sabato 6 maggio 2023

Il tratto costiero tra Ventimiglia e Imperia, la valle Argentina, l’introvabile Tumena

Sanremo (IM): Piazza Colombo

Chi arriva a Tecla, poco vede della città, dietro
gli steccati di tavole, i ripari di tela di sacco, le
impalcature, le armature metalliche, i ponti di
legno sospesi a funi o sostenuti da cavalletti, le
scale a pioli, i tralicci. Alla domanda: - Perché la
costruzione di Tecla continua così a lungo? - gli
abitanti senza smettere d’issare secchi, di calare fili
a piombo, di muovere in su e in giù lunghi pennelli.
- Perché non cominci la distruzione, - rispondono.
[...] - Che senso ha il vostro costruire? - domanda.
- Qual è il fine d’una città in costruzione se non una
città? Dov’è il piano che seguite, il progetto? - Te
lo mostreremo appena termina la giornata; ora
non possiamo interrompere, - rispondono. Il lavoro
cessa al tramonto. Scende la notte sul cantiere. È
una notte stellata. - Ecco il progetto, - dicono
”. <20
Venticinque minuti di ritardo.
Scrivo distrattamente schiacciando i tasti del computer.
Come si racconta un progetto? Dove inizia il progetto?
Il treno continua a correre parallelo alle stanche onde di un mezzogiorno autunnale.
Stazione Sanremo.
Scendo.
Focaccia e farinata.
Dove sarà piazza Colombo?
L’odore del mare sfuma in mezzo ai vicoli della Pigna e per guardare il cielo devi alzare la testa per trovarti sovrastato dai contrafforti degli stretti carrugi.
In automatico la mia testa corre libera a Carruggio Lungo, a Pin, ai monti che lambiscono Sanremo, una città stretta tra il mare e gli aspri crinali.
Sono le 15.45 sarà meglio avviarsi.
Giro a destra, poi a sinistra.
Google Maps sembra smarrirsi in mezzo all’intricato labirinto di carruggi della città vecchia. Giro ancora a destra e mi ritrovo su uno stradone recentemente asfaltato. I silenzi, i passi che rimbombano sull’acciottolato sono un ricordo che si perde nel suono del primo clacson, i palazzoni della speculazione edilizia hanno già rimpiazzato nella memoria la frenesia per l’appuntamento, per il treno da prendere in serata, per le scadenze imminenti, come se questa visita sanremese in giornata sia solo una perdita di tempo.
15.57 segna il cellulare, seduto sulla panchina mi guardo intorno.
“Ho i capelli bianchi, occhiali e una borsa rossa con il fazzoletto dell’ANPI.”
Ripenso al suo messaggio.
Pochi minuti più tardi siamo seduti a un tavolino del bar e ai passanti il quadro potrebbe sembrare stranamente familiare. Io con il quaderno e la penna in mano, una minuta donna di 82 anni di nome Amelia [Narciso], ex insegnante di lettere e fiera presidente provinciale dell’ANPI, un signore [Alfredo Schiavi] suo coetaneo, con gli occhiali scuri e una carriera tipografica e collaborazioni con autori del calibro di Calvino alle spalle, un caffè, un ginseng e un succo d’arancia.
Amelia fruga nella borsa alla ricerca di un foglio solitario, mi chiede la penna e inizia la sua personale narrazione della Resistenza. Pochi tratti incerti hanno già delineato il territorio alla perfezione. Il tratto costiero tra Ventimiglia e Imperia, la valle Argentina, l’introvabile Tumena.
La mattina dopo ricevo una sua telefonata, la stanchezza della trasferta si fa sentire, mi giro dall’altro lato.
“L’ho trovata, abbiamo anche Culdistrega” recita l’oggetto entusiasta della mail.
Come si racconta un progetto? Ancora non lo so. Dove inizia il progetto? Il mio senza dubbio da qui! Dall’entusiasmo, dalla scoperta e dalla voglia di raccontare.
[...] Italo Calvino è un autore che più di altri si presta alla definizione di complessità: la sua scrittura fatta di ibridazioni, pubblicazioni e raccolte successive, racconti in cornici comunitarie si configurano alla perfezione come un fenomeno stratificato e di difficile interpretazione e allo stesso tempo di godibile lettura. Per Calvino scrivere vuol dire, essenzialmente, riuscire in quel rigore che non si rivela sintetizzando e catalogando il caos intorno a lui,
come affermava l’autore stesso, costruire un ordine mentale abbastanza solido per contenere il disordine del mondo (Pampaloni, 2001). La sua poetica si basa sulla molteplicità dei linguaggi, e la piena e matura consapevolezza delle sfaccettature che la letteratura poteva prendere. Il neorealismo che ne ha caratterizzato l’esordio è fin da subito contaminato da una vitale fantasia che vanifica spesso ogni ombra di identificazione del reale all’interno dei suoi
romanzi.
Eppure come afferma ne "Il barone rampante": ogni cosa a farla ragionando aumenta il suo potere (Calvino, 1957) e se ci focalizziamo sui luoghi narrati all’interno della sua opera, se ci ragioniamo, ciò che scaturirà da essi fornirà letture interessanti che grazie all’utilizzo della data visualization potrebbe individuare punti di vista e sguardi inediti sul tema. I luoghi d’ambientazione e anche solo nominati possono sottendere posti dimenticati dallo spirito del
tempo, ma, che venendo raccontati, sono stati traghettati non senza difficoltà all’oggi.
Il tema dei luoghi partigiani è proprio quella farina del sacco altrui di cui parlavo prima, ma che fin dal principio mi ha attirato a sé: la cultura della Resistenza, unite a un profondo e radicato antifascismo hanno esercitato come una leva pressioni sempre crescenti, che mi hanno portato ad abbandonare la strada appena imboccata per prenderne un’altra inedita.
Come abbiamo visto nel primo capitolo i luoghi della Resistenza assumono importanza di fronte alla natura tellurica che caratterizza i partigiani (Schmitt, 1963), ma all’interno della letteratura della Resistenza di Calvino, raccolta in gran parte ne "Il sentiero dei nidi di ragno" e da diciassette racconti contenuti in gran parte nell’"Ultimo viene il corvo" pubblicati tra il 1945 e il 1950, i luoghi stessi assumono un ruolo chiave e una sfumatura differente.
[...] Al solenne genius loci ricoperto da colline, boschi e passi alpini all’interno della letteratura resistenziale, si somma una maggiore complessità che caratterizza proprio l’opera calviniana più di quella di altri autori. Se pensiamo ad altri autori della Resistenza, come il combattente Beppe Fenoglio o lo “sfollato” Cesare Pavese, le fondazioni a loro intitolate hanno già ricreato percorsi alla scoperta dei luoghi delle loro opere e attraverso le loro pagine si può tracciare un catalogo di toponimi langaroli. Seppur accertata la partecipazione attiva alla Resistenza di Italo Calvino e nonostante "Il sentiero dei nidi di ragno" sia considerato uno dei romanzi capisaldi per descrivere
il periodo, nessun lavoro è portato avanti circa i luoghi della valle Argentina che sono stati teatro delle azioni del partigiano Santiago, suo nome da combattente, per un motivo che parrebbe completamente estraneo e paradossale.
[...] Ancora una volta devo citare lo straordinario lavoro portato avanti da Virginia [Giustetto, dell’Unité d’italien de l’Université de Genève] e Tommaso [Elli, per il DensityDesign Research Lab] per il tema dei luoghi dell’"Atlante Calvino" [l'autore parla del progetto "Atlante Calvino: Letteratura e visualizzazione", svolto con l’Università di Ginevra, da una collaborazione con il DensityDesign Research Lab, applicazione diretta di geoletteratura nel panorama delle Digital Humanities]: da loro ho potuto ereditare i nomi dei luoghi d’ambientazione e nominati all’interno delle intere pagine che Calvino ha saputo raccogliere e comporre nell’arco di una quarantina d’anni di carriera. Sono stati necessari diversi passaggi di interpretazione e elaborazione del dataset originario per potersi orientare in una congerie informe di nomi e informazioni poco familiari a uno che, come me, potrebbe identificarsi in un lettore distratto e poco attento alle parole precise.
In primis è stato necessario riconoscere, grazie all’aiuto di una letterata e studiosa dell’autore come Virginia, quali opere identifichiamo all’interno degli interi scritti calviniani quando parliamo di letteratura della Resistenza.
La letteratura della Resistenza ha, innanzitutto, caratterizzato, infatti, solo la prima parte del percorso artistico di Calvino. "Il sentiero dei nidi di ragno" è senza ombra di dubbio universalmente conosciuto come uno dei capisaldi della letteratura resistenziale, al contrario, all’interno dell’"Ultimo viene il corvo" vi sono richiami più o meno espliciti alla lotta partigiana solo in alcuni. Alla prima categoria appartengono "Angoscia in caserma", "Andato al comando", "Paura sul sentiero", "I fratelli Bagnasco", "Ultimo viene il corvo", "La fame a Bévera", "Il bosco degli animali", "La stessa cosa del sangue", "Attesa della morte in un albergo" e "Uno dei tre è ancora vivo" (una particolarissima eccezione all’interno dell’intero panorama letterario partigiano presentando la narrazione dal punto di vista di un soldato tedesco). "Uomo nei Gerbidi", "Campo di mine" e "Alba sui rami nudi", pur non presentando al suo interno richiami diretti alla lotta partigiana, risultano ugualmente testimonianze realiste della vita civile durante la seconda guerra mondiale: in particolar modo interessante diventa "Campo di mine", presentando contrabbando e fughe in direzione della vicina e confinante Francia che hanno caratterizzato il periodo bellico.
Un’ulteriore categoria è composta da "Cinque dopodomani: guerra finita!", "Come un volo d’anitre" e "Mai nessuno degli uomini lo seppe", apparsi sull’"Unità" di Torino (il primo e il terzo) e su "Il Settimanale" (il secondo) e non presenti in successive raccolte, fino alla pubblicazione postuma ne "I Meridiani".
20 Tecla. Le città e il cielo 3, in Italo Calvino, Le città invisibili
Matteo Banal, Sui sentieri dei nidi di ragno. Un’esplorazione visuale dello spazio geoletterario, Tesi di laurea, Politecnico di Milano, Anno Accademico 2018-2019

Rispetto a quanto asserito da Matteo Banal circa la valorizzazione o meno di tanti luoghi calviniani, in particolare quelli legati alla Resistenza, occorre sottolineare che con l'impegno di Veronica Pesce (itinerario a cura di Laura Guglielmi e Veronica Pesce - prefazione di Laura Guglielmi) di recente è uscito il libro "Italo Calvino. Sanremo e dintorni" (Il Palindromo), progetto di itinerario letterario promosso dal Comune di Sanremo per celebrare il centenario della nascita dello scrittore (1923-2023) e realizzato attraverso la collaborazione tra l’Università degli Studi di Genova, le scuole del territorio e l’Accademia di Belle Arti di Sanremo.
Adriano Maini