giovedì 15 ottobre 2020

La Ballota frutescens si può trovare unicamente in un limitato areale dell'estrema Riviera ligure

Ballota frutescens

La Ballota frutescens si può trovare unicamente in un limitato areale dell'estrema Riviera ligure, dove vive in uno splendido isolamento sulle rupi calcaree delle gole collinari e montane.
Si tratta di uno di quei sorprendenti endemismi esclusivi e preziosi per i quali è doveroso invocare norme di salvaguardia; non certo perché siano stati individuati particolari utilizzi, se non quelli orticoli limitati al collezionismo vegetale, ma perché siamo in presenza di una di quelle piante per le quali l’interesse della fitogeografia è veramente grande.
 

Basti pensare che la sola località dell’intero mondo in cui questa pianta, decisamente ligure, ha scelto di vegetare è circoscritto ad una zona di pochi chilometri quadrati nelle valli immediatamente alle spalle di Ventimiglia, oggi in parte divenute francesi.  

Per la cronaca, alcuni esemplari perfettamente vitali fioriscono anche da alcuni anni nella parte destinata alle piante rare del famoso Orto botanico inglese di Kew Gardens vicino a Londra.   

Il Ministro dell'Ambiente ha posto fra le Aree protette italiane la zona in cui nasce da millenni questo prezioso frutice con questa descrizione: "Il sito è caratterizzato da una collina emergente tra due aree pianeggianti fortemente antropizzate. Sul lato occidentale è presente una scenografica falesia in rocce argillitico-arenacee, con curiose forme di erosione. Su questa falesia il paleoendemismo Ballota frutescens (rarissimo e proposto dalla Regione Liguria per l'inclusione nell'All. 2 della direttiva 92/43 CEE) e una discreta fioritura di orchidee a gravitazione mediterranea costituiscono i motivi di maggior pregio. Sono presenti habitat di interesse prioritario e specie rare o protette ai sensi di direttive/convenzioni internazionali. Il substrato geologico è costituito da conglomerati in prevelenza calcareo arenacei e argilliti. La parete occidentale della falesia ha una notevole imponenza. Sulle pendici sono relativamente diffusi gli uliveti".
 

La specificazione frutescens è nata per descrivere la natura di arbusto spinoso, così differenziata da quelle delle altre specie europee. Infatti per rinvenire altri gruppi affini bisogna fare un salto di parecchie centinaia di chilometri ed arrivare sino a Cipro o addirittura alla Somalia, territori talmente distanti da escludere legami diretti con le pendici del ponente ligure; un fatto al quale nessuno è stati in grado di fornire adeguate risposte sull'effettivo focolare d’origine.
 

Ballota nigra

Ballota, un termine proveniente dal verbo greco “ekballo” (rigetto vomito), bene si adatta allo sgradevole odore emanato dalla specie più diffusa, ossia la Ballota nigra, un caso anomalo per una Famiglia, come quella delle Labiate, che vanta specie famose per i loro effluvi profumati come Menta, Melissa, Salvia e Timo.  La Ballota nigra, diffusa con abbondanza in tutto il bacino del mediterraneo perché nasce nei ruderi presso le abitazioni e negli incolti, ha attirato l’attenzione dei primi uomini.
Nonostante il forte odore di cimice, Greci e Romani la conoscevano bene come rimedio medicinale tanto che Plinio cita le ricette curative proposte da un fitoterapeuta ed orticultore suo contemporaneo Antonio Castore, il quale “ indica due specie di Marrubio, uno nero (Ballota nigra) ed uno bianco considerato più attivo; consiglia di colmare con succhi di Marrubio il guscio di un uovo, poi di dosare egual misura di uovo e miele. Castore assicura che la miscela, se adeguatamente riscaldata, fa maturare e pulisce gli ascessi; il Marrubio pestato e composto con grasso di maiale stagionato si applica ai morso di cane”.  
Ancora durante il medioevo si praticavano le stesse identiche cure, ma la Ballota nigra era stata anche proposta anche per la preparazione di tisane antispasmodiche, contro la tosse ed i raffreddori.
Gli erboristi, poiché era considerata un farmaco particolarmente attivo, raccomandavano estrema cautela con precisazioni originali come questa avanzata dall’inglese Culpeper: ”deve essere somministrata solo a persone dal carattere calmo e grasse, non a quelle magre e sanguigne”.
Si deve segnare ancora un metodo curativo empirico molto originale, tratto da un erbario settecentesco secondo il quale si doveva scaldare la pianta “ in cenere calda e poi ripercuotere le posteme sul sedere ed, insieme con le mele, per purgare le ulcere sordide”.  
L’altra specie altamente considerata dai primi medici dell’antichità era la Ballota pseudodictamnus, importata in Italia, tuttora diffusa in molte regioni italiane. La pianta nasceva, e nasce ancora oggi nell’isola di Creta e, per questo, la sua fama era grande;  dovuta al generale convincimento che ”tutto quello che vi germoglia è infinitamente migliore delle altre piante nate altrove e subito dopo viene il Parnaso”. Da molti anni è coltivata dagli orticoltori e commerciata con successo per suo ricco fogliame lanoso, bianco giallastro sul quale spiccano avvenenti fiori rosati.
Le Ballota  sono piante perenni erbacee o arbustive  a fusto quadrangolare o rotondo, eretto, ramoso e foglie lungamente picciolate, ovate e crenate. I fiori sono involucrati da bratteole, hanno calice campanulato dentato e corolla bilabiata con labbro superiore eretto e concavo, mentre l’inferiore è trilobo a lobo centrale più grande dei laterali, a forma di cuore.
Se la denominazione scientifica, dunque, non trae in inganno, il suo battesimo popolare di “Marrobio fetido” potrebbe invece farla  confondere con un’altra Labiata, ossia il Marrubium vulgare, utile specie medicinale e del tutto priva di spiacevoli odori.

Ballota frutescens

Ballota frutescens Woods (V-VII. Nasce sulle rupi calcaree dell’estrema Liguria di ponente dai 400  sino ai 1500 m.) Suffrutice legnoso alla base con fusti cilindrici assai ramosi che assumono aspetto di piccoli cespugli alti sino a 50cm. Le foglie sono brevemente picciolate ed ovali, con margini a denti arrotondati. I fiori, in gruppi di 4\6 sono localizzati in verticilli ascellari alle foglie, provvisti di bratteole trasformate in spine acutissime. Il calice a tubo conico si allarga alla sommità in punte spinose evidenti. Le corolle, lunghe da 2 a 3 volte il calice sono bianche e portano sul labbro superiore un evidente piumino di peli.
 

Ballota nigra L. (V-VIII. Nasce con molte sottospecie su tutto il territorio negli incolti e ruderi sino ai 1300 m.) Ha odore fetido, fusti legnosi alla base, quadrangolari, irsuti per peli ripiegati all’ingiù,  eretti ed alti sino a 80cm. Le foglie inferiori sono brevemente picciolate, ovali lanceolate o cuoriformi, con margini dentati, molli al tatto pubescenti o tomentose. I fiori tutti solitari, formano falsi verticilli laterali ed ascellari. Il calice ha il tubo cilindrico. Le corolle sono rosee, purpuree o bianche.
 

Ballota pseudodictamnus

Nei giardini la più diffusa è la Ballota pseudodictamnus, un tempo coltivata e data come spontaneizzata in Liguria soprattutto per lo splendido colore grigio lanoso, ma recentemente anche dalla Ballota nigra sono state selezionate alcune varietà a foglie variegate che le hanno imposte all’attenzione degli amatori del giardino. Si seminano a primavera in pieno sole su qualunque terreno ben lavorato, e si possono moltiplicare da piante adulte prelevando i getti laterali sterili mettendoli a radicare in torba e sabbia in cassone freddo. Unica avvertenza è quella di  proteggerle d’inverno dall’eccessiva pioggia nelle zone umide. In aprile è anche opportuno potarle riducendo i getti alla metà.     

Alfredo Moreschi