Di antica famiglia sanremasca e vissuto sempre in Liguria, Renzo Laurano (Luigi Asquasciati, Sanremo 1905 - Genova 1986) rimane, quale poeta, di ardua collocazione proprio all’interno di quella “linea ligure” che è d’uso riconoscere in un ruvido, essenziale, toccante esistenzialismo. Come ricorda Stefano Verdino presentando Marinaresca la mia favola. Renzo Laurano e Sanremo dagli anni venti al club Tenco, fastoso e indispensabile volume curato con Marco Innocenti e Loretta Marchi (De Ferrari editore, Genova 2006), egli stesso ne “menava vanto, anche per gusto di eccentricità”. Intervistato in proposito dalla scrittrice Minnie Alzona (per un testo, ripreso nell’attuale volume, che apparve su un oggi raro “libro bianco” della cultura genovese pubblicato da Sagep nel 1967) Laurano diceva apertamente “di non appartenere, e non ho da dolermene né da compiacermene, al «filone ligure»… I ligustici… schifano dalle loro poetiche vene il sangue infinitamente azzurro del mare, temono, arroccati a scogliere o accomodati su arenili o addentrati nell’entroterra, la Ligure nobiltà, difficile, antica contrastata e vasta del mare a perdita d’occhio”. Aggiungendo: “Nella mia poesia, che è tanto turbata inquieta e sommossa dal mio «mal di Liguria» o «amor di Liguria», il mare-mare, quel «mare in persona» io lo conosco benissimo”.
A Laurano interessava dunque poco esaurire la questione della sua estraneità alla “linea ligure” nei puri meandri dello stile e riteneva più congruo far risaltare una visione che metteva al centro di tutto l’orizzonte marino, al punto di sbilanciarsi non tanto a favore di qualche poeta ma di uno schietto e insuperato scrittore “di mare” come il sammargheritese Vittorio G. Rossi (“…come scrittore di mare, e tante volte molto bene di solo mare, il primato non soltanto ligure, ma italiano, va a Vittorio Giovanni Rossi”). Ciò detto, se pure è obbligatorio il richiamo all’eccentricità segnalato sopra, altrettanto lo è quello circa l’interesse portato da Laurano all’antica poesia trobadorica (rafforzato all’Università di Genova per il tramite di Alfredo Schiaffini). Con qualche circospezione va inteso viceversa l’ulteriore richiamo di Verdino (che pare poi contraddetto nel suo stesso ingente contributo su La lingua strana di R.L.) riguardo la “non del tutto compiuta coscienza novecentesca” di Laurano. Meglio (o più prudente) sarebbe argomentare su “un altro novecento” per il quale, più della sperimentazione, sono stati importanti compostezza e fluidità ritmica, nel qual caso si andrebbe a rimarcare, fra l’altro, la continuità della passione trobadorica con la personale esperienza di poesia e quel sostegno al mondo della canzone che portò Laurano nel circondario festivaliero di Sanremo e alla creazione del Club Tenco. Resta inteso che quanto viene offerto in Marinaresca la mia favola è una succulenta ricognizione critico-biografica - sospinta fin dentro la cultura ponentina del novecento - che vede i diversi e puntuali contributi (di Domenico Astengo, Andrea Aveto, Luigi Betocchi, Giovanni Choukhadarian, Agostino Contò, Alessandro Giacobbe, Angela Giorgetti, Marco Innocenti, Enzo Maiolino, Loretta Marchi, Saverio Napolitano, Stefano Verdino) accresciuti da inserimenti iconografici (dove si mostrano, fra l’altro, diverse foto delle belle donne corteggiate da Laurano, comprese le attrici Assia Noris e Isa Miranda) e documentari (fra l’altro carteggi con Vittorini, Montale, Fiumi, oltreché alcuni frammenti nei saggi, come nel caso di Betocchi). Un libro come questo, concepito nel centenario della nascita di Laurano, è la miglior risposta a una frase di Fausto Curi - colta (citata) nel fascicolo dedicato a Francesco Pastonchi dagli utilissimi quaderni della Fondazione Novaro - secondo la quale si muoverebbero troppe iniziative “per celebrare poeti che, per non corrompere i giovani”, sarebbe stato bene lasciare nell’oblio”.
Bruno Wolf in biblioteca dell'egoista, 2007
A Laurano interessava dunque poco esaurire la questione della sua estraneità alla “linea ligure” nei puri meandri dello stile e riteneva più congruo far risaltare una visione che metteva al centro di tutto l’orizzonte marino, al punto di sbilanciarsi non tanto a favore di qualche poeta ma di uno schietto e insuperato scrittore “di mare” come il sammargheritese Vittorio G. Rossi (“…come scrittore di mare, e tante volte molto bene di solo mare, il primato non soltanto ligure, ma italiano, va a Vittorio Giovanni Rossi”). Ciò detto, se pure è obbligatorio il richiamo all’eccentricità segnalato sopra, altrettanto lo è quello circa l’interesse portato da Laurano all’antica poesia trobadorica (rafforzato all’Università di Genova per il tramite di Alfredo Schiaffini). Con qualche circospezione va inteso viceversa l’ulteriore richiamo di Verdino (che pare poi contraddetto nel suo stesso ingente contributo su La lingua strana di R.L.) riguardo la “non del tutto compiuta coscienza novecentesca” di Laurano. Meglio (o più prudente) sarebbe argomentare su “un altro novecento” per il quale, più della sperimentazione, sono stati importanti compostezza e fluidità ritmica, nel qual caso si andrebbe a rimarcare, fra l’altro, la continuità della passione trobadorica con la personale esperienza di poesia e quel sostegno al mondo della canzone che portò Laurano nel circondario festivaliero di Sanremo e alla creazione del Club Tenco. Resta inteso che quanto viene offerto in Marinaresca la mia favola è una succulenta ricognizione critico-biografica - sospinta fin dentro la cultura ponentina del novecento - che vede i diversi e puntuali contributi (di Domenico Astengo, Andrea Aveto, Luigi Betocchi, Giovanni Choukhadarian, Agostino Contò, Alessandro Giacobbe, Angela Giorgetti, Marco Innocenti, Enzo Maiolino, Loretta Marchi, Saverio Napolitano, Stefano Verdino) accresciuti da inserimenti iconografici (dove si mostrano, fra l’altro, diverse foto delle belle donne corteggiate da Laurano, comprese le attrici Assia Noris e Isa Miranda) e documentari (fra l’altro carteggi con Vittorini, Montale, Fiumi, oltreché alcuni frammenti nei saggi, come nel caso di Betocchi). Un libro come questo, concepito nel centenario della nascita di Laurano, è la miglior risposta a una frase di Fausto Curi - colta (citata) nel fascicolo dedicato a Francesco Pastonchi dagli utilissimi quaderni della Fondazione Novaro - secondo la quale si muoverebbero troppe iniziative “per celebrare poeti che, per non corrompere i giovani”, sarebbe stato bene lasciare nell’oblio”.
Bruno Wolf in biblioteca dell'egoista, 2007
Nel 1938 su «Meridiano di Roma» Contini aveva firmato un articolo dal titolo Attualità di Laurano <25 in cui elogiava l’attività poetica dello scrittore sanremese e taceva, invece, sulla fama dell’inventore del Realismo lirico. Lo stesso Contini, qualche anno più tardi, aveva imputato a questo scritto la causa della rottura con Capasso, offeso dal silenzio dell’allievo. Già nel 1937 però ci doveva essere stato un qualche attrito tra i due visto che nello stesso anno Contini scrive a Laurano una lettera da Altare, dove si trovava per mansioni militari:
Caro Renzo,
Capasso è lurido come un accattone e quando mi trova mi asfissia di politica… […].
Largo “Ca - passo - io <26.
Per Contini la rottura con Capasso era stato un episodio doloroso, sul quale tornerà spesso anche in scritti successivi <27. A nulla doveva essere servita la lettera che Contini aveva detto di aver spedito a Capasso dal fronte albanese nel 1941 (come ricorda nel suo romanzo inedito <28) se, nel 1942, in un articolo apparso su «Meridiano di Roma» accusava:
Solo tu, Aldo Capasso, non stringesti la mano ch’io ti tendevo. Se alquanto rancore era sorto nel tempo di pace per una nostra polemichetta, tutto dovevi dimenticare quando io ti tesi la mano. E invano attesi una tua lettera nell’ospedaletto da campo n. 80 di Turan, e in quello di Valona, e di Napoli, ed ancora oggi io attendo. L’anima dell’uomo è imperscrutabile come lo sono le azioni di nostro Signore Gesù Cristo <29.
25 Ennio Contini, Attualità di Laurano, in «Meridiano di Roma», III, 8, 7 agosto 1938, p. IV.
26 Lettera autografa, scritta solo sul recto, datata 8 ottobre 1937 e inviata a Renzo Laurano da Altare. Il documento è conservato nel Fondo Renzo Laurano della Biblioteca civica «Francesco Corradi» di Sanremo, Epistolario b. 9, fascicolo 124.
27 In una lettera datata 7 ottobre 1977 (AC, dattiloscritta, autografa, su due fogli impiegati solo sul recto) indirizzata a Fidia Gambetti scriveva Contini, ormai a distanza di molti anni: «Circa il Capasso, esistenzialmente più incoerente di Laurano, anche se più sagace, il suo peccato maggiore è quello di odiare. Egli coltiva l’arte dell’odio. Perciò io fingo d’ignorarlo e lui finge d’ignorarmi. Viviamo a un tiro di schioppo l’uno dall’altro. Una collina ci separa. Ma è una collina che sembra un continente […]. Morii per Capasso nel 1938 quando comparve quell’articolo su «Meridiano di Roma» intitolato Attualità di Laurano».
28 «Appena potei tenere una penna in mano, scrissi una cartolina ad Aldo Capasso, una cartolina di pacificazione… Nutrivo nei suoi confronti un qualche rimorso… Lui s’era offeso perché sul “Meridiano di Roma” avevo scritto un lunghissimo articolo su Renzo Laurano e non su di lui… Ma perbacco, è vero che lui mi aveva scoperto, ma Laurano aveva fatto qualcosa di più… mi aveva lanciato. Aldo Capasso non rispose alla mia cartolina…» (AC, tratto dal romanzo inedito, primo dattiloscritto, p. 18).
29 Ennio Contini, Variazioni per un diario intimo, in «Meridiano di Roma», VII, 1, gennaio 1942, p. V.
Francesca Bergadano, «Il gioco irresistibile della vita». Ricerche su Ennio Contini (1914-2006): poeta, scrittore, pittore, Tesi di laurea, Università degli Studi Genova, Anno Accademico 2017-2018
Caro Renzo,
Capasso è lurido come un accattone e quando mi trova mi asfissia di politica… […].
Largo “Ca - passo - io <26.
Per Contini la rottura con Capasso era stato un episodio doloroso, sul quale tornerà spesso anche in scritti successivi <27. A nulla doveva essere servita la lettera che Contini aveva detto di aver spedito a Capasso dal fronte albanese nel 1941 (come ricorda nel suo romanzo inedito <28) se, nel 1942, in un articolo apparso su «Meridiano di Roma» accusava:
Solo tu, Aldo Capasso, non stringesti la mano ch’io ti tendevo. Se alquanto rancore era sorto nel tempo di pace per una nostra polemichetta, tutto dovevi dimenticare quando io ti tesi la mano. E invano attesi una tua lettera nell’ospedaletto da campo n. 80 di Turan, e in quello di Valona, e di Napoli, ed ancora oggi io attendo. L’anima dell’uomo è imperscrutabile come lo sono le azioni di nostro Signore Gesù Cristo <29.
25 Ennio Contini, Attualità di Laurano, in «Meridiano di Roma», III, 8, 7 agosto 1938, p. IV.
26 Lettera autografa, scritta solo sul recto, datata 8 ottobre 1937 e inviata a Renzo Laurano da Altare. Il documento è conservato nel Fondo Renzo Laurano della Biblioteca civica «Francesco Corradi» di Sanremo, Epistolario b. 9, fascicolo 124.
27 In una lettera datata 7 ottobre 1977 (AC, dattiloscritta, autografa, su due fogli impiegati solo sul recto) indirizzata a Fidia Gambetti scriveva Contini, ormai a distanza di molti anni: «Circa il Capasso, esistenzialmente più incoerente di Laurano, anche se più sagace, il suo peccato maggiore è quello di odiare. Egli coltiva l’arte dell’odio. Perciò io fingo d’ignorarlo e lui finge d’ignorarmi. Viviamo a un tiro di schioppo l’uno dall’altro. Una collina ci separa. Ma è una collina che sembra un continente […]. Morii per Capasso nel 1938 quando comparve quell’articolo su «Meridiano di Roma» intitolato Attualità di Laurano».
28 «Appena potei tenere una penna in mano, scrissi una cartolina ad Aldo Capasso, una cartolina di pacificazione… Nutrivo nei suoi confronti un qualche rimorso… Lui s’era offeso perché sul “Meridiano di Roma” avevo scritto un lunghissimo articolo su Renzo Laurano e non su di lui… Ma perbacco, è vero che lui mi aveva scoperto, ma Laurano aveva fatto qualcosa di più… mi aveva lanciato. Aldo Capasso non rispose alla mia cartolina…» (AC, tratto dal romanzo inedito, primo dattiloscritto, p. 18).
29 Ennio Contini, Variazioni per un diario intimo, in «Meridiano di Roma», VII, 1, gennaio 1942, p. V.
Francesca Bergadano, «Il gioco irresistibile della vita». Ricerche su Ennio Contini (1914-2006): poeta, scrittore, pittore, Tesi di laurea, Università degli Studi Genova, Anno Accademico 2017-2018
“La Pigna”. Mi sembra che non si possa dir meglio per un denso di case, terrazza con terrazza, in ascesa lungo un ripido cono, ché questo è il plastico della vecchia Sanremo.
Ma per i naviganti la montagna è sfumata e la chiesa che si vede è la Madonna della Costa. Forse la chiamarono così i capitani e i marinai. Anche le case dal mare sembrano volte frettolosamente a quel traguardo.
Sul mare delicato passano intanto amorosi tremori. I flutti si rincorrono a coppie, e questo che giunge abbraccia e liscia quello che si sdraiò sull’arena.
Renzo Laurano
Ma per i naviganti la montagna è sfumata e la chiesa che si vede è la Madonna della Costa. Forse la chiamarono così i capitani e i marinai. Anche le case dal mare sembrano volte frettolosamente a quel traguardo.
Sul mare delicato passano intanto amorosi tremori. I flutti si rincorrono a coppie, e questo che giunge abbraccia e liscia quello che si sdraiò sull’arena.
Renzo Laurano
Lettera 334
Roma 10 settembre [19]56
Carissimo Oreste [Macrì],
sto aspettandoti di giorno in giorno, giusto quanto mi dicesti nella tua cartolina, circa la ripresa degli esami.
[...] A proposito di conferenze, ho avuto, tramite Laurano <2, l’invito a Genova per la fine di novembre, sul tema che conosci <3. E sono grato a te per l’occasione di lavorare su un argomento che mi sta a cuore e per il compenso
che me ne verrà.
Fatti vivo. Un caro saluto, anche da Piera, ad Albertina (libera); un abbraccio di cuore a te
Giacinto [Spagnoletti]
Niente ancora da Lecce, sulla faccenda dell’incarico <4, che mi riguardi. è...]
Lettera dattiloscritta, ad eccezione della firma e dell’ultimo periodo. Busta mancante.
[NOTE]
2 Il riferimento è al poeta ligure Renzo Laurano, nome d’arte di Luigi Asquasciati.
3 Probabilmente un convegno sull’ermetismo (cfr. la lettera 346).
4 Verisimilmente Spagnoletti sperava di ottenere un incarico presso la neonata (’55) Università del Salento.
(a cura di) Andrea Giusti, «Si risponde lavorando». Lettere 1941-1992 / Oreste Macrí-Giacinto Spagnoletti, Firenze, Firenze University Press, 2019
Roma 10 settembre [19]56
Carissimo Oreste [Macrì],
sto aspettandoti di giorno in giorno, giusto quanto mi dicesti nella tua cartolina, circa la ripresa degli esami.
[...] A proposito di conferenze, ho avuto, tramite Laurano <2, l’invito a Genova per la fine di novembre, sul tema che conosci <3. E sono grato a te per l’occasione di lavorare su un argomento che mi sta a cuore e per il compenso
che me ne verrà.
Fatti vivo. Un caro saluto, anche da Piera, ad Albertina (libera); un abbraccio di cuore a te
Giacinto [Spagnoletti]
Niente ancora da Lecce, sulla faccenda dell’incarico <4, che mi riguardi. è...]
Lettera dattiloscritta, ad eccezione della firma e dell’ultimo periodo. Busta mancante.
[NOTE]
2 Il riferimento è al poeta ligure Renzo Laurano, nome d’arte di Luigi Asquasciati.
3 Probabilmente un convegno sull’ermetismo (cfr. la lettera 346).
4 Verisimilmente Spagnoletti sperava di ottenere un incarico presso la neonata (’55) Università del Salento.
(a cura di) Andrea Giusti, «Si risponde lavorando». Lettere 1941-1992 / Oreste Macrí-Giacinto Spagnoletti, Firenze, Firenze University Press, 2019
Lettera 338
Firenze 11 ottobre 1956
Caro Giacinto [Spagnoletti],
torno dalla Biennale, che mi ha disgustato, come fa rivoltare qualunque spettacolo dell’avanguardia diventata accademia <1. Ma gli organizzatori non hanno colpa; la pittura oggi è quella che è: non fa paura, ecco tutto.
Notevolissima è invece la mostra di Carracci a Bologna <2, per quanto non sia persuaso di un transito dal manierismo al barocco oltre le forme esterne: categoria stilistico-estetica è una assoluta novità.
Ti ringrazio, vi ringrazio di cuore dell’invito che non posso accettare; avresti dovuto prevederlo, se già a Laurano dissi di no <3.
Sono molto oberato di lavoro; non ho un istante da dedicare ad altro.
Guarda che tornerò a Roma il mese di dicembre, come ti scrissi nell’ultima cartolina <4. Scrivo subito per te a Vallone <5.
L’abbraccio del tuo
Oreste [Macrì]
Lettera manoscritta. Busta mancante.
[NOTE]
1 Macrí allude alla 28° edizione della Biennale veneziana, che nel ’56 ospitava opere di: Alvar Aalto, Afro, Bernard Buffet, Enrico Cajati, Francesco Caserati, Lynn Chadwick, Sandro Cherchi, Pietro Consagra, Eugène Delacroix, Josef Dobrowsky, Pablo Gargallo, Richard Gerstl, Emilio Greco, Juan Gris, Renato Guttuso, Hans Hartung, Bernhard Heiliger, Hilary Heron, Ivon Hitchens, Joseph Kutter, Romeo Mancini, Onofrio Martinelli, Aldemir Martins, Piet Mondrian, Ernst Wilhelm Nay, Emil Nolde, Fausto Pirandello, Filippo De Pisis, Arnaldo Pomodoro, Giò Pomodoro, Giovanni Pontini, Miodrag Protic, Toni Stadler, Hans Staudacher, Wilhelm Thöny, Joaquín, Torres-García, Arturo Tosi, Auguste Tremont, Emilio Vedova, Jacques Villon, Pasquale Vitiello, Fritz Winter, Rik Wouters.
2 La mostra dedicata ai fratelli Carracci si svolte nel bolognese palazzo dell’Archiginnasio dal 1° settembre al 31 ottobre ’56: cfr. Catalogo critico, a cura di Gian Carlo Cavalli, con una nota di Denis Mahon, saggio introduttivo di Cesare Gnudi, Bologna, Alfa 1956. Su Macrí e l’arte cfr. il macriano Scritti d’arte. Dalla materia alla poesia (cit.). 3 L’allusione è alla romana conferenza sulla Situazione della critica italiana oggi (cfr. la lettera 334).
4 Cfr. la lettera 336.
5 Cfr. la lettera 334.
Andrea Giusti, Op. cit.
Firenze 11 ottobre 1956
Caro Giacinto [Spagnoletti],
torno dalla Biennale, che mi ha disgustato, come fa rivoltare qualunque spettacolo dell’avanguardia diventata accademia <1. Ma gli organizzatori non hanno colpa; la pittura oggi è quella che è: non fa paura, ecco tutto.
Notevolissima è invece la mostra di Carracci a Bologna <2, per quanto non sia persuaso di un transito dal manierismo al barocco oltre le forme esterne: categoria stilistico-estetica è una assoluta novità.
Ti ringrazio, vi ringrazio di cuore dell’invito che non posso accettare; avresti dovuto prevederlo, se già a Laurano dissi di no <3.
Sono molto oberato di lavoro; non ho un istante da dedicare ad altro.
Guarda che tornerò a Roma il mese di dicembre, come ti scrissi nell’ultima cartolina <4. Scrivo subito per te a Vallone <5.
L’abbraccio del tuo
Oreste [Macrì]
Lettera manoscritta. Busta mancante.
[NOTE]
1 Macrí allude alla 28° edizione della Biennale veneziana, che nel ’56 ospitava opere di: Alvar Aalto, Afro, Bernard Buffet, Enrico Cajati, Francesco Caserati, Lynn Chadwick, Sandro Cherchi, Pietro Consagra, Eugène Delacroix, Josef Dobrowsky, Pablo Gargallo, Richard Gerstl, Emilio Greco, Juan Gris, Renato Guttuso, Hans Hartung, Bernhard Heiliger, Hilary Heron, Ivon Hitchens, Joseph Kutter, Romeo Mancini, Onofrio Martinelli, Aldemir Martins, Piet Mondrian, Ernst Wilhelm Nay, Emil Nolde, Fausto Pirandello, Filippo De Pisis, Arnaldo Pomodoro, Giò Pomodoro, Giovanni Pontini, Miodrag Protic, Toni Stadler, Hans Staudacher, Wilhelm Thöny, Joaquín, Torres-García, Arturo Tosi, Auguste Tremont, Emilio Vedova, Jacques Villon, Pasquale Vitiello, Fritz Winter, Rik Wouters.
2 La mostra dedicata ai fratelli Carracci si svolte nel bolognese palazzo dell’Archiginnasio dal 1° settembre al 31 ottobre ’56: cfr. Catalogo critico, a cura di Gian Carlo Cavalli, con una nota di Denis Mahon, saggio introduttivo di Cesare Gnudi, Bologna, Alfa 1956. Su Macrí e l’arte cfr. il macriano Scritti d’arte. Dalla materia alla poesia (cit.). 3 L’allusione è alla romana conferenza sulla Situazione della critica italiana oggi (cfr. la lettera 334).
4 Cfr. la lettera 336.
5 Cfr. la lettera 334.
Andrea Giusti, Op. cit.
Renzo Laurano, nome d’arte di Luigi Asquasciati, è uno fra gli illustri letterati cittadini di Sanremo (IM), dove nacque il 2 febbraio 1905.
La sua famiglia, una delle più in vista di Sanremo, aveva dato alla città un sindaco, lo zio Bartolomeo Asquasciati, ed una Banca, diretta dal padre, un istituto impegnato sul fronte dell’edilizia, del governo della città e dei traffici commerciali, anche con l’estero.
Venne premiato assieme a Diego Valeri e Giuseppe Ungaretti alla XIX Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 1937.
Intrattenne una fitta corrispondenza con Ungaretti, Montale, Quasimodo ed autori stranieri della taglia di Paul Valéry, più volte oratore ai Lunedì Letterari del Casinò di Sanremo, che Laurano frequentava assiduamente.
Partecipò alla fondazione dell’Université conoscendo i più attivi esponenti della letteratura europea come Jean Cocteau.
Ricevette il titolo di Accademico dell’Istituto di Coimbra per le lettere neo-latine.
Le poesie di Laurano trovarono spazio su antologie letterarie e scolastiche nazionali con innumerevoli traduzioni in parecchi paesi del mondo.
Combattè sul fronte russo durante l’ultimo conflitto mondiale.
Tornata la pace, Laurano riprese l’insegnamento al Liceo Cassini di Sanremo, inframmezzato dalla rinnovata e feconda attività letteraria con Carlo Galasso, animando le due edizioni del Premio Rubino di letteratura per l’infanzia assieme a Bonaventura Tecchi, Sergio Tofano e Gianni Rodari.
Curò (1965) un’antologia, Le cinque guerre: poesie e canti, con la prefazione di Salvatore Quasimodo.
Laurano siglò anche altre importanti pubblicazioni.
La sua opera letteraria è monumentale e conta saggi sulla poesia
provenzale e la traduzione di testi anche poco noti, tra i quali quella delle Satire di Aulo Persio Flacco.
Alla sua morte, avvenuta nel 1996, lasciò in Sanremo alla Biblioteca
Civica i 4600 volumi della sua biblioteca, le oltre 7000 lettere del suo
epistolario, annate intere delle più importanti riviste letterarie del
periodo 1930-1980, l’importante
carteggio Phillipson-Garibaldi *, ed al Museo Civico * una
gran quantità di quadri antichi e moderni, antiche stampe, cimeli
garibaldini, molti provenienti dalle eredità familiari.
Alfredo Moreschi
* Fondo Renzo Laurano
Carattere letterario
Consistenza: volumi 4500 ; riviste 57
La Biblioteca di San Remo ricevette in donazione nel 1986 la biblioteca privata del poeta sanremese Renzo Laurano (pseudonimo di Luigi Asquasciati) (1905-1986). La raccolta è di particolare pregio per la molteplicità dei materiali contenuti: libri, riviste e documenti relativi alla sua attività poetica ivi compresi carteggi con i più importanti protagonisti del panorama letterario del novecento, ma anche fotografie, cartoline, collezioni di dipinti e stampe, ora conservati nel Museo civico cittadino.
Per quanto riguarda la ricca biblioteca sono da segnalare i volumi (in gran parte autografati) dei poeti contemporanei; i volumi di poesia provenzale; la raccolta di riviste letterarie del ‘900 e una sezione di libri rari e di pregio editi tra il 1600 e il 1800. Nel lascito pervenuto alla biblioteca vi è anche una piccola ma preziosa raccolta di volumi appartenuti alla poetessa inglese Caroline Phillipson, amica di Garibaldi, vissuta a San Remo alla fine del 1800, la cui collezione fu ereditata da Laurano dal nonno che fu sindaco di San Remo.
I volumi catalogati sono 2600 consultabili in sede e riguardano la parte relativa alla poesia e alla letteratura. Le notizie bibliografiche del Fondo Laurano sono reperibili, oltre che presso la nostra sede di Biblioteca Comunale, anche attraverso la consultazione del catalogo informatizzato della Biblioteca.
Carattere letterario
Consistenza: volumi 4500 ; riviste 57
La Biblioteca di San Remo ricevette in donazione nel 1986 la biblioteca privata del poeta sanremese Renzo Laurano (pseudonimo di Luigi Asquasciati) (1905-1986). La raccolta è di particolare pregio per la molteplicità dei materiali contenuti: libri, riviste e documenti relativi alla sua attività poetica ivi compresi carteggi con i più importanti protagonisti del panorama letterario del novecento, ma anche fotografie, cartoline, collezioni di dipinti e stampe, ora conservati nel Museo civico cittadino.
Per quanto riguarda la ricca biblioteca sono da segnalare i volumi (in gran parte autografati) dei poeti contemporanei; i volumi di poesia provenzale; la raccolta di riviste letterarie del ‘900 e una sezione di libri rari e di pregio editi tra il 1600 e il 1800. Nel lascito pervenuto alla biblioteca vi è anche una piccola ma preziosa raccolta di volumi appartenuti alla poetessa inglese Caroline Phillipson, amica di Garibaldi, vissuta a San Remo alla fine del 1800, la cui collezione fu ereditata da Laurano dal nonno che fu sindaco di San Remo.
I volumi catalogati sono 2600 consultabili in sede e riguardano la parte relativa alla poesia e alla letteratura. Le notizie bibliografiche del Fondo Laurano sono reperibili, oltre che presso la nostra sede di Biblioteca Comunale, anche attraverso la consultazione del catalogo informatizzato della Biblioteca.
Comune di Sanremo