Una frazione di Ventimiglia disabitata da decenni, le antiche case in pietra in stato di abbandono, il farsi strada del degrado, dell’indifferenza, della rovina… Questo lo scenario che si presentava a fine anni Ottanta agli occhi di un visitatore che si fosse addentrato tra i vicoli silenziosi del borgo medievale di Torri Superiore. Forse avrebbe incontrato Nando Beltrame, l’ultimo dei suoi abitanti, che vi ha vissuto fino al 2000. Attorno terreni perlopiù incolti, nemmeno in vendita, ricoperti di rovi e vitalba: una Machu Picchu nostrana, in miniatura.
A pochi chilometri dal mare, in Val Bevera, Torri Superiore ha conservato quasi intatte le sue caratteristiche originarie.
[...] Nel 1989 una coppia (lei originaria del luogo, lui torinese) identifica in Torri Superiore il luogo ideale per un’operazione di “riciclaggio urbanistico”, dove affiancare al recupero architettonico di un prezioso patrimonio collettivo la possibilità di trasferire la propria residenza e le proprie capacità professionali. Un progetto per far convivere la ricerca personale di uno stile di vita sostenibile con quel senso di responsabilità verso i beni collettivi che in quegli anni ha dato vita al grande movimento del volontariato.
Nasce su queste basi l’associazione culturale Torri Superiore fondata l’11 giugno 1989 a Torino, con i seguenti obiettivi statutari: promuovere l’acquisizione e il recupero del borgo e dei terreni circostanti; avviare un complesso di attività economiche (artigianato, agricoltura, formazione); creare un insediamento stabile o temporaneo dei propri associati secondo una struttura di tipo comunitario; realizzare una struttura ricettiva-culturale; costituire un centro di studi e ricerca sui temi del rispetto ambientale e della tutela dei diritti umani.
L’associazione non ha scopo di lucro e finalizza tutte le energie, economiche e operative, alla rivitalizzazione del borgo medievale. Gli obiettivi statutari iniziali sono tuttora in vigore.
I primi insediamenti residenziali da parte dei soci sono iniziati nel 1992. Oggi a Torri Superiore vive stabilmente una comunità di circa trenta persone, tra cui molti bambini. I residenti condividono i pasti (anche se ciascun appartamento ha una sua cucina indipendente) e si sono dati una struttura decisionale collettiva che si riunisce una volta alla settimana.
L’esperienza più che ventennale dell’ecovillaggio di Torri Superiore è nata e cresciuta grazie alla sinergia tra l’ente “padre” del progetto (l’associazione culturale Torri Superiore) e il gruppo non formalizzato dei singoli che hanno scelto di trasferirsi a Torri come residenti, sviluppando attività culturali e creando occupazione in vari campi (agricolo, turistico, servizi, artigianato, ecc.). I residenti sono quasi tutti soci dell’associazione culturale; a chi non è ancora socio è richiesto di diventarlo compatibilmente con il percorso di inserimento nella comunità (un anno).
A queste due componenti iniziali si è aggiunta nel 1999 la Ture Nirvane Società Cooperativa a r.l. come strumento giuridico e di lavoro per portare a compimento alcuni degli scopi associativi, in particolare la ristrutturazione degli immobili e l’apertura di un centro culturale-ricettivo per creare opportunità di lavoro per i residenti.
[...] Il confine fisico è dato, al momento, dal villaggio medievale che limita la capienza massima di residenti ed ospiti. L’associazione culturale ha molti soci non residenti, ma nessuno abita nelle immediate vicinanze. Un altro confine fisico è dato dall’esiguità dei terreni coltivabili disponibili in valle a causa dei terrazzamenti (che richiedono una grande quantità di manodopera) e dei prezzi altissimi del terreno agricolo. I confini amministrativi non sono un problema insormontabile, perché avendo tre diverse entità (l’associazione culturale, la cooperativa e la comunità residente) tra loro interconnesse, di cui due formalizzate ed una informale, si riesce a portare avanti bene il progetto complessivo. Il confine economico, che sempre esiste, ha imposto cautela negli investimenti e lentezza (ma determinazione) nella realizzazione dell’opera.
[...] Alcuni aspetti dell’esperienza di Torri Superiore sono replicabili e già abbondantemente replicati: la vita comunitaria e le modalità di gestione delle relazioni interne, la condivisione degli spazi, la produzione agricola locale per autoconsumo, l’utilizzo di tecniche di bioedilizia ed autocostruzione, l’orientamento generale alla riduzione dei consumi e alla decrescita felice. Questi stimoli sono stati condivisi con il mondo esterno attraverso le reti di cui facciamo parte, il programma dei nostri corsi e seminari, il contatto diretto con chi ha soggiornato qui come ospite o volontario.
Altri aspetti del nostro percorso presentano invece elementi di scarsa replicabilità: la natura stessa del borgo medievale è molto particolare e la fortunata localizzazione, per sua natura unica (tra mare e monti, a pochi chilometri dalla Francia e dalla città di Ventimiglia, in campagna ma accessibile con mezzi pubblici), ha contribuito alla creazione e alla crescita del centro turistico ricettivo. La campagna acquisti del bene immobiliare ha richiesto un arco di tempo enorme, due decenni: sono pochi i gruppi che possano permettersi di aspettare così a lungo prima di fruire dell’investimento economico.
Una serie di eventi fortunati e fortunosi ha consentito a Torri Superiore di attraversare e superare diverse gravi crisi di natura legale, finanziaria e umana. La prima, ad un anno dalla fondazione dell’associazione, è stata originata da errori di impostazione e di investimento. Sottovalutate le difficoltà ad ottenere finanziamenti per i restauri, sono state fatte scelte azzardate, come quella di assegnare il primo progetto di recupero ad un famoso architetto genovese per poi scoprire che aveva stravolto le idee del gruppo, creando una specie di resort avveniristico ed assai poco funzionale per una comunità. Risultato: enormi debiti, rischio di fallimento, grossi sacrifici per risanare la situazione da parte di chi ci credeva veramente (ed è tuttora parte del progetto). La seconda crisi, dieci anni dopo, è stata legata al rischio che il progetto naufragasse a causa degli orientamenti diversi (uno più spirituale ed un altro più laico) delle due componenti del gruppo associativo. Ha prevalso, dopo un anno di elaborazione collettiva ed infiniti dibattiti e discussioni, il gruppo laico che gestisce tuttora l’ecovillaggio. Infine, nei primi anni Duemila, si è presentato un altro momento di difficoltà dovuto alla difficile trasformazione del borgo da casa della comunità a centro turistico ricettivo, che ha reso necessario rispettare norme di legge (sicurezza, igiene, lavoro, ecc.) che spesso mal si conciliano con la vita quotidiana di un gruppo; ne è nata una sorta di contrapposizione tra le istanze esistenziali, minimaliste e familistiche di chi ci abita, e le necessità di chi sta creando posti di lavoro e deve operare entro ambiti ben precisi, con margini di manovra assai stretti.
Il percorso compiuto può, se non altro, fornire ad altri gruppi comunitari idee e spunti su cui riflettere. Al momento non ci sono crisi interne aperte.
La crisi economica generale impone nuove strategie e riflessioni, quella energetica già si vede all’orizzonte. Il turismo forse non si fermerà, però questa prima fonte di reddito potrebbe cambiare parecchio ed è necessario capire come rimanere flessibili ed adattabili.
Il punto di forza di Torri Superiore rimane comunque la sua natura poliedrica e diversificata, l’unione territoriale tra casa e lavoro e la relativa stabilità (negli ultimi dieci anni) del gruppo residente, composto da persone di età diverse e con abilità pratiche tra loro complementari.
Lucilla Borio e Massimo Candela, Torri Superiore, un borgo recuperato in (a cura di) Paolo Cacciari, Nadia Carestiato, Daniela Passeri, Viaggio nell'Italia dei beni comuni. Rassegna di gestioni condivise, Marotta & Cafiero editori - Napoli, 2012
A pochi chilometri dal mare, in Val Bevera, Torri Superiore ha conservato quasi intatte le sue caratteristiche originarie.
[...] Nel 1989 una coppia (lei originaria del luogo, lui torinese) identifica in Torri Superiore il luogo ideale per un’operazione di “riciclaggio urbanistico”, dove affiancare al recupero architettonico di un prezioso patrimonio collettivo la possibilità di trasferire la propria residenza e le proprie capacità professionali. Un progetto per far convivere la ricerca personale di uno stile di vita sostenibile con quel senso di responsabilità verso i beni collettivi che in quegli anni ha dato vita al grande movimento del volontariato.
Nasce su queste basi l’associazione culturale Torri Superiore fondata l’11 giugno 1989 a Torino, con i seguenti obiettivi statutari: promuovere l’acquisizione e il recupero del borgo e dei terreni circostanti; avviare un complesso di attività economiche (artigianato, agricoltura, formazione); creare un insediamento stabile o temporaneo dei propri associati secondo una struttura di tipo comunitario; realizzare una struttura ricettiva-culturale; costituire un centro di studi e ricerca sui temi del rispetto ambientale e della tutela dei diritti umani.
L’associazione non ha scopo di lucro e finalizza tutte le energie, economiche e operative, alla rivitalizzazione del borgo medievale. Gli obiettivi statutari iniziali sono tuttora in vigore.
I primi insediamenti residenziali da parte dei soci sono iniziati nel 1992. Oggi a Torri Superiore vive stabilmente una comunità di circa trenta persone, tra cui molti bambini. I residenti condividono i pasti (anche se ciascun appartamento ha una sua cucina indipendente) e si sono dati una struttura decisionale collettiva che si riunisce una volta alla settimana.
L’esperienza più che ventennale dell’ecovillaggio di Torri Superiore è nata e cresciuta grazie alla sinergia tra l’ente “padre” del progetto (l’associazione culturale Torri Superiore) e il gruppo non formalizzato dei singoli che hanno scelto di trasferirsi a Torri come residenti, sviluppando attività culturali e creando occupazione in vari campi (agricolo, turistico, servizi, artigianato, ecc.). I residenti sono quasi tutti soci dell’associazione culturale; a chi non è ancora socio è richiesto di diventarlo compatibilmente con il percorso di inserimento nella comunità (un anno).
A queste due componenti iniziali si è aggiunta nel 1999 la Ture Nirvane Società Cooperativa a r.l. come strumento giuridico e di lavoro per portare a compimento alcuni degli scopi associativi, in particolare la ristrutturazione degli immobili e l’apertura di un centro culturale-ricettivo per creare opportunità di lavoro per i residenti.
[...] Il confine fisico è dato, al momento, dal villaggio medievale che limita la capienza massima di residenti ed ospiti. L’associazione culturale ha molti soci non residenti, ma nessuno abita nelle immediate vicinanze. Un altro confine fisico è dato dall’esiguità dei terreni coltivabili disponibili in valle a causa dei terrazzamenti (che richiedono una grande quantità di manodopera) e dei prezzi altissimi del terreno agricolo. I confini amministrativi non sono un problema insormontabile, perché avendo tre diverse entità (l’associazione culturale, la cooperativa e la comunità residente) tra loro interconnesse, di cui due formalizzate ed una informale, si riesce a portare avanti bene il progetto complessivo. Il confine economico, che sempre esiste, ha imposto cautela negli investimenti e lentezza (ma determinazione) nella realizzazione dell’opera.
[...] Alcuni aspetti dell’esperienza di Torri Superiore sono replicabili e già abbondantemente replicati: la vita comunitaria e le modalità di gestione delle relazioni interne, la condivisione degli spazi, la produzione agricola locale per autoconsumo, l’utilizzo di tecniche di bioedilizia ed autocostruzione, l’orientamento generale alla riduzione dei consumi e alla decrescita felice. Questi stimoli sono stati condivisi con il mondo esterno attraverso le reti di cui facciamo parte, il programma dei nostri corsi e seminari, il contatto diretto con chi ha soggiornato qui come ospite o volontario.
Altri aspetti del nostro percorso presentano invece elementi di scarsa replicabilità: la natura stessa del borgo medievale è molto particolare e la fortunata localizzazione, per sua natura unica (tra mare e monti, a pochi chilometri dalla Francia e dalla città di Ventimiglia, in campagna ma accessibile con mezzi pubblici), ha contribuito alla creazione e alla crescita del centro turistico ricettivo. La campagna acquisti del bene immobiliare ha richiesto un arco di tempo enorme, due decenni: sono pochi i gruppi che possano permettersi di aspettare così a lungo prima di fruire dell’investimento economico.
Una serie di eventi fortunati e fortunosi ha consentito a Torri Superiore di attraversare e superare diverse gravi crisi di natura legale, finanziaria e umana. La prima, ad un anno dalla fondazione dell’associazione, è stata originata da errori di impostazione e di investimento. Sottovalutate le difficoltà ad ottenere finanziamenti per i restauri, sono state fatte scelte azzardate, come quella di assegnare il primo progetto di recupero ad un famoso architetto genovese per poi scoprire che aveva stravolto le idee del gruppo, creando una specie di resort avveniristico ed assai poco funzionale per una comunità. Risultato: enormi debiti, rischio di fallimento, grossi sacrifici per risanare la situazione da parte di chi ci credeva veramente (ed è tuttora parte del progetto). La seconda crisi, dieci anni dopo, è stata legata al rischio che il progetto naufragasse a causa degli orientamenti diversi (uno più spirituale ed un altro più laico) delle due componenti del gruppo associativo. Ha prevalso, dopo un anno di elaborazione collettiva ed infiniti dibattiti e discussioni, il gruppo laico che gestisce tuttora l’ecovillaggio. Infine, nei primi anni Duemila, si è presentato un altro momento di difficoltà dovuto alla difficile trasformazione del borgo da casa della comunità a centro turistico ricettivo, che ha reso necessario rispettare norme di legge (sicurezza, igiene, lavoro, ecc.) che spesso mal si conciliano con la vita quotidiana di un gruppo; ne è nata una sorta di contrapposizione tra le istanze esistenziali, minimaliste e familistiche di chi ci abita, e le necessità di chi sta creando posti di lavoro e deve operare entro ambiti ben precisi, con margini di manovra assai stretti.
Il percorso compiuto può, se non altro, fornire ad altri gruppi comunitari idee e spunti su cui riflettere. Al momento non ci sono crisi interne aperte.
La crisi economica generale impone nuove strategie e riflessioni, quella energetica già si vede all’orizzonte. Il turismo forse non si fermerà, però questa prima fonte di reddito potrebbe cambiare parecchio ed è necessario capire come rimanere flessibili ed adattabili.
Il punto di forza di Torri Superiore rimane comunque la sua natura poliedrica e diversificata, l’unione territoriale tra casa e lavoro e la relativa stabilità (negli ultimi dieci anni) del gruppo residente, composto da persone di età diverse e con abilità pratiche tra loro complementari.
Lucilla Borio e Massimo Candela, Torri Superiore, un borgo recuperato in (a cura di) Paolo Cacciari, Nadia Carestiato, Daniela Passeri, Viaggio nell'Italia dei beni comuni. Rassegna di gestioni condivise, Marotta & Cafiero editori - Napoli, 2012