martedì 16 maggio 2023

Ai tavoli del caffeuccio di Bordighera, specie al tempo di un premiuccio di là

Bordighera (IM): Giardini Monet, Via Romana, Pino delle Canarie in Villa Schiva, centro storico del Paese Alto

Uno degli incontri più interessanti e divertenti della mia vita, in anni - come i nostri - che il divertente si trova spesso a perdere il senso liberatorio che non dovrebbe mancargli mai, fu quello con Giacomo Natta: e per di più nei paesi dove era nato, tra Ospedaletti e Ventimiglia, nei caffeucci di Bordighera di venti o trent'anni fa, ma anche come gli avvenne per la buona sorte e l'amicizia di un coltissimo sanremasco, l'avvocato Gismondi che anche ricordo con rimpianto, nelle sale del Casinò di Sanremo per quel breve periodo invernale in cui, durante due o tre anni, Giacomo Natta fu chiamato a dirigere l'annuale corso di conferenze. E spesso vi era, miracolosamente presente, anche Tommaso Landolfi. Ai tavoli del caffeuccio di Bordighera, specie al tempo di un premiuccio di là, quello delle "Cinque Bettole", era capitato talvolta anche Sbarbaro: e i buoni lettori di Sbarbaro certamente rammentano le poche deliziose righe del poeta di Sportorno appunto dedicate all'amico Natta. Il quale venne a morte in Roma per sincope in casa di un amico - lui che non aveva mai avuto casa - lunedì 16 giugno 1960, ore 20: con un espresso in tasca indirizzato a me e che ebbi a Firenze quando la notizia della morte mi aveva già costernato. Avevo avuto da lui, venti anni fa, un suo dattiloscritto che mi sparve dagli occhi senza saper come, ma che ho ritrovato in questi giorni. Non mi risulta che sia mai stato pubblicato e ne do qui notizia come di un inedito; deliziosa notizia, direi, e ricordo del suo tipo indimenticabile, e del tempo che fu il suo.
Carlo Betocchi, Prefazione a Giacomo Natta, Il cappotto di Dino Campana in L'Approdo Letterario, n° 2 - 1976

"II^ Mostra Pittori della Domenica - Premio Cinque bettole", 8-10 agosto 1951
"Premio Cinque Bettole 1952", nascita del Premio letterario per una novella da essere illustrata con successivo concorso di pittura, 26 luglio-9 agosto 1952
"Premio Cinque Bettole 1953", Premio letterario per una novella da essere illustrata con successivo concorso di pittura, 26 luglio-9 agosto 1952
"Premio Cinque Bettole 1954", Premio letterario e concorso di pittura, Premiazione il 7 agosto 1952 (poi rinviata)
"Premio Cinque Bettole 1955", Premio letterario e concorso di pittura, Premiazione il 13 agosto 1955
"Premio Cinque Bettole 1956", Premio letterario per la narrativa e per il miglior articolo di giornale e concorso di pittura, Premiazione l’11 agosto 1956
"Premio Cinque Bettole 1957", Premio letterario per la narrativa e la poesia e concorso di pittura, Premiazione il 27 luglio 1957
"Premio Cinque Bettole 1958", concorso di pittura, Premiazione il 24 agosto 1958
"Premio Cinque Bettole 1959", concorso di pittura, Premiazione il 4 ottobre 1958
"Premio Cinque Bettole 1961", Premio letterario e concorso di pittura, Premiazione il 2 agosto 1961.
Edizioni tutte svolte presso osterie di Bordighera Alta.
"Premio di pittura '5 Bettole' - Premio Bordighera 1962", concorso nazionale di pittura, partecipazione su invito su invito, riservato a minori di 35 anni, premiazione il 18 agosto 1962 (esposizione dal 18 agosto al 9 settembre), Salone di San Bartolomeo (Ex-Oratorio) nella città alta.
"Premio Bordighera 1963", concorso nazionale di pittura , partecipazione su invito su invito, riservato a minori di 35 anni, premiazione il 22 dicembre 1963 (esposizione dal 22 dicembre 1963 al 19 gennaio 1964), Palazzo del Parco.
"Rassegna di grafica italiana contemporanea", 3-22 luglio 1964, Palazzo del Parco.
"Premio Cinque Bettole 1964", concorso di pittura a partecipazione e tema liberi, premiazione l’8 settembre 1964 (esposizione dal 22 agosto all’8 settembre), osterie della città alta.
Scheda a cura di Claudio Panella
Chiara Salvini, ...qualcosa sul premio 5 Bettole..., Nel delirio non ero mai sola, aprile 2021
 
Bordighera. «E' una strana e singolare cosa l'amicizia e molto problematica»: così scrive Giacomo Natta in uno dei racconti del volume uscito nel 1953 «L'ospite dell'Hotel Roosevelt». Un aforisma che riflette il suo rapporto con Enzo Maiolino, durato una vita, dove l'amicizia riguarda sia gli aspetti più concreti come il sostegno reciproco sia quelli più aulici, di tangenza tra la letteratura dell'uno e l'arte dell'altro [...]
Giulia Cassini, Bordighera, le «Serigrafie» di Enzo Maiolino e «quell'amicizia tra arte e letteratura». A un anno dalla scomparsa, Il Secolo XIX, 16 novembre 2017

Quando godo una tinta tenera mi torna a mente l'amico Natta.
Testone di ricci. Faccia sprizzante d'ironia; logora, dove la
bocca si apre come una lunga ferita.
È ghiottissimo di dolciumi.
L'intera giornata pellegrina da un caffè all'altro e s'incanta per
ore a guardare il vuoto. Galleggia sulle apparenze come un
sughero e si ciba di sfumature.

Una volta mi parlò d'un convento ch'era stato ammesso a vis-
itare; delle poche rose, del silenzio e della dolcezza del luogo,
delle mani di dama del Superiore, in modo che l'immagine di
lui è ora mescolata a quella dell'abate.

Il suo sogno è una veranda su un mare in bonaccia. Una donna
soave e devota gli risparmierebbe il contatto del mondo.

Un giorno che gli parlavo con entusiasmo di Leopardi mi
ascoltò compiacente; ma alla fine mi osservò che Leopardi
aveva i denti guasti.

Gli chiesi come faceva a mantenersi in quella leggerezza di
spirito. Mi confida che quando sentiva di perderla si dava a
tirare i campanelli delle porte, a giocare delle burlette ai
passanti. Faccende così gli mettevano in pelle l'arzillo dello
sciampagna.

La sua compagnia induce me pure in questo stato di grazia.
Basta allora una sedia di giunco, il cristallo d'un bicchiere a
farmi tacere di felicità.

Soltanto, non riesco a mantenermi a galla. E, ricalato come il
ciottolo a fondo, trovo l'amico Natta riposante e un po' fatuo
come in mezzo alla città il giardinetto pubblico.

Camillo Sbarbaro, Trucioli

In più passi dell’opera dello scrittore ligure [Camillo Sbarbaro] sono rinvenibili dichiarazioni che testimoniano un’attenta lettura del poeta recanatese. Il primo riferimento dal punto di vista cronologico emerge nel ritratto dell’amico Giacomo Natta inserito nei "Trucioli" pubblicati nel 1920: «Un giorno che gli parlavo con entusiasmo di Leopardi egli mi ascoltò con benevolenza: ma poi finalmente mi osservò che Leopardi aveva i denti guasti». <307
[...] Il procedimento analogico di oggettivazione e reificazione che abbiamo appena esaminato non viene applicato da Sbarbaro esclusivamente ad alcune precise categorie di personaggi femminili che compaiono all’interno di "Trucioli". Tale procedimento retorico ricorre in realtà più volte - pur se non secondo modalità altrettanto sistematiche e precise - anche in riferimento a taluni personaggi maschili che il protagonista incontra o ricorda. I primi due esempi che forniamo qui di seguito compaiono infatti negli affettuosi trucioli dedicati rispettivamente agli amici Cicco e Natta.
Così mi rimane nel cuore marionetta indimenticabile fabbricata per la mia gioia. (L’amico Cicco [T49], p. 252)
Galleggia sulle apparenze come un sughero e si ciba di sfumature. (L’amico Natta [T65], p. 281)
[NOTE]
307 CAMILLO SBARBARO, Trucioli, Firenze, Vallecchi, 1920, p. 153. Ora in CAMILLO SBARBARO, Trucioli, edizione critica a cura di Giampiero Costa, Milano, Scheiwiller, 1990, p. 281.

Matteo Zoppi, «Dare forma all'anima nascosta»: la retorica della comparazione nell'opera di Camillo Sbarbaro, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2013-2014

In queste sue pagine De Giovanni viene a raccontarci del sorgere e del consolidarsi di alcuni legami amicali che più di altri devono, indubbiamente, aver contato nel suo percorso di uomo e di scrittore. Amicizie, quelle con Angelo Barile, Carlo Betocchi, Giacomo Natta, Camillo Sbarbaro (solo per restare ad alcuni nomi) avvenute all'insegna della Letteratura, che, anche attraverso De Giovanni, riscopriamo ancora una volta capace di tessere orditi sorprendenti con incontri spesso decisivi e duraturi nel tempo. All'interno del libro, De Giovanni, con garbata forma e, viene da dire, con raro pudore, offre incisivi spunti interpretativi dell'opera dei vari autori presi in considerazione e, nello stesso tempo, dischiude talvolta orizzonti di lettura alquanto suggestivi»
Antonio Panizzi, Prefazione a Luciano De Giovanni, Amicizie. Scrittori e poeti liguri, Philobiblon Edizioni, 2022

XCIV.
[Autunno 1953] (d.d.)
Foglio 1 recto
Caro Giacinto,
ti ringrazio del tuo vivacissimo volume pieno d’intelligenza e di garbo [...] Avrai saputo del miserrimo aborto della rivista degli ortolani milanesi, meglio così ma che gente! Come direbbe il Natta.
<555 [...] [Mario Luzi]
[NOTE]
555 Giacomo Natta (Vallecrosia, 1892 - Roma, 1960) frequentò„ a Firenze il Caffè de Le Giubbe Rosse, ove conobbe Luzi. Fu insegnante a Grenoble e impiegato a Roma presso l’Istituto per le relazioni culturali con l’estero. Pubblicò  qualche racconto su  “Il Costume  politico e letterario” diretto da Velso Mucci, e una bella pagina autobiografica nei "Ritratti su misura" raccolti da Elio Filippo Accrocca  (Venezia,  Sodalizio  del  Libro,  1960). Tra le sue opere  principali si ricorda "L’ospite dell’Hotel Roosevelt", Milano, Edizioni della Meridiana, 1953.

Paola Benigni, "pensando a te nelle voluttuose spire, le sigarette della tua gentilezza". Lettere inedite di Mario Luzi a Giacinto Spagnoletti, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Anno Accademico 2007-2008 

Tra gli artisti contemporanei di maggiore valore, di respiro europeo, protagonista di rilievo dell’astrattismo e dell’arte neo-concreta, Enzo Maiolino, calabrese, dal 1945 vive a Bordighera. Allievo di Giuseppe Balbo, schivo e appartato, si è sempre tenuto lontano dalla cosiddetta ribalta, coltivando in amorosa solitudine, oltre al lavoro artistico, alle sue "geometrie in gioco" che hanno avuto un significativo riconoscimento internazionale, in particolare in Germania, un rapporto stretto e appassionato con lo studio e con il lavoro critico su altri pittori: come Amedeo Modigliani, al quale ha dedicato un libro per la torinese Fogola. Intenso poi il legame con la letteratura; al riguardo valgano le amicizie con Guido Seborga, Francesco Biamonti, Giacomo Natta (del quale ha curato la pubblicazione di racconti e scritti), Luciano De Giovanni, Bruno Fonzi e tanti altri. Per entrare nel mondo di Maiolino è indispensabile la lettura del recente volume "Non sono un pittore che urla" (edito da Philobiblon), che raccoglie le conversazioni fra l’artista e Marco Innocenti, e un saggio introduttivo di Leo Lecci.
(a cura di) Massimo Novelli, Il libro della settimana:"Non sono un pittore che urla", la Repubblica, 7 ottobre 2014

Di Giacomo Natta ci si è finalmente ricordati che non è molto; all'amico pittore Enzo Maiolino va il merito di aver curato un volumetto di racconti. <1
Quando lo conobbi io - e per quanto mi sia scervellato non ricordo né come né dove - Natta mi dette l'impressione di essere un uomo molto solo, bonaccione e apparentemente allegro con tutti, ma dall'ironia sovente amara. Era già avanti negli anni e ancora doveva sbarcare il lunario alla meno peggio. Riuscire a strappare la direzione dei «Lunedì letterari», malgrado l'opposizione feroce di certi miei concittadini, fu dunque, per il nostro amico, una bella vittoria morale, oltre che una sospirata, se pur provvisoria, soluzione economica.
[NOTE]
1 Giacomo Natta, Questo finirà banchiere. Racconti. Ricordo di Giacomo Natta, a cura di Enzo Maiolino, All’insegna del Pesce d’Oro, Vanni Scheiwiller, Milano 1984.

Luciano De Giovanni, Amicizie. Scrittori e poeti liguri, Philobiblon Edizioni, 2022

Giacomo Ferdinando Natta (Vallecrosia, 17 gennaio 1892 - Roma, 15 maggio 1960) è stato uno scrittore italiano. In una sua lettera del 9 dicembre 1955 Natta saluta l’amico Claudi ricordando alcuni momenti passati nella sua abitazione romana: «Penso, di tanto in tanto, alle visite che venivamo a farti a casa tua, alla tua bontà, tanto eccellente per essere così semplice. […] Come sta tua madre? È una donna prodigiosa e che pittrice! Abbracciala da parte mia, e saluti [?] affettuosi a tuo fratello, e tua sorella e suo marito» (F.C., Lettera di Giacomo Natta a Claudio Claudi, 3 dicembre 1955, C. COR. II.124). In archivio sono presenti anche un’altra lettera di Natta (in cui troviamo allegati un saggio su Bruno Barilli e una poesia intitolata Plaintes d’un simple a’ dieu) e un articolo sulla sua morte editato sul “Tempo” il 18 maggio 1960 (Cfr. F.C., Lettera di Giacomo Natta a Claudio Claudi, 3 dicembre 1960, C. COR. II.125; F.C., Necrologio di Giacomo Natta, “Il Tempo”, 18 maggio 1960, C. COR. II.126).
Gabriele Codoni, Claudio Claudi: un episodio sconosciuto di umanesimo nel secolo breve. Biografia intellettuale, introduzione critica ed edizione filologica di 'Realtà e valore', Tesi di dottorato, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, Anno Accademico 2017-2018