martedì 1 luglio 2025

Il Partito comunista nizzardo concordava sulla proposta di dar vita a gruppi di lavoro

Nizza: rue Bonaparte, dove un tempo aveva la sede la Federazione del Partito comunista delle Alpi Marittime

All'inizio del 1989 il Comitato federale del Pci di Imperia aveva approvato un documento impegnativo che nelle intenzioni doveva porre basi per un salto di qualità dell'iniziativa politica del partito nel Ponente Ligure. Con ambizione e un po' di presupponenza l'avevamo intitolato "Progetto di Polo transnazionale. L'opportunità del Ponente ligure    per gli anni duemila".
Redigere il documento era costato non poca fatica, che ricordo assai bene per essermi sobbarcato gran parte dell'impegno per darvi corpo; ma ne era valsa la pena in quanto eravamo riusciti a sintetizzare le proposte politiche che avrebbero caratterizzato il Pci nella provincia di confine. Non eravamo partiti da zero per definire i nostri punti di vista, ma avevamo prodotto uno sforzo di elaborazione per corrispondere in modo appropriato alla realtà che stava mutando.
Il documento enucleava in dieci punti le scelte che erano state alla base dei diversi fallimenti della politica regionale del Pci, a partire dalla strategia che puntava sulla priorità dell'area centrale Genova-Savona e concludere con la mancanza di politiche innovative. Avevamo intravvisto, come anche i nizzardi, in modo speculare, avessero problemi di emarginazione rispetto a Marsiglia, come noi avevamo già sperimentato con Genova.
Denunciavamo le responsabilità dell'imprenditoria ligure che aveva privilegiato la rendita, condannando conseguentemente al mancato sviluppo il nostro territorio. Nel Ponente la regressione padronale si era identificata con la difesa della mezzadria e della rendita urbana, frutto della speculazione edilizia.
Con il passare degli anni si era costruita una tela di interessi parassitari tutelati dalla Dc e dal suo sistema di alleanze, un sistema che aveva favorito l'intreccio tra mondo della politica, mafia, logge d'affari, come le vicende Teardo e Casino avevano chiaramente esplicitato.
Il credito veniva gestito con priorità esterna al nostro territorio. Alcune migliaia di persone, inoltre, erano strutturalmente interessate al proliferare dell'economia criminale se teniamo presente che il mercato della droga si calcolava movimentasse un giro d'affari dell'ordine di cento miliardi di lire.
Eravamo consci, come Pci, che con la crisi del pentapartito, una forza di sinistra doveva proporre soluzioni alternative per favorire la modernizzazione di un Polo fortemente integrato tra Ponente ligure, basso Piemonte e Sud-Est francese, presupposto per un'efficace inversione di rotta. E quindi per quello che riguardava noi, una riforma elettorale che garantisse la rappresentanza con scelte del territorio e una riforma della finanza locale che attribuisse la prevalenza delle risorse ai comuni e una politica di partnership tra i diversi livelli istituzionali.
Il documento individuava, per le scelte successive, la formazione di un organismo sovranazionale per determinare e coordinare le opzioni fondamentali del Polo transfrontaliero. I giovani e l'occupazione qualificata dovevano diventare la stella polare della nuova politica.
La proposta enunciava alcuni progetti, come l'istituzione dell'Università del Ponente ligure, la riforma del Festival della Canzone in sintonia con una nuova politica turistica, l'impiego dei proventi della Casa da gioco per grandi scelte strategiche e favorenti l'arte e la cultura, la costituzione di grandi centri per la fornitura di servizi alle piccole e medie aziende, la revisione della politica regionale per l'istruzione professionale, l'istituzione del "salario sociale", il favorire l'autoimpresa giovanile nei settori innovativi e infine dar vita a una Costituente per il rilancio industriale.
Nella seconda parte del documento venivano individuate le principali questioni su cui esisteva una forte comunanza delle diverse aree come la politica di tutela e valorizzazione dell'ambiente, con la realizzazione del Parco delle Alpi Marittime e la politica del mare, la custodia e il coordinamento contro gli incendi boschivi, la politica dei collegamenti per superare i ritardi e includervi anche il cabotaggio.
L'elencazione proseguiva con la lotta alla criminalità organizzata e il controllo delle Case da gioco per colpire il riciclaggio di denaro sporco. Centrale diventava la politica del lavoro e la difesa dei diritti dei lavoratori a partire dalla priorità del collocamento pubblico e la revisione della Convenzione italo-monegasca, la rivendicazione dello Statuto internazionale dei lavoratori migranti da parte della Cee e il dare vita a Centri di tutela per le minoranze e organizzare un Centro studi di informazione della cultura islamica. 
Il Mercato dei fiori di Sanremo poteva diventare, secondo il documento, un riferimento anche per la produzione dei fiori coltivati nella regione Paca. Sarebbe stato opportuno, inoltre, dare vita al coordinamento dei rispettivi piani sanitari e sviluppare la politica di cooperazione, così come una nuova politica bancaria. Si dovevano incentivare gli studi sulle modalità di integrazione del mercato transfrontaliero, così come i vasti temi culturali e tutte le forme di bilinguismo.
Per approdare alla Convenzione dei territori del Polo italo-francese si auspicava il maggior numero di incontri tra organizzazioni politiche, sociali, sindacali e produttive.
Nel giugno di quell'anno l'Europa era stata al centro del dibattito politico in quanto si erano svolte le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e, soprattutto in occasione della tornata elettorale, si era tenuto un referendum per conferire il mandato costituente al Parlamento stesso.
Ritenevamo, noi comunisti del Ponente, che fosse opportuno inserire nel dibattito sui temi europei la proposta di costituire un Polo transfrontaliero. Sempre in quell'anno la Festa nazionale de l'Unità si svolgeva a Genova e avevamo approfittato dell'occasione per fissare un incontro con i socialisti francesi delle Alpi Marittime nell'ambito della Festa stessa.
Avevamo presentato la proposta di Polo transnazionale con la conseguente necessità di dar vita uno specifico gruppo di lavoro. Anche in Costa Azzurra, ci riferivano i nostri interlocutori, l'economia mostrava segni di difficoltà, ma aveva speranze sullo sviluppo di Sophia Antipolis, un polo intellettuale che avrebbe calamitato giovani intelligenze. Anche sul versante francese era all'ordine del giorno il problema dei collegamenti.
Il segretario socialista Colonna aveva manifestato la gioia, aveva detto proprio così, con cui avevano accolto il nostro invito, riconoscendo che i partiti italiani erano più flessibili che non in Francia dove le relazioni tra il Partito comunista e quello socialista non erano ottimali. In quanto socialisti, continuava il segretario, dovevano tener conto della presenza del Psi, ma ciò non avrebbe impedito i rapporti tra i nostri partiti per riflettere sulla proposta di costituzione di un Polo transfrontaliero. Il segretario socialista teneva a sottolineare come la destra francese avesse connotazioni politiche vicine al fascismo e in Costa Azzurra tale realtà fosse assai pesante in quanto la destra fruiva di una situazione di monopolio.
Pochi giorni dopo incontravamo a Nizza, presso la sede comunista, i compagni del Pcf delle Alpi Marittime. Il segretario Tiberi sottolineava l'importanza dei rapporti tra i nostri partiti anche per far fronte a una situazione particolarmente difficile per i salariati. Il segretario valutava buono il documento del Pci imperiese sul Polo transnazionale e in particolare riteneva assai importante che avessimo evidenziato il tema della penetrazione mafiosa nell'economia.
Nella stessa occasione ci avevano informato sulla loro contrarietà al raddoppio dell'Autostrada n.8, quella che si raccordava con l'Autostrada dei Fiori.
Il Partito comunista francese (Pcf) nizzardo postulava un rapporto privilegiato tra i nostri due partiti ed evidenziava le cattive relazioni con il Psf, un partito senza organizzazione, né impianto sociale che si scontrava con la destra, così lamentava il segretario comunista, solamente sulla pura gestione del potere. Comunque sarebbe stato possibile creare larghe intese su aspetti concreti e concordava sulla proposta di dar vita a gruppi di lavoro.
Per rafforzare la nostra proposta di costruzione di un Polo transfrontaliero avevamo organizzato un incontro provinciale con le tre confederazioni sindacali più rappresentative. I sindacalisti avevano apprezzato la proposta che, tra l'altro, aveva stimolato un dibattito assai interessante sul complesso delle problematiche economiche e sociali del Ponente. Le organizzazioni sindacali avevano espresso l'intendimento di farci pervenire quanto prima gli elaborati che avevano intenzione di produrre. Giuseppe Rainisio, a nome del Pci, aveva annunciato la decisione del Partito di organizzare entro dicembre un convegno specifico. Purtroppo gli avvenimenti susseguenti alla "Bolognina" avrebbero modificato il calendario degli impegni.
Singolarmente, ci eravamo ritrovati con i compagni francesi a Imperia in occasione di un nuovo incontro nel giorno che sarebbe stato ricordato per l'abbattimento del Muro di Berlino, avvenimento che avevamo appreso quella stessa giornata.
Nella mattinata, in occasione dell'incontro, i compagni francesi avevano riconfermato l'importanza del documento sul Polo transnazionale, preannunciandone uno loro sui punti comuni, non senza aver lamentato, penso a ragione, che nelle nuove organizzazioni del Pci in Francia entrassero comunisti francesi. Come erano cambiati i tempi: negli anni '60 il Pcf non permetteva che il Pci organizzasse i lavoratori italiani in proprie strutture, tanto che si era dovuto dar vita ad una associazione, l'Amicale, attraverso la quale poter far conoscere l'elaborazione del nostro partito, mentre trent'anni dopo si verificava il fenomeno inverso!
Con l'abbattimento del Muro non sapevamo ancora che tre giorni dopo avrebbe iniziato il calvario del Pci verso la sua fine, di cui raccontiamo in uno specifico capitolo, con le priorità del dibattito che sarebbero cambiate.
Giuseppe Mauro Torelli, Viaggio tra generazioni e politica, ed. in pr., 2017, pp. 697-700