venerdì 31 dicembre 2021

La Valle Impero costituisce il bacino idrico dell’omonimo torrente

Un tratto interno del torrente Impero - Fonte: Mapio.net

Agli inizi del secolo XX la Valle d'Oneglia subì numerose perdite dovute alla prima guerra mondiale ed all’epidemia di Spagnola, così definita perché ne davano notizia solo i giornali spagnoli, in quanto quelli degli altri paesi erano soggetti alla censura di guerra.
Agli inizi del secolo scorso prendeva sempre più corpo l’ipotesi di unificazione di Oneglia e Porto Maurizio, tanto che già il 10 gennaio 1908 era stata sottoposta al consiglio provinciale la proposta di accorpamento delle due città nell’unico comune di Portoneglia, ma l’istanza venne respinta.
Benito Mussolini, nel periodo trascorso ad Oneglia nei primi anni del secolo, venne a conoscenza di tale proposta e una volta divenuto Presidente del Consiglio nel 1923, avanzò una nuova richiesta di unificazione al re d’Italia Vittorio Emanuele III, che con regio decreto del 21 ottobre 1923, accorpò le due città ed altri centri minori sotto il nome di Imperia, derivante dal torrente Impero.
Anche nella Valle d'Oneglia, ora divenuta Valle Impero, vi furono alcuni accorpamenti ed in particolare: nell’anno 1923 i comuni di Arzeno, Cesio, Chiusavecchia, Lucinasco, Olivastri, Sarola e Torria vennero riuniti nell’unico comune di Chiusavecchia, dal quale nell'anno 1925, furono scorporati quelli di Arzeno, Cesio e Torria; nello stesso anno a Borgomaro vennero accorpati i comuni di Candeasco e Maro Castello e nell'anno 1928 quelli di Aurigo, Conio, San Lazzaro, Ville San Pietro e Ville San Sebastiano. Nello stesso anno 1928 vennero riuniti i comuni di Chiusanico, Gazzelli e Torria nell’unico comune di Chiusanico; i comuni di Arzeno, Cesio e Cartari nel comune di Cesio; i comuni di Caravonica e San Bartolomeo nel comune di Caravonica; i comuni di Bestagno, Pontedassio, Villa Guardia e Villa Viani nel comune di Pontedassio.
A seguito di questa riforma, che cambiò il volto amministrativo della Valle Impero, nel 1928 vennero riformate anche le province, con Imperia che fu affidata ad un preside coadiuvato da un vicepreside ed un ristretto numero di rettori, tutti di nomina regia, su proposta del governo.
Nella seconda guerra mondiale, l’entroterra montuoso della Valle Impero fu il naturale teatro della resistenza armata da parte delle brigate partigiane imperiesi, che annoveravano nelle loro fila il medico Felice Cascione di origine di Borgomaro, medaglia d’oro della resistenza, che morì combattendo le forze nazifasciste, autore di “Fischia il vento”, canzone divenuta inno della resistenza italiana.
Nella valle di Imperia, il fatto più rilevante fu la battaglia di Monte Grande, conquistato dai partigiani per sfuggire all’accerchiamento degli avversari.
Con la liberazione, la provincia di Imperia, medaglia d'oro della resistenza, venne provvisoriamente affidata ad un presidente e ad una deputazione di nomina prefettizia.
Nel referendum istituzionale del 2 giugno 1946, nella Valle Impero come nel resto d’Italia, prevalse il voto a favore della repubblica.
Nella valle di Imperia nel 1954 Aurigo e nel 1958 Lucinasco, riottennero la loro autonomia amministrativa.
Nel 1970 venne creata la regione Liguria, che nel 1973 costituì le Comunità Montane, aventi lo scopo di valorizzare e preservare il territorio dei comuni montani. Gli otto comuni della Valle Impero, unitamente a quelli delle valli San Lorenzo, Prino e del Dianese, aderirono alla Comunità Montana dell'Olivo. Tale ente venne accorpato nel 2008 a quello dell'Arroscia e venne poi sciolto nel 2011, come le altre Comunità Montane della Liguria.
Nel febbraio 2015 i comuni di Aurigo, Borgomaro, Caravonica, Chiusavecchia, Lucinasco e Pontedassio formarono l’Unione dei comuni delle valli Impero e del Maro, mentre quelli di Cesio e Chiusanico aderirono all’Unione dei comuni della val Merula e di Montarosio insieme a quelli savonesi di Andora, Stellanello e Testico.
Dal 1 gennaio 2018, per la fusione tra Montaldo Ligure e Carpasio, nel nuovo ente denominato Montaldo - Carpasio, i comuni della provincia di Imperia sono scesi da 67 a 66.
[...] La Valle Impero costituisce il bacino idrico dell’omonimo torrente, un territorio omogeneo per l’aspetto vegetativo - colturale e per i caratteristici borghi di mezza costa e fondovalle.
Il padrone incontrastato di questo territorio è l’ulivo, sviluppatosi soprattutto a partire dal settecento, che produce olive cultivar taggiasca. Gli uliveti si estendono dal fondovalle fino ad un’altezza di 700 mt, dove lasciano gradualmente spazio a boschi, prati e successivamente a crinali e vette. La Valle Impero, vista la notevole produzione di olive, era una delle zone italiane col maggior numero di frantoi: a sangue, che usavano gli animali come forza motrice e concentrati nelle zone alto collinari o dove era difficile derivare l'acqua dai rii; ad acqua, disseminati principalmente lungo il torrente Impero, la cui acqua era utilizzata come forza motrice.
Attualmente, anche se l’olivicoltura è stata incentivata col riconoscimento della DOP all’olio prodotto in zona, il numero dei frantoi è diminuito. In passato erano inoltre presenti, lungo il corso del torrente Impero, due raffinerie che lavoravano l’olio lampante rendendolo commestibile, mentre oggi è presente solo un impianto per la lavorazione della sansa ad uso combustibile.
Nella media ed alta Valle Impero sono diffuse attività agricole e pastorali, con le aree adibite a pascolo che si sviluppano lungo i crinali maggiori, partendo dal crocevia del Monte Grande, fino ad unirsi ai più importanti territori della transumanza presenti nelle valli Argentina, Arroscia e Tanaro.
La viticoltura, presente storicamente nel comune di Caravonica, si è estesa negli ultimi trent’anni all’intera valle, poiché riconosciuta zona di produzione di alcune DOP tipiche della provincia di Imperia quali: Pigato, Vermentino, Rossese ed Ormeasco.
Il castagneto invece, ha un discreto sviluppo rispetto alle altre essenze boschive, sul versante occidentale sopra i paesi di Ville San Pietro e Ville San Sebastiano e su quello orientale nel territorio di Torria, al confine con la provincia di Savona.
La disposizione della vallata a terrazzamenti o fasce, sorretti da muri in pietre a secco o maxei, frutto del lavoro millenario degli agricoltori locali e definiti dallo scrittore Giovanni Boine: “la vera cattedrale dei liguri”, costituiscono la dimensione agricola del territorio.
La casella, una modesta costruzione in pietra di epoca incerta, utilizzata per le necessità agricole e pastorali della popolazione locale, ha lasciato una traccia singolare nell’architettura che caratterizza l’intera valle.
Luca Gandolfo, Recupero del Santuario della Madonna della neve in Torria (IM). Analisi storica, rilievo del territorio e fattibilità degli interventi, Tesi di laurea, Politecnico di Torino, 2018