martedì 21 ottobre 2025

Ventimiglia costruiva il suo futuro mattone su mattone come con il lego


E arrivarono così gli anni '70 e le cose cominciarono a mutare. 
Ventimiglia non aveva risentito molto dello scossone dell'economia del 1968, intravvisto da noi più per gli avvenimenti francesi che nostrani: Il franco aveva ricominciato a rivalutarsi e i nostri vicini d'oltralpe ritornarono ad affollare i nostri negozi e ristoranti. I frontalieri da parte loro potevano avvalersi di un maggior potere d'acquisto, visto il maggior valore della moneta transalpina, e, anche grazie ai sacrifici, molti di loro poterono anche migliorare le loro situazioni abitative.
Insomma il mattone continuava ad essere l'investimento preferito e i condomini spuntavano uno dopo l'altro. Ai piccoli impresari del dopoguerra erano subentrati i gruppi e le società costituite, oltre che da tecnici, anche da finanziatori, che vedevano nel'edilizia una grande occasione di arricchimento immediato.
Anche nel resto della penisola la situazione economica era migliorata e quindi nacque il desiderio di chi abitava nelle città del nord e ne aveva la possibilità di acquistare una casa per le vacanze, la "seconda casa". Seconda casa che  costituiva una ulteriore ghiotta occasione di guadagno per gli speculatori immobiliari: la zona delle Asse e di Nervia videro i primi insediamenti mentre a Roverino nasceva l'edilizia popolare per residenti, grazie anche a cooperative. La città si dava, dunque, un assetto un po' raffazzonato, senza direttive da parte degli amministratori, anche se si cominciò a parlare di piano regolatore.
Tra le occasioni mancate si era aggiunta qualche anno prima quella della realizzazione di un porto, che, dopo grandi entusiasmi per l'inizio dei lavori, si era arenato per mancanza di fondi ed era rimasto lì con moli e strutture interrotte "propiu cume in couru sens'aiga".
In quegli anni si era completata anche l'autostrada dei fiori, dapprima osteggiata come progetto da molti concittadini che temevano di perdere la clientela che non sarebbe più stata obbligata a percorrere le vie cittadine, ma che aveva dato lavoro ad alcune ditte dell'indotto per trasporti di materiale, impiego di mano d'opera, forniture di esplosivi: sarebbe potuta essere una buona occasione per far realizzare dalle società costruttrici qualche opera pubblica, come avevano fatto quasi tutti i comuni sui quali era passata, ma stranamente - e solo a fare questo esempio - il materiale di risulta finì in mare e venne inghiottito dalle onde.
All'amministrazione della città era stato nominato come primo cittadino Albino Ballestra, che ormai aveva consolidato la sua leadership con la costituzione di una giunta di centro-sinistra, la quale avrebbe governato la città per molti anni. Si andava avanti, tuttavia, con il piccolo cabotaggio, senza prevedere opere di viabilità definitive, solo stabilendo qua e là piccole opere di urbanizzazione per il centro città e le frazioni: le vie di scorrimento per il grande traffico continuarono a latitare.
Anche nel centro alcune costruzioni furono trasformate in grandi condominii. A titolo di esempio rammento che dove sorgeva una villetta con giardino sorse un grande caseggiato, che ospitò il supermercato Standa (ma non si era pensato ai parcheggi per gli acquirenti e ad una zona di carico e scarico), e che dov'era villa Davigo (una grande villa che ospitava anche il Consolato francese con un bellissimo giardino annesso) venne costruito - dopo che il Comune ne aveva rifiutata l'acquisizione nel proprio demanio ad un prezzo di favore - quell'enorme condominio di gusto discutibile, dove oggi vi è la sede della Banca ex Carige: così come era successo sul Vallone ad un distributore trasformato nell'attuale palazzo della Oviesse e via costruendo. 
Intanto le piccole industrie chiudevano i battenti, il turismo, che, aveva avuto il massimo del fulgore negli anni '60, stava scemando abbandonato per altri interessi, e la floricoltura era quasi sparita. Il mercato dei fiori si era trasferito a Sanremo e persino la Battaglia di Fiori, vanto e onore della città, cessò di esistere nel 1969.
Mentre le città della Riviera lanciavano nuove e invitanti manifestazioni turistiche, Ventimiglia costruiva il suo futuro mattone su mattone come con il lego, che allora andava di moda.
Nella seconda metà degli anni '70 si avvicendò ad Albino Ballestra come sindaco l'avvocato Aldo Lorenzi, un ligure di quelli all'antica, che continuò sulla falsariga delle precedenti amministrazioni, con visioni limitate al presente: tipica la sua espressione di commento al progetto della costruzione di una strada di scorrimento adiacente al mare con la collaborazione dei comuni vicini per la realizzazione di un ponte sul fiume Nervia "pe mi Ventemiglia a fenisce cu a sciùmaira du Nervia".
Intanto erano nate le regioni e molte delle competenze dei comuni furono assegnate a quelle istituzioni, cosicché la nostra città dovette d'allora in poi dipendere oltre che da Roma (che aveva accentrato il potere economico con l'abolizione del dazio) anche da Genova, che, come è risaputo, non è mai stata in ottimi rapporti con il Ponente: la vita degli amministratori si complicò tra regolamenti, commissioni, comitati comprensoriali e chi più ne ha più ne metta.
Gli anni 70 erano cominciati con l'austerity, dovuta alla guerra del golfo con il conseguente aumento del costo della benzina, e finivano con un'orizzonte non più sereno anche se i ventimigliesi (quelli che contavano... in ogni senso) non se ne rendevano conto.
Per quanto mi riguarda la vita scorreva a ritmo frenetico... a tempo perso (cioè di sera) poiché al giorno continuavo la mia attività di commesso: avevo intrapreso l'hobby (chiamarla carriera sarebbe troppo pretenzioso) del presentatore: serate organizzate dalle aziende del turismo in Riviera, concorsi di miss (che allora erano di gran moda), eventi e manifestazioni canori... 
Gianfranco Raimondo, 29 - Passa il tempo e si matura, Diario di un ventemigliusu... nel suo piccolo..., 3 giugno 2025