martedì 15 novembre 2022

Ben prima che Beppe Porcheddu si trasferisse a Bordighera, Leonardo Bistolfi...

Bordighera (IM: Località Arziglia

Nello sviluppare la ricerca sulla Resistenza sulla costa del Ponente ligure, da Imperia al confine francese, ho incrociato la figura di Giuseppe Porcheddu, antifascista e pittore-grafico-illustratore di significativo rilievo, vissuto prima a Torino e poi a Bordighera.
La novità è giunta, invece, dalla scoperta che fu il casalese Leonardo Bistolfi a motivare e valorizzare l’artista Porcheddu. Non solo, attivando la dottoressa Varvello del Museo Civico Bistolfi di Casale Monferrato e il dott. Mantovani della Biblioteca Civica Canna, ho ritrovato il catalogo di una mostra di opere di Porcheddu avvenuta a Torino nel 1928, con una originalissima prefazione di Leonardo Bistolfi.
Giuseppe Porcheddu, Beppe, nato a Torino il 1 maggio 1898, scomparve il 27 dicembre 1947 in una vicenda non ancora del tutto ricostruita; sardo di origini (il padre Giovanni Antonio era nativo di Ittiri, in provincia di Sassari; ingegnere molto noto per aver introdotto e sviluppato in Italia le tecniche del cemento armato, fu progettista anche del Lingotto di Torino e di vari silos al porto di Genova) fu pittore, incisore, scultore, grafico, fumettista ed illustratore di grande talento. Venne scoperto e incoraggiato da Leonardo Bistolfi già a Torino, dove viveva e studiò alla facoltà di architettura al Politecnico.
È noto per le bellissime illustrazioni del Pinocchio di Collodi edite nel 1942, per i disegni delle bambole Lenci, per i disegni e la creazione di personaggi di fumetti diffusi in tutta Italia. Molte sue opere sono oggi custodite e promosse dal Museo della Scuola e del Libro per l'Infanzia MUSLI di Torino e dalla Fondazione Tancredi di Barolo di Torino, sotto la direzione del prof. Pompeo Vagliani.
Accanto all’arte coltivò sempre la convinzione antifascista; promosse poi l’attività resistenziale fra Sanremo e Bordighera...
Sergio Favretto, Come Leonardo Bistolfi scoprì e valorizzò il grafico e illustratore Beppe Porcheddu, Il Monferrato.it, 13 gennaio 2021

La propaganda antifascista e antitedesca fu praticata nella zona di Bordighera da Renato Brunati e da me in un contempo indipendentemente, senza che nemmeno ci conoscessimo: ma nel 1940 ci incontrammo e d’impulso associammo i nostri ideali e le nostre azioni, legati come ci trovammo subito anche da interessi intellettuali ed artistici.
La vera azione partigiana s’iniziò dopo il fatale 8 settembre 1943, allorchè Brunati e la sig. Maiffret subito dopo l’occupazione tedesca organizzarono un primo nucleo di fedeli e racimolarono per le montagne, sulla frontiera franco-italiana e nei depositi, armi e materiali: armi e materiali che essi vennero via via accumulando a Bajardo in una proprietà della Maiffret, che servì poi sempre di quartier generale in altura, mentre alla costa il luogo di ritrovo e smistamento si stabiliva in casa mia ad Arziglia e proprio sulla via Aurelia.
Giuseppe Porcheddu, manoscritto (documento IsrecIm) edito in Francesco Mocci (con il contributo di Dario Canavese di Ventimiglia), Il capitano Gino Punzi, alpino e partigiano, Alzani Editore, Pinerolo (TO), 2019 

[...] [Mostra artistica piemontese-sarda] <158
[n.d.r.: come già riportato da Sergio Fravretto, art. cit., Leonardo Bistolfi nel 1928 presentava la mostra di Giuseppe Porcheddu]
[...] [Prefazione ai disegni di Giuseppe Porcheddu] <186
In un giorno lontano, quando l’autore delle visioni di bellezza qui raccolte aveva appena sette anni, il padre suo - animatore di geniali costruzioni, aspramente combattute al loro apparire, e diffuse ora in tutto il mondo - venne a me, portandomi alcuni disegni del piccolo Beppe.
Erano paesaggi fantastici, strani aggruppamenti di figure umane, bizzarre scene di sapore fiabesco, trattate con mano già capace di esprimere le vicende delle forme e degli spazi.
Chiesi come il fanciullo si esercitasse a copiare quelle figurazioni; ma le parole commosse del padre mi gridarono che tutti i disegni del suo Beppe erano gli esemplari di una spontanea ed originale creazione, manifestata senza fatica e senza esitazioni.
Così fu che io conobbi e seguii poi, nello svolgersi degli anni, l’arte di Beppe Porcheddu: fecondo suscitatore di sensazioni e di emozioni, creatore inesauribile di fisionomie fisiche e spirituali, immaginoso descrittore di ambienti e di anime.
Arte che crea (come poche, forse, nel campo dell’illustrazione letteraria) l’atmosfera chiara e completa del momento psicologico; arte che, a primo aspetto, si presenta con forme che paiono caricaturali, ed è invece l’esaltazione della personalità umana precisata in tutte le caratteristiche esteriori ed interiori.
Per questo le creature delle composizioni di Beppe Porcheddu nel loro silenzio lineare parlano ardentemente, e nella irrealtà del sogno vibrano di verità e di passione.
Quale educazione teorica e pratica ha avuto la sua sensibilità, sospinta a tentare tutte le forme dell’espressione artistica?
Come la sua fantasia ha potuto realizzare tutte le sue aspirazioni, ogni qualvolta si è accinta a nuovi tentativi, pur valendosi di mezzi materiali sino ad allora ignorati o conquistati improvvisamente, senza lo spossante tirocinio di una preparazione tecnica?
Dove e quando egli ha appresa l’eloquenza descrittiva della mano che usa la penna o il pennello o il bulino?
Quali eredità ha egli raccolto da lontane vite della sua isola ardente o da altri orizzonti di bellezza?
O non pare forse che tutte queste vite le abbia egli stesso vissute?...
Molti furono gli artisti che tentarono di rievocare in vaste opere aspetti di uomini e di cose appartenenti a tempi antichi o remoti. Ma pochi riuscirono a raggiungere il senso intimo dell’essere.
Vedete - ad esempio - l’estatico amplesso del Re Lear, avvolto nella sublime grandezza della sua potenza e come incatenato dalla tragica attesa dell’infinito che incombe su di lui!
Quando, o giovane poeta, hai veduto questa città della tristezza? E come hai potuto rappresentare la barbarica ferocia de La Vendetta di Thaora di A. Varaldo, in questo quadro possente ove i personaggi scolpiti nelle mirabili architetture dei loro costumi, e le anime affocate dall’odio sembrano scagliarsi in una infernale bufera di passioni
[...] Così coloro che non conoscono ancora l’artista, all’apparire di questa raccolta delle molte creazioni originate dall’impeto della sua geniale facoltà animatrice sentiranno il valore spirituale della vasta produzione di Beppe Porcheddu, e saranno come avvolti dalla passione che lo sospinge verso le vie sempre più alte dell’arte.
[NOTE]
158 «Gazzetta del Popolo», 17 settembre 1922, p. 2, in articolo anonimo dal titolo 'La Mostra artistica piemontese-sarda inaugurata ad Alessandria con un discorso di Leonardo Bistolfi'. Alla mostra, allestita al teatro Virginia Marini, parteciparono tra gli altri gli artisti Bistolfi, Vittorio Accornero, Dina Allara, Giovanni Battista Alloati, Giuseppe Biasi, Pietro Boccalatte, Agostino Bosia, Remo Branca, Domenico Buratti, Alberto Caffassi, Felice Carena, Carlo Carrà, Felice Casorati, Francesco Ciusa, Teonesto Deabate, Cesare Ferro, Giovanni Giani, Giacomo Grosso, Alessandro Lupo, Giuseppe Manzone, Francesco Menzio, Pietro Morando, Gaetano Orsolini, Giuseppe Porcheddu, Egle Pozzi, Recalcati, Medardo Rosso, Edoardo Rubino, Primo Sinopico, Strada, Domenico Valinotti, Venanzio Zolla.
186 In Disegni di G. Porcheddu, Torino 1928, pp. 5-9. Ristampato in «Illustrazione del Popolo», n. 53, 1928, pp. 7-8. Giuseppe Porcheddu (Torino 1898 - Località ignota 1947), figlio dell’ingegnere e costruttore Giuseppe Antonio, fu uno dei principali disegnatori e illustratori italiani del Novecento, attivo soprattutto nel periodo fra le due guerre. Collaboratore, tra l’altro, del «Pasquino», illustrò due libri per ragazzi del figlio di Leonardo, Giovanni (in arte Gian) Bistolfi, Un po’ di destino (1927) e Racconti così (1927). Uno dei suoi capolavori fu l’edizione torinese (Paravia ed.) del Pinocchio di Collodi (1942). Su Porcheddu, v. Corrado Farina, Segno particolare Beppe Porcheddu. L’opera di un artista poco italiano, in «Charta», n. 68, 2004, pp. 30-33, ed il capitolo Giuseppe (Beppe) Porcheddu. Grandezza di un artista scomparso nel nulla, in Santo Alligo, Pittori di carta. Libri illustrati tra Otto e Novecento, Torino 2007, pp. 233-258, 306-307 (con bibliografia).
Walter Canavesio, Leonardo Bistolfi. Il Fez rosso. Scritti di un operaio della Bellezza, Edizione digitale senza scopo di lucro, 2014

Beppe Porcheddu nel dicembre 1947 trascorse le feste di Natale a Roma, ospite dell'amico Giacometti, con cui stava organizzando una importante mostra.
Il 27 dicembre uscì di casa e nessuno lo rivedrà più. Lasciò scritto alla sorella: "La vita è un continuo tradimento. I più bei sogni… restano sogno. Chissà quando ci rivedremo?"
Nel 1971 la città di Bordighera, nel corso delle celebrazioni del cinquecentenario, promosse la mostra “Pittori di ieri a Bordighera” nella quale Beppe Porcheddu venne messo in luce con la presentazione di cinque opere riprodotte a catalogo.
Nel 2007 la Galleria d’Arte Narciso di Torino ordinò un'importante mostra postuma.
Redazione, Beppe Porcheddu pittore e illustratore che ha operato in Liguria, Istituto Documentazione Arte Ligure