martedì 29 agosto 2023

Orengo ha più volte affermato che è stato quel distacco dalla Liguria a generare in lui la necessità della scrittura

Mortola, Frazione di Ventimiglia (IM): uno scorcio

In fila come passeri appollaiati su un filo della 'luce' passavamo [n.d.r.: l'autore, Roberto Rovelli, e Nico Orengo] ore seduti sul parapetto della Via Aurelia, nel Giru d'u Marinà (Curva del Marinaio), al centro del paese [Mortola, Frazione di Ventimiglia (IM)]. Anche se non famoso come quello di Alassio, quello era il nostro muretto, il nostro ritrovo.
Non c'era l'Internet, non esisteva il telefonino o il laptop; agli inizi degli anni sessanta, nei paesini come il nostro era rara persino la televisione; il muretto era la nostra rete sociale.
Con l'avanzare dell'adolescenza, il fermento degli ormoni giovanili governava in gran parte le nostre azioni: amori sbocciarono; amicizie si cementarono; cotte e delusioni non mancarono; il muretto era la tavolozza!
Il venerdì era il nostro giorno preferito, specialmente d'estate, quando facevamo più cagnara.
Al venerdì, giorno di mercato a Ventimiglia, nel tardo pomeriggio si formavano lunghe file di auto francesi in coda per passare la frontiera. A volte, se il mercato coincideva con un ponte festivo o qualche altra giornata speciale, la coda si estendeva per chilometri arrivando persino oltre Latte.
La situazione era particolarmente sgradevole per i passeggeri delle corriere di sevizio intrappolate in quelle interminabili code o per quei pochi residenti locali che avevano l'auto e cercavano di ritornare a casa; non c'era alternativa, era l'unica strada.
Noi ci divertivamo ad interagire con i poveri automobilisti e, occasionalmente, non mancarono parolacce indirizzateci da frustrati autisti che non sempre apprezzavano i nostri commenti e schiamazzi.
Un venerdì l'occupante di una Renault Floride Spyder di colore ciclamino, rivolto ad una ragazza a braccetto con Nico, in tono sarcastico le gridò di saltare in macchina con lui se voleva un vero uomo e Nico, senza perdere una battuta, gli rispose ridendo: - è per quello che vai in giro da solo in una carrozzella rosa? -
L'uomo, poco compiaciuto, scese dall'auto rincorrendo Nico che, scimmiottandolo con passi esagerati delle sue lunghe gambe, saltellava lungo la strada accompagnato da un coro di risate.
Un concerto di clacson convinse l'uomo a ritornare alla sua auto e riprendere la lenta marcia.
Ma il tempo passava, le cose cambiavano ed un giorno Nico mi disse che i genitori lo avevano iscritto ad una scuola agraria a Torino dove si sarebbe trasferito alla fine dell'estate [...]
Roberto Rovelli, Ricordando Nico,  Facebook, 28 maggio 2023

Per quanto riguarda l’evocazione degli anni dell’infanzia si registrano varie corrispondenze fra i testi indiziati e "Terre blu", album di fotografie e ricordi, <27 opera che lo scrittore ha definito «una specie di lunghissima nota a piè di pagina a quello che ho scritto finora», <28 proprio perché in molti ricordi qui raccolti si possono riconoscere le fonti di situazioni poetiche e narrative sviluppate altrove. <29 Confrontare le diverse versioni degli stessi ricordi ci permetterà di evidenziare le costanti e le varianti e di misurare la manipolazione del materiale biografico.
[NOTE]
27 Terre blu. Sguardi sulla riviera di ponente, Genova, il Melangolo, 2001. Il testo  - una descrizione dei luoghi cari a Orengo visti attraverso il suo sguardo - è corredato di fotografie scattate da Giorgio Bergami e dallo stesso Orengo. Le fotografie e il testo, seppur legati perché rappresentano gli stessi luoghi, non sono interdipendenti (come avviene, per intenderci, nei romanzi di figure di Lalla Romano in cui il testo commenta e descrive le immagini e non avrebbe senso senza di esse). Infatti, la narrazione segue la scia dei ricordi dello scrittore, mentre le fotografie sono munite di semplici didascalie che si limitano a precisare il luogo in cui sono state scattate.
28 www.nicoorengo.it [n.d.r.: sito non raggiungibile]
29 Inoltre, Orengo parla qui di molte persone che entrano come personaggi nei suoi romanzi: Andrea che «era stato veramente in Argentina. C’era andato a fare il giardiniere alla “Casa Rosada” perché si era invaghito di Evita Peron che aveva visto nel Teatro Romano di Ventimiglia. Le aveva dedicato una rosa gialla che ancora si coltiva, poi era partito per Buenos Aires» (Tb, 13) è il nonno delle Rose di Evita; ci sono il «giornalaio, il Salvai» (Tb, 14), Libero e la signora Canzani che troviamo nella "Curva del Latte", nonché i tre pescatori, il Giga, il Matto, l’Ernesto che ricorrono in diversi testi; Adriano Viale «mio grande amico, maitre, cineasta, fotografo, amico di Morlotti e Sutherland» (Tb, 61) che compare negli "Spiccioli di Montale" e nella "Guerra del basilico".

Federica Lorenzi, Il paesaggio nell’opera di Nico Orengo, Tesi di Laurea, Université Nice Sophia Antipolis - Università degli Studi Di Genova, 2016

Lucamante: [...]  Gli interessi legati alla scrittura di un romanzo politico, ideologia di potere, impegno sociale, e desiderio di un profondo cambiamento societario si sono infatti spostati, a mio avviso, in uno spazio reso disponibile, ο comunque reso possibile, dalle più recenti campagne per la protezione dell'ambiente, anch'esse forma di lotta contro un nucleo più conservatore che si rifiuta di vedere le pur evidenti e gravi implicazioni di certa malcelata indifferenza all'ambiente. Potremmo definire le sue opere narrative come appartenenti ad una corrente narrativa "ecologica"? In altre parole, Le andrebbe la classificazione dei suoi lavori come di "romanzi ecologici"?
Orengo: Ne "Gli spiccioli di Montale" davo dello speculatore edilizio a uno che voleva distruggere proprio i posti dove ambiento i miei romanzi. <1 Mi hanno fatto una causa a Roma che ho vinto. E nel libro c'era anche un discorso ai Verdi di Ventimiglia. Indirettamente sì, potrei dire che essi ne fanno parte, sempre tenendo conto di quelle che sono le possibilità reali della letteratura. "La guerra del basilico" non è mai un romanzo politico in prima istanza, lo è di rimando, arrivando su dei temi che non sono ancora sotto la luce dei riflettori, per buttare la luce là dove ancora non si vede. Se c'è una presenza forte della natura, del tema della natura, esiste certo anche una preoccupazione per certi temi, ma non mi potrei mai definire un "romanziere ecologista"!
[NOTA]
1 "Comprai la scatola in mogano per acquarelli della Windsor & Newton quando venni a sapere che la Curia di Ventimiglia, contrariamente alla volontà del lascito Orengo, sarebbe riuscita a vendere la Piana di latte, l'uliveto a ridosso dell'antica strada romana, ormai sforacchiata da orribili cancelli in ferro e garages. Avrebbero liquidato i Pestarino, mia zia sarebbe stata sfrattata, e su quella terra avrebbero tirato su alberghi e case a schiera. La speculazione l'avrebbe fatta un mio vecchio compagno di scuola, Marcello, proprietario di pompe di benzina e di un magazzino alimentare Conad, col trip del costruttore. Da tempo comprava e ristrutturava, con appoggi dicci e psi, distruggendo, con un innato cattivo gusto, vecchie ville e casolari" ("Gli spiccioli di Montale" [Roma: Theoria, 1992], pp. 17-18).

Stefania Lucamante, Intervista con Nico Orengo, in “Rivista di studi italiani”, XIV (2), dicembre 1996

Si tratta di una produzione corposa e varia, unificata da un elemento: la geografia. Infatti, nell’opera narrativa e poetica di Orengo compaiono con insistenza i luoghi di origine della sua famiglia, Latte e La Mortola nell’estremo Ponente ligure, in cui egli ha trascorso una parte dell’infanzia e dell’adolescenza. Aveva sei anni quando la famiglia si è trasferita in Liguria, dove era solita passare le vacanze estive e sedici quando è tornato a Torino, città in cui era nato e dove ha vissuto per il resto della sua vita, tranne una breve parentesi romana. <6 Orengo ha più volte affermato <7 che è stato quel distacco dalla Liguria a generare in lui la necessità della scrittura, che si è offerta come una possibilità di ritorno nella terra amata e di recupero di una stagione vitale. La dimensione ligure è lo sfondo fisso della sua opera in cui egli descrive la flora e la fauna, i sapori e i colori della Riviera e ne rappresenta la popolazione umana con uno sguardo ironico.
Per queste caratteristiche peculiari la critica ha riconosciuto in Orengo una delle voci più originali del panorama letterario italiano.
[NOTE]
6 A Roma Nico Orengo terminò gli studi superiori e conseguì il diploma di maturità magistrale. Ospite della zia Renata e del marito Giacomo Debenedetti, conobbe scrittori e artisti che frequentavano il loro salotto, quali Pier Paolo Pasolini e Alberto Moravia.
7 Cfr. Stefania Lucamante, Intervista con Nico Orengo, in “Rivista di studi italiani”, XIV (2), dicembre 1996, pp. 138-151; Incontro con l’autore: Nico Orengo, in “Parchi”, 47, febbraio 2006, http://www.parks.it/federparchi/rivista/P47/103.html. Negli "Spiccioli di Montale" leggiamo un brano che illumina sull’ambiente culturale frequentato dallo scrittore a Torino: «Il distacco, quella ferita, mi avevano fatto scrivere […] Era un modo per non sentirmi orfano di mattine che sapevano di gladioli e ranuncoli, calle e calendule, mentre vivevo le parole che a Torino, affascinantemente, dicevano Giulio Einaudi e Massimo Mila, Italo Calvino e Norberto Bobbio, Leonardo Sciascia e Giorgio Manganelli. E fuori da lì, dall’Einaudi, Giulio Paolini, Luigi Tenco, Vasco, Alberto Gozzi, gli operai delle ceramiche Simonis, quelli della Ghia-Osi, dell’officina Fiat, ingresso 2» (SM, 16).

Federica Lorenzi, Op. cit.

Orengo: [...] Cioè, c'è una cultura ormai abbastanza omologata dei comportamenti, sia qui che fuori da qui, per cui ogni storia che io racconto là (in Riviera), in un fondale che conosco, in realtà la potrei raccontare da un'altra parte, se ne conoscessi ugualmente bene il fondale. Poi (le ambiento) là perché, intanto è il luogo delle radici, ma anche perché è una Liguria strana perché, come dire, è tipica, molto mare, scoglio, roccia, una Liguria pietrosa, impervia, ma allo stesso tempo è anche la Liguria degli inglesi, una doppia Liguria, fatta dagli inglesi, e quindi c'è una cultura in più. Questo è un fascino ulteriore alla motivazione di scrivere di lì.
[...] Lucamante: "La guerra del basilico", 1994. Un romanzo molto bello, ben costruito, pieno di colpi di scena. Feticci, miti, cinema, finzione, racconto nel racconto [...]. Come colleghiamo questi motivi emergenti fra i tanti di questo straordinario romanzo? E Sandra, con la Caulerpia taxifolia, non si sente defraudata del ruolo (apparente) di protagonista? Come mai non c'è ombra di una donna come Sandra, colta, in gamba, decisa, nel suo romanzo più recente?
Orengo: Anche questo romanzo si svolge in questo luogo, sempre chiuso, sempre vicino. Da un lato c'è l'albergo (si chiamava in altro modo, ma esisteva veramente) che, man mano passava di padrone in padrone, e quindi deteriorava sempre di più, sempre peggio tenuto, metafora dell'Italia di quegli anni. L'albergo veniva preso in mano da gente non del mestiere, anche quella una caratteristica di quegli anni, dove nessuno voleva più fare il suo lavoro, e ognuno voleva fare una cosa che "apparisse," e quindi anche questi avvocati, evidentemente, avevano voglia di star lì, vestirsi bene, fare le feste, esistevano veramente anche loro. C'era poi questo problema straordinario di quest'alga, scappata dal museo oceanografico di Montecarlo, un problema veramente grosso. Mi sembrava allora che da una parte dovesse esserci sempre una storia metaforica (l'albergo, gli avvocati), dall'altra una storia molto realistica, cioè l'alga, il personaggio di Sandra. Su questo mi piaceva, proprio una cosa da commedia, inserirla in un luogo che aveva ospitato Hitchcock, Grace Kelly, "Caccia al ladro", e il cinema in generale, perché tutto fa parte di quella parte di Riviera, vicino appunto al Principato di Monaco.
Stefania Lucamante, art. cit.

domenica 20 agosto 2023

Il sito dei Monti Fronté e Saccarello è l’unico in Liguria a presentare estensioni apprezzabili di popolamenti di vegetazione subalpina in senso stretto

Pinguicula leptoceras Rchb. Fonte: Acta Plantarum

 

Rhaponticum bicknellii (Briq.) Banfi, Galasso & Soldano. Fonte: Acta Plantarum

Nella compilazione della recente checklist della flora d'Italia (Conti et al., 2005, 2007), sono stati riscontrati problemi per numerose entità segnalate genericamente per l'area delle “Alpi Liguri”; per molte, in particolare, risultava impossibile stabilire la presenza nei confini amministrativi liguri, data la vicinanza del Piemonte e della Francia; numerose specie a corologia alpina e circumboreale infatti hanno il loro limite di distribuzione sulle Alpi Liguri e se molte arrivano anche in Liguria, molte altre non ci arrivano o non vi sono segnalazioni certe. Il tutto deriva dal fatto che i confini regionali liguri, fino ai primi decenni del '900, erano più ampi di quelli attuali e le flore dell'800 (De Notaris, 1844; Penzig, 1897), riferendosi a tali confini, includono sia specie certamente oggi assenti dalla Liguria, sia altre non più formalmente verificate o quanto meno di dubbia presenza. Molte di queste informazioni datate sono state recepite anche in Pignatti (1982). Negli ultimi anni, proprio a partire da Conti et al., (2005, 2007) e dalle successive Notulae, pubblicate sull'Informatore Botanico Italiano, sono state fatte molte segnalazioni e conferme che hanno già fornito un notevole contributo alla risoluzione di questo problema.
L'1 e 2 luglio 2011 la sezione Ligure della Società Botanica Italiana ha organizzato un'escursione floristica sulle Alpi Liguri proprio con lo scopo di colmare le lacune, visitando luoghi poco frequentati recentemente e di cui si avessero segnalazioni vaghe o lontane nel tempo. Perciò sono state scelte due aree vicine al confine regionale: la dorsale che dal Colle del Garezzo porta alla vetta del Monte Fronté (2152 m) e la cresta e i versanti meridionali della dorsale Cima di Cantalupo - Cima delle Armasse in alta Val Tanarello, entrambe in Provincia di Imperia.
 

Figura 1. L'area Colle Garezzo - Monte Frontè. - Colle-Garezzo Monte Frontè region. Fonte: Bollettino cit. infra

Area di studio
Il percorso effettuato il primo giorno si è sviluppato, a partire dai 1770 m circa del Colle del Garezzo, lungo la dorsale sudorientale del Monte Fronté che termina con la vetta a 2152 m, proprio sul confine dei comuni di Mendatica e Triora (Imperia); brevi esplorazioni sono state fatte fino al Passo Fronté (2090 m), sulla dorsale nord-orientale che parte dalla vetta e infine lungo il primo km di strada sterrata che dal Colle del Garezzo scende verso il passo della Guardia sul versante sudovest dello stesso Monte Fronté. L'area è compresa nel Parco Naturale.
Dal punto di vista geologico i substrati dominanti appartengono a Flysch ad Elmintoidi dell'Unità tettonica Sanremo - Monte Saccarello, con alternanze di calcari marnosi, marne, arenarie, argilliti.
 

Figura 2. L'area di Cima di Piano Cavallo. - Cima Pian Cavallo region. Fonte: Bollettino cit. infra

Il secondo giorno sono stati percorsi i versanti meridionali della dorsale che si sviluppa tra la Cima di Cantalupo e Cima delle Armasse, con arrivo nei pressi della Cima di Piano Cavallo (1896 m) ed esplorazione delle formazioni rocciose del crinale circostante; anche quest'area è compresa nel Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri e nel SIC IT1313712 Cima di Piano Cavallo-Bric Cornia (Fig. 2). Il substrato geologico è caratterizzato da calcari e calcari
dolomitici dell'Unità di Ormea.
Le aree sono caratterizzate da clima tipicamente subalpino soprattutto nella zona del Monte Fronté, e prevalentemente mediterraneo-montano nell'area della Cima di Piano Cavallo, con impronta subalpina solo nella fascia più elevata del crinale e dei versanti settentrionali sottostanti.
Le aree sono caratterizzate da clima tipicamente subalpino soprattutto nella zona del Monte Fronté, e prevalentemente mediterraneo-montano nell'area della Cima di Piano Cavallo, con impronta subalpina solo nella fascia più elevata del crinale e dei versanti settentrionali sottostanti.
Materiali e metodi
Durante le escursioni sono state annotate tutte le specie osservate e sono state raccolti individui delle entità non identificabili con certezza sul terreno, in particolare di quelle appartenenti a gruppi critici. Queste ultime sono state successivamente determinate in laboratorio e depositate presso gli erbari dell'Università di Genova (GE) e del Museo Civico di Storia Naturale (GDOR). I campioni dei generi Hieracium/Pilosella e Festuca sono stati determinati rispettivamente dagli specialisti Günther Gottschlich (Tubingen, Germania) e Bruno Foggi (Firenze).
E' stata elaborata una lista floristica seguendo Conti et al. (2005, 2007) e Euro+Med Plant Database (2006-2012) per quanto riguarda i nomi specifici; la circoscrizione delle famiglie segue la proposta di Peruzzi (2010); generi e specie all'interno delle famiglie sono in ordine alfabetico; per ogni specie viene indicato l'elemento corologico secondo Pignatti (1982), la presenza nei siti visitati (Fr = Monte Fronté; Pc = Cima di Piano Cavallo), l'eventuale campione di erbario raccolto (H) e l'eventuale presenza negli allegati A o B della L.R. 28/2009 sulla conservazione della biodiversità; per le specie di maggiore interesse vengono fornite ulteriori note sulla loro distribuzione in Liguria, anche sulla base di osservazioni originali recenti degli autori.

Campanula stenocodon Boiss. & Reut. Fonte: Acta Plantarum

[...] Le ricerche relative a questa escursione hanno permesso di rinvenire Pinguicula leptoceras, entità nuova per la Liguria e di confermare Campanula stenocodon, Veronica aphylla subsp. aphylla, Geranium phaeum e Minuartia rostrata, entità che non erano state segnalate da lungo tempo (Marsili et al., 2012).
 

Minuartia rostrata (Pers.) Rchb. Fonte: Acta Plantarum

 

Viola valderia All. Fonte: Acta Plantarum

Il sito dei Monti Fronté e Saccarello è l'unico in Liguria a presentare estensioni apprezzabili di popolamenti di vegetazione subalpina in senso stretto e questo ha permesso di confermare la presenza di entità a corologia Artico-alpina (16 taxa) che hanno qui l'unica o una delle pochissime stazioni liguri;tra queste le più importanti sono Dianthus pavonius, Kobresia myosuroides, Leontopodium alpinum, Salix reticulata, S. serpillifolia e Saxifraga oppositifolia; sulla Cima di Piano Cavallo invece sono state rinvenute Minuartia rostrata, Leontopodium alpinum e Tephroseris integrifolia subsp. integrifolia assenti o molto rare altrove in Liguria. Si è registrata una notevole presenza di endemismi ad areale più o meno ristretto (36 taxa) tra i quali spiccano quelli delle Alpi sud-occidentali, Liguri e Marittime (16 taxa) per cui i SIC liguri si configurano molto importanti per la loro conservazione. L'importanza della diversità floristica locale è evidenziata anche dalla presenza di ben 48 specie (13,7 %) che rientrano negli allegati A (18 taxa, il 5,1%) e B (30 taxa, l'8,6%) della L.R. 28/2009 per la conservazione della biodiversità; tra queste spiccano certamente Helianthemum lunulatum, Leontopodium alpinum, Nigritella corneliana, Nigritella rhellicani, Pinguicula leptoceras, Rhaponticum heleleniifolium subsp. bicknellii, Saxifraga oppositifolia e Viola valderia.
 

Nigritella rhellicani Teppner & E.Klein. Fonte: Acta Plantarum

Conclusioni
Le esplorazioni floristiche finalizzate e approfondite si rivelano ancora importanti per la conoscenza degli elementi biologici di un territorio, base imprescindibile per la redazione di piani di gestione e misure di conservazione realmente efficaci; questo fatto risulta ancora più accentuato in territori come quello esplorato, ricchi di emergenze fitogeografiche, endemismi, specie al limite di areale e rare a livello regionale.
RINGRAZIAMENTI - Si ringraziano sentitamente Günther Gottschlish (Tubingen, Germania) per aver determinato gli esemplari del genere Hieracium/Pilosella e Bruno Foggi (Firenze) per quelli del genere Festuca.
Aa.Vv. *, Note Floristiche per le Alpi Liguri Imperiesi, Bollettino dei Musei e degli Istituti Biologici dell'Università di Genova, 75 (2), 2013

*
AU  - Marsili, Stefano
AU  - Barberis, Giuseppina
AU  - Calbi, Mario
AU  - Dente, Fulvio
AU  - Ferrando, Umberto
AU  - Peccenini, Simonetta
AU  - Salvo, Renzo
AU  - Sciandra, Adriano

giovedì 17 agosto 2023

Sanremo: Mostra Maiano-Siffredi-Tarozzi


La Mostra già svolta a Bordighera (IM) a cura dell'Unione Culturale Democratica e della  Sezione ANPI viene - come si può notare dall'immagine qui acclusa - ripetuta a Sanremo.

Adriano Maini

martedì 15 agosto 2023

Passavo le giornate tra le aule scolastiche, sale cinematografiche e lunghissime camminate sul mare o nei giardini di Sanremo

Sanremo (IM): un tratto dell'ex linea ferroviaria, oggi pista ciclopedonale, ed uno scorcio di Corso Imperatrice

Nel 1973, ricorda Giuseppe Conte: «lasciai le città dove avevo passato gli anni della mia formazione, Milano prima, poi Torino, tornai a vivere in Liguria a Sanremo, mi sposai senza l'idea di formare una famiglia, mi misi a insegnare controvoglia in una scuola per geometri». <27 Quell'anno rappresenta una svolta importante nella vita e nella produzione di Conte: «Sentivo crescere dentro di me uno scontento, un istinto di ribellione, un'ossessione dell'eros, un'energia vitale che mi spingevano a rimettere in discussione la mia vita, il mio credo, il mio sapere, le mie stesse origini». <28 In questo periodo di «caos rivoltoso e feroce» <29 Conte si costruisce una nuova visione del mondo e si ribella alla cultura europea di quegli anni, «inaridita, avvelenata, […] analitica […] che strozzava ogni slancio creativo e rendeva impossibile pensare a nuovi scenari di canto, a una poesia sempre più astratta, intellettuale, ideologica o intimistica, priva di energie cosmiche e di divinità». <30 In questo modo, spiega il poeta, «mi ribellavo all'inaridimento di me stesso che l'idea di poesia, in me e fuori di me, potesse morire». <31 Ricordando quegli anni di vita sanremese, aggiunge:
"Povero in un quartiere di ricchi, emarginato dalla società letteraria, lontano da ogni centro di potere, passavo le giornate tra le aule scolastiche, sale cinematografiche e lunghissime camminate sul mare o nei giardini di Sanremo leggendo D. H. Lawrence e Alce Nero parla come Vangeli. […] Poi incontrai i libri di Hillman, di Eliade, di Jünger, di Splenger. Conobbi il sapere del Tao e dell'Induismo. Cantavo animali, alberi, fiori, onde, ma in realtà celebravo la caduta di Prometeo, di colui che aveva attaccato gli dèi per dare agli uomini la potenza civilizzatrice, ma oramai rivelatasi anche devastatrice e avvelenatrice, della tecnica. Era venuto il tempo di risacralizzare il fuoco, di rivedere gli dèi nella natura inquinata e morente, di riscoprire la potenza del mito".<32
e della poesia. Il poeta vuole reintrodurre il mito nella letteratura moderna e nella società e cultura occidentale continuando il «lungo lavoro di scavo di studiosi, tra gli altri, come Kàroly Kerényi e Carl Gustav Jung, James Hillmann e Mircea Eliade, Georges Dumézil e Jean-Pierre Vernant, Elémire Zolla e Joseph Campbell». <33
I primi testi poetici di Conte sono pubblicati da "Altri Termini" nel 1973-1974. Una prima versione della lettera in versi "Épater l'artiste" <34 appare sul numero 4-5 della rivista e, nel 1975 viene ripubblicata una versione più breve nell'antologia "Il pubblico della poesia", a cura di Alfonso Berardinelli e Franco Cordelli. <35 Questo volume suscita polemiche e reazioni contrastanti. Tuttavia Giancarlo Ferretti sottolinea l'importanza della pubblicazione perché costituisce il primo tentativo di orientamento e di sistemazione della produzione poetica post-sessantottesca, frammentaria ed emarginata dall'editoria. La poesia di Conte viene collocata «nell'area di più diretta filiazione neoavanguardistica». <36 Enzo Siciliano <37 si domanda il perché di quella collocazione e Silvana Castelli parla di un Conte «spaesato» <38 inserito all'interno di quella pubblicazione. Effettivamente, se da un punto di vista stilistico i versi del poeta ligure presentano aspetti di un certo sperimentalismo neoavanguardistico, da un punto di vista tematico c'è già la proposta di riabilitazione del fare letterario e la polemica nei confronti dei Novissimi.
[...] Dal 1981 al 1989, il poeta ligure intensifica i suoi viaggi: Irlanda, Orcadi, Cipro, Alto Egitto, India del Sud, New Mexico. Egli è accompagnato, a volte, dalla moglie Maria Rosa e dal critico Giorgio Ficara, suo amico e fedele lettore. Raccoglie in "Terre del mito" una sorta di diario di viaggio, ma il libro è anche un testo di poetica importante. <90
Nel 1983 i coniugi Conte che si trasferiscono a Capo Berta, tra Oneglia e Diano Marina, sempre nel ponente ligure, in una casa con un giardino molto grande. Di questa casa affittano un piano dove hanno come ospite, tra gli altri, Mario Soldati per il quale il poeta imperiese ha una grande ammirazione. Nella villa vengono accolti molti intellettuali come nella casa di Sanremo. Conte continua a non risparmiarsi come viaggiatore.
Nel 1985 si reca a New York, S. Francisco, New Mexico. Visita la tomba di Lawrence sulle Montagne Rocciose. Poi è la volta di una riserva indiana, Taos Pueblo. Questo eterno viaggiare fa sentire Conte cosmopolita: sente di appartenere al mondo e a nessun posto in particolare. In alcuni luoghi ama soggiornare per lunghi periodi, come in Bretagna.
Abita per quindici anni a Nizza (dal 1991 al 2006), prima di tornare ad abitare a Sanremo dove risiede tutt'oggi, e questo lo fa sentire francese. Oltre tutto, come abbiamo già avuto modo di dire, le sue opere hanno un vasto successo in Francia.
In mezzo a questi viaggi Conte non dimentica la Liguria. Egli, anche se afferma di non sentirsi profondamente ligure, è molto legato a questa terra. Lo dicono molte delle sue espressioni poetiche, la rappresentazione del paesaggio, simbolico e non, i particolari della vegetazione a lungo vissuti e amati, la nostalgia per la cucina povera ma sapientissima.
[...] Continua i suoi viaggi e a Parigi, durante la festa per il premio al Beaubourg, Giuseppe Conte incontra per il poeta siriano Adonis, il grande poeta arabo di cui promuove la traduzione in italiano delle sue opere.
Dopo avere insegnato per alcuni anni nella scuola, all'Istituto di Istruzione Superiore «Cristoforo Colombo» di Sanremo, decide di darsi esclusivamente alla scrittura.
Nel 1987 presso Rizzoli viene pubblicato il romanzo "Equinozio d'autunno". <103 Si tratta di un racconto complesso dove alla vicenda centrale si intrecciano leggende celtiche. L'opera riceve apprezzamenti, ma anche critiche a volte distruttive a volte più sottili e ironiche.
Nel 1988 per la collana Bur la Rizzoli pubblica "Le Stagioni" considerato da molti critici la migliore raccolta poetica di Conte e Giorgio Montefoschi lo definisce «un libro di straordinaria bellezza»: <104 si tratta di un poema che parla del cosmo, delle divinità, della natura. Sono i temi già presenti nelle poesie prodotte fino ad ora e che costituiscono il sostrato della cultura e della filosofia di Conte. Vi si intravede un primo interesse del poeta per la mistica della religione islamica. Nella raccolta si avverte una discontinuità rispetto al mondo dei miti che nelle raccolte precedenti sembrava costituire un'alternativa al buio del presente.
[...] Insieme a Stefano Zecchi, nel 1996, organizza il "Festival Mitomodernista" <135 di Alassio, evento destinato a ripetersi negli anni. <136 Sono gli anni dell'esperienza televisiva di Conte il quale, con Silvia Ronchey e Giuseppe Scaraffia e con RAI 2 realizza un programma televisivo dal titolo "L'Altra edicola"; dedica venticinque puntate al racconto di miti di tutto il mondo. Per Rai 1 (Uno mattina e Casa RAI 1, con contratto di autore e presenza in video) dirige alcuni programmi di poesia in collaborazione con il Comune di Sanremo e il «Teatro Ariston». <137 A Verona rappresenta l'Italia, per volontà dell'Unesco, nell'«Institut mondial de l'opera et de la poesie». Viene invitato ovunque da prestigiose università ed è sempre più presente in testi antologici.
[NOTE]
27 G. Conte, Nota dell'autore, in Id., L'Oceano e il Ragazzo, TEA, Milano, 2002, p. 5. Nel 1973 si sposa con l'amata Maria Rosa (Mary) e con lei andrà a vivere a Sanremo. I coniugi abiteranno in un'antica villa liberty in cui converranno spesso intellettuali e poeti.
28 Ibidem.
29 Ibidem.
30 Ibidem.
31 Ibidem. 32 Ivi, pp. 5-6. Ci piace ricordare che Conte intrattiene un rapido epistolario con Ernst Jünger: «mandai a Jünger l'edizione francese dell'Oceano e il ragazzo, e con mia enorme sorpresa mi arrivò una sua cartolina con un apprezzamento: "le sue poesie hanno davvero radici nel mito" che ti puoi immaginare quanto mi abbia fatto gioire. In seguito, ricevetti diverse cartoline raffiguranti una earias jungeriana, la farfalla che prende il suo nome e una bellissima con la foto di lui e Borges che bevono champagne nella casa di Wilflingen, ogni cartolina con un saluto e un giudizio generoso sui miei libri». D. Brullo, Giuseppe Conte: il poeta-paladino dell'occidente, 10 dicembre 2017 "Pangea. Rivista avventuriera di cultura e idee" (online: https://www.pangea.news/giuseppe-conte-poeta-paladino-tramonto-delloccidente/, consultato il 20 ottobre 2021).
33 G. Conte, Il sonno degli dèi. La fine dei tempi nei miti delle grandi civiltà, Rizzoli, Milano, 1999, p. 15.
34 G. Conte, Épater l'artiste, "Altri Termini", 4-5, 1973-1974, pp. 3-18.
35 G. Conte, Épater l'artiste, in AA. VV., Il pubblico della poesia, a cura di A. Berardinelli, F. Cordelli, Lerici, Cosenza, 1975, pp. 149-162. Il testo viene ripubblicato nelle successive edizioni dell'antologia pubblicate da Castelvecchi, Roma, nel 2004 (pp. 168-181) e nel 2015 (pp. 123-134). La lettera in versi scritta a Torino, luglio-ottobre 1973, è di chiara ispirazione anceschiana, dedicata a Franco Cavallo, dove Conte definisce la letteratura «l'unica voce che tenta di non parlare il linguaggio del capitale» (p. 124 dell'ultima edizione citata). Il testo viene considerato da molti critici il manifesto dell'antologia.
36 A. Berardinelli, Effetti di deriva, in AA. VV., Il pubblico della poesia, a cura di A. Berardinelli, F. Cordelli, op. cit., p. 23. L'antologia è divisa in quattro parti e Conte, insieme ad Adriano Spatola, Cesare Viviani e Sebastiano Vassalli, è inserito in quella intitolata La gente guarda e tace, entra al supermercato.
37 E. Siciliano, Trova lettori solo in sé stessa la poesia giovane, "Il Mondo", 13 novembre 1975, ora in AA. VV., Da Narciso a Castelporziano. Poesia e pubblico degli anni Settanta, a cura di A. Barbuto, Edizioni dell'Ateneo, Roma, 1981, pp. 64-71.
38 S. Castelli, I lettori tornano sui testi di poesia, in AA. VV., Da Narciso a Castelporziano. Poesia e pubblico degli anni Settanta, a cura di A. Barbuto, op. cit., p. 81.
90 Scrive Conte: «Viaggiare è sempre stata per me l'esperienza più forte e irradiante: quella più vicina al senso dell'amore, e quella più capace di simbolizzare il processo morte-rinascita, di portarmi sul confine tra il visibile e l'invisibile, tra il finito e l'infinito. I libri più grandi per me sono stati veri e propri viaggi, come i baci più veri, e come i sogni. Spesso sono partito per conoscere la vastità del mondo, per inseguire dei fantasmi, per conseguire delle mete, per compiere un dovere, per liberarmi da un ricordo, per sfuggire a un'angoscia. E talvolta come i veri viaggiatori che partono per partire, ho anch'io scelto innanzitutto di mettermi in movimento per cogliere l'essenza dei miei desideri e della mia vita.» G. Conte, Terre del mito, Mondadori, Milano, 1991, p. 1.
103 Il romanzo viene recensito da A. Bertolucci, Sara nella tempesta, "Panorama", 5 aprile 1987, pp. 25-26.
104 G. Montefoschi, Il mantello di Flora, "Il Messaggero", 3 dicembre 1988 (archivio Conte).
135 Conte, a proposito del movimento, dichiara: «Non è un gruppetto di poeti o di artisti che propugna la sua poetica, non è un movimento di tendenza e basta. […] Mitomodernismo è una "direzione", il guardare avanti per una strada verso dove l'energia creatrice non è mai morta, verso dove "tutto ricomincia", come nel mito, nelle sue eterne domande sul perché, sulle origini, sull'anima, sul cosmo.» E continua: «Il Mitomodernismo legge il mito con gli occhi della modernità, e la modernità con gli occhi del mito: tutto è vivente, tutto è antico, tutto è contemporaneo, tutto quello che vive e si proietta nel futuro.» G. Visci, Forme e temi nella poesia di Giuseppe Conte, Tesi di Laurea in Letteratura italiana e moderna, Università degli Studi di Roma "La Sapienza", 2002-2003, p. 16.
136 Qui Conte presenta l'opera L'iliade e il jazz su musiche di Duke Ellington. 137 Ci piace ricordare la collaborazione di Giuseppe Conte con il «Teatro Ariston», dal 23 marzo 2020, durante la pandemia, per molti mesi, sulla pagina facebook («Teatro Ariston Sanremo»), sul canale Youtube («Ariston Sanremo») e sul sito www.aristonsanremo.com, in uno spazio virtuale, viene trasmesso Alle cinque della sera, dal lunedì al venerdì. Conte è protagonista della rubrica Le più belle poesie d'Amore del mondo.
Monica Ramò, L'universo poetico di Giuseppe Conte, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Genova - Université Côte d'Azur, 2022

Giuseppe Conte (Imperia, 1945), è autore di  raccolte di poesia, tra cui "L'Oceano e il Ragazzo", uscita in Italia nel 1983 e ristampata nel 2002, e tradotta con prefazione ["Cosa sono gli dèi, oggi per noi? Per Giuseppe Conte sono la presenza della preistoria nei luoghi, anzi della storia preumana, gli inizi della vegetazione e della fauna, e prima ancora il formarsi della struttura del suolo; sono il permanere dello stupore delle origini, l'avida trepidazione del primo sguardo umano che distingue e nomina piante e animali e costellazioni." (Italo Calvino)] di Italo Calvino in Francia (Premio Nelly-Sachs) e negli Stati Uniti, e "Ferite e rifioriture", Premio Viareggio 2006. È anche autore di saggi, libri di viaggio e romanzi, tra cui "Il terzo ufficiale" (Premio Hemingway), "La casa delle onde" (Selezione Premio Strega), "L'adultera" (Premio Manzoni). Il suo ultimo romanzo è "Il male veniva dal mare", uscito nel 2013. A lui si devono anche traduzioni da Blake, Shelley, Whitman e Lawrence, e due monumentali antologie internazionali di poesia. È autore di opere teatrali e di libretti d'opera. Ha collaborato a programmi di RAI1 e RAI2, e scrive editoriali e articoli letterari per diversi quotidiani. Ha tenuto conferenze e letture  di poesia in più di trenta paesi del mondo. Le sue poesie sono tradotte in tutte le lingue europee e, tra le extraeuropee, in arabo, turco, hindu e cinese. Suoi romanzi e racconti sono tradotti in francese, inglese, olandese, russo e greco.
Redazione, Giuseppe Conte, Ossigeno nascente. Atlante dei poeti italiani contemporanei

Ed è proprio nel tempo astorico o, meglio, preistorico, come osserva Calvino <810, che Conte fa scoprire al lettore quegli dèi che hanno ispirato la razza umana fin dalle proprie origini. Infatti, Bormano/Diana <811, dea dell'annientamento "fatata, stregata" <812, "feroce" <813 e della rinascita è invocata in tutta la raccolta, ma specialmente in Lucus Bormani [n.d.r.: nella zona del Dianese in provincia di Imperia] <814 dove si rileva la cessazione del tempo. Bormano è ancora presente, è "vicina" <815, è in ogni aspetto della Natura, che si anima e si divinizza nei fiori - crochi, ginestre, valeriane, candidi iris - e negli animali selvatici, è una cerva che lascia le orme sulla rena e, sotto spoglie umane, diventa "ragazza ligure dai capelli di cerva" <816. È, quella di Conte, una poesia visionaria che crea una dimensione mitica anche nel contesto odierno. L'ispirarsi a Bormano, rileva Calvino <817, mette in evidenza il desiderio di Conte di fondersi sia con la natura che con le tradizioni culturali della sua Liguria nativa ricostruendo, nei suoi versi, l'autentico franante paesaggio ligure, quadro naturale che già aveva abbozzato in "Primavera", perfezionato in "Equinozio", e ripreso in "Casa".
La lirica centrale, la più densa e significativa di "Oceano" è l'"Elegia scritta nei giardini di Villa Hanbury [n.d.r.: nei Giardini Hanbury in Frazione Mortola di Ventimiglia (IM)]" dove la natura diventa arcaica, incantata e luminosa e dove i metaforici acanti-guerrieri dell'aiuola divengono un simbolo di vitalità e rinascita, un'interpretazione della natura in chiave di eros dipinta con quello che è definito da Ficara <818 una forza-linguaggio spaziante dal fuoco e dalla potenza delle immagini della natura nel giardino ligure fino al brusco ritorno alla vita quotidiana - il rientro alla dimora in auto, la sosta a fare la spesa... <819 -. Anche in questa lirica Conte mette in evidenza, a nostro avviso, la sterilità del rapporto natura-uomo, squilibrio però mitigato da quella luce, timidamente soffusa di speranza, che così sovente fa capolino dalle pagine delle sue opere: "Faremo l'amore tra noi ancora, e da noi// non si alzeranno i boschi, non// nasceranno guerrieri (...). Siamo di gioia// disperata, né fiori dell'acanto né ponente// (...). Siamo aridi, vinti, ma (...) ci è possibile// un canto" <820.
[NOTE]
811 Si tratta di un'antica dea ligure, Diana per i Romani.
812 Oceano: 116.
813 Oceano: 118.
814 Oceano: 115.
815 Oceano: 119.
816 Oceano: 115,116.
817 in Stortoni-Hager 1987: XVIII.
818 in Oceano: 19.
819 Oceano: 86.
820 Oceano: 87.
Rosa-Luisa Amalia Dogliotti, Arte e mito nell'opera di Giuseppe Conte. Lo scrittore come sciamano, Tesi di laurea, Università del Sud Africa, 2005
 
Gli aspetti evidenziati da Calvino nei confronti di Conte vengono ribaditi da Ficara che fa riferimento alle «onde metafisiche» <540 che battono continuamente il paesaggio ligure di Conte a picco sul mare. Esso è sprofondato in un silenzio marino in attesa di essere annientato o ricreato. Pur ereditando molti elementi esterni dai precedenti poeti liguri, si diversifica, ad esempio, nel significato metafisico attribuito al mare, inteso nella sua poetica, come un simbolo della forza e del mistero.
Calvino accenna alla rappresentazione barocca della natura e Conte sembra contrapporvi la consapevolezza che quei paesaggi descritti nei suoi versi sono continuamente in pericolo, minacciati o già estinti. Con le espressioni «che cos'era il mare», <541 oppure «si diceva», <542 il poeta ligure allude a una realtà perduta, mentre in "Secondo la profezia" <543 viene annunciato un futuro crollo della Liguria in mare. Le varie componenti del paesaggio (gli orti, i giardini, i fiori) non scompaiono. Ciò che a volte sembra compromessa è la chiara differenziazione tra il mondo esterno e il soggetto, tra la veduta e l'osservatore. In alcune poesie di Conte (come in Caproni <544) il paesaggio è uno spazio dove, scrive Francesca Sensini, «l'esterno tende a corrispondere e a scontrarsi con l'interiorità del soggetto e dove le usuali distinzioni sfumano o vengono meno. Come in Montale, Calvino e molti altri del Novecento, la realtà, posta prima sotto gli occhi di un osservatore centrale e centrato su di sé, precipita dentro, facendosi coscienza, e sembra che soltanto da dentro possa tornare a inverarsi con il suo carico di possibile salvezza o pericolo. […]». <545
Certamente gli scrittori e i poeti liguri che hanno scritto in passato sulla Liguria, appartengono a Conte, quasi in modo genetico. La Liguria è certamente il retroterra della ligusticità perché suggeritrice di immagini suggestive per tutti i poeti liguri. Possiamo dire che Conte condivida con Montale orti, <546 mare, macchia, alcuni stilemi ed emblemi, per esempio quel «tacchino sperduto» <547 che somiglia molto alla «gallina zoppa». <548 C'è in Montale l'idea dell'attesa continua di un'apparizione; Conte forse ha qualche volta culturalmente scavalcato il muro, quello in cima ai «cocci aguzzi di bottiglia»,549 perché un tipo di cultura che accetta la visione non si limita all'attesa «ma cerca proprio di profondersi nelle visione stessa» <550 e, aggiunge Conte «io ho l'impressione cioè che la paura della visionarietà sia qualcosa che ha bloccato il nostro secolo, e credo che la poesia per vivere nuove stagioni deve essere portatrice di visioni anche sapendo che va sul crinale sottile della follia, e della menzogna, naturalmente». <551
[NOTE]
540 G. Ficara, Introduzione, in G. Conte, L'Oceano e il Ragazzo, op. cit., 2002, p. 23.
541 G. Conte, Che cos'era il mare, in Id., L'Oceano e il Ragazzo, op. cit., 202, p. 55.
542 Ibidem.
543 «La Liguria crollerà in mare, è certo […]», G. Conte, Secondo la profezia, in Id., L'Oceano e il Ragazzo, op. cit., 2002, p. 59.
544 Si veda: G. Caproni, La frana, in Id., L'opera in versi, edizione critica a cura di L. Zuliani, Introduzione di P. V. Mengaldo, cronologia e bibliografia a cura di A. Dei, I Meridiani, Mondadori, Milano, 2001, p. 554.
545 F. I. Sensini, Anarchici e fuori tema: orti, giardini e fiori di Giorgio Caproni, in AA.VV., A trent'anni dal “congedo” di Giorgio Caproni. “Scendo, buon proseguimento”, a cura di F. De Nicola, F. Marenco, Oltre s.r.l., Sestri Levante, 2021, p. 74.

Monica Ramò, Op. cit. 
 

venerdì 11 agosto 2023

Bordighera: Mostra di Giampiero Nanni


Unione Culturale Democratica -  Sezione ANPI

Bordighera (IM), Via al Mercato, 8 

 

martedì 15 AGOSTO - domenica 3 SETTEMBRE 2023
ore 17-19
 

mostra

“ La verità è sempre grigia ”

di

GIAMPIERO  NANNI


ingresso libero

 

"Non si può dire che sia chiaro o scuro. È un colore o non colore con cui mi identifico. Non credo negli assoluti.

La verità è sempre grigia".

 

Questa citazione di Anselm Kiefer, uno tra i maggiori artisti contemporanei, si rivela una caratterizzazione piuttosto accurata per molte delle opere qui esposte, in cui l'incertezza dei toni e l'inesorabile decadenza delle superfici, diventano la sostanza del dipinto, al di là di, e nonostante, linee, forme, composizione. Una pittura che è dilemma tra astratto e figurativo, conflitto tra razionalità e impulso, contrasto tra luce-colore e fatiscenza nel grigio.

 

Giampiero Nanni viene da una carriera internazionale nella tecnologia - in aziende globali, quali Microsoft o IBM, in Italia, USA, Francia e Regno Unito - durante la quale si è occupato di affari governativi, sicurezza informatica, privacy e marketing. In questa mostra vengono esposte le sue opere su carta, che hanno posto le basi per i dipinti su tela, anche di grandi dimensioni, esposti oggi nelle gallerie di Londra e St. Paul de Vence.

Giampiero Nanni: Londra - Antibes +44(0)7808248100

+33(0)614348406

giampiero@giampieronanni.art

www.giampieronanni.art

 

Giorgio Loreti

Unione Culturale Democratica -  Sezione ANPI - Bordighera (IM),  Tel. +39 348 706 7688