venerdì 2 luglio 2021

I signori professori

Uno scorcio dell'Istituto scolastico di Sanremo (IM) citato in questo articolo

                                                                                       

Raggi di sole grigio in un cielo grigio, occhi grigi in
un viso grigio, foglie d’albero grigie come la cenere.
Non la vita ma l’ombra della vita. Non il movimento
della vita ma una specie di suo muto spettro. È
terribile a vedersi questo movimento di ombre,
nient’altro che ombre, spettri, fantasmi…

Maksim Gorkij

     Negli anni in cui fui prima allievo delle elementari - scolaro, come si dice - e poi studente delle medie inferiori e superiori, scoprii molte cose e vissi vivaci esperienze, come capita credo a tutti. Ma, per quanto mi riguarda, in gran parte fuori dall’istituzione scolastica. A scuola non imparai granchè, e anzi, in svariate occasioni, come già mi è capitato di raccontare, fui vessato da alcuni insegnanti. Erano tempi feroci, per dire, quelli dell’istituto commerciale a Sanremo. Le Demartini (Giuseppina, la bieca), le Mattioli, i Sacco, i don Bellotto, i Ferrero, le Carboni: che il diavoli se li porti!
     Sono personaggi e questioni che oramai i miei quattro lettori conosceranno un po’, anche se si potrebbero aggiungere ancor nuovi particolari e spiegarsi sempre meglio.
Questioni che mi sono tornate alla mente sfogliando un libriccino, il “Colombo”… c’è! (a cura di Fiammetta Ausonio e Dario Daniele, finito di stampare nel marzo 2020 nella Tipografia San Giuseppe di Taggia - non c’è altra indicazione editoriale), dedicato proprio a quella scuola in cui attraversai la palude delle medie superiori. Nel leggere il testo introduttivo del “Dirigente Scolastico - prof.ssa Elisabetta Bianchi” (e cominciamo a notare il simpatico uso delle maiuscole) si viene a sapere che nella pubblicazione sono “presentate diverse testimonianze di ex studenti, di docenti ed ex docenti, di coloro che hanno studiato e/o insegnato al “Colombo”; tutti con tanto affetto e con un po’ di nostalgia ripercorrono gli anni piacevoli trascorsi nell’Istituto…”.
     Tutto bello, che meraviglia. A scuola siamo veramente felici e spensierati.
     A dir il vero una contestazione studentesca affiora nel primo trimestre 1945-46, quando ci furono, verso la metà di novembre, due giorni di sciopero da parte degli studenti di due classi dell’Istituto, per mancanza di vetri alle finestre. Di questo avvenimento veniamo informati dalla circolare che il Preside Negro firma, dopo averla scritta probabilmente di suo pugno, anziché dettata, in data 14 novembre 1945. Lo scritto, rivolto direttamente agli studenti colpevoli, mette in evidenza con tono drammatico tutto lo sconcerto e la profonda amarezza di chi lo redige, a cui evidentemente stanno molto a cuore le vicende della scuola, soprattutto per quanto riguarda l’educazione e il comportamento degli alunni.

     Il comportamento sì, la mancanza di vetri evidentemente no.

     Un altro sciopero degli studenti verrà a turbare la vita della scuola, questa volta nel dicembre del 1947: una classe “si è astenuta compatta dalla lezione di ragioneria” per evitare un compito in classe prima delle vacanze di Natale. Da un apposito registro dei verbali veniamo a sapere che verranno puniti con cinque giorni di sospensione i due elementi che hanno capeggiato la sedizione, dei quali l’uno è definito “torbido elemento da tenere molto d’occhio” e l’altro “sciatto e ineducato”, predominante rispetto ai compagni “per la sua prestanza fisica”. Cinque giorni di sospensione anche alla studentessa che si è prestata, su incarico dei due, a fare da portavoce alle “insulse” proposte, come pure ad un altro studente, che le ha rumorosamente appoggiate “col suo fare più sciocco che scanzonato”. Gli altri alunni della classe verranno invece puniti con ammonizione privata e con “gli effetti sul voto di condotta”.   

Ma niente di che. Dario Daniele ci rassicurerà, non molte pagine dopo, che
     Al “Colombo” l’atteggiamento degli insegnanti con gli studenti si è, di norma, sempre distinto per una grande umanità, comprensione e disponibilità all’accoglienza.

     Il libretto presenta un profluvio di docenti tanto buoni e formativi, e va avanti attraverso una coltre di titoli accademici: la prof.ssa Linda Zappa, la prof.ssa Repetto, il prof. Persico, e altri Prof. e Prof.sse… In Italia ci sono usanze di grande formalismo, e ci si tiene tanto ai titoli, dentro e fuori l’istituzione in cui si lavora, ed un qualche titolo bisogna pur darlo a chiunque, e così se il brano iniziale, La storia dell’edificio, è contrassegnato con un “a cura dello storico Andrea Gandolfo”, il saluto del sindaco, nella pagina precedente, è attribuito al “sig. Alberto Biancheri”… povero sindaco… sigh…
     Ci sono comunque alcuni momenti di irresistibile comicità. L’uno è quello inserito proprio nella testimonianza del “Prof Dario Daniele”, quando entra in scena “il mitico Virgilio Crespi”, che porta i ragazzi a teatro “a vedere l’Enrico IV di Pirandello con protagonista l’attore Giorgio Albertazzi” o ai Musei Vaticani, ove accompagna la visita “con i suoi commenti puntuali e appassionati che ci descrivevano le meraviglie lì contenute”. Ad un certo punto il mitico muore, e Daniele racconta: “piansi due giorni di seguito, sentivo che mi era mancato un secondo padre”.
     Ora, come dice Carlo Emilio Gadda parlando di Ugo Foscolo, è fisiologicamente impossibile piangere per così tanto tempo. Trattasi di pianto retorico, dunque, ma queste cose lasciamole a Foscolo, appunto, che almeno vi ci sa destreggiare con una sua abilità.
     Un altro brano esilarante, quasi uno sketch - anche se nelle intenzioni dell’autrice aveva da essere tragico - è quello firmato dalla “Prof.ssa Antonietta Grasso”, la quale ci racconta di un “Preside incaricato” che vuol dotare la sala professori di “moderni armadietti in metallo che chiudevano male e che hanno provocato numerosi incidenti”. E subito si esemplifica. “Ricordo una collega di inglese che ricevette sul naso lo sportello sovrastante perché non chiudeva bene… Un’altra insegnante, volendo aprire con la sua chiavetta lo sportello, premette con forza perché questo proprio non si apriva, e le rimase imprigionato il dito nel buco della serratura che era sprofondata: si ferì seriamente…”.
     Questo è il massimo di critica politica a cui arriva il libercolo. La filosofia di base è quella che vuole gli studenti in dovere di stare zitti e composti, giacché i docenti sono tutti umani, autorevoli, carismatici. Nessun riferimento all’ipocrisia della scuola, al giudizio temerario a cui propendono molti docenti, all’essere trattati da imbecilli, alla lotta di classe - ovvero alla contestazione studentesca sviluppatasi fra gli anni ’60 e i ’70. E lì c’ero anch’io, e c’erano Loretta Marchi, Mauro Laura, Marcello Boeri, Daniele Vigna…
     E poi mancano tante altre cose. Non è citato un docente davvero capace com’era Cesare Trucco. Renzo Laurano, benché definito celebre poeta sanremese, è citato come il “prof. Luigi Asquasciati” la cui firma appare “in calce alle circolari, fra le firme apposte dai docenti per presa visione” e in un accenno poche pagine dopo, per un saggio pubblicato su un giornaletto scolastico. Ignorato del tutto Giuseppe Conte, anche se la strofe finale di Inverno. L’Insegnante (una poesia de Le stagioni) dice

La sciarpa da ufficiale di picchetto
di mio padre, il suo passo diritto
su per le scale di lavagna, nere.
«Eri un ragazzo, non dimenticarlo
il tuo sogno di allora
e quanto di esso si è compiuto poi
potrai insegnare il sogno? Sei
arrivato, guarda, la neve
è anche qui,
spalata ai margini del parcheggio
di Piazza Eroi.»

e ha tutta l’aria di riferirsi proprio all’edificio del Colombo (e Conte in una nota spiega: “…tornai a vivere in Liguria, a Sanremo, mi sposai senza l’idea di formare una famiglia, mi misi a insegnare controvoglia in una scuola per geometri”). Francesco Biamonti è rievocato in una paginetta biografica che, fra un “raccoglieva storie di varia umanità, contrassegnate dalla paura, dall’indolenza, da un’indefinibile angoscia” e “il trascolorare della luce”, il volto “illuminato da due occhi azzurri, profondi come il mare” e la “sofferta vita interiore”, ha tutta l’aria - magari ci sbagliamo, per carità - di essere una scopiazzatura di frasi ad effetto, tanto per dare l’impressione di saperla lunga.
     E come non rievocare qui, allora, per necessario contravveleno, il professor Aristogitone di Alto gradimento (“Quarand’anni di insegnamento, quarand’anni di duro lavoro”), a cui fa d’altronde eco la conclusione della “Prof.ssa Antonietta Grasso”: “Sono andata in pensione nel 1998, dopo 36 anni di onorata carriera tra i ragazzi”, e come non rievocare i versi finali di Galaxy Song dei Monty Python:

And pray that there’s intelligent life somewhere up in space
’Cause it’s bugger all down here of Earth


il cui senso è: speriamo ci sia vita intelligente nell’Universo perché qui sulla Terra siamo messi così e così.


Marco Innocenti, I signori professori
                                                                                                              Sanremo, marzo 2021

 

[ tra i lavori di Marco Innocenti: articoli in IL REGESTO, Bollettino bibliografico dell’Accademia della Pigna - Piccola Biblioteca di Piazza del Capitolo, Sanremo (IM); articoli in Mellophonium; Verdi prati erbosi, lepómene editore, 2021; Libro degli Haikai inadeguati, lepómene editore, 2020; Elogio del Sgt. Tibbs, Edizioni del Rondolino, 2020; Flugblätter (#3. 54 pezzi dispersi e dispersivi), Lo Studiolo, Sanremo (IM), 2019; articoli in Sanremo e l'Europa. L'immagine della città tra Otto e Novecento. Catalogo della mostra (Sanremo, 19 luglio-9 settembre 2018), Scalpendi, 2018; Flugblätter (#2. 39 pezzi più o meno d'occasione), Lo Studiolo, Sanremo (IM), 2018; Sandro Bajini, Andare alla ventura (con prefazione di Marco Innocenti e con una nota di Maurizio Meschia), Lo Studiolo, Sanremo, 2017; La lotta di classe nei comic books, i quaderni del pesce luna, 2017; Sanguineti didatta e conversatore, Lo Studiolo, Sanremo (IM), 2016; Sandro Bajini, Libera Uscita epigrammi e altro (postfazione di Fabio Barricalla, con supervisione editoriale di Marco Innocenti e progetto grafico di Freddy Colt), Lo Studiolo, Sanremo, marzo 2015; Enzo Maiolino, Non sono un pittore che urla. Conversazioni con Marco Innocenti, Ventimiglia, Philobiblon, 2014; Sull'arte retorica di Silvio Berlusconi (con uno scritto di Sandro Bajini), Editore Casabianca, Sanremo (IM), 2010; articolo in I raccomandati/Los recomendados/Les récommendés/Highly recommended N. 10 - 11/2013; Prosopografie, lepómene editore, 2009; Flugblätter (#1. 49 pezzi facili), lepómene editore, 2008; C’è un libro su Marcel Duchamp, lepómene editore, Sanremo 2008;  con Loretta Marchi e Stefano Verdino, Marinaresca la mia favola. Renzo Laurano e Sanremo dagli anni Venti al Club Tenco. Saggi, documenti, immagini, De Ferrari, 2006 ]