giovedì 10 dicembre 2020

Passeurs

Uno scorcio della frontiera di Ponte San Luigi tra Mentone e Ventimiglia (IM)

“Guardò fuori, c’era una fetta di luna, ma anche nuvolaglia grigiastra in cielo, che forse avrebbe rlcoperto quel noioso pezzo di luna. Indicò agli  uomini quattro sentieri diversi, che facendo giri si ritrovavano tutti ai piedi del colle più alto, che avrebbero dovuto salire.” (Guido Seborga “Una notte al confine”, Corriere Mercantile, 12 agosto 1959) 
 

…..“sono le una - disse - direi che si potrebbe partire”……Uscirono nella notte in tre ore andando forte si poteva giungere al passo,….vide in fondo valle Grimaldi, il ponte Saint Louis;…sentì di fronte a sè l’alto pezzo nero della montagna ,.. ”( Guido Seborga, “Contrabbandiere”, Corriere della Liguria, 22 settembre 1956)

 

“Tutti dicono che Stella è anche una buona ”guida” per i passaggi di frontiera senza i documenti regolari, via monte perché è più sicura della via mare dove un guardacoste può più facilmente mettere in difficoltà e individuare i clandestini. I liguri chiamano feni­cotteri” quei meridionali che in gruppo, senza docu­menti e carte di lavoro, cercano di espatriare…” (G. Seborga, “I Barboni del mare”, Corriere Mercantile, 17 novembre 1960)

 

Giovanni non è soltanto abile in mare, ma anche sulle colline e in montagna nessuno gli sta dietro; e co­nosce i passaggi e i colli meglio di ogni altro. Pro­prio per queste qualità….” (Guido Seborga, ” Storia di uomini del paese vecchio”, 8 aprile 1959)

 

“…ma i fenicotteri non hanno tempo per pensare a queste cose, devono emigrare …e la guida o le guide..conoscono tutti i luoghi meglio di chiunque, …I valichi sono di preferenza superati di notte, in quelle notti senza luna, favorevoli ai passaggi clandestini, è così ampio il retroterra, neppure un’intera armata potrebbe controllarlo tutto,… (Guido Seborga, “Il passaporto delle ginestre”, Corriere Mercantile,11 novembre 1959)

 

Seborga in questi racconti narra episodi e situazioni legati alla  fine degli anni 50 durante l’immigrazione dei calabresi in Liguria e i loro tentativi di passare in Francia. La loro condizione era quella di disperati che non conoscono il territorio e non sanno come muoversi.

Il ciclo della storia sembra ripetersi con  uomini,  situazioni e tempi diversi : gli oppositori al regime negli anni del fascismo, i nostri meridionali che cercano lavoro in Francia, gli espatriati algerini e tunisini, rappresentano realtà sociali e culturali differenti ma i passaggi e gli attraversamenti sono quelli noti agli esperti della montagna da secoli.

Seborga e Biamonti raccontano di uomini che accompagnano i fuggiaschi oltre confine con abilità e conoscenza del territorio. Sono i passeurs, coloro che guidano gli emigranti clandestini oltre frontiera (secondo la definizione del dizionario francese-italiano). Oggi questa stirpe è ormai quasi scomparsa, ma i migranti da soli o con altre guide forse più improvvisate e con meno scrupoli e esperienza tentano il passaggio illegale spinti dalla loro situazione angosciosa.

 

“Prese una mulattiera che saliva in una gola buia e raggiunse un dosso di pietrischi. Lo aggirò e riprese a salire per le fasce di Aùrno.

<Ne abbiamo fatto del cammino insieme, - pensava salendo, - ne abbiamo conosciuti nomadi e viandanti. Eravamo due passeurs onesti, lui di mestiere io a tempo perso. Non abbiamo mai lasciato nessuno di qua del confine >. “ (Francesco Biamonti, Vento Largo, Einaudi 1991)

 

Laura Hess, 22 aprile 2011