbe diverse rifondazioni, fu creato il 17 dicembre 1922: contava 1.000 iscritti nel 1930 e 2200 nel 1938 [...] Così, a Nizza, il Barone Lebrecht, Console Generale, un vecchio gentiluomo tranquillo e attento preservare la propria pace perché vicino alla pensione, aveva ritenuto prudente prendere assicurazioni dagli uomini del fascismo affinché fosse possibile la costituzione di un "Fascio" composto da notabili di orientamente moderato. Ma fu preceduto da due giovani ufficiali, Franchi e Drugman, che fondarono il primo "Fascio" il 17 dicembre 1922. <4 [...] Altro esempio, il 21 aprile 1924 attivisti nizzardi organizzarono con grande pubblicità in una chiesa della città vecchia una cerimonia per far benedire il loro stendardo e rendere omaggio alla memoria del capo del "fascio" parigino, assassinato poco tempo prima. Questa cerimonia, tanto più cospicua in quanto si svolse di mattina vicino al grande mercato che i fascisti attraversarono vestiti con le loro camicie nere, provocò una contromanifestazione di antifascisti e di nizzardi simpatizzanti della sinistra. La chiesa fu presto assediata da diverse migliaia di persone che cantavano alternativamente la Marsigliese e l'Internazionale. Fascisti in ritardo o che cercavano di lasciare la chiesa furono maltrattati. Infine, il prefetto delle Alpi Marittime in persona, alla testa delle forze dell'ordine, dovette andare a liberare gli assediati, tra i quali vi era lo stesso console generale <6. Nizza fu ancora teatro di violenze quando, nel 1925, 1926, un virulento giornale fascista, "Il Pensiero Latino", moltiplicò gli insulti ed aumentò l'eccitazione degli animi.
[...] A Nizza il 1° settembre 1929 una bomba scagliata da uno sconosciuto su di un gruppo di vecchi combattenti fascisti fece tre morti e diversi feriti <8.
[...] A Nizza nel 1923 il tesoriere del fascio fuggì con la cassa. Negli anni seguenti diversi responsabili usarono i fondi del fascio nizzardo per giocare nei casinò.
[...] A Nizza l'umiliazione inflitta al console in occasione della visita di De Vecchi sconvolse gli aderenti al punto tale che ne conseguì un'onda di dimissioni così che gli effettivi del fascio caddero da 110 a 11.
[...] Una svolta venne impressa alla fine degli anni Venti. Gli attivisti furono alquanto calmati per rassicurare i cauti immigrati italiani. Vennero rinnovati i dirigenti degli ufficiali consolari e le responsabilità vennero affidate a uomini sicuri e abili, fascisti affermati, che sapessero affrontare i problemi evitando l'ostentazione di cerimonie troppo segnate dall'ideologia di Mussolini. Questi nuovi uomini come i consoli Cancellario d'Allena a Nizza, Barduzzi a Marsiglia <10 o Vecchietti al Nord-Pas-de-Calais sotto l'appareza di rispettabilità controllavano tutto l'edificio fascista e lavoravano con discrezione per allargarne l'influenza [...] I nazionalisti spesso vedevano l'Italia come «una sorella latina», un paese la cui unità doveva molto alla Francia, ma anche un possibile alleato contro la Germania. La fratellanza d'armi ereditata dalla Grande Guerra e il pregiudizio favorevole della destra per Mussolini, che metteva ordine nel paese, avevano dissipato i pregiudizi. In più, in queste condizioni, gli immigrati potevano mostrare senza paura le loro preferenze fasciste. Vari fattori locali ebbero il sopravvento. Ad est il timore di complotti pangermanici rese il fascismo italiano più simpatico. Invece, un clima molto negativo prevaleva nella Contea di Nizza. In questa regione, gli abitanti sapevano che i fascisti contestavano la validità del plebiscito del 1860 ed il carattere definitivamente francese della Contea. C'era chi pensava che Mussolini stesse preparando una guerra di riconquista. Altri hanno immaginato che il Duce favorisse l'emigrazione di suoi compatrioti a Nizza per esigere un nuovo plebiscito il giorno in cui gli Italiani fossero diventati maggioranza della popolazione e capaci di imporre un voto a favore della loro nazione. E tutti gli intrighi fascisti, le loro manifestazioni pubbliche, le loro violazioni dei confini suscitarono preoccupazione e indignazione. Nel 1925-1926, le polemiche di stampa, particolarmente violente, tra il fascista "Pensiero Latino" e la radicale "France de Nice" <14, le risse e i duelli che opponevano i giornalisti dei due fogli, ed i brutali trattamenti inflitti a dei ferrovieri francesi a Ventimiglia, fecero nascere un'atmosfera febbrile sulla Costa Azzurra dove molti pensavano che la guerra fosse vicina. Per rassicurare gli abitanti il governo mandò a Nizza tre torpediniere, quattro sottomarini e tre plotoni di guardia mobile. A novembre 1926 l'arresto di Ricciotti Garibaldi, nipote dell'eroe nizzardo, antifascista d'apparenza ma in realtà agente stipendiato di Mussolini, più la scoperta di altre spie, rivelarono, screditandolo, le macchinazioni del Duce e, con la risolutezza dimostrata dai poteri pubblici, contribuirono a fare calare la tensione.
[...] In questo modo, se complessivamente all'est una situazione placata poteva favorire l'adesione al fascismo, nelle Alpi Marittime gli italiani più prudenti esitarono a compromettersi con un movimento che trasmetteva un'immagine negativa.
[...] A Nizza  nel 1938 la Festa dello "Statuto" ebbe luogo davanti a 3.500 persone.
[...] Successe anche, almeno a Nizza, che poliziotti disonesti vendessero informazioni sugli emigrati politici profughi ad agenti fascisti. <17
[...] Lo sviluppo del fascismo negli anni 1930 dovette molto alla costruzione di una rete amministrativa efficace ed all'azione di uomini dotati di energia. Il territorio francese, in effetti, venne coperto da una fitta rete consolare che mirava a controllare gli immigrati. Nelle Alpi Marittime il consolato generale di Nizza venne strutturato nei due viceconsolati di Cannes e di Mentone e nelle quattro agenzie consolari di Grasse, Antibes, Villefranche-sur-Mer e Beausoleil. I vecchi funzionari, che erano stati al servizio dell'Italia liberale, furono rimpiazzati da uomini nuovi, seguaci di un fascismo duro. Dogmatici ed autoritari, questi ultimi seppero mostrarsi abbastanza abili per non ripetere le provocazioni che avevano contraddistinto la loro causa negli anni 1920. Le strutture ufficiali si appoggiavano anche su militanti risoluti che, a livello locale, trasmettevano il messaggio mussoliniano, diffondevano le parole d'ordine, mettevano le loro case a disposizione di un agente di passaggio per tenervi delle riunioni [...] A Nizza il consolato concesse dal 1934 al 1937 l'uso della propria bella sala delle feste ad una compagnia di attori dilettanti senza esigere una contropartita politica; ma, dopo che la compagnia ebbe apprezzato il conforto del locale, il console chiese ai suoi componenti di unirsi al "fascio"; in questo caso, ricevette un rifiuto e non potè fare altro che espellere i suoi connazionali recalcitranti. Molti altri non restarono insensibili alle pressioni: delle 36 società italiane esistenti nelle Alpi Marittine, in maggioranza fondate prima del 1922, 25, per totale di 3.700 iscritti, accettarono la tutela fascista intorno al 1930.
[NOTE]
1 Piero Parini, Gli Italiani nel mondo, Milan, Mondadori, 1935.
4 Ralph Schor, «Il fascismo italiano nelle Alpes-Maritimes, 1922-1939», Notiziario dell’istituto della Resistenza in Cuneo e provincia, n° 26, décembre 1984, pp. 21-57.
6 Ralph Schor, «Les Incidents de l’église Saint-Jaume, premier coup d’arrêt au fascisme italien à Nice», Cahiers de la Méditerranée, n° 62, juin 2001, pp. 113-120.
8 Ralph Schor, «L’Attentat des Lilas blancs», Mesclun, n° 18, 1992, pp. 6-9.
10 Émile Temime, Migrance. Histoire des migrations à Marseille, t. 3, Aix-en-Provence, Édisud, 1990.
14 Yvan Gastaut, Les Combats de La France de Nice et du Sud-Est, quotidien niçois, 1926-1930, Nice, Serre, 1995.
17 Marie Vogel, «Une police à la frontière : la direction de la police d’État de Nice, 1927-1939», Cahiers de la Méditerranée, n° 55, décembre 1997, pp. 187-202.
Ralph Schor, Les immigrés italiens en France et l’engagement fasciste. 1922-1939, L'Harmattan, 2011/3 

La presenza di una così massiccia colonia italiana attirava l’attenzione della popolazione locale e preoccupava le autorità prefettizie. Nei primi tempi dell’esilio, a metà degli anni Venti, nel Nizzardo la polizia locale seguiva, infatti, con attenzione quel che accadeva immediatamente al di là della frontiera e in particolare la costruzione del consenso che il regime creava mettendo in atto cerimonie, nuove festività, costruendo monumenti e istituendo associazioni, cavalcando ancora l’onda emotiva della Grande guerra e delle impressioni causate dalle morti di massa e dal nazionalismo del primo Novecento. La diffidenza verso gli antifascisti restava evidente ed anzi si dimostrava una certa tolleranza per le manifestazioni pubbliche fasciste, mentre si ostacolavano quelle antifasciste, in particolare le cerimonie contro l’omicidio di Matteotti che proprio in quei primi anni destavano ancora grande partecipazione e commozione in una comunità immigrata italiana particolarmente cospicua <50.
La circospezione della prefettura nizzarda si manifestava ad ogni modo sia che si trattasse di fascisti sia di antifascisti. Presso la sede del Consolato generale italiano al 72 di boulevard Gambetta era stato creato anche il Fascio Italiano di Nizza, fondato nel ’23 dall’uomo di punta del fascismo nizzardo, il capitano Giovanni Drugman, che procedette ad un tentativo di fascistizzare la colonia italiana creando scuole, servizi sociali, associazioni mutualistiche. Per sua iniziativa si cominciò a pubblicare il "Pensiero Latino" nel dicembre 1925, un quotidiano filofascista dai toni irredentisti, vicino al Consolato e ai suoi uomini. I fascisti allora non godevano solamente del sostegno del consolato nizzardo, ma di tutta una rete istituzionale dislocata sul litorale, dai vice-consolati di Cannes e di Mentone alle agenzie consolari di Grasse, Antibes, Villefranche e Beausoleil <51.
Tuttavia l’attivismo fascista cominciò presto a destare non poche preoccupazioni nell’amministrazione locale, come spiega Ralph Schor. Gli abitanti del Nizzardo maturarono un’insofferenza profonda verso le manifestazioni politiche dei transalpini sul proprio territorio e in particolare per le riunioni fasciste, temendo i piani irredentisti mussoliniani. Le autorità francesi erano convinte che Mussolini avesse pianificato di favorire l’emigrazione in Costa Azzurra fino a rendere la popolazione transalpina maggioritaria e suscitare, attraverso la propaganda, la richiesta di un plebiscito in favore dell’annessione all’Italia. Non fu mai trovata alcuna prova dell’esistenza di un simile progetto, ma da allora la vigilanza nel Nizzardo si fece particolarmente rigida. Di fronte alle reazioni francesi, il governo di Roma dovette frenare le provocazioni fasciste e sciogliere il Fascio di Drugman, che fu ricostituito sotto il comando del barone Lebrecht, composto da notabili locali <52.
[NOTE]
50. Adam: 04M 1386: juin 1926.
51. Adam: 4M 1386: octobre 1926. Ralph Schor, Le fascisme italien dans les Alpes Maritimes 1922-1939, in «Cahiers de la Méditerranée» n. 42, 1991, p. 206-207.
52. Schor, Le fascisme italien dans les Alpes Maritimes cit., pp. 131-134.

Emanuela Miniati, La Migrazione Antifascista in Francia tra le due guerre. Famiglie e soggettività attraverso le fonti private, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Genova in cotutela con Université Paris X Ouest Nanterre-La Défense, Anno accademico 2014-2015

A metà degli anni Venti i Fasci all’estero divennero una realtà concreta ed istituzionalizzata. Nell’orientarne l’assetto organizzativo e comportamentale, Mussolini poneva attenzione al rapporto tra questa diretta emanazione del regime ed i paesi ospitanti; nelle sue direttive, tra i doveri dei Fasci vi era pertanto l’«essere ossequienti alle leggi del paese che li ospita», il «non partecipare a quella che è la politica interna dei Paesi dove i fascisti sono ospitati», «rispettare i rappresentanti dell’Italia, all’estero» <29. [...] Il coinvolgimento dei consoli nelle attività di controllo e di repressione dell’opposizione era tanto dichiarato da essere noto e conosciuto, almeno nel caso specifico della Francia, anche alle autorità del paese ospitante. Queste ultime non erano affatto favorevoli ad uno sbilanciamento in senso politico della rete di rappresentanza italiana sul proprio territorio. Di conseguenza, già nel gennaio del 1926, il Ministro dell’Interno francese portava l’attenzione del Presidente del Consiglio «sur le rôle généralement dévolu aux représentants officiels italiens sur notre territoire de surveiller le mouvement antifasciste et d’organiser la répression des menées communistes» <52.
[...] Il numero di naturalizzazioni di italiani in Francia nel corso del triennio 1927-1930 è considerevole, ed è indicativo di un’apertura delle amministrazioni francesi a questo tipo di pratica <142 che, tuttavia, si poneva in netto contrasto con la volontà del regime fascista di mantenere saldo il controllo sui propri cittadini all’estero. Il regime intendeva opporre a tale nuovo orientamento «l’intensificata produzione nazionale, per cui l’emigrazione si manifesta piuttosto come una convenienza che come una necessità economica», «l’elevazione della coscienza nazionale, che il Regime Fascista ingenera nelle giovani e nelle più mature generazioni», «l’assistenza all’estero, che vuol essere di più vasta penetrazione e di tale effettivo rendimento che chi la riceve senta vivo e reale il ricambio dell’attaccamento che egli serba alla Patria» <143.
[NOTE]
29 B. Mussolini, Scritti e discorsi, cit., volume V, p. 170-171.
52 ANF, MI, F7/13457, rapporto del Ministro dell’Interno, DG Sureté générale, al Presidente del Consiglio, Ministero degli Affari Esteri, circa la nomina del nuovo vice-console italiano a Nizza Romolo Azzati, 25 gennaio 1926. Nello stesso faldone cfr. anche lettera del Commissario speciale di Nizza al Prefetto delle Alpi Marittime e p.c. a Sureté Générale e al Directeur Police Etat, «Italiens suspects à surveiller». Riferendosi ai nuovi viceconsoli nominati in diverse città francesi il Commissario commentava: «il appartient à cette catégorie de Vice-Consuls récemment nommés dans diverses villes de France et qui ont appelé l’attention de grands journaux de Paris […] Déjà Azzati s’est mis à la besogne et il use de tous les moyens, persuasion et menace, pour reconstituer et développer le fascio de Nice qui était en sommeil depuis plus de deux ans, à la grande satisfaction des italiens en général qui participaient ici à la prospérité commune et qui jouissent d’une liberté inconnue dans leur pays».
142 Cfr. J. Girault, L’étude de la naturalisation comme moyen de connaissance de l’immigration italienne en France (fin XIXe siècle-1940), in P. Milza, A. Bechelloni, L’immigration italienne en France, cit., pp. 48-57. Nell’ambito documentario, interessante citare il caso di un certo Morganti che, nel 1929, voleva contrarre matrimonio con una cittadina francese. Entrambi i paesi volevano la naturalizzazione di uno dei due sposi. La lega dei diritti dell’Uomo dovette intervenire presso il Ministro francese dell’Interno per risolvere la questione dell’immigrato italiano. Cfr. BDIC, LDH, F delta rés, 798/75.
143 ASMAE, RIF (1861-1957), b. 116, lettera di un consigliere anonimo, presumibilmente dell’Ufficio assistenza per gli emigranti italiani di Marsiglia, al Commissario generale per l’emigrazione Giovanni De Michelis, prot. 3801, 25 aprile 1927 sulle naturalizzazioni degli italiani. Secondo l’ambasciatore italiano in Francia, Manzoni, l’unica immediata risposta che le autorità italiane potevano contrapporre nell’immediato a queste pressioni provenienti da parte del paese ricettore era «l’assistenza, sia pur spicciola, che gratuitamente siamo tenuti ad esercitare in loro favore» (cfr. ivi, lettera dell’Ambasciatore Manzoni al console italiano di Bastia, 8 dicembre 1927). Tra le iniziative per controbilanciare le pressioni francesi è interessante citare quella proposta dal console di Nizza, approvata dal Ministro degli Esteri Dino Grandi. Agli italiani nati in Francia sarebbe stata inviata, al compimento del diciottesimo anno di età, la seguente lettera: «Egregio connazionale, La R. Ambasciata ed il R Consolato di … intendono che i nomi dei giovani i quali, all’età necessaria, fanno dichiarazione di opzione per la cittadinanza italiana, siano segnalati, insieme ai nomi dei loro genitori, in un Albo d’onore che sarà esposto al pubblico nel Municipio della città o della borgata da cui la famiglia è originaria. Ella è pertanto pregata di voler presentare, a suo tempo, a questo regio Consolato, la dichiarazione che, relativamente all’opzione da lei fatta per la nazionalità italiana, le rilascerà il giudice di pace, così che questo consolato possa dare notizia alle autorità del suo luogo d’origine della affermazione di italianità da lei compiuta.» - Cfr. nello stesso faldone Ministero degli Affari Esteri, Direzione Generale degli Italiani all’Estero, circolare n. 19, oggetto: azione di difesa contro la snazionalizzazione, 14 marzo 1928.

Costanza Di Ciommo Laurora, L’asilo politico nelle relazioni franco-italiane. I signori nessuno e l’impossibile status dell’opposizione italiana all’estero (1920-1986), Tesi di dottorato, Università Ca' Foscari Venezia, 2014

La “Pagina italiana” condusse una campagna offensiva contro il regime e le sue propaggini all’estero, il sistema di spionaggio e di provocatori messo in atto in Costa Azzurra e alla frontiera, svelando complotti, indiscrezioni, scorribande fasciste, destando anche preoccupazioni per l’ordine pubblico francese, dato il clima di tensione creato dalle accuse reciproche tra La France e il Pensiero Latino. L’“affare Garibaldi”, che coinvolse in uno scandalo di corruzione il colonnello Ricciotti Garibaldi, fece grande scalpore sull’opinione pubblica francese e sulla comunità antifascista, e le inchieste dei Campolonghi si infittirono sempre più, in particolare a Beausoleil, considerata roccaforte dei fascisti della Costa Azzurra.
Emanuela Miniati, Op. cit.

Apparentemente durante il ’40 le relazioni tra la propaganda italo-francese erano completamente ostruite ma credo in realtà che si possa dare un giudizio diverso sulla situazione. Esistevano alcuni canali paralleli che garantivano lo scambio di beni come pellicole o progetti di sviluppo turistico condiviso e le ambasciate giocarono un ruolo chiave in questo. L’ambasciatore francese a Roma propose al MinCulPop uno scambio di favori: loro avrebbero licenziato un giornalista della “Agenzia Radio” a causa di alcuni commenti ritenuti scandalosi sulla autarchia fascista e in cambio l’ambasciatore richiese la reintroduzione all’interno dei confini italiani di tre giornali particolarmente apprezzati dal pubblico francese (Revue de Paris, La Nouvelle revue Francaise, Revue des duex mondes) e il bollettino dei veterani francesi. Il capo del gabinetto ministeriale non declinò la proposta chiese solamente di suggerire a queste riviste un atteggiamento diverso nei confronti del fascismo, maggiore rispetto verso il governo italiano e la sua popolazione <527. Continuando lungo questa strada tra novembre e dicembre il LUCE e il MinCulPop rimasero in contatto con l’ambasciata francese per questioni collegate a scambi di pellicole, fotografie e filmati da riprodurre ad esempio nei Cinegiornale, non apparve strano quindi che addirittura i francesi chiedessero agli italiani di accettare i loro invii <528.
Forse uno dei casi più interessanti sullo sviluppo di politiche comuni fu il progetto di sviluppo turistico sulla frontiera occidentale l’autorità turistica francese era alla ricerca di un accordo per incrementare il turismo tra la costa azzurra e la costa ligure, un accordo completo che prendesse in esame capitoli riguardanti sia la propaganda che lo spostamento delle persone.
La discussione fu presa in considerazione così seriamente dall’Ente Nazionale per il Turismo che Mussolini in persona fu informato e il Duce non decretò alcuno stop al processo in corso anzi i lavori proseguirono.
Secondo una nota del MinCulPop la proposta francese era molto conveniente: avevano intenzione di accordare lo stato di “zona neutra” per lo sviluppo di attività ricettive tra Cannes e Sanremo, la costruzione di una linea turistica speciale per facilitare i collegamenti da uno stato all’altro, un ingente sforzo propagandistico per fornire l’adeguata copertura pubblicitaria e il ristabilirsi delle buone relazioni tra i due paesi <529. La negoziazione proseguì a lungo facendo passi in avanti concreti per la realizzazione di un accordo comune l’unica cosa che bloccò i contatti fu la dichiarazione di guerra italiana nel giugno del 1940, il primo dello stesso mese le autorità italiane e francesi avevano addirittura pianificato un incontro per discutere sugli ultimi dettagli dell’operazione <530.
[NOTE]
527 Appunto anonimo, 25/11/1939, acs-mcp gabinetto busta 132
528 Orazi a Luciano, 29/11/1939, ivi. Un altro documento del 9/12/1939 mostra le prove di scambi di materiale attraverso il LUCE
529 Appunto per il Duce, 15/11/1939, ivi

Fabrizio Novellino, Tra pace e guerra. Il Ministero della Cultura Popolare dalla «non belligeranza» alla disfatta in Grecia, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Trento, Anno accademico 2014/2015