Il Rio Carne a Pigna (IM) |
È risaputo che invecchiando si torna bambini.
Qualche tempo fa io e la piccola Vittoria siamo andate ad esplorare il territorio pignasco.
Anni che non tornavo da quelle parti.
Dopo aver percorso da Nord a Sud la lunga processione di case, in salendo e in scendendo, siamo giunte alla casa castello che chiude il centro abitato.
Un suono amato ruscellante, annunciava un rio.
Tre giovani ragazze stavano inoltrandosi in una strada che si perdeva nel verde e nel bosco.
Istintivamente le abbiamo seguite a distanza.
Naturalmente a causa del mio andare lento per non perdere tutto ciò che ci circondava le abbiamo perse di vista.
La piccola Vittoria decideva senza saperlo che quella strada ci avrebbe condotto al Rio Carne con le sue meraviglie segrete, un luogo che sapeva desideravo scoprire.
Con fatica ma in buona compagnia di orchidee Barlie con i loro candelabri rosati, di gemme nuove sugli alberi in attesa di esplodere, di Polmonarie dalle foglie maculate, Salvie sclaree e mimose a macchiare le colline di luce dove il sole non era ancora arrivato, proseguivamo già appagate.
Ad accoglierci infine il delicato ponte medievale a schiena d’asino senza la protezione dei parapetti.
Chissà se i muli e gli asini carichi avranno sofferto di vertigine?
Consumato dal tempo sembrava sostenuto degli intrecci delle edere.
Un ponte che era un invito un invito a proseguire per poter gettare giù uno sguardo.
E sotto, pozze turchesi dentro gli scogli levigati che erano simili alle valve delle conchiglie.
Un invito a rannicchiarsi lì dentro.
La scenografia intorno non poteva essere più bucolica.
I rami degli alberi ancora spogli di ontani, fichi, carpini levigati riflettevano la luce.
Avevamo ancora scovato nella nostra Valle la bellezza nascosta.
Che gioia, a me saltellava il cuore e a lei brillavano gli occhi.
Io con il passaporto della terza età e lei piccola ed avventata.
Oltre non abbiamo proseguito.
La giornata si concludeva con un cielo color Tiepolo.
Un ultimo dono che aveva colmato il cuore già pago delle due esploratrici.
Gris de lin