Gorbio è un borgo medievale meravigliosamente conservato con i viottoli in acciottolato antico, i suggestivi portali ad arco a sesto acuto e all'apice della rocca il Castello dei Conti Lascaris di Ventimiglia.
È l'ora del ritorno. Scendo a Menton. Percorro il lungomare e mi colpisce un fico magnolioide nel 'Jardin Elisée Reclus". Mi fermo per osservarlo: le radici si espandono nel parco come tentacoli. È maestoso, dalla chioma ampia che abbraccia il giardino, proseguendo mi accorgo che ce ne sono altri altrettanto maestosi.
Riprendo il viaggio: arrivo a Bordighera e voglio approfittarne per vedere qualche albero in questa città famosa per i giardini. Mi fermo davanti ad un fico imponente. Si avvicina una signora alla quale chiedo di una magnolioide che avrebbe avvolto un muro con le radici tentacolari. Lei è Rita e mi invita a visitare il lungomare Argentina dove esiste un complesso di alberature di araucarie. È una poetessa di origini belghe; si offre di accompagnarmi a vedere il lungomare raccontandomi che tra tutti gli alberi se ne distingue uno colpito da un bombardamento durante la seconda guerra ma che si è ripreso ed è il più rigoglioso. Rita mi dice dobbiamo imparare a resistere come gli alberi. Nella vita si incontrano momenti di difficoltà, di sconfitta, di caduta, dobbiamo resistere e rialzarci e continuare a camminare, come questo albero colpito. Abbiamo passato in rassegna tutte le Araucarie del viale: ci salutiamo. Torno indietro e mi fermo al bar ... e siedo nel dehor sotto l'albero che dicevo. Lo osservo e scatto qualche foto. Arriva il titolare che mi pare un tipo un po' burbero, sono tentato di chiedere se sa qualcosa della pianta, ma rinuncio, ordino solo il drink. Al momento del conto lo anticipo e domando se ha informazioni. Mi sorprende! Non si tira indietro mi racconta che le araucarie sono state piantate all'inizio del 900. Anche lui conferma che quella nel suo dehor è la più bella. Non sa nulla del bombardamento.
"In estate i ragazzi si contendono le sedute qui sotto - dice A. - perché si gode di una ineguagliabile frescura. L'albero è un refrigerante naturale, qui circola sempre aria fresca."
Oggi è stata una giornata piena, ricca di scoperte, di incontri e dialoghi. Rita è rimasta sorpresa quando le ho chiesto informazioni di una pianta. Mi confessa: "nella mia vita è la prima volta che una persona mi chiede informazioni per piantare un albero."
Marco Bertolino, Vento alto, Youcanprint, Lecce, 2022
È l'ora del ritorno. Scendo a Menton. Percorro il lungomare e mi colpisce un fico magnolioide nel 'Jardin Elisée Reclus". Mi fermo per osservarlo: le radici si espandono nel parco come tentacoli. È maestoso, dalla chioma ampia che abbraccia il giardino, proseguendo mi accorgo che ce ne sono altri altrettanto maestosi.
Riprendo il viaggio: arrivo a Bordighera e voglio approfittarne per vedere qualche albero in questa città famosa per i giardini. Mi fermo davanti ad un fico imponente. Si avvicina una signora alla quale chiedo di una magnolioide che avrebbe avvolto un muro con le radici tentacolari. Lei è Rita e mi invita a visitare il lungomare Argentina dove esiste un complesso di alberature di araucarie. È una poetessa di origini belghe; si offre di accompagnarmi a vedere il lungomare raccontandomi che tra tutti gli alberi se ne distingue uno colpito da un bombardamento durante la seconda guerra ma che si è ripreso ed è il più rigoglioso. Rita mi dice dobbiamo imparare a resistere come gli alberi. Nella vita si incontrano momenti di difficoltà, di sconfitta, di caduta, dobbiamo resistere e rialzarci e continuare a camminare, come questo albero colpito. Abbiamo passato in rassegna tutte le Araucarie del viale: ci salutiamo. Torno indietro e mi fermo al bar ... e siedo nel dehor sotto l'albero che dicevo. Lo osservo e scatto qualche foto. Arriva il titolare che mi pare un tipo un po' burbero, sono tentato di chiedere se sa qualcosa della pianta, ma rinuncio, ordino solo il drink. Al momento del conto lo anticipo e domando se ha informazioni. Mi sorprende! Non si tira indietro mi racconta che le araucarie sono state piantate all'inizio del 900. Anche lui conferma che quella nel suo dehor è la più bella. Non sa nulla del bombardamento.
"In estate i ragazzi si contendono le sedute qui sotto - dice A. - perché si gode di una ineguagliabile frescura. L'albero è un refrigerante naturale, qui circola sempre aria fresca."
Oggi è stata una giornata piena, ricca di scoperte, di incontri e dialoghi. Rita è rimasta sorpresa quando le ho chiesto informazioni di una pianta. Mi confessa: "nella mia vita è la prima volta che una persona mi chiede informazioni per piantare un albero."
Marco Bertolino, Vento alto, Youcanprint, Lecce, 2022
Bordighera (IM): Lungomare Argentina |
Imperia. “Vento alto” è il nuovo libro di Marco Bertolino. La storia è ambientata anche nella Riviera di Ponente.
«Attraverso gli alberi, parlo di territorio, di memoria, ricordo, radice, salute, ambiente di diritti degli alberi. Il libro è stata una ricerca da levante a ponente della Riviera, nelle Langhe e Monregalese, in Francia sino in Lucania. Con il libro ho voluto dare una visione positiva del futuro attraverso la considerazione di valori che a mio avviso sono importanti» - commenta Marco Bertolino parlando di “Vento alto”.
Redazione, “Vento alto” di Marco Bertolino è ambientato nella Riviera di Ponente, Riviera 24.it, 19 Luglio 2022
Bordighera (IM): Lungomare Argentina |
Savona. L’avvocato penalista e civilista Marco Bertolino (Albenga, 1971) ha dato alle stampe la sua opera prima: “Vento alto”, Youcanprint, “un viaggio bellissimo incontro alla natura”, come lo ha definito Franca Moraglio Giugurta che ne ha curato la prefazione. Ventun capitoli, a cui si aggiungono pagine di nomi, citazioni e bibliografia, che formano un gradevole volume di 220 pagine.
Partendo dall’incontro/abbraccio con gli alberi più maestosi (e famosi) di Liguria e Piemonte, raggiungibili con una moto Guzzi nell’arco della giornata, Bertolino offre l’occasione ai lettori di conoscere particolarità della vita contadina del nostro passato, quando si era ben lungi dall’immaginare che la vita di città avrebbe preso il sopravvento su quella di campagna. Il timore che affiora qua e là tra le righe è che, scomparsi i nostri ‘vecchi’, non ci sia più nessuno che abbia memoria storica e possa spiegare, ad esempio, perché la castagna sia sempre stata la fonte di reddito primaria dei contadini.
Nei suoi viaggi non sempre trova ciò che cerca, ma lo spettacolo che offre la natura è comunque avvolgente, e il caso fortuito lo porta a valorizzare posti sconosciuti e a imbattersi in quelle persone che - uniche - sanno spiegare determinate sfaccettature di muri, viottoli, lavatoi, e ancora alberi.
Chi tra noi sa chi erano le sciascelline? Lo spiega Bertolino nella sua fatica (e vi lasciamo la curiosità). Così come veniamo a conoscere in quale modo (incredibile) si rendevano lisce le piste da ballo nei paesi. Ripercorrendo i sentieri calpestati dai cavalli delle truppe napoleoniche, scopriamo anche che c’è una sessualità negli alberi e scopriamo anche (doppiamente incredibile) a chi era destinata l’acqua più pura che sgorgava: non certo agli uomini ma alle mucche.
Ma c’è spazio anche per la pallapugno (e quante scommesse!), per i vini, per la mela rossa di Feisoglio, di cui oggi sono rimasti pochi alberi, e via discorrendo [...]
L.S., “Vento alto”: opera prima di Marco Bertolino, L'Ancora, 24 ottobre 2022