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domenica 8 giugno 2025

Un restauro di formelle a Chiusanico

Chiusanico (IM): Chiesa di Santo Stefano. Foto: Davide Papalini. Fonte: Wikipedia

[...] Come già accennato nella parte introduttiva del presente progetto di dottorato, le formelle dei “Misteri del Rosario” della Chiesa di Santo Stefano di Chiusanico (IM) hanno rappresentato un caso di recupero piuttosto complesso, dovuto alla fragilità intrinseca del materiale stesso; il relativo progetto di conservazione e restauro, dal titolo “Tecniche innovative per la Diagnostica ed il Restauro di opere policrome su supporto metallico appartenenti al patrimonio storico-artistico e culturale della Liguria” del Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Genova aveva ottenuto un finanziamento del Fondo Sociale Europeo (FSE).
 

Figura 3.8. Fonte: Emanuela Manfredi, Op. cit. infra

Le 15 formelle (Figura 3.8) sono policromie ad olio, su latta: 10 ovali irregolari di cm 17 x 19,5 e 5 mistilinei di sviluppo orizzontale di cm 17 x 33. Le formelle erano inserite, come cornice della scultura della Madonna del Rosario, nell’apparato marmoreo parietale dell’altare, a sinistra della Chiesa, e sono state smontate negli anni precedenti su segnalazione del funzionario del MIBACT a seguito dei lavori di ricupero dell’edificio.
 

Figura 3.9. Fonte: Emanuela Manfredi, Op. cit. infra

Le formelle erano in un avanzato stato di degrado (la Figura 3.9 evidenzia, come esempio, lo stato della formella 50014 - La Natività - prima dell’intervento): gravi ossidazioni del supporto metallico debordanti sulla policromia, ormai quasi illeggibile, fori, lacerazioni, perdita di materiale pittorico, indebolimento delle lastre in latta con deformazioni ben evidenti. 
La degradazione, innescatosi sulle formelle a seguito delle infiltrazioni d’acqua nell’edificio ecclesiastico e del microclima presente, aveva continuato a procedere anche dopo la rimozione delle formelle dalla parete, anche perché le formelle non vennero immediatamente risanate. 
Sulla pellicola pittorica erano presenti scialbi, cere, resine e vernici mescolati tra loro e i vari livelli di ossidazione, le lacune più recenti mostravano a vista le latta ed in alcuni punti era visibile una vernice simile alla mecca.
Nelle lacune si era formato, in prevalenza, uno strato di ossido di stagno, irreversibile ma almeno stabile.
L’intervento di restauro compiuto sulle formelle rappresenta il primo caso di pulitura a laser di policromie su latta. I diversi strati di corrosione sono stati rimossi mediante l’ausilio di opportuni laser ad opera della dottoressa Anna Brunetto, e l’utilizzo del laser alternato alle azioni di pulitura meccanica e chimica (utilizzo di opportuni solventi) della restauratrice Roberta Moggia ha sanato le formelle rendendo le policromie decisamente più leggibili (cf. Figure 3.9 e 3.10) 53
 

Figura 3.10. Fonte: Emanuela Manfredi, Op. cit. infra

Durante il restauro sono stati svolti degli studi preliminari tramite la fluorescenza a raggi X (XRF) e la diffrazione a raggi X (XRD) per identificare i pigmenti e vari elementi inquinanti presenti sulle formelle; a restauro terminato, invece, per valutare complessivamente la qualità del lavoro di pulitura è stata svolta un’analisi sul colore.
Purtroppo, non avendo partecipato al progetto di restauro delle formelle fin dalle fasi iniziali, non è stato possibile acquisire dati mediante il colorimetro sui pigmenti costituenti la policromia.
L’unica documentazione presente era costituita dalle foto scattate dalla restauratrice prima del restauro, dopo la pulitura del laser e prima degli ultimi ritocchi compiuti dalla restauratrice stessa: ritocchi ovviamente realizzati nel rispetto del valore intrinseco nel bene ecclesiastico. Si è pertanto deciso di svolgere uno studio del colore su queste serie di foto tenendo in considerazione che non è stata rispettata alcuna indicazione CIE per lo studio colorimetrico, infatti le foto sono state scattate dalla restauratrice ponendo l’apparecchio fotografico perpendicolare al piano d’appoggio dove erano posizionate le formelle, lo sfondo sul quale poggiano le formelle sono fogli bianchi e non un grigio tendente al nero come previsto dalla CIE, il tipo d’illuminazione utilizzato è la lampadina posta per illuminare lo studio della restauratrice, lampadina ad incandescenza di circa 4000/5000 K. 
Le foto sono state scattate senza alcun riferimento cromatico o scala colore della Kodak o della X-Rite, ausili realizzati appositamente per la definizione del colore in fotografia, inoltre le foto del “prima” presentano una quadratura leggermente diversa dalle foto del “dopo pulitura laser”.
Il lavoro sul colore è stato svolto tenendo sempre in considerazione che si tratta di analisi relative e specifiche per l’operazione di restauro in esame; le distorsioni geometriche legate a differenti inquadrature tra la serie di foto del “prima restauro” e quella del “dopo pulitura laser” sono state corrette manualmente [...]
53 Moggia R., Brunetto A., Franceschi E., Manfredi E., Manfrinetti P., Petrillo G., Dellepiane S., Sista A., Combinazioni di laser e solvent-gel sulle formelle policrome ad olio su lamina metallica dei Misteri del Rosario di Chiusanico, Conference Book of APLAR 6, applicazioni laser nel restauro, 14th-15th September 2017, Florence.
Emanuela Manfredi, Elaborazioni di immagini digitali: applicazioni innovative ai materiali dell’arte come guida per interventi di conservazione e restauro, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Genova, Ciclo XXXII

venerdì 31 dicembre 2021

La Valle Impero costituisce il bacino idrico dell’omonimo torrente

Un tratto interno del torrente Impero - Fonte: Mapio.net

Agli inizi del secolo XX la Valle d'Oneglia subì numerose perdite dovute alla prima guerra mondiale ed all’epidemia di Spagnola, così definita perché ne davano notizia solo i giornali spagnoli, in quanto quelli degli altri paesi erano soggetti alla censura di guerra.
Agli inizi del secolo scorso prendeva sempre più corpo l’ipotesi di unificazione di Oneglia e Porto Maurizio, tanto che già il 10 gennaio 1908 era stata sottoposta al consiglio provinciale la proposta di accorpamento delle due città nell’unico comune di Portoneglia, ma l’istanza venne respinta.
Benito Mussolini, nel periodo trascorso ad Oneglia nei primi anni del secolo, venne a conoscenza di tale proposta e una volta divenuto Presidente del Consiglio nel 1923, avanzò una nuova richiesta di unificazione al re d’Italia Vittorio Emanuele III, che con regio decreto del 21 ottobre 1923, accorpò le due città ed altri centri minori sotto il nome di Imperia, derivante dal torrente Impero.
Anche nella Valle d'Oneglia, ora divenuta Valle Impero, vi furono alcuni accorpamenti ed in particolare: nell’anno 1923 i comuni di Arzeno, Cesio, Chiusavecchia, Lucinasco, Olivastri, Sarola e Torria vennero riuniti nell’unico comune di Chiusavecchia, dal quale nell'anno 1925, furono scorporati quelli di Arzeno, Cesio e Torria; nello stesso anno a Borgomaro vennero accorpati i comuni di Candeasco e Maro Castello e nell'anno 1928 quelli di Aurigo, Conio, San Lazzaro, Ville San Pietro e Ville San Sebastiano. Nello stesso anno 1928 vennero riuniti i comuni di Chiusanico, Gazzelli e Torria nell’unico comune di Chiusanico; i comuni di Arzeno, Cesio e Cartari nel comune di Cesio; i comuni di Caravonica e San Bartolomeo nel comune di Caravonica; i comuni di Bestagno, Pontedassio, Villa Guardia e Villa Viani nel comune di Pontedassio.
A seguito di questa riforma, che cambiò il volto amministrativo della Valle Impero, nel 1928 vennero riformate anche le province, con Imperia che fu affidata ad un preside coadiuvato da un vicepreside ed un ristretto numero di rettori, tutti di nomina regia, su proposta del governo.
Nella seconda guerra mondiale, l’entroterra montuoso della Valle Impero fu il naturale teatro della resistenza armata da parte delle brigate partigiane imperiesi, che annoveravano nelle loro fila il medico Felice Cascione di origine di Borgomaro, medaglia d’oro della resistenza, che morì combattendo le forze nazifasciste, autore di “Fischia il vento”, canzone divenuta inno della resistenza italiana.
Nella valle di Imperia, il fatto più rilevante fu la battaglia di Monte Grande, conquistato dai partigiani per sfuggire all’accerchiamento degli avversari.
Con la liberazione, la provincia di Imperia, medaglia d'oro della resistenza, venne provvisoriamente affidata ad un presidente e ad una deputazione di nomina prefettizia.
Nel referendum istituzionale del 2 giugno 1946, nella Valle Impero come nel resto d’Italia, prevalse il voto a favore della repubblica.
Nella valle di Imperia nel 1954 Aurigo e nel 1958 Lucinasco, riottennero la loro autonomia amministrativa.
Nel 1970 venne creata la regione Liguria, che nel 1973 costituì le Comunità Montane, aventi lo scopo di valorizzare e preservare il territorio dei comuni montani. Gli otto comuni della Valle Impero, unitamente a quelli delle valli San Lorenzo, Prino e del Dianese, aderirono alla Comunità Montana dell'Olivo. Tale ente venne accorpato nel 2008 a quello dell'Arroscia e venne poi sciolto nel 2011, come le altre Comunità Montane della Liguria.
Nel febbraio 2015 i comuni di Aurigo, Borgomaro, Caravonica, Chiusavecchia, Lucinasco e Pontedassio formarono l’Unione dei comuni delle valli Impero e del Maro, mentre quelli di Cesio e Chiusanico aderirono all’Unione dei comuni della val Merula e di Montarosio insieme a quelli savonesi di Andora, Stellanello e Testico.
Dal 1 gennaio 2018, per la fusione tra Montaldo Ligure e Carpasio, nel nuovo ente denominato Montaldo - Carpasio, i comuni della provincia di Imperia sono scesi da 67 a 66.
[...] La Valle Impero costituisce il bacino idrico dell’omonimo torrente, un territorio omogeneo per l’aspetto vegetativo - colturale e per i caratteristici borghi di mezza costa e fondovalle.
Il padrone incontrastato di questo territorio è l’ulivo, sviluppatosi soprattutto a partire dal settecento, che produce olive cultivar taggiasca. Gli uliveti si estendono dal fondovalle fino ad un’altezza di 700 mt, dove lasciano gradualmente spazio a boschi, prati e successivamente a crinali e vette. La Valle Impero, vista la notevole produzione di olive, era una delle zone italiane col maggior numero di frantoi: a sangue, che usavano gli animali come forza motrice e concentrati nelle zone alto collinari o dove era difficile derivare l'acqua dai rii; ad acqua, disseminati principalmente lungo il torrente Impero, la cui acqua era utilizzata come forza motrice.
Attualmente, anche se l’olivicoltura è stata incentivata col riconoscimento della DOP all’olio prodotto in zona, il numero dei frantoi è diminuito. In passato erano inoltre presenti, lungo il corso del torrente Impero, due raffinerie che lavoravano l’olio lampante rendendolo commestibile, mentre oggi è presente solo un impianto per la lavorazione della sansa ad uso combustibile.
Nella media ed alta Valle Impero sono diffuse attività agricole e pastorali, con le aree adibite a pascolo che si sviluppano lungo i crinali maggiori, partendo dal crocevia del Monte Grande, fino ad unirsi ai più importanti territori della transumanza presenti nelle valli Argentina, Arroscia e Tanaro.
La viticoltura, presente storicamente nel comune di Caravonica, si è estesa negli ultimi trent’anni all’intera valle, poiché riconosciuta zona di produzione di alcune DOP tipiche della provincia di Imperia quali: Pigato, Vermentino, Rossese ed Ormeasco.
Il castagneto invece, ha un discreto sviluppo rispetto alle altre essenze boschive, sul versante occidentale sopra i paesi di Ville San Pietro e Ville San Sebastiano e su quello orientale nel territorio di Torria, al confine con la provincia di Savona.
La disposizione della vallata a terrazzamenti o fasce, sorretti da muri in pietre a secco o maxei, frutto del lavoro millenario degli agricoltori locali e definiti dallo scrittore Giovanni Boine: “la vera cattedrale dei liguri”, costituiscono la dimensione agricola del territorio.
La casella, una modesta costruzione in pietra di epoca incerta, utilizzata per le necessità agricole e pastorali della popolazione locale, ha lasciato una traccia singolare nell’architettura che caratterizza l’intera valle.
Luca Gandolfo, Recupero del Santuario della Madonna della neve in Torria (IM). Analisi storica, rilievo del territorio e fattibilità degli interventi, Tesi di laurea, Politecnico di Torino, 2018