venerdì 1 marzo 2019

Qualche cenno su fiori e piante della pista ciclopedonale Ospedaletti (IM) - San Lorenzo al Mare



L’Helianthus tuberosus, noto ai cuochi col nome di Topinambur, evaso dagli orti, si è naturalizzato nel greto di ogni corso d’acqua. Affacciandosi dai ponti della ciclabile è possibile assistere alle sue fioriture autunnali.




I fiori multicolorati della Mirabilis jalapa, la Bella di notte, si spalancano solo quando fa buio, ma di giorno restano ben sigillati e si possono solo ammirare nelle condizioni documentate dalle foto.
La sua comparsa data dall’anno 1596, epoca in cui fu scoperta sulle montagne peruviane. Gli entomologi l’hanno utilizzata per lo studio delle leggi genetiche, sfruttandola come esca per attirare nelle trappole le farfalle a vita notturna, adescate dal suo penetrante profumo.


Un curioso esempio di naturalizzazione è quello di una Solanacea denominata Nicotiana glauca; l’alberetto raggiunge in Italia i tre metri di altezza massima e fiorisce tra febbraio e luglio esibendo pannocchie semipendule di fiori tubulosi stretti ed allungati, color giallo zolfino, come si vede dalla foto. Importata nel 1827 dall’Argentina a scopi ornamentali, si è ambientata in tutte le zone temperate dell’Europa. Il nome del Genere deriva dal cognome del francese Jean Nicot, ambasciatore in Portogallo, famoso per aver portato a Parigi i semi del Tabacco (Nicotiana tabacum), aquistati da un mercante fiammingo che li aveva importati dalla Florida. La prima pianta di Tabacco nata in Francia fu mostrata a Caterina de Medici e, da allora, è rimasta battezzata Erba della regina.
Anche la Nicotiana glauca contiene una rilevante quantità di nicotina, assieme ad altri princìpi che la rendono pericolosa se ingerita per caso.
 

I nativi delle terre d’origine ne fumavano le foglie per guarire gonfiori, ematomi, reumatismi e mal di gola. E’ ormai nota in tutta la Regione, soprattutto lungo le zone toccate dalla ferrovia, perchè l’aria smossa dai mezzi in transito disperde i numerosissimi, minuscoli semi. Lasciata ora in dote alla neonata pista ciclabile, possiede un tronco dalla corteccia scura che contrasta molto gradevolmente con il resto della pianta, tutta azzurro glauco, comprese le foglie coriacee e lanceolate.


Gli esemplari di Opuntia ficus indica che si ergono ai lati del tracciato
costituiscono ormai un familiare incontro in gran parte d’Italia e del
Ponente ligure in particolare. La sua presenza non è casuale perchè fornisce
frutti commestibili e le sue foglie aculeate venivano usate per costruire
siepi di riparo per orti ed allevamenti di bestiame, quando il filo spinato
non esisteva ancora. Il Fico d’India è uno dei regali all’Europa di cui è


responsabile Cristoforo Colombo; proviene dal Centro America dove era
coltivavato dagli Aztechi per i quali era pianta sacra. Lo testimonia uno
dei pochi documenti rimasti, il Codice Mendoza, dove sono illustrati
esemplari di Opuntia. Spuntano anche nei giardini pubblici e privati che
costeggiano la pista con forme e fiori molto decorativi come quelli scarlatti
prodotti dall’Opuntia bergeriana, una delle più note specie ornamentali.
Il Genere trae il nome dalla città greca Opus dove era stata anticamente
descritta una pianta spinosa molto simile, rimasta però sconosciuta.


Su un altro muro di un’altra passeggiata che fiancheggia la pista è spuntata
una Felce proveniente anch’essa dalle fascia tropicale; si tratta della Pteris
vittata, rigogliosa ed abbondante tra le crepe dei muri, dove mostra una
singolare facoltà di riprodursi e di resistere nel nuovo ambiente, facendo
germogliare gran parte delle migliaia di spore prodotte.

di Alfredo Moreschi in Parco Costiero della Riviera dei Fiori. Fiori & Piante della PISTA CICLOPEDONALE  (2019, Edizioni Zem)