sabato 30 gennaio 2021

Il console scocciato faceva finta di impressionarsi

La Collegiata di San Giovanni Battista ad Imperia Oneglia

Dai centri di raccolta di Figueiras e di Albacete se ne arruolarono una dozzina di queste parti [la provincia di Imperia] coi repubblicani spagnoli, entrando nelle brigate internazionali: quattro caddero subito in combattimento nei primi scontri contro i falangisti. Nel frattempo il professor Parodi spiegava filosofia in còcina ligure e trascurava le riforme di Bottai, - ma va a spigolare -; qualche altro rifiutava il voi dalla cattedra come Giraud galantuomo o la Biglia la Drago e la Giobbia sempre recidive e sempre sorvegliate per antifascismo schietto.
Proprio soltanto una bravata liceale fu il pestaggio serale del professor Osilia, che era pacifista e se ne andava tranquillo pei fatti suoi; non capiva assolutamente, manco a spiegarglielo, il concetto futurista di - guerra-igiene-del-mondo -. Sempre in quei tempi, gli studenti marinavano la scuola istigati dai gerarchi per le dimostrazioni interventiste.
Ogni tanto si riunivano vociando sotto il consolato di Francia per Nizza Savoia e Corsica, le volevano subito all'atto pratico siccome ci spettavano, perdio.
Mentre il console scocciato faceva finta di impressionarsi socchiudendo le persiane, loro insistevano per averle tutte insieme ste colonie in una volta sola senza transigere, altro che balle. Per il resto, le solite fesserie: qualche avanguardista scelto per il campo dux, qualcuno più ruffiano ai ludi juveniles. A maggio in piazza d'armi, tutti gli anni sempre uguale, c'era il saggio ginnico coi professori di ginnastica pettoruti come li avevano confezionati alla Farnesina; molto seriamente esibivano i loro prodotti in dinamismo, come fossero sempre all'accademia. Ogni sabato il premilitare uno due, uno due, dietrofront con tutte le varianti fuori ordinanza per i bulli, e sempre così, era proprio una menata insopportabile; poi bisognava ricominciare sempre da capo a montare smontare e rimontare il moschetto, che uno se ne faceva una panciata; bisognava impararne tutte le buffetterie ad occhi chiusi soltanto toccandole, e guai a sbagliare.
5. Una volta a Porto Maurizio, sul più bello, durante una riunione all'ingrande del Guf, il patatrac capitò mentre erano tutti in divisa tra gli stucchi dorati del ridotto del Cavour.
Gerarchi in orbace con cianfrusaglia pendente sullo stomaco, si alzò Angelo Magliano universitario antifascista, senza camicia nera, per dire che dopo tante pagliacciate sissignori era ora di mettere il dito sulla piaga.
Ma nessuno fiatò nel silenzio lì per lì; allora disse anche delle altre cose ancora più taglienti perché lui sapeva parlare, e invece i gerarchi no; così loro sapendo solo comandare, sciolsero subito la seduta alzandosi in piedi tutti insieme e gridando forte - saluto al duce, rompete le righe.
In quei tempi i giuseppini della Fondura organizzarono all'ingrande dentro il collegio e fuori nella palestra, la tre giorni forti e puri dell'azione cattolica giovanile.
I giovani fascisti non erano d'accordo siccome volevano che di riffa o di raffa c'entrassero pure i destini fatali della città eterna, e le benemerenze della razza ariana.
Così strapparono gli striscioni di via San Maurizio e successe che nella impresa si offesero di più quelli del fascio; all'atto pratico corse qualche pugno nello scontro conseguente coi giovani cattolici istruiti da Padre Paravagna, e ci fu il parapiglia sui marciapiedi.
Sempre in quei tempi la folla, che tanto numerosa non si era mai vista in chiesa, straripava dalla collegiata di San Giovanni a Oneglia, quando don Boeri arciprete faceva predicare, bene in vista dalle balaustre, Giorgio La Pira e don Primo Mazzolari. Erano delle occasioni eccezionali, e a sentirli ci andavano anche quelli che a messa non ci andavano mai, neppure alla festa grande.
Più in dentro, nei paesi di queste valli aperte ai venti e alla pioggia, coi sagrati frusti, gli oratori erano più duraturi delle palestre della Gil; tra questa gente povera e tenace, sopravvissero fabbricerie e confraternite, coi registri rilegati in pelle di capra e le loro usanze guai a toccargliele.
Fra Ginepro cappellano della milizia arringava roboante i legionari d'oltremare per la quarta sponda, alé alla conquista; ma loro non ci capivano un tubo infastiditi dal sudore e dalla acidità di stomaco, fumando le milit.
Luigi Gedda faceva il tenente medico a Campochiesa, era di complemento, e nel frattempo collaudava l'azione cattolica pacelliana nella cella campanaria del Sacro Cuore di Albenga incitando jodel jodel ju falò, che era il suo grido va a sapere alla montanara, come lo voleva lui.
Moriva nella sua Casa rossa, tra le essenze salmastre i pini silvestri e i riflessi grigioargentei del Capo Berta, il poeta dei bimbi Angiolo Silvio Novaro, quello del «Cestello», rinomato assaggiatore d'olio e compilatore del testo unico per la quarta elementare, tutti balilla.
Gli fecero un funerale solenne, come a Oneglia non ne avevano mai visto, con feluca e spadino di accademico d'Italia sul cofano. Tutte le scolaresche in divisa della gioventù italiana del littorio venivano dietro bene allineate e coperte; finché il gerarca mandato da Roma in camicia nera, rappresentando il duce al cimitero, fece il discorso e tutti dissero - presente.
6. Giovanni Strato si ripassava in solitudine i momenti forti della storia locale per riparlarne coi suoi studenti, e allevava antifascisti in cospirazione coi fratelli Calvini, poi coi Serra.
Alla sera di nascosto a poco a poco traduceva Hitler m'a dit e i discorsi di Churchill, che ricopiava a mano, facendone delle copie per distribuirle a suo rischio e pericolo.
Nella tabaccheria di Amoretti a Porto, dietro un paravento, sotto il naso dei poliziotti, si rimontavano tutte le volte che facevano di bisogno i pezzi del ciclostile della cellula.
Poi Castagneto Elettrico smistava le copie de l'Unità sottobanco senza farsene accorgere, e proprio lì a due passi dalla questura fissava gli appuntamenti interpartitici della cospirazione.
I giovani cresciuti in sacrestia con don Gerini don Vìcari e don Montanaro, mostravano ai passanti l'Osservatore Romano con sussiego; magari non lo leggevano neanche perché era difficile, ma lo mostravano dalla tasca della giacca. Lo tenevano con la testata bene in vista sulla crocera per cimentare i fascisti che passeggiando avanti indietro facevano i bulli; erano i tempi che Trucchi e Faravelli ci sguazzavano da marpioni col regime, cuccandosi gli appalti uno sull'altro in Africa Orientale e in Spagna, quando andavano o venivano immanigliati a generali gerarchi ispettori e affaristi, con tutto il bataclan dei maneggioni che gli stavano intorno.
Dicevano perfino di una volta, quando Franco fu alle strette senza soldi per qualche manrovescio marocchino che gli era capitato all'improvviso: allora invece di valuta gli esibì in pagamento un treno blindato con tutto il munizionamento e gli accessori giusti per farlo funzionare, tutto in regola.
A quei tempi era già famoso il pilota Cagna di Ormea, perché dicevano che fosse il più giovane generale dell'aviazione fascista.
Era diventato il beniamino di Italo Balbo avendo trasvolato l'Atlantico nella sua carlinga durante la crociera del decennale, e così aveva cominciato prima la carriera; poi si disperse da eroe nel Mediterraneo, chissà dove, guerreggiando col suo aerosilurante.
Sempre in quei tempi capitava in Riviera elegantissimo, gardenia all'occhiello in torniture di versi raffinati, Francesco Pastonchi fine dicitore; seguiva da esperto la distillazione della lavanda sul Col di Nava, e ci teneva a farsi ammirare nel profumo di zagare o di mimose dalle signore del bel mondo ai trattenimenti del casinò di Sanremo. 

Osvaldo Contestabile, Scarpe rotte libertà. Storia partigiana, Cappelli editore, 1982, pp. 11-13

Dal 1940 al 25 luglio 1943 gli antifascisti si fecero più numerosi, diventarono più attivi, e si formarono dei veri e propri gruppi clandestini tendenti deliberatamente ad abbattere il fascismo.
Lo scrivente, prof. Strato, come esponente dei gruppi da lui creati ed organizzati, già attivi nel 1940, e che comprendevano circa un centinaio di persone in Imperia e fuori di Imperia, venne a contatto con esponenti di altri gruppi e con altri antifascisti. In queste pagine si limiterà a ricordare qualche persona isolata e alcuni fra gli esponenti di gruppi che, durante la guerra o subito dopo, svolsero una certa attività o ebbero qualche mansione, mentre spera di potere essere più completo in un eventuale studio più ampio. Così vengono ricordati specialmente: l'ing. Vincenzo Acquarone, con gli Oddone Ivar e Bruno, con Eliseo Lagorio, con Todros Alberto, con Carlo Carli e con altri: il prof. Bruno Giovanni, con Ugo De Barbieri di Genova, con Gazzano Federico, col sergente Alfredo Rovelli di Sanremo, e con altri; il rag. Giacomo Castagneto; Felice Cascione; Magliano Angelo (residente a Milano); l'avv. Ricci Raimondo; i proff. Giuseppe Maranetto e Letizia Venturini; la prof.ssa Costantino Costanza (residente a Torino): i Calvini (Nilo e Giovanni Battista o «Nanni») di Bussana; Lorenzo Acquarone, di Artallo; Nino Siccardi (poi «Curto») (11)*. Ognuna delle persone sopra ricordate, e altre collegate con esse, che non abbiamo potuto elencare perché nel presente volume è solo possibile accennare brevemente a questo argomento, avevano a loro volta una cerchia più o meno vasta di amici, ad essi uniti per lo stesso fine e con lo stesso ideale. I gruppi, per lo più, si tenevano in contatto per mezzo dei principali esponenti; e persone e gruppi costituivano una fitta rete cospirativa, che svolgeva un'attività particolarmente intensa.
Dei gruppi costituiti e diretti dallo scrivente fecero parte, fra gli altri, Enrico e Nicola Serra e Sergio Sabatini.
(11)* Dietro invito di Magliano Angelo, fatto in una delle molte riunioni clandestine tenute in casa dell'Ing. Vincenzo Acquarone, alcuni di noi, fra cui lo scrivente, avevano prenotato e poi acquistato copia del volume «Presupposti di un ordine internazionale» di Guido Gonella, Edizioni <<Civitas Gentium», Città del Vaticano, 1942.
Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, p. 59

Enrico Serra (Imperia, 4 maggio 1921 - Gusen, 2 febbraio 1945) è stato un partigiano italiano.
Enrico Serra nacque ad Imperia il 4 maggio 1921; venne arrestato e rinchiuso nel campo italiano di Fossoli, nel settembre 1943, in seguito ad un'azione partigiana.
Da qui venne poi trasferito con il fratello Nicola ed i compagni Raimondo Ricci ed Alberto e Carlo Todros nel campo di sterminio di Mauthausen, dove a causa dei terribili stenti, morì il 2 febbraio 1945.
Il 19 settembre 1994 il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, gli concesse la Medaglia di Bronzo alla memoria e al Valor Militare con la seguente motivazione: "Subito dopo l'8 settembre 1943 si adoperava per il recupero delle armi e l'organizzazione di bande armate per la lotta di liberazione. Catturato dai nazifascisti e deportato in Germania, moriva nel campo di concentramento di Mauthausen, dopo avere sopportato stoicamente, per oltre un anno, sevizie e sofferenze".