domenica 6 luglio 2025

La vita sociale si è ridotta o spostata nel vicino centro di Imperia

Pontedassio (IM): Piazza San Pietro

Vittorio Coletti, professore emerito dell'Università di Genova, è stato docente in atenei italiani e stranieri, linguista, storico della lingua, lessicografo, grammatico, accademico della Crusca. Ha pubblicato oltre cento titoli, tra libri e saggi. Ha collaborato con le pagine liguri di 'la Repubblica'.
Caro Professore, ci parli un po' della sua famiglia, se non le spiace.
La famiglia materna era di Pontedassio, in passato di discreto censo, basato su terre e fabbricati, come usava una volta. Ma la sua prosperità, già più che dimezzata dalle divisioni successorie, era stata ulteriormente ridotta dalle vendite di necessità. Non di meno, il fratello di mia madre, lo zio Carlo, poté studiare e divenne un alto funzionario della Banca popolare di Novara e la sorella, la zia Menuccia, ebbe l'istruzione sufficiente per essere assunta come impiegata dalle Poste dove lavorò sino alla pensione.
Mia madre, Giovanna, si dedicò invece ai quattro figli, di cui io sono l'ultimo. Mio padre, Paolo, era di famiglia lombarda per via paterna, del varesotto, ed era presto rimasto orfano dei genitori e non molto dopo senza nessuno dei tre fratelli: uno, molto più vecchio di lui, morto in seguito alle ferite riportate nella prima guerra mondiale, le due sorelle uccise ancor giovani dalla tubercolosi. Mio padre si fece letteralmente da sé e praticò diversi mestieri. La seconda guerra fu una durissima prova per lui, perché, avendo firmato a favore del locale ospedale. di cui era segretario, la donazione dei mobili della sede del Fascio chiusa nell'estate del '43, fu poi schedato dai tedeschi occupanti come antifascista e ostaggio da catturare e uccidere in caso di rappresaglie. Avvertito da una giovane cugina, riuscì a fuggire e rimase alla macchia fino al '45, dopo mesi di paure, avventure e fame. Al ritorno, con grande preoccupazione di mia madre, papà, tanto ostile al fascismo quanto diffidente del comunismo, si diede alla politica nella Democrazia Cristiana e fu a lungo saggio e disinteressato amministratore del suo paese. Per anni fece il vicesindaco, ma sindaco di fatto, perché il sindaco, un autorevole ammiraglio, viveva a Roma e veniva a Pontedassio giusto un paio di volte l'anno (incredibile oggi …).
Come un po' ovunque, il paesaggio sociale e urbano di Pontedassio è stato a un modo sino a tutti gli anni Cinquanta e poi è cambiato radicalmente. Negli anni Cinquanta, quelli della mia infanzia, un carro ci portava ogni giorno il latte, le barre di ghiaccio per conservare i cibi e solo verso la fine del decennio fu sostituito da un non più veloce camioncino; una pastorella veniva a vendere la ricotta, una vecchina i fagioli di Conio e un ex frate, sempre molto pio, il formaggio; un mendicante zoppo si presentava ogni due settimane arrivando a piedi con le stampelle da Diano Arentino lungo una mulattiera.
Pur essendo la mia famiglia di condizioni modeste, il costo del lavoro era così basso che si poteva permettere degli aiutanti, in casa e in campagna: una donna veniva alcuni giorni della settimana per il grande bucato, un'altra per alleggerire un po' nei lavori di casa mia madre, sempre impegnata a sfamare quattro figli e un marito di ottimo appetito; una coppia di marito e moglie, piemontesi, lavorava nelle nostre campagne. In scuola ci si scaldava con una stufa a legna e c'erano dei bambini bravissimi ad accenderla e alimentarla (io purtroppo non ero tra questi). La chiesa e la religione erano il centro della vita sociale, tanto più per i miei, specie per la mamma, molto devota e praticante. Le feste religiose (San Pietro in aprile, Santa Margherita in luglio) erano anche laiche, con balli e cene all'aperto.
Con gli anni Sessanta è cambiato tutto, come si sa, anche a Pontedassio. Il paese si è trasformato; la strada nazionale, prima spesso usata anche come campo di calcio o di pallone elastico, si è riempita di automobili rumorose, pericolose e ingombranti; la vita sociale si è ridotta o spostata nel vicino centro di Imperia; la gente ha cominciato a parlare solo in italiano e a non salutarsi più per strada; abitare nel centro del paese, un tempo luogo di prestigio, è sempre meno ambito e chi può si costruisce una villetta in collina e di fatto ignora il paese.
Durante il corso di studi da qualche insegnante avrà avuto una particolare lezione di vita, oltre che disciplinare.
Al liceo solo dal professore di religione, un avvocato e prete di grande qualità umana e apertura culturale. Ricordo però anche i docenti più giovani e supplenti, come lo scrittore Beppe Conte, che interessò con le sue lezioni me e i miei compagni assai più del precedente titolare, che, essendo sindaco della città, si dedicava assai poco all'insegnamento. Tra i professori più bravi, debbo anche menzionare quello di greco, Antonio Battegazzore, cui la mia perenne agitazione dava ai nervi, ma che mi dava anche dei bei voti: anni dopo l'ho ritrovato in università come collega, di cui, curiosamente, ero un po' più anziano dal punto di vista accademico. [...] 
Gian Luigi Bruzzone, Intervista/ Vittorio Coletti dal 'clan dei ponentini' al gotha dei linguisti... L'infanzia a Pontedassio, Trucioli. Blog della Liguria e Basso Piemonte, 28 luglio 2022 

martedì 1 luglio 2025

Il Partito comunista nizzardo concordava sulla proposta di dar vita a gruppi di lavoro

Nizza: rue Bonaparte, dove un tempo aveva la sede la Federazione del Partito comunista delle Alpi Marittime

All'inizio del 1989 il Comitato federale del Pci di Imperia aveva approvato un documento impegnativo che nelle intenzioni doveva porre basi per un salto di qualità dell'iniziativa politica del partito nel Ponente Ligure. Con ambizione e un po' di presupponenza l'avevamo intitolato "Progetto di Polo transnazionale. L'opportunità del Ponente ligure    per gli anni duemila".
Redigere il documento era costato non poca fatica, che ricordo assai bene per essermi sobbarcato gran parte dell'impegno per darvi corpo; ma ne era valsa la pena in quanto eravamo riusciti a sintetizzare le proposte politiche che avrebbero caratterizzato il Pci nella provincia di confine. Non eravamo partiti da zero per definire i nostri punti di vista, ma avevamo prodotto uno sforzo di elaborazione per corrispondere in modo appropriato alla realtà che stava mutando.
Il documento enucleava in dieci punti le scelte che erano state alla base dei diversi fallimenti della politica regionale del Pci, a partire dalla strategia che puntava sulla priorità dell'area centrale Genova-Savona e concludere con la mancanza di politiche innovative. Avevamo intravvisto, come anche i nizzardi, in modo speculare, avessero problemi di emarginazione rispetto a Marsiglia, come noi avevamo già sperimentato con Genova.
Denunciavamo le responsabilità dell'imprenditoria ligure che aveva privilegiato la rendita, condannando conseguentemente al mancato sviluppo il nostro territorio. Nel Ponente la regressione padronale si era identificata con la difesa della mezzadria e della rendita urbana, frutto della speculazione edilizia.
Con il passare degli anni si era costruita una tela di interessi parassitari tutelati dalla Dc e dal suo sistema di alleanze, un sistema che aveva favorito l'intreccio tra mondo della politica, mafia, logge d'affari, come le vicende Teardo e Casino avevano chiaramente esplicitato.
Il credito veniva gestito con priorità esterna al nostro territorio. Alcune migliaia di persone, inoltre, erano strutturalmente interessate al proliferare dell'economia criminale se teniamo presente che il mercato della droga si calcolava movimentasse un giro d'affari dell'ordine di cento miliardi di lire.
Eravamo consci, come Pci, che con la crisi del pentapartito, una forza di sinistra doveva proporre soluzioni alternative per favorire la modernizzazione di un Polo fortemente integrato tra Ponente ligure, basso Piemonte e Sud-Est francese, presupposto per un'efficace inversione di rotta. E quindi per quello che riguardava noi, una riforma elettorale che garantisse la rappresentanza con scelte del territorio e una riforma della finanza locale che attribuisse la prevalenza delle risorse ai comuni e una politica di partnership tra i diversi livelli istituzionali.
Il documento individuava, per le scelte successive, la formazione di un organismo sovranazionale per determinare e coordinare le opzioni fondamentali del Polo transfrontaliero. I giovani e l'occupazione qualificata dovevano diventare la stella polare della nuova politica.
La proposta enunciava alcuni progetti, come l'istituzione dell'Università del Ponente ligure, la riforma del Festival della Canzone in sintonia con una nuova politica turistica, l'impiego dei proventi della Casa da gioco per grandi scelte strategiche e favorenti l'arte e la cultura, la costituzione di grandi centri per la fornitura di servizi alle piccole e medie aziende, la revisione della politica regionale per l'istruzione professionale, l'istituzione del "salario sociale", il favorire l'autoimpresa giovanile nei settori innovativi e infine dar vita a una Costituente per il rilancio industriale.
Nella seconda parte del documento venivano individuate le principali questioni su cui esisteva una forte comunanza delle diverse aree come la politica di tutela e valorizzazione dell'ambiente, con la realizzazione del Parco delle Alpi Marittime e la politica del mare, la custodia e il coordinamento contro gli incendi boschivi, la politica dei collegamenti per superare i ritardi e includervi anche il cabotaggio.
L'elencazione proseguiva con la lotta alla criminalità organizzata e il controllo delle Case da gioco per colpire il riciclaggio di denaro sporco. Centrale diventava la politica del lavoro e la difesa dei diritti dei lavoratori a partire dalla priorità del collocamento pubblico e la revisione della Convenzione italo-monegasca, la rivendicazione dello Statuto internazionale dei lavoratori migranti da parte della Cee e il dare vita a Centri di tutela per le minoranze e organizzare un Centro studi di informazione della cultura islamica. 
Il Mercato dei fiori di Sanremo poteva diventare, secondo il documento, un riferimento anche per la produzione dei fiori coltivati nella regione Paca. Sarebbe stato opportuno, inoltre, dare vita al coordinamento dei rispettivi piani sanitari e sviluppare la politica di cooperazione, così come una nuova politica bancaria. Si dovevano incentivare gli studi sulle modalità di integrazione del mercato transfrontaliero, così come i vasti temi culturali e tutte le forme di bilinguismo.
Per approdare alla Convenzione dei territori del Polo italo-francese si auspicava il maggior numero di incontri tra organizzazioni politiche, sociali, sindacali e produttive.
Nel giugno di quell'anno l'Europa era stata al centro del dibattito politico in quanto si erano svolte le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e, soprattutto in occasione della tornata elettorale, si era tenuto un referendum per conferire il mandato costituente al Parlamento stesso.
Ritenevamo, noi comunisti del Ponente, che fosse opportuno inserire nel dibattito sui temi europei la proposta di costituire un Polo transfrontaliero. Sempre in quell'anno la Festa nazionale de l'Unità si svolgeva a Genova e avevamo approfittato dell'occasione per fissare un incontro con i socialisti francesi delle Alpi Marittime nell'ambito della Festa stessa.
Avevamo presentato la proposta di Polo transnazionale con la conseguente necessità di dar vita uno specifico gruppo di lavoro. Anche in Costa Azzurra, ci riferivano i nostri interlocutori, l'economia mostrava segni di difficoltà, ma aveva speranze sullo sviluppo di Sophia Antipolis, un polo intellettuale che avrebbe calamitato giovani intelligenze. Anche sul versante francese era all'ordine del giorno il problema dei collegamenti.
Il segretario socialista Colonna aveva manifestato la gioia, aveva detto proprio così, con cui avevano accolto il nostro invito, riconoscendo che i partiti italiani erano più flessibili che non in Francia dove le relazioni tra il Partito comunista e quello socialista non erano ottimali. In quanto socialisti, continuava il segretario, dovevano tener conto della presenza del Psi, ma ciò non avrebbe impedito i rapporti tra i nostri partiti per riflettere sulla proposta di costituzione di un Polo transfrontaliero. Il segretario socialista teneva a sottolineare come la destra francese avesse connotazioni politiche vicine al fascismo e in Costa Azzurra tale realtà fosse assai pesante in quanto la destra fruiva di una situazione di monopolio.
Pochi giorni dopo incontravamo a Nizza, presso la sede comunista, i compagni del Pcf delle Alpi Marittime. Il segretario Tiberi sottolineava l'importanza dei rapporti tra i nostri partiti anche per far fronte a una situazione particolarmente difficile per i salariati. Il segretario valutava buono il documento del Pci imperiese sul Polo transnazionale e in particolare riteneva assai importante che avessimo evidenziato il tema della penetrazione mafiosa nell'economia.
Nella stessa occasione ci avevano informato sulla loro contrarietà al raddoppio dell'Autostrada n.8, quella che si raccordava con l'Autostrada dei Fiori.
Il Partito comunista francese (Pcf) nizzardo postulava un rapporto privilegiato tra i nostri due partiti ed evidenziava le cattive relazioni con il Psf, un partito senza organizzazione, né impianto sociale che si scontrava con la destra, così lamentava il segretario comunista, solamente sulla pura gestione del potere. Comunque sarebbe stato possibile creare larghe intese su aspetti concreti e concordava sulla proposta di dar vita a gruppi di lavoro.
Per rafforzare la nostra proposta di costruzione di un Polo transfrontaliero avevamo organizzato un incontro provinciale con le tre confederazioni sindacali più rappresentative. I sindacalisti avevano apprezzato la proposta che, tra l'altro, aveva stimolato un dibattito assai interessante sul complesso delle problematiche economiche e sociali del Ponente. Le organizzazioni sindacali avevano espresso l'intendimento di farci pervenire quanto prima gli elaborati che avevano intenzione di produrre. Giuseppe Rainisio, a nome del Pci, aveva annunciato la decisione del Partito di organizzare entro dicembre un convegno specifico. Purtroppo gli avvenimenti susseguenti alla "Bolognina" avrebbero modificato il calendario degli impegni.
Singolarmente, ci eravamo ritrovati con i compagni francesi a Imperia in occasione di un nuovo incontro nel giorno che sarebbe stato ricordato per l'abbattimento del Muro di Berlino, avvenimento che avevamo appreso quella stessa giornata.
Nella mattinata, in occasione dell'incontro, i compagni francesi avevano riconfermato l'importanza del documento sul Polo transnazionale, preannunciandone uno loro sui punti comuni, non senza aver lamentato, penso a ragione, che nelle nuove organizzazioni del Pci in Francia entrassero comunisti francesi. Come erano cambiati i tempi: negli anni '60 il Pcf non permetteva che il Pci organizzasse i lavoratori italiani in proprie strutture, tanto che si era dovuto dar vita ad una associazione, l'Amicale, attraverso la quale poter far conoscere l'elaborazione del nostro partito, mentre trent'anni dopo si verificava il fenomeno inverso!
Con l'abbattimento del Muro non sapevamo ancora che tre giorni dopo avrebbe iniziato il calvario del Pci verso la sua fine, di cui raccontiamo in uno specifico capitolo, con le priorità del dibattito che sarebbero cambiate.
Giuseppe Mauro Torelli, Viaggio tra generazioni e politica, ed. in pr., 2017, pp. 697-700

giovedì 26 giugno 2025

Regalare ai poveri olandesi il sole e il cielo mediterranei

Foto: Silvana Maccario

Foto: Silvana Maccario

Vallecrosia (IM): Via Don Bosco

A Vallecrosia in via Don Bosco negli anni Sessanta, come racconta Arnaldo Scotto, erano parcheggiati per giorni autotreni in attesa del carico di piccole palme, pronte per lasciare la terra di Liguria.
Posseggo due vasetti con tre fori laterali circa i quali nessuno finora aveva dato una spiegazione.
Varie ipotesi tutte errate.
I suddetti sono di coccio e provengono dalla Vaseria Tonet sparita dopo l’avvento dell’odiata plastica.
Era ingegnoso il procedimento per ottenere in breve tempo dai semi, ovvero dai datteri della palma Phoenix Canariensis, palme svettanti: i floricoltori avevano programmato la crescita più veloce semplicemente sostituendo in successione tre vasetti di diverse dimensioni.
Una bella storia che rischia di essere dimenticata e con questa l’ingegno di quei lavoratori, ascoltata da un ex bambino, Arnaldo Scotto, che aiutava il padre nella semina.
Si iniziava ad interrare il dattero in un vaso piccolo con un solo foro d’uscita: appena germogliava e uscivano le prime foglie, veniva trasferito in un secondo vaso con tre fori di uscita.
In seguito venivano interrati palma e vaso in un terriccio ricco di sostanze nutrienti che le radici della palmetta uscivano a cercare per crescere.
Il gioco era fatto: la pianta ora era una vera palma e rimaneva solo l’ultimo passaggio nel terzo vaso da spedire in Olanda.
Dopo che i piccoli contenitori erano stati impilati uno sull’altro in alte file nei loro pianali i camion partivano verso i cieli nebbiosi dalla luce opaca per regalare ai poveri olandesi il sole e il cielo mediterranei.
Silvana Maccario, 6 giugno 2025

Phoenix canariensis. Foto: Vito Buono. Fonte: Acta plantarum

Ho letto il racconto di Silvana Maccario ed è molto ben dettagliato. Quindi quanto ad aggiungere qualcosa non saprei proprio cosa inserire in quello che è stato già espresso così bene.
L'unica cosa che posso dire è che quando andavo ad aiutare i miei lo facevo con un po' di fastidio, perché sacrificavo la compagnia dei miei amici che andavano al mare, in quanto questi lavori venivano effettuati d'estate. Quindi andavo un pochino malvolentieri ad aiutare i miei.
Dopo, col tempo, si ricordano queste cose con grande piacere e il sacrificio, che all'epoca si era fatto, passa in secondo piano. Resta la soddisfazione di quello che si è fatto e che viene ricordato anche con un po' di orgoglio.
Arnaldo Scotto, 8 giugno 2025

giovedì 19 giugno 2025

Il libro "Piccolo bestiario tascabile": a Sanremo mostra dei disegni, lettura dei testi, dialogo con l'autore


 

PRESENTAZIONE DEL LIBRO

PICCOLO BESTIARIO TASCABILE 

di MARCO INNOCENTI

 

venerdì 20 giugno 2025 - ore 17

 

SANREMO, Sala Punto d'incontro Coop - Corso Matuzia, 113

 

Nella sala sarà allestita un'esposizione delle illustrazioni che Silvana Maccario ha realizzato per il libro.

Dialoga con l'autore: Fabio Barricalla

Lettura dei testi: Gianfranco De Mori.

 

Ingresso libero 

 

Altri lavori di Marco Innocenti: articoli in Il Regesto, Bollettino bibliografico dell’Accademia della Pigna - Piccola Biblioteca di Piazza del Capitolo, Sanremo (IM); articoli in Mellophonium; (a cura di) Marco Innocenti, Presenzio Astante, Tre fotografie, lepómene editore, 2024; Silvana Maccario, Margini (Introduzione di Marco Innocenti), Quaderno del circolo lepómene stampato a Sanremo, gennaio 2023; Lorem ipsum, lepómene editore, 2022; (a cura di) Marco Innocenti, Il magistero di Cesare Trucco - per il centenario della nascita 1922-2022, Lo Studiolo, Sanremo, 2022; Scritti danteschi. Due o tre parole su Dante Alighieri, Lo Studiolo, 2021; I signori professori, lepómene editore, 2021; Verdi prati erbosi, lepómene editore, 2021; Libro degli Haikai inadeguati, lepómene editore, 2020; Elogio del Sgt. Tibbs, Edizioni del Rondolino, 2020; Flugblätter (#3. 54 pezzi dispersi e dispersivi), Lo Studiolo, Sanremo (IM), 2019; Sandro Bajini, Fumata bianca dopo penosi conciliaboli (con prefazione di Marco Innocenti), Lo Studiolo, 2018; articoli in Sanremo e l'Europa. L'immagine della città tra Otto e Novecento. Catalogo della mostra (Sanremo, 19 luglio-9 settembre 2018), Scalpendi, 2018; Sandro Bajini, Andare alla ventura (con prefazione di Marco Innocenti e con una nota di Maurizio Meschia), Lo Studiolo, Sanremo, 2017; La lotta di classe nei comic books, i quaderni del pesce luna, 2017; Sanguineti didatta e conversatore, Lo Studiolo, Sanremo (IM), 2016; Pubblicità, lepómene editore, 2015; Sandro Bajini, Libera Uscita epigrammi e altro (postfazione di Fabio Barricalla, con supervisione editoriale di Marco Innocenti e progetto grafico di Freddy Colt), Lo Studiolo, Sanremo, marzo 2015; Enzo Maiolino, Non sono un pittore che urla. Conversazioni con Marco Innocenti, philobiblon, Ventimiglia, 2014; articolo in I raccomandati/Los recomendados/Les récommendés/Highly recommended N. 10 - 11/2013; Sandro Bajini, Del modo di trascorrere le ore. Intervista a cura di Marco Innocenti, Ventimiglia, philobiblon, 2012; Sull'arte retorica di Silvio Berlusconi (con uno scritto di Sandro Bajini), Editore Casabianca, Sanremo (IM), 2010; Pensierini, Lepomene, Sanremo, 2010; Sgié me suvièn, Lepomene, Sanremo, 2010; Prosopografie, lepómene editore, 2009; Flugblätter (#1. 49 pezzi facili), lepómene editore, 2008; C’è un libro su Marcel Duchamp, lepómene editore, Sanremo 2008; (a cura di) Alfredo Moreschi in collaborazione con Marco Innocenti e Loretta Marchi, Catalogo della mostra fotografica. 1905-2005: Centenario del Casinò Municipale di Sanremo. Una storia per immagini, De Ferrari, Genova, 2007; con Loretta Marchi e Stefano Verdino, Marinaresca la mia favola. Renzo Laurano e Sanremo dagli anni Venti al Club Tenco. Saggi, documenti, immagini, De Ferrari, 2006
Adriano Maini 
 

lunedì 16 giugno 2025

Arriviamo così alla conosciutissima cittadina di Bordighera

Bordighera (IM): una vista su Ospedaletti

7a TAPPA - venerdì 29 marzo 2019
SANREMO - VENTIMIGLIA - Km. 17
Partiti h.7.30 - Arrivati h.12.20
Fermati a: OSPEDALETTI 15' - BORDIGHERA 20'
Ultimo giorno di cammino, oggi terminiamo il nostro percorso a Ventimiglia, la tappa sarà più corta rispetto alle precedenti. Il meteo é ancora buono, con un cielo serenissimo ed un venticello che non infastidisce più di tanto. Alle 7.30 lasciamo il centro di Sanremo dove siamo alloggiati, prendiamo la ciclopedonale che corre vicino al mare da una parte e all'Aurelia dall'altra; il tratto é piacevole con la città che si allunga con le sue belle costruzioni ed il mare leggermente mosso che ci accompagna. Imbocchiamo poi una lunghissima galleria, larga circa otto metri e lunga 1,8 chilometri, siamo sempre sul tracciato della vecchia ferrovia dismessa, é bene illuminata ed ogni tanto passa qualche ciclista amatoriale, mentre a piedi non incontriamo nessuno. Pensiamo sia la galleria del ciclismo per eccellenza, forse passerà di qui la Milano-Sanremo prima della passerella finale sul lungomare, in quanto ogni 25-30 metri troviamo pannelli a mezzaluna sulla volta della galleria con foto e scritte inerenti al ciclismo ed ai suoi campioni e sul pavimento corte frasi o pensieri scritte dai tifosi tutte in colore rosa. Usciti dopo quasi mezz'ora dalla galleria, vediamo Ospedaletti, anche se ci vuole un buon momento per arrivarci, ed alle 9.00 ci fermiamo sul suo deserto ancorché bello e semplice lungomare. 
[..] Alle 9.15 prendiamo l'Aurelia in quanto qui [ad Ospedaletti) termina la ciclopedonale e camminiamo poco sopra il mare, passiamo non lontano dal Monte Caggio, dove su un territorio di circa quattordici chilometri quadrati si trova il conosciuto e non riconosciuto Principato di Seborga.
La camminata é piacevole, il mare leggermente mosso e spumeggiante, sotto di noi non ci sono spiagge ma solo scogli, arriviamo così alle 10.50 alla conosciutissima cittadina di Bordighera. Il primo tratto di lungomare é poco attraente, mentre quello dopo la stazione ferroviaria, (anche qui la ferrovia corre davanti al mare) é più consono alla fama della località balneare, forse é il lungomare Argentina, inaugurato da Evita Peron. Il centro storico di trova a Bordighera alta ricca di ville e parchi, località prediletta dagli inglesi a tal punto che all'inizio del XX° secolo, superarono come numero gli stessi abitanti del posto. Ci sono le Chiese di Santa Maria, di San Bartolomeo degli Armeni del XV° secolo e quella sul mare di San Ampelio dell'XI° secolo.
C'é il Museo Bicknell, calchi di pitture preistoriche della valle delle meraviglie nelle Alpi Marittime. Importante il Municipio progettato da Charles Garnier, lo stesso che progettò l'Opéra di Parigi ed il Casinò di Montecarlo, dove si svolge la più importante rassegna internazionale degli artisti di fumetti e vignette satiriche. 
Alle 11.10 torniamo a percorrere l'ultimo tratto di questo cammino del Ponente, ormai sono pochi i chilometri che ci dividono da Ventimiglia.
Percorriamo tutto il lungomare ed entriamo nel territorio di Vallecrosia, attraversiamo il torrente Nervia e ci troviamo a Ventimiglia, ancora un po' ed alle 12.20 ci troviamo nel pieno centro del lunghissimo mercato settimanale, considerato da alcuni tra i più grandi d'Italia, in effetti é molto vasto e moltissimi i visitatori, in prevalenza francesi.
Da qui abbiamo una superba vista su tutta la costa verso occidente che fa un semicerchio fino al promontorio di Montecarlo.
La cittadina ha un centro medievale con le porte: Marina, Porta Nuova, Porta Nizza e Porta Canarda, quest'ultima a doppio arco gotico del XIII° secolo, accesso occidentale della città. Inoltre c'é la Loggia del Parlamento del XIV°-XV° secolo, la Cattedrale del X°-XIII° secolo con vicino il Battistero dell'XI° secolo, il Monastero delle Canonichesse Lateranensi del XVII secolo sulle rovine di un Castello medievale, la Chiesa di San Michele del XII° secolo e più su in alto, a quota 345 metri c'é Castel D'Appio.
Non arriviamo ai Balzi Rossi, nome dato alla spiaggia, con molte grotte sulla costa, che arrivano fino a Nizza. Fu uno dei primi territori abitati in Europa, furono ritrovate ossa umane risalenti a circa 250.000 anni fa, custodite appunto nel Museo preistorico dei Balzi Rossi.
Nel tardo pomeriggio prendiamo il treno per rientrare a casa, ci meravigliamo come in sole due ore arriviamo a Genova, mentre per lo stesso percorso in senso opposto abbiamo impiegato ben sette giorni, andando però a piedi!
Giorgio Arcioli e Maria Teresa Tedeschi, Il Ponente ligure a piedi (da Genova a Ventimiglia). Diario di un viaggio, il cammino di Santiago... e oltre, marzo 2019