Delineare la storia di Torri Superiore non è semplice, considerando che viene presa in esame una porzione di Torri, frazione di Ventimiglia. Infatti il piccolo borgo si trova arroccato sopra la frazione di Torri, piccolo agglomerato urbano medievale diviso in due dal fiume Roja, a una decina di chilometri dal capoluogo Ventimiglia.
Torri Superiore negli anni Ottanta era completamente disabitata, faceva eccezione un solitario, Nando Beltrame, che era l’unico residente. La particolarità di Torri Superiore è la completa aderenza al progetto rurale iniziale, infatti le sue caratteristiche costruttive e strutturali sono rimaste intatte nel tempo.
[...] La costruzione degli edifici a Torri Superiore non è frutto di un unico intervento ma i lavori sicuramente si sono protratti per diversi secoli, alcune porzioni della fitta griglia costruttiva del paese sono state ultimate alla fine del settecento. In quest’epoca il villaggio raggiunse la massima densità infatti la struttura testimonia un’accoglienza di più di duecento abitanti.
Lo spopolamento avvenuto già nell’ ottocento e concluso nel dopoguerra, è dovuto principalmente alla carenza di lavoro, ma un fattore determinante è stato anche la collocazione geografica che ha visto per più di un secolo un continuo cambio di confine tra Italia e Francia, infatti è giusto ricordare l’intenso lavoro di Nilla Gismondi, che nel dopoguerra dedicò la sua vita per dare la possibilità a queste zone di essere ancora italiane. Infatti costituì il Comitato per l’Italianità in difesa dai profughi delle zone di confine cedute alla Francia <8.
Filosofia dell’intervento
L’intervento inizia nel 1983 dal volere iniziale di una coppia di torinesi, che appena giunsero a Torri Superiore ne rimasero affascinati e nel 1989 si impegnarono, considerata l’entità dell’intervento, a costituire l’Associazione Culturale di Torri Superiore. Attraverso lo statuto è facile individuare la filosofia dell’intervento: tra le finalità dell’associazione è di primaria importanza dare vita a una comunità basata sull’armonia e sul rispetto delle persone, della natura e dell’ambiente, superando ogni tipo di dogma e ideologia precostituita.
Questa riflessione fa notare una prima differenza dagli altri esempi di valorizzazione: in questo caso l’accento non è messo sull’aspetto del recupero del patrimonio culturale, architettonico e paesaggistico ma sulla creazione di una societas diversa.
Infatti nei punti a seguire sarà ampliato il concetto secondo cui la vita nel borgo contribuisca al movimento mondiale per la salvaguardia dell’ambiente e la tutela dei diritti umani.
Solo tra gli ultimi punti dello statuto troviamo l’interesse artistico e culturale del luogo, considerato però funzionale alla finalità dell’associazione, infatti si legge che Torri Superiore rappresenta un prezioso patrimonio storico culturale del territorio e per i propri caratteri urbaistici è idoneo alle finalità culturali ed umane che si vogliono perseguire.
Per far sì che il luogo non diventi una località in cui soggiornare solo alcuni mesi all’anno, l’associazione si impegna a promuovere attività economiche collettive e individuali che provvedano al sostentamento degli abitanti, permettendo l’insediamento stabile a Torri. Per essere associati bisogna essere presentati da due soci e all’atto dell’ammissione ci si impegna a prestare opera in modo costruttivo e in armonia con gli altri soci. Prima di essere associati il candidato dovrà passare un periodo di prova di massimo un anno e successivamente dovrà essere accettato dall’intera comunità.
La collettività però non è concepita per essere autoreferenziale e chiusa su se stessa, infatti si impegna a costruire un centro studi per la diffusione, la ricerca e l’informazione delle tematiche trattate, inoltre, anche se non si è associati, è possibile soggiornarvi: sono ospitati tutti quelli che desiderino sostenere e diffondere lo scopo dell’associazione ed i suoi intendimenti. È specificato che nessuno potrà trarre profitto privato dalla comunità, né percepire una rendita propria.
Il progetto ambizioso era quindi di restaurare interamente il borgo antico e di inserirvi all’interno una collettività che ne condividesse la spinta originaria. Nel 1995 erano agibili solo tre stanze e in esse presero la residenza i primi tre pionieri dell’avventura che possiamo riassumere nella parola ecovillaggio (fig. 2). Che cosa sia un ecovillaggio non è cosa facile da spiegare, considerati i tanti aspetti e il forte senso di appartenenza a un determinato territorio; a tratti generali possiamo dire che sono insediamenti abitativi a misura d’uomo nei quali ci si impegna a seguire e creare modelli di vita sostenibili in accordo con l’ambiente.
Questo forte legame con la natura ha caratterizzato la filosofia dell’intervento non solo dal punto di vista della valorizzazione, ma anche per quanto riguarda il recupero, infatti Torri Superiore è stata interamente recuperata seguendo i principi della bioarchitettura, infatti nello statuto si evidenzia che l’associazione si impegna a promuovere e realizzare il recupero e la rivitalizzazione, proteggendo e valorizzando i suoi originali caratteri architettonici e urbanistici ovviamente seguendo i criteri ambientali e naturalistici su cui è fondata la “comunità”. Il recupero, in vista degli ideali di condivisione e di rispetto, è stato svolto grazie a intensi campi di lavoro di giovani provenienti da tutto il mondo autonomamente, attraverso organizzazione ambientaliste, servizio civile internazionale e organizzazioni scoutistiche.
[...] Uno dei primi articoli che evidenzia le potenzialità di Torri Superiore sarà pubblicato sulla rivista «Essere» nel settembre del 1988 dove Piero Caffaratti, promotore del Progetto Torri Superiore, rilascia una lunga intervista nella quale delinea la filosofia e la progettualità che desidera intraprendere a Torri Superiore. Nell’intervista si parla della creazione di un centro sensibile alla natura e alla sostenibilità architettonica, ricettiva e abitativa. La realizzazione di un villaggio alternativo improntato sulla cooperazione è la linea guida del progetto, la creazione di un falansterio sta prendendo lentamente forma nel piccolo paese di Torri Superiore. In varie parti dell’articolo si chiede ai lettori di partecipare alla ricostruzione del paese e alla partecipazione attiva al progetto da parte non solo di italiani ma anche di stranieri e così avverrà nel futuro di questo piccolo borgo medievale.
Ci vorrà qualche anno per far sì che i quotidiani nazionali si interessino a Torri Superiore, uscendo dal circuito della stampa specializzata. L’11 settembre 1993 il quotidiano «Il Secolo XIX» dirà che il vecchio borgo medievale di Torri sta lentamente rinascendo grazie al volontariato internazionale; in questo articolo non si parla ancora di ristrutturazione del borgo ma di pulizia e recupero limitato. In questo periodo «Il Secolo XIX» evidenzia l’acquisizione dell’intero borgo da parte dei promotori dell’intervento.
Sarà nel 2000 che Torri Superiore avrà il definitivo lancio mediatico attraverso il settimanale «D. La Repubblica delle Donne» allegato a «La Repubblica». Titolo dell’articolo sarà "La favola del villaggio. Un giorno a Torri. Dove in venti vivono un’utopia che funziona". La giornalista V. Vantaggi dà una descrizione fiabesca, nottetempo del borgo, paragonandola a un disegno di Escher. Per la prima volta l’attenzione si sposta dall’aspetto politico-organizzativo orientandosi verso la definizione di ecovillaggio, parola ancora non in uso in Italia ma in uso dagli anni settanta negli Stati Uniti. Difatti viene descritta la vita all’interno del borgo medievale come dimostrazione dell’idea che si può abitare un luogo rispettando le leggi della natura, inoltre vengono descritte le attività economiche che vogliono intraprendere.
Nel marzo del 2002 due quotidiani nazionali parleranno di Torri, «La Stampa» il 19 e «Il Secolo XIX» il 12. L’attenzione ora è rivolta all’apertura delle attività ricettive già annunciate del 2000. Nel piccolo borgo ligure è stato inaugurato il primo ristorante e il primo albergo. In questi articoli per la prima volta di parla di bioarchitettura e tecniche di restauro naturali e tradizionali inserite all’interno dell’ottica del risparmio energetico, si evidenziano l’utilizzo di intonaci naturali, calce, legno, cotto.
Nella rivista «Volontari per lo sviluppo» si darà molto spazio a Torri Superiore e grazie alla sua distribuzione internazionale assicurerà una diffusione europea del progetto. Per la prima volta una rivista di settore darà la definizione di ecovillaggi definendoli come insediamenti a misura d’uomo, rurali e urbani che aspirano a creare modelli di vita sostenibile. Oltre alla descrizione dei restauri vengono anche evidenziati gli aspetti di gestione ecosostenibile, come l’utilizzo degli scarti della potatura per alimentare il fuoco della cucina e del riscaldamento, l’assenza di concimi anche naturali per la coltivazione e la produzione di cibi e saponi. Inoltre si sottolinea la differenza tra agriturismo e ecovillaggio definendolo una comunità.
Nel 2005 il periodico di architettura «Casaviva» è attento all’aspetto del restauro e della preservazione delle caratteristiche architettoniche e ambientali del territorio. «Terra Nuova» nel giugno 2006 pubblica un intero inserto descrivendo Torri come l’alternativa al vuoto consumismo dei centri turistici alla moda. Torri Superiore, piccolo gioiello di architettura medievale popolare, è considerata qui un’ottima opportunità turistica a vocazione culturale, ambientale e sociale. La rivista offre una dettagliata documentazione fotografica soprattutto a testimonianza delle modalità di restauro.
Come spesso accade la stampa estera è più attenta rispetto alla stampa nazionale a ciò che accade in campo culturale. Di seguito riporterò solo gli esempi più importanti. Nella rivista «Permaculture Magazine» nel 2004, oltre a descrivere il villaggio, descrive anche gli abitanti definendoli foolish, idealists or pioneers. Si fa attenzione al periodo storico della nascita dell’idea, un periodo dove le strutture erano solo in cemento e l’idea della pietra e del limo ricordava solo la miseria. Vengono evidenziati i criteri di restauro, molto attuali ora ma assolutamente non contemplati negli anni Ottanta. La rivista inglese, con approccio molto tecnico, mette in luce l’importanza del riscaldamento a bassa entalpia, alimentato da una caldaia mista solare e gas.
Sempre nel 2004, la rivista statunitense «Communities» pone l’accento sul gruppo di persone e la loro scelta responsabile di vivere in modo altro. Descrive i meccanismi associativi e i relativi costi economici, analizzando gli ingranaggi organizzativi. Il giornalista inoltre delinea i profili degli abitanti del piccolo borgo e la modalità di accettazione all’interno della comunità.
Nel 2007 sarà l’importante rivista francese «l’Ècologique» a stupirsi per la meraviglia del posto e per lo stile di vita assolutamente non convenzionale. Come in «Permaculture Magazine» viene analizzata la tecnologia utilizzata soprattutto per il riscaldamento e l’isolamento termico, viene messa in luce l’offerta turistica presente sul territorio e le iniziative in essere a Torri come i corsi di yoga e shiatsu.
Nell’ottobre del 2008 anche la stampa spagnola guarda con interesse l’esempio di Torri. «Ecologìa y Desarrollo» vede in questo piccolo borgo un’esperienza di benessere e consenso, proponendolo come una meta turistica alternativa dove poter prendere contatto con un passato che può essere un’opportunità per il futuro.
8 M. Fini, Val Roja mutilata. Nilla Gismondi, una vita per difendere il diritto di essere italiani, Edizioni Team 80, Milano 1987.
Samuele Briatore, Valorizzazione dei borghi storici minori. Strategie di intervento, Edizioni Diabasis, 2011
Torri Superiore negli anni Ottanta era completamente disabitata, faceva eccezione un solitario, Nando Beltrame, che era l’unico residente. La particolarità di Torri Superiore è la completa aderenza al progetto rurale iniziale, infatti le sue caratteristiche costruttive e strutturali sono rimaste intatte nel tempo.
[...] La costruzione degli edifici a Torri Superiore non è frutto di un unico intervento ma i lavori sicuramente si sono protratti per diversi secoli, alcune porzioni della fitta griglia costruttiva del paese sono state ultimate alla fine del settecento. In quest’epoca il villaggio raggiunse la massima densità infatti la struttura testimonia un’accoglienza di più di duecento abitanti.
Lo spopolamento avvenuto già nell’ ottocento e concluso nel dopoguerra, è dovuto principalmente alla carenza di lavoro, ma un fattore determinante è stato anche la collocazione geografica che ha visto per più di un secolo un continuo cambio di confine tra Italia e Francia, infatti è giusto ricordare l’intenso lavoro di Nilla Gismondi, che nel dopoguerra dedicò la sua vita per dare la possibilità a queste zone di essere ancora italiane. Infatti costituì il Comitato per l’Italianità in difesa dai profughi delle zone di confine cedute alla Francia <8.
Filosofia dell’intervento
L’intervento inizia nel 1983 dal volere iniziale di una coppia di torinesi, che appena giunsero a Torri Superiore ne rimasero affascinati e nel 1989 si impegnarono, considerata l’entità dell’intervento, a costituire l’Associazione Culturale di Torri Superiore. Attraverso lo statuto è facile individuare la filosofia dell’intervento: tra le finalità dell’associazione è di primaria importanza dare vita a una comunità basata sull’armonia e sul rispetto delle persone, della natura e dell’ambiente, superando ogni tipo di dogma e ideologia precostituita.
Questa riflessione fa notare una prima differenza dagli altri esempi di valorizzazione: in questo caso l’accento non è messo sull’aspetto del recupero del patrimonio culturale, architettonico e paesaggistico ma sulla creazione di una societas diversa.
Infatti nei punti a seguire sarà ampliato il concetto secondo cui la vita nel borgo contribuisca al movimento mondiale per la salvaguardia dell’ambiente e la tutela dei diritti umani.
Solo tra gli ultimi punti dello statuto troviamo l’interesse artistico e culturale del luogo, considerato però funzionale alla finalità dell’associazione, infatti si legge che Torri Superiore rappresenta un prezioso patrimonio storico culturale del territorio e per i propri caratteri urbaistici è idoneo alle finalità culturali ed umane che si vogliono perseguire.
Per far sì che il luogo non diventi una località in cui soggiornare solo alcuni mesi all’anno, l’associazione si impegna a promuovere attività economiche collettive e individuali che provvedano al sostentamento degli abitanti, permettendo l’insediamento stabile a Torri. Per essere associati bisogna essere presentati da due soci e all’atto dell’ammissione ci si impegna a prestare opera in modo costruttivo e in armonia con gli altri soci. Prima di essere associati il candidato dovrà passare un periodo di prova di massimo un anno e successivamente dovrà essere accettato dall’intera comunità.
La collettività però non è concepita per essere autoreferenziale e chiusa su se stessa, infatti si impegna a costruire un centro studi per la diffusione, la ricerca e l’informazione delle tematiche trattate, inoltre, anche se non si è associati, è possibile soggiornarvi: sono ospitati tutti quelli che desiderino sostenere e diffondere lo scopo dell’associazione ed i suoi intendimenti. È specificato che nessuno potrà trarre profitto privato dalla comunità, né percepire una rendita propria.
Il progetto ambizioso era quindi di restaurare interamente il borgo antico e di inserirvi all’interno una collettività che ne condividesse la spinta originaria. Nel 1995 erano agibili solo tre stanze e in esse presero la residenza i primi tre pionieri dell’avventura che possiamo riassumere nella parola ecovillaggio (fig. 2). Che cosa sia un ecovillaggio non è cosa facile da spiegare, considerati i tanti aspetti e il forte senso di appartenenza a un determinato territorio; a tratti generali possiamo dire che sono insediamenti abitativi a misura d’uomo nei quali ci si impegna a seguire e creare modelli di vita sostenibili in accordo con l’ambiente.
Questo forte legame con la natura ha caratterizzato la filosofia dell’intervento non solo dal punto di vista della valorizzazione, ma anche per quanto riguarda il recupero, infatti Torri Superiore è stata interamente recuperata seguendo i principi della bioarchitettura, infatti nello statuto si evidenzia che l’associazione si impegna a promuovere e realizzare il recupero e la rivitalizzazione, proteggendo e valorizzando i suoi originali caratteri architettonici e urbanistici ovviamente seguendo i criteri ambientali e naturalistici su cui è fondata la “comunità”. Il recupero, in vista degli ideali di condivisione e di rispetto, è stato svolto grazie a intensi campi di lavoro di giovani provenienti da tutto il mondo autonomamente, attraverso organizzazione ambientaliste, servizio civile internazionale e organizzazioni scoutistiche.
[...] Uno dei primi articoli che evidenzia le potenzialità di Torri Superiore sarà pubblicato sulla rivista «Essere» nel settembre del 1988 dove Piero Caffaratti, promotore del Progetto Torri Superiore, rilascia una lunga intervista nella quale delinea la filosofia e la progettualità che desidera intraprendere a Torri Superiore. Nell’intervista si parla della creazione di un centro sensibile alla natura e alla sostenibilità architettonica, ricettiva e abitativa. La realizzazione di un villaggio alternativo improntato sulla cooperazione è la linea guida del progetto, la creazione di un falansterio sta prendendo lentamente forma nel piccolo paese di Torri Superiore. In varie parti dell’articolo si chiede ai lettori di partecipare alla ricostruzione del paese e alla partecipazione attiva al progetto da parte non solo di italiani ma anche di stranieri e così avverrà nel futuro di questo piccolo borgo medievale.
Ci vorrà qualche anno per far sì che i quotidiani nazionali si interessino a Torri Superiore, uscendo dal circuito della stampa specializzata. L’11 settembre 1993 il quotidiano «Il Secolo XIX» dirà che il vecchio borgo medievale di Torri sta lentamente rinascendo grazie al volontariato internazionale; in questo articolo non si parla ancora di ristrutturazione del borgo ma di pulizia e recupero limitato. In questo periodo «Il Secolo XIX» evidenzia l’acquisizione dell’intero borgo da parte dei promotori dell’intervento.
Sarà nel 2000 che Torri Superiore avrà il definitivo lancio mediatico attraverso il settimanale «D. La Repubblica delle Donne» allegato a «La Repubblica». Titolo dell’articolo sarà "La favola del villaggio. Un giorno a Torri. Dove in venti vivono un’utopia che funziona". La giornalista V. Vantaggi dà una descrizione fiabesca, nottetempo del borgo, paragonandola a un disegno di Escher. Per la prima volta l’attenzione si sposta dall’aspetto politico-organizzativo orientandosi verso la definizione di ecovillaggio, parola ancora non in uso in Italia ma in uso dagli anni settanta negli Stati Uniti. Difatti viene descritta la vita all’interno del borgo medievale come dimostrazione dell’idea che si può abitare un luogo rispettando le leggi della natura, inoltre vengono descritte le attività economiche che vogliono intraprendere.
Nel marzo del 2002 due quotidiani nazionali parleranno di Torri, «La Stampa» il 19 e «Il Secolo XIX» il 12. L’attenzione ora è rivolta all’apertura delle attività ricettive già annunciate del 2000. Nel piccolo borgo ligure è stato inaugurato il primo ristorante e il primo albergo. In questi articoli per la prima volta di parla di bioarchitettura e tecniche di restauro naturali e tradizionali inserite all’interno dell’ottica del risparmio energetico, si evidenziano l’utilizzo di intonaci naturali, calce, legno, cotto.
Nella rivista «Volontari per lo sviluppo» si darà molto spazio a Torri Superiore e grazie alla sua distribuzione internazionale assicurerà una diffusione europea del progetto. Per la prima volta una rivista di settore darà la definizione di ecovillaggi definendoli come insediamenti a misura d’uomo, rurali e urbani che aspirano a creare modelli di vita sostenibile. Oltre alla descrizione dei restauri vengono anche evidenziati gli aspetti di gestione ecosostenibile, come l’utilizzo degli scarti della potatura per alimentare il fuoco della cucina e del riscaldamento, l’assenza di concimi anche naturali per la coltivazione e la produzione di cibi e saponi. Inoltre si sottolinea la differenza tra agriturismo e ecovillaggio definendolo una comunità.
Nel 2005 il periodico di architettura «Casaviva» è attento all’aspetto del restauro e della preservazione delle caratteristiche architettoniche e ambientali del territorio. «Terra Nuova» nel giugno 2006 pubblica un intero inserto descrivendo Torri come l’alternativa al vuoto consumismo dei centri turistici alla moda. Torri Superiore, piccolo gioiello di architettura medievale popolare, è considerata qui un’ottima opportunità turistica a vocazione culturale, ambientale e sociale. La rivista offre una dettagliata documentazione fotografica soprattutto a testimonianza delle modalità di restauro.
Come spesso accade la stampa estera è più attenta rispetto alla stampa nazionale a ciò che accade in campo culturale. Di seguito riporterò solo gli esempi più importanti. Nella rivista «Permaculture Magazine» nel 2004, oltre a descrivere il villaggio, descrive anche gli abitanti definendoli foolish, idealists or pioneers. Si fa attenzione al periodo storico della nascita dell’idea, un periodo dove le strutture erano solo in cemento e l’idea della pietra e del limo ricordava solo la miseria. Vengono evidenziati i criteri di restauro, molto attuali ora ma assolutamente non contemplati negli anni Ottanta. La rivista inglese, con approccio molto tecnico, mette in luce l’importanza del riscaldamento a bassa entalpia, alimentato da una caldaia mista solare e gas.
Sempre nel 2004, la rivista statunitense «Communities» pone l’accento sul gruppo di persone e la loro scelta responsabile di vivere in modo altro. Descrive i meccanismi associativi e i relativi costi economici, analizzando gli ingranaggi organizzativi. Il giornalista inoltre delinea i profili degli abitanti del piccolo borgo e la modalità di accettazione all’interno della comunità.
Nel 2007 sarà l’importante rivista francese «l’Ècologique» a stupirsi per la meraviglia del posto e per lo stile di vita assolutamente non convenzionale. Come in «Permaculture Magazine» viene analizzata la tecnologia utilizzata soprattutto per il riscaldamento e l’isolamento termico, viene messa in luce l’offerta turistica presente sul territorio e le iniziative in essere a Torri come i corsi di yoga e shiatsu.
Nell’ottobre del 2008 anche la stampa spagnola guarda con interesse l’esempio di Torri. «Ecologìa y Desarrollo» vede in questo piccolo borgo un’esperienza di benessere e consenso, proponendolo come una meta turistica alternativa dove poter prendere contatto con un passato che può essere un’opportunità per il futuro.
8 M. Fini, Val Roja mutilata. Nilla Gismondi, una vita per difendere il diritto di essere italiani, Edizioni Team 80, Milano 1987.
Samuele Briatore, Valorizzazione dei borghi storici minori. Strategie di intervento, Edizioni Diabasis, 2011