martedì 2 febbraio 2021

Antonio Aniante, frontaliere della cultura


Antonio Aniante (1900-1983), scrittore catanese poliedrico e geniale, sembra sfuggire a ogni etichetta che voglia costringerlo in uno schema definitorio. Personaggio culturale tra i più interessanti e vivaci del nostro Novecento, nella sua multiforme produzione (poesie, romanzi, saggi, biografie), Aniante sfrutta moduli compositivi tipici delle Avanguardie storiche, evidenti soprattutto nell'opera drammatica, come conferma anche la recente ristampa dell'antologia teatrale "I semidei della mafia locale" e "La rosa di zolfo". Tutte le caratteristiche delle Avanguardie (futuriste, espressioniste, surrealiste) sembrano infatti rispecchiarsi in Aniante, a cominciare dalla sua stessa vita, dai risvolti tragici e talora grotteschi, inquietamente errabonda come quella del 'wanderer' espressionista. Centrali, per la sua attività creativa, furono Roma e Parigi: l'una, per il fecondo incontro con Anton Giulio Bragaglia, regista del Teatro degli Indipendenti, l'altra, per il contatto con le idee e i rappresentanti più significativi delle Avanguardie. A distanza di trent'anni dalla monografia di Rita Verdirame (1982), il presente volume vuole riproporre un ritratto di Aniante che, sottolineando l'importanza e l'originalità dell'autore, risarcisca in parte il colpevole silenzio di molta critica. Accogliendo, in forma rielaborata, anche i risultati della tesi svolta da Annalisa Beccaria, il saggio delinea il suggestivo profilo di questo "frontaliere" della cultura.
Corsinovi Graziella - Beccaria Annalisa, Antonio Aniante. Outsider del teatro, Le Mani-Microart's, Recco, 2013

Antonio Aniante, pseudonimo dello scrittore Antonio Rapisarda, fu scrittore, giornalista e autore di diverse commedie teatrali. Nato a Viagrande, vicino Catania, nel 1900, esordì giovanissimo con la raccolta poetica Costellazioni. Trasferitosi a Parigi ad appena diciotto anni, visse per tre anni come un bohémien, facendosi notare e sperimentando come autore teatrale, unendo alla tradizione siciliana suggestioni delle avanguardie con cui venne in contatto nella città francese. Spostatosi prima a Piacenza e poi a Milano, entrò a far parte dell’entourage della casa editrice Alpes; a Roma invece, frequentò Pirandello, Alvaro e Malaparte, e si fece notare al Teatro degli Indipendenti. Nel 1930 si trasferì di nuovo a Parigi e nel 1937 ottenne il premio letterario dell’Accademia nazionale francese con l’opera Vie et aventures de Marco Polo. Da quel momento dedicò la propria vita al giornalismo e alla produzione letteraria. Tra le opere più importanti si ricordano Vita di Bellini, Ricordi di un giovane troppo presto invecchiatosi e Figlio del sole.
Maria Grazia Compagnini

Elio Lentini ed Antonio Aniante - Fonte: Associazione Aniante-Lentini

Antonio Aniante (pseudonimo di Antonio Rapisarda) scrittore, critico d’arte, giornalista, romanziere, drammaturgo ma anche “frontaliere della cultura”.
A ricordarlo e a rinsaldare nel contempo il legame culturale fra Italia, Monaco e Francia, ha provveduto martedì 28 gennaio 2020, la rievocazione della figura di questo illustre italiano nel corso di un incontro organizzato presso l’Agorà, la Casa Diocesana di Monaco, dall’Ambasciata d’Italia del Principato in collaborazione con l’associazione culturale Aniante-Lentini.
Antonio Aniante esordì collaborando a “900” di Bontempelli e Malaparte e pubblicando commedie d’avanguardia (citiamo Gelsomino d’Arabia commedia in 3 atti del 1926 per il Teatro degli Indipendenti di Roma e  La Rosa di zolfo, presentata nel 1958 al Festival della Prosa di Venezia da Domenico Modugno) ed una una serie di romanzi.
A parlare del romanziere e critico d’arte nato nei pressi di Catania e scomparso a Latte (Ventimiglia) nel 1983 (dove si era trasferito dopo avere vissuto e operato a Parigi e Nizza) sono stati, dopo l’introduzione dell’ambasciatore Cristiano Gallo, una serie di relatori [...]
La rievocazione di un personaggio - che tra l’altro conobbe e frequentò artisti destinati a diventare famosi come Matisse, De Pisis, De Chirico e a Parigi ebbe occasione di conoscere Pirandello - ha avuto luogo a Monaco dopo l’analoga cerimonia organizzata nel 2017 dal Console Generale di Nizza Raffaele De Benedictis.
A tenere viva la fama di Antonio Aniante, che a Parigi ottenne anche la medaglia d’oro dell’Accademia di Francia, contribuisce da anni lo scultore Elio Lentini il quale, come ha sottolineato Leonardo Saviano, “ha saputo mettere in valore l’incoraggiamento ad approfittare della particolare libertà transfrontaliera di quella luminosa terra di confine”.
A ricevere ispirazione da paesaggi e colori della Riviera Ligure e dalla vicina Costa Azzurra, d’altronde, sono stati alcuni grandissimi nomi del passato [...]
E sulla scia di questo ennesimo ponte artistico fra l’Italia e la Francia si inserisce anche il protagonista dell’incontro monegasco.
“Antonio Aniante-Rapisarda - ha spiegato nell’introduzione l’Ambasciatore Gallo - è un personaggio eclettico. La sua spiccata sensibilità lo avvicina precocemente all’attività letteraria. Pubblica a soli 15 anni una raccolta di poesie per la quale Marinetti si congratula con lui. Come la gioventù colta del tempo si ispira al decadentismo e al futurismo italiano. Intraprende fin da giovanissimo anche l’attività giornalistica che porterà avanti per tutta la vita…Il legame con il territorio francese inizia nel 1929 quando si trasferisce a Parigi per ragioni culturali ma anche politiche e dove farà importanti conoscenze letterarie ed artistiche per poi trasferirsi in Provenza “nel cuore della foresta meravigliosa” (per citare le sue parole)”. “A Nizza - prosegue Gallo - gode della protezione del Console Italiano con cui collabora. Dal 1946 si stabilisce definitivamente nella sua dimora di Latte. Ben presto diventa una sorta di dominus della cultura locale svolgendo numerosi incarichi e ricevendo la visita di molti personaggi famosi fra cui la principessa Grace Kelly”.
A seguito di un fortunato incontro Antonio Aniante nel 1960 diventa mentore, estimatore ed amico del maestro Elio Lentini, che oggi vive a Dolceacqua. Si tratta di “una storia di grande stima ed amicizia umana e culturale che sopravvive all’oblio fisico”.
“Infatti - ha sottolineato il Console generale di Nizza Raffaele De Benedictis - il noto scultore continua in modo instancabile l’opera di celebrazione e di diffusione verso il grande pubblico della figura del letterato con la sua associazione culturale Aniante-Lentini” contribuendo inoltre “ad alimentare il fermento culturale dell’area geografica italo francese”.
L’incontro fra l’artista e lo scrittore risale agli anni ’60 agevolato anche dall’ identità nazionale francese delle rispettive consorti. “Aniante - spiega ancora De Benedictis - definiva le sculture di Lentini “realismo magico, pennello di fuoco che nella sua officina incandescente è in grado di produrre opere meravigliose” [...]
Angela Valenti Durazzo, Antonio Aniante: Letterato e Scrittore tra Francia, Monaco e Italia, MONACO ITALIA MAGAZINE, 4 febbraio 2020

[...] È la storia di Antonio Aniante, brillantissimo intellettuale nato a Viagrande (CT) nel 1900, che un abitante dell’isola, con tutta probabilità, farebbe fatica a scovare persino negli angoli più reconditi della propria memoria. Sì, perché la vicenda del nostro conterraneo appare quantomeno paradossale: ricordato con stima ed affetto da una nicchia ristretta del panorama culturale siciliano e nazionale, è considerato una vera e propria pietra miliare all’estero, specialmente in Francia, dove soggiornò a lungo e dove lasciò un’eredità inestimabile, a cui ancora oggi, senza saperlo, guardiamo con profonda gratitudine. Se pensassimo ai personaggi di spicco dell’arte e della letteratura del ‘900, difficilmente troveremmo qualcuno che non abbia avuto il privilegio di incrociare il genio giramondo di Aniante. In principio fu Tommaso Marinetti, capostipite del Futurismo ed egli stesso assiduo frequentatore del contesto parigino, ad elogiarne le doti poetiche definendolo «un siciliano del Novecento»; poi fu l’intera Francia, meravigliata dagli articoli e dalle biografie che il nostro autore riusciva a scrivere senza sforzo in un perfetto francese (la sua competenza fu paragonabile solo, secondo gli studiosi, a quella di D’Annunzio). E fu proprio questo apprezzamento a consacrarne eternamente il valore: ai suoi meriti artistici venne riconosciuta la prestigiosissima medaglia d’oro dell’Académie Française come miglior scrittore straniero. Basterebbe limitarsi a questi dati preliminari per acquisire una dimensione veritiera di ciò che la sua carriera rappresentò. Eppure, saremmo ancora in notevole difetto. Perché, sempre a Parigi, negli anni ’30 Aniante si dilettò nel mestiere di antiquario. Togliendosi lo sfizio non soltanto di conoscere Pirandello, ma anche di avviare una galleria d’arte tutta sua. Si chiamava Jeune Europe e fu un vero e proprio trampolino di lancio per artisti emergenti che desideravano ardentemente farsi strada. Due nomi su tutti diedero lustro a quell’ambiziosa impresa attraverso i loro lavori: Henri Matisse e Giorgio De Chirico. Due cuori rampanti destinati a diventare dei giganti. Aniante, evidentemente, se ne intendeva. Una volta, scherzando bonariamente come era solito fare con una giornalista, disse che se non fosse stato costretto dalle difficoltà economiche a chiudere la galleria e a svenderne tutte le opere - senza la possibilità di tenerne qualcuna per sé - sarebbe sicuramente diventato ricco, visto il valore che quei quadri acquisirono nel giro di pochi anni. L’Italia si ricordò parzialmente di lui soltanto nel 1958: alla Biennale di Venezia, venne presentata la sua commedia La rosa di zolfo. Tra gli interpreti, un giovane Domenico Modugno. Morirà nel 1983. Oggi, nella coscienza collettiva, il suo ricordo è incredibilmente sbiadito [...]
Joshua Nicolosi, Antonio Aniante: lo scrittore che scovò i giganti del Novecento Originario di Viagrande (nel catanese) fu poeta, giornalista e teatrante. La sua fama, che in Italia non fu mai adeguata al suo genio, raggiunse l'apice in Francia. Dove fu consacrato come autore eccelso e dove, con la sua galleria, diede l'opportunità di mettersi in luce ad alcuni dei più grandi artisti mai esistiti come De Chirico e Matisse, SICILIAN POST, 1 Novembre 2020

[...] Nato a Viagrande, in provincia di Catania, all’inizio del secolo, Antonio Aniante poeta, drammaturgo, romanziere, giornalista, saggista, dopo un primo soggiorno giovanile a Parigi, e la laurea in filosofia conseguita a Milano, visse per tre anni un’intensa stagione teatrale a Roma, durante la quale le sue opere furono rappresentate al Teatro degli Indipendenti sotto la direzione di Anton Giulio Bragaglia. Collaboratore della rivista «Novecento» di Massimo Bontem-pelli, caposcuola del cosiddetto «realismo magico», Aniante si colloca letterariamente nella corrente che va sotto il nome appunto di «novecentismo» e, ancora in giovane età, fu definito da Marinetti, fondatore del futurismo, «un siciliano del Novecento». Negli Anni Trenta, Aniante ritorna a Parigi dove, in mezzo a notevoli difficoltà e sfortune, riesce al fine a raggiungere la gloria letteraria alla quale aspirava ardentemente.
Una delle sue opere principali Vie et Aventures de Marco Polo, dapprima rifiutata dagli editori, viene pubblicata nelle prestigiose collane del Mercure de Franco.
Numerosi sono i libri in francese - soprattutto biografie - che Aniante scrive in quegli anni e, per i suoi meriti, gli viene conferita dall’Académie Française la medaglia d’oro quale migliore scrittore straniero in lingua francese.
Aniante trascorre gli anni della guerra nel nizzardo, riuscendo fortunosamente a sfuggire all’arresto da parte dei tedeschi e, nel dopoguerra ricopre la carica di addetto culturale ai Consolati d’Italia a Nizza e Monaco.
All’inizio degli Anni Sessanta, fa costruire a Latte [Frazione di ponente di Ventimiglia (IM)] la villa “I Pini” nella quale si stabilisce con la moglie e dove vive fino alla morte [...]
Antonio Aniante a tre anni dalla morte Lo scrittore, che visse a lungo a Ventimiglia e vi morì, commemorato alla Civica Biblioteca Aprosiana, alla quale sono state donate le sue opere - Proposta l’intitolazione del Ponte Roia bis allo scrittore. LA VOCE INTEMELIA anno XL  n. 11 - novembre 1986