martedì 9 aprile 2024

Torri Superiore è stato un altro mezzo secolo un diroccato labirinto di pietre abbandonato dai suoi abitanti

Torri Superiore, Ventimiglia (IM), prima del recupero. Fonte: Op. cit. infra

Torri Superiore, Ventimiglia (IM), dopo il recupero. Fonte: Op. cit. infra

La permacultura è stata ideata all’incirca 30 anni fa da Bill Morrison e David Holmgren (dal cui testo “Permacultura, Principi e percorsi oltre la sostenibilità” è stato preso lo schema sottostante, che ben riassume la poliedricità del termine permacultura); in Italia la permacultura è stata introdotta nel 2000, proprio grazie agli ecovillaggi: è infatti stato per mezzo dell’ecovillaggio di Torri Superiore che due insegnanti dell’accademia spagnola hanno tenuto in Italia il primo corso (a oggi sono attivi corsi di permacultura anche nel nostro paese).
Ma cosa significa Permacultura? Anzitutto è bene delineare la complessità che è sottesa al concetto: la permacultura è una modalità di progettazione di insediamenti umani ecosostenibili, fondati sulla centralità del territorio; il termine deriva dall’inglese Permanent-Agricolture poichè una delle idee base è il passaggio da colture annuali energivore a colture pluriennali con bassi consumi di energia e ridotto impiego di lavoro umano.
Tuttavia la permacoltura non ha solo a che fare con la visione di una agricoltura permanente o sostenibile, ma si è evoluta in una cultura permanente della sostenibilità, che va ad abbracciare tutti i campi della progettazione di un insediamento umano e del suo inserimento nel contesto.
[...] Torri Superiore: “Ai piedi delle Alpi liguri, a pochi chilometri da Ventimiglia e dal confine francese, è stato per sette secoli un piccolo borgo di contadini e per un altro mezzo secolo un diroccato labirinto di pietre abbandonato dai suoi abitanti, che nel secondo dopoguerra preferirono trasferirsi nel paese poco più a valle o lasciare la Liguria per una delle grandi città industriali del Nord Italia. Poi la forza di un’idea lo ha riportato in vita. Erano gli anni ’80 quando una coppia torinese si mise in testa di recuperare il borgo e renderlo di nuovo abitabile. Riuscirono a comprare alcune stanze e fondarono l’Associazione Torri Superiore. Il primo passo fu rintracciare i proprietari di tutti i 160 vani che compongono il villaggio e acquistarli. «Passammo i primi tre anni solo a esplorare, mappare e cercare di capire cosa dovevamo comprare e da chi», racconta Lucilla Borio, che, insieme a uno sparuto gruppetto di coraggiosi, fu tra i primi a trasferirsi nel villaggio nel ’95, quando c’erano solo tre stanze agibili, e oggi ne coordina le attività. Seguirono anni di lavori e cantieri. Residenti della comunità, soci, simpatizzanti e gruppi di volontari provenienti da tutta Europa, con pazienza e olio di gomito, sgombrarono le macerie, ricostruirono le fondamenta e i tetti, rinforzarono muri e archi, lastricarono sentieri e recuperarono centinaia di muretti a secco per le terrazze agricole che, come nel resto della Val Bevera, ricoprono anche il territorio scosceso intorno a Torri. Progettare la ristrutturazione di un borgo medievale in mezzo alla natura selvatica delle Alpi liguri e ricorrere alle pratiche della bioedilizia fu tutt’uno.” <16
16 Dal sito Greennews, rubrica di Giorgia Marino: Ripopolare la montagna. L’esempio dell’ecovillaggio di Torri Superiore
Diletta Gianfranceschi e Michela Mazzucchi, Ecovillaggi. Architettura e sostenibilità, Tesi di Laurea, Politecnico di Milano 1863, Anno Accademico 2016-2017