mercoledì 7 ottobre 2020

Ricordo di Guido Seborga

Guido Hess Seborga e la moglie Alba Galleano - Fonte: Laura Hess

Le mie visite [a Guido Seborga] negli ultimi anni avvenivano nella tarda mattinata, fra le undici e mezzogiorno. In quelle ore era solo. Allora lo spronavo a parlarmi del dramma dell’uomo. Volevo sentire le sue parole sul destino e sulla morte. “Credimi - mi diceva - la morte è tutto un mistero come la vita”. E fuggiva subito verso pensieri di sogno, ricordando, ricordando per esempio la bella svedese che visse con lui alcuni mesi a Ventimiglia e che gli aveva anche tradotto un libro. Al ricordo i suoi occhi si illuminavano. Io lo assecondavo in questa réverie perché mi piaceva sentirlo parlare e avvertirlo ancora vivo. La sua salute era gratificante per noi, come la sua gioia e il suo sorriso.

Un giorno però, a sorpresa mi parlò di Cristo, una figura che lo affascinava. Quest’uomo - mi diceva - con le sue idee ha rivoluzionato il mondo, la vita!” Ne ammirava il coraggio, la libertà. Aveva dato la libertà, introdotto la parità fra l’uomo e la donna. Il suo insegnamento lo riteneva ancora attualissimo. Le lotte per la libertà che sono dei nostri giorni, il Cristo le aveva combattute da solo. La forza dimostrata da quell’uomo di pace aveva per Guido un valore straordinario in quanto egli ha sempre subito il fascino degli uomini che si battono per la libertà. Spartaco, per lui, ne era un esempio significativo: l’uomo che muore per la libertà, l’uomo straordinario, la forza, il coraggio. Cristo però, per Seborga, si presentava nudo di fronte alla forza. Egli non combatteva con le armi. Nel dire queste cose, gli occhi di Guido si riempivano di ammirazione incredula. “Sei fortunato - gli dicevo -, la Madre divina ti protegge”. Mi rispondeva, ridendo, che era proprio vero. Non osava darmi una risposta sbagliata. Mi guardava ed era contento.

L’ho seguito fin quasi alla fine. L’ho salutato accompagnandolo alla macchina, sulla via Romana di fronte alla sua casa di Bordighera. La macchina era carica di bagagli. Alba, sua moglie si era messa alla guida. E’ stato il mio ultimo saluto a Guido e Alba. E’ strano, ma il giorno del suo funerale non sono andato a Torino. Ho preferito meditare nel nostro spazio consueto sugli scogli di Cap Martin, di fronte al mare.

Si era molto preoccupata Alba, negli ultimi anni per lo stato di salute del marito, tant’è che morì prima di lui. Per Guido, per cui era normale averla vicina piena di premure, fu un duro colpo. Da allora sua figlia Laura Hess ritorna a Bordighera con la sua famiglia. Ho suonato alla villa qualche volta per portare dei cataloghi di mostre, ma non essendoci più Guido mi trattengo poco e in giardino. Un giorno Laura mi telefona per ricordarmi il decennale della morte del padre. Ne parlo con Seila Covezzi della Biblioteca Civica Internazionale ed informo l’amico Giorgio Loreti. Giorgio ne parla con Enzo Maiolino che avverte Luigi Betocchi e il gioco è fatto. Tutto si compie in nome di Guido Seborga. Viene allestita una mostra dei suoi quadri alla Biblioteca, con documenti, libri, foto, articoli di giornali. Sia alla mostra, sia alla conferenza ho rincontrato tutti gli amici di Guido: Marzio Pinottini, Angela Calice e il marito musicista. Laura l’ho vista felice.

Con Giorgio Loreti al Centro Culturale della Chiesa Anglicana ho conosciuto Massimo Novelli. Ha in mano un manoscritto su Guido Seborga che spera di pubblicare. Alla conferenza parlerà di queste sue difficili ricerche su Guido e delle notizie ottenute con molta fatica. Non si spiegava i molti silenzi di tanti uomini di cultura su Seborga. I critici avevano dimenticato Guido perché uno scrittore scomodo. Laura ha consegnato a Novelli, giornalista di “Repubblica”, il materiale in suo possesso. Ora Laura raccoglie e cataloga l’opera completa del padre. Domenico Astengo imposta la sua conferenza sul romanzo Gli innocenti, la cui storia si svolge tra Savona e Vado Ligure, una realtà che Domenico conosce benissimo. Elogia Seborga per la verità storica e si augura che il libro venga ripubblicato, anche perché interessante per la conoscenza delle trasformazioni avvenute nella città.

Da Laura ricevo l’invito a recarmi a Torino il 13 maggio 2000 per una conferenza su Seborga, a cura di Nico Orengo e Marzio Pinottini, al Centro Studi e Ricerche “Mario Pannunzio”. Non mi sarà possibile essere presente all’appuntamento. Un anno dopo circa - il 20 aprile - presenzio a Torino a una mostra di Eugenio Comencini e in quest’occasione conosco il dott. Lisa, che era stato amico di Guido in gioventù. Erano nella stessa scuola. Lo ricordava felicissimo alla fine della guerra. Gridava: “Libertà, finalmente libertà!”. Scendeva da Moncalieri in bicicletta. Il dott. Lisa lo aveva intervistato per la Rai per una serie di servizi culturali. Con Guido aveva intervistato anche il pittore Paolucci. Spero di ritrovare questo nastro e di consegnarlo alla figlia.

Sergio "Ciacio" Biancheri" in "Paize Autu", periodico dell'Associazione "U Risveiu Burdigotu", n. 12, dicembre 2009, Bordighera (IM)

Sergio "Ciacio" Biancheri - Fonte: Comune di Sanremo (IM)

Sergio "Ciacio" Biancheri nasce a Bordighera nel 1934. Ha studiato pittura e scultura con Roman Bilinsky e Giuseppe Balbo. Nel 1960 è stato insignito del Premio San Fedele di Milano per la giovane pittura italiana. Ha studiato nudo all’Accademia di Brera e all’Ecole des Arts Plastiques de Monaco e litografia a La Spirale di Milano. Dal 1970 si dedica anche alla scultura e dal 1993 alla ceramica. Sue opere figurano in collezioni pubbliche e private sia in Italia che all’estero. Ha conosciuto ed è stato apprezzato da artisti come E. Morlotti, G. Sutherland, G. Seborga, E. Marzé, M. Isnard e da scrittori come F. Biamonti, S. Vassalli e P. Mallone. Comune di Sanremo (IM)