mercoledì 10 febbraio 2021

Mario Cavalla affrontava la tela vergine sbuffando come per un salto al trampolino

Mario Cavalla - Fonte: IDAL

Mario Cavalla - Fonte: IDAL

Mario Cavalla - Fonte: IDAL

Mario Cavalla - Fonte: IDAL

Mario Cavalla, Tramonto sul mare ad Alassio - Fonte: Meeting Art

Mario Cavalla, figlio d’arte e fanciullo prodigio, all’età di otto anni riesce a impressionare il pittore torinese Giacomo Grosso che per incoraggiarlo gli acquista due dipinti.
Si forma artisticamente presso l’Accademia Albertina di Torino sotto la guida del padre Giuseppe Cavalla, di Andrea Marchisio e di Cesare Ferro.
Nel corso del triennio venne presso premiato con menzioni onorevoli e alla fine del terzo corso usufruisce di una lauta borsa di studio.
Effettua un breve viaggio a Roma e successivamente lavora con il pittore Gino Mazzoli a Casale Monferrato.
Nel 1924 giunge a Bordighera, dove prende alloggio presso l’albergo Piccolo Lord. Stringe amicizia con Giuseppe Balbo, con cui intorno al 1931 intraprende un lungo viaggio di studio attraverso l’Europa fino all’Africa nord occidentale. Il viaggio protratto fino al 1935 termina ad Algeri, dove le autorità locali sequestrano il camper che i due amici avevano battezzato “Caba” utilizzando le iniziali dei loro cognomi.
Nel 1938 è documentata la sua presenza in Albania a Tirana dove esegue decorazioni nel Palazzo Reale.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale vive per qualche tempo a Sturla: molte opere del breve soggiorno genovese portano la firma “Cavalin”, probabilmente utilizzata per liberarsi da una certa forma di sudditanza psicologica nei confronti del padre.
Tornato a Bordighera nel 1959, Mario Cavalla vi muore qualche anno dopo in solitudine. 
Redazione, Mario CavallaIDAL

Mario Cavalla, Giuseppe Balbo, 1924 - ©Archivio Balbo 2018

Giuseppe Balbo e Mario Cavalla - ©Archivio Balbo 2018

[...] Balbo scrisse: Conobbi pochi pittori veloci come lui [Mario Cavalla]; preciso nell’esecuzione del vero sia nel ritratto che nel paesaggio. Olimpionico di sci affrontava la tela vergine sbuffando come per un salto al trampolino. Imperava allora in Italia il noioso e retorico  Novecento e forse per quello non volle staccarsi dalla tradizione, limitandosi a ringiovanirla con la forza della sua personalità.
Con lui andai in giro per il mondo mentre si accentuava lo sgretolamento iniziato in sordina e il grande specchio dell’Arte si frantumava dando a ciascuno la possibiltà di rimirare se stesso nel suo concetto.
Nella seconda metà degli anni Venti Balbo lavora come impiegato di banca ma nel 1931 con Mario Cavalla adatta a studio-abitazione un “camper” che viene battezzato CABA dalle prime lettere dei due cognomi. I due pittori intraprendono un viaggio di studio attraverso l’Europa (Francia, Spagna) e l’Africa mediterranea (Algeria)Nel suo diario di bordo Balbo scrive: Eravamo in tre da Ferroli quella notte.  Flores, Mario ed io. Il primo in piedi era un uomo che aveva voglia di sposarsi. Gli altri due non l’avevano più e sono partiti in giro per il mondo con… la CABA.  

Giuseppe Balbo, Mario Cavalla, Flores, 1931 - Foto: Ferroli - ©Archivio Balbo 2018

Lo sappiamo noi come abbiamo fatto a partire. E anche perché siamo partiti. Forse alla decisione non è estraneo quello spirito di avventura che sussiste anche se raro nel millenovecento, così come era più comune nei secoli precedenti. Dico spirito d’avventura, e non credo di errare, perché lanciarsi nel mondo con l’idea di percorrerne una buona parte, traendo i mezzi dal proprio lavoro, correre incontro all’ignoto, fuggire l’abitudine, allontanarsi dagli amici è cosa che molti ma non tutti son tentati di farlo. E certamente bisognerà fuggire l’abitudine perché non avremo, credo, il tempo di abituarci ad un luogo, ad una regione, ad un clima. Occorrerà allontanarsi dagli amici, sia da quelli che abbiamo avuto fino al pre- sente come da quelli che potremo conoscere in avvenire. A tante cose bisognerà rassegnarsi ma a queste credo ci siamo accordati quella domenica mattina. Perché proprio una domenica mattina espressi a Mario l’idea, a cui da tempo andavo pensando. Non ebbi il tempo di formularla che già Mario l’aveva messa in esecuzione. Ci eravamo subito compresi. L’ambiente ci pesava, a tutti e due. Una scrollata per liberarcene. Io abbandonai la Banca l’8 giugno e cominciammo a  preparare la partenza. Mario in quei giorni produsse un lavoro enorme di quadri diversi, di ritratti ecc. intermezzando il lavoro con le scappate a Taggia per sorvegliare i lavori della macchina. Sormontammo ogni difficoltà, e furono parecchie e le più svariate e riuscimmo a portare la Caba a Bordighera il 2 Agosto. 

La Caba - ©Archivio Balbo 2018

Specialmente negli ultimi giorni l’aria della mia città era diventata irrespirabile. Era una cappa pesante che ci premeva sulle spalle. 

Mario Cavalla, Ritratto di Balbo, 1933 - ©Archivio Balbo 2018

Venerdì 14 agosto raduniamo nello studio mio padre, mio fratello Augusto, Mario Allavena, Ampeglio Barberis, Flores per un brindisi ed un ultimo saluto. Sono i soli che sanno della nostra partenza. Per gli altri tutti è una sorpresa. Ci figuriamo i commenti. Ma saranno tanto lontani che non ci toccheranno".

Redazione, Balbo e Mario Cavalla - 1931, Archivio Balbo, 17 marzo 2018

[...] Dopo una breve permanenza nella Savoia,  Balbo e Cavalla con la loro CABA visitano Parigi.
Balbo scrive nel suo diario di bordo: “La nostra meta è Parigi. Meta da turisti per ora, perché i nostri intendimenti sono questi. Avere una rapida impressione della città e continuare per il giro. Giunti a Villeneuve ci accorgiamo dal movimento che ormai la provincia è lontana.
[...] Oggi giornata molto calma. Una scorsa lungo i quai della Senna. A mezzogiorno abbiamo fatto la conoscenza di Severo Pozzati che a Parigi si è fatto un nome come pittore di affiches. E’ più conosciuto sotto il nome di Sepo, lo pseudonimo con cui firma i suoi lavori.
[...] Da Sepo siamo infatti ritornati oggi. Con i nostri lavori per farli vedere a lui e per salutarlo prima di partire. Abbiamo avuto ancora il piacere di parlare con lui della sua arte e della nostra. Oltremodo cortese ed ospitale volle acquistare due nostri lavori a ricordo del nostro passaggio. La buona impressione fattaci gliela dimostrammo facendogli scrivere due righe su questo diario:


©Archivio Balbo 2018

Lasciamo Parigi. Verso la Spagna, contrariamente alla prima intenzione di andare in Belgio, dove forse, o meglio certamente avremmo trovato una rigidezza di clima difficile a sopportare.
Archivio Balbo, Balbo, Cavalla e Severo Pozzati (Sepo), 18 marzo 2018

Setif, 1932 - ©Archivio Balbo 2018

Mi passan sott’occhio alcune fotografie fatte in una visita con Mario al mercato di Setif. Ricordo…
Recandoci verso il vasto piazzale che quel mattino attirava la mia curiosità "bruciammo" un indigeno. Montato sul suo asino si recava in città per affari. 

©Archivio Balbo 2018

[...] Ci trovammo nei dintorni della moschea precisamente all’ora della  preghiera. Mi sono ormai famigliari gli arabi ed i burnus più o meno bianchi, quindi ci installammo senz’altro per lavorare. Il mio amico scelse come studio un gruppo di case, dominate dalla cupola dorata della sinagoga, mentre io mi accinsi ad uno scorcio della moschea.
[...] È pronto il cavallo, è pronto il Caid. Il grande amico della Francia, che certa- mente aspetta una decorazione per i grandi servizi resi ai suoi padroni guarda dall’alto della sella araba intrecciata d’oro. Uno sguardo orgoglioso e severo che brilla nel rosso paludamento di parata, brilla più che i finimenti del suo cavallo, più che le guarniture della sella. Ha trovato per un attimo il vigore della sua stirpe, vigore ormai spento nel sangue della sua gente che vegeta nella servitù dei più civili. È imponente il Caid in parata.



Cavalla, il Caid e Balbo - 1933 - ©Archivio Balbo 2018

Febbraio 1933
La giornata è bella infatti ma fa un freddo da cani, tanto più in automobile. La neve ammanta i monti e le campagne, ma di un velo tenero che si fa sempre più tenue al soffio del vento. Traspaiono ciuffi d’erba e ciottoli neri. Campi che a distanza sembrano ottimi per lo sci, veduti da vicino ci fanno sacramentare di impazienza.

[...] E la fine di questo mese ci ha portato una notizia piena di tristezza per noi. Silvio (il fratello di Balbo) ci ha scritto che Flores è morto a Napoli. Eppure di questo tormento non piango. Soffro e vorrei soffrire di più perché immagino il dolore come una cosa che Dio mi ha dato con la vita.

Redazione, Balbo e Cavalla fotografi in Algeria (1932-33), Archivio Balbo, 25 marzo 2018

Balbo e Cavalla nel loro viaggio in Africa incantano un serpente - ©Archivio Balbo 2018

Le autorità francesi sequestrano la CABA per presunte irregolarità doganali. Cavalla e Balbo portano la macchina ad Algeri; tutti i loro tentativi per sbloccare la situazione falliscono. Il lavoro procede e, nel maggio del 1933, i due espongono in una mostra a Setif.
... poi,  non so, mi pare un bisticcio col mio compagno o meglio una disputa assai seria  cominciò a preparare la parola fine al prologo del mio viaggio.
Nei giorni che seguirono la disputa, respirai meglio. Forse la decisione di lasciare libero un buon amico o quella di liberarmi di un cattivo compagno, mi fecero decidere ad abbandonare Setif. Poi, con Mario si parlò chiaro, infine, due mesi più tardi verso la metà di luglio, discesi a Bougie. E fui solo.
[...] 13 febbraio 1935 -  Mi trovo ad Algeri con molte cose in testa, con pochi soldi in tasca, ma con una matta voglia di lavorare, molte buone speranze ed un’ottima amica a Setif. Jane.

Così finisce il diario della CABA.
Redazione, L'Africa, Balbo, 2016

Mario Cavalla, Paesaggio - Fonte: Sant'Agostino Aste

Uno scorcio della sala del Cinema Olimpia di Bordighera (IM) - Fonte: Foursquare

[...] Negli anni della sua formazione, Balbo conosce l’opera di tutti gli artisti attivi a Bordighera: Piana, Mariani, von Kleudgen, Biesbroeck, Dick ed altri.
Andrea Marchisio dell’Accademia Albertina di Torino è stato il suo maestro.
Con il pittore torinese Mario Cavalla, geniale ritrattista, condivise molte esperienze prima della guerra.
Insieme hanno dipinto grandiose figure simboliste al cinema Olimpia a Bordighera ed insieme hanno attraversato la Europa e l’Africa viaggiando su un camper-atelier che loro stessi avevano ideato.
Durante questi viaggi dipingono ed espongono in varie città.
Si ritrovano vecchi a Bordighera, dove Mario Cavalla morirà all’ospedale.
Sergio "Ciacio" Biancheri, Giuseppe Balbo: un artista che non lasciava niente al caso, Paise Autu, Anno 4 - n. 2 Febbraio 2011