Si tratta di uno di quei sorprendenti endemismi esclusivi e preziosi per i quali è doveroso invocare norme di salvaguardia; non certo perché siano stati individuati particolari utilizzi, se non quelli orticoli limitati al collezionismo vegetale, ma perché siamo in presenza di una di quelle piante per le quali l’interesse della fitogeografia è veramente grande.
Basti pensare che la sola località dell’intero mondo in cui questa pianta, decisamente ligure, ha scelto di vegetare è circoscritto ad una zona di pochi chilometri quadrati nelle valli immediatamente alle spalle di Ventimiglia, oggi in parte divenute francesi.
Per la cronaca, alcuni esemplari perfettamente vitali fioriscono anche da alcuni anni nella parte destinata alle piante rare del famoso Orto botanico inglese di Kew Gardens vicino a Londra.
Il Ministro dell'Ambiente ha posto fra le Aree protette italiane la zona in cui nasce da millenni questo prezioso frutice con questa descrizione: "Il sito è caratterizzato da una collina emergente tra due aree pianeggianti fortemente antropizzate. Sul lato occidentale è presente una scenografica falesia in rocce argillitico-arenacee, con curiose forme di erosione. Su questa falesia il paleoendemismo Ballota frutescens (rarissimo e proposto dalla Regione Liguria per l'inclusione nell'All. 2 della direttiva 92/43 CEE) e una discreta fioritura di orchidee a gravitazione mediterranea costituiscono i motivi di maggior pregio. Sono presenti habitat di interesse prioritario e specie rare o protette ai sensi di direttive/convenzioni internazionali. Il substrato geologico è costituito da conglomerati in prevelenza calcareo arenacei e argilliti. La parete occidentale della falesia ha una notevole imponenza. Sulle pendici sono relativamente diffusi gli uliveti".
La specificazione frutescens è nata per descrivere la natura di arbusto spinoso, così differenziata da quelle delle altre specie europee. Infatti per rinvenire altri gruppi affini bisogna fare un salto di parecchie centinaia di chilometri ed arrivare sino a Cipro o addirittura alla Somalia, territori talmente distanti da escludere legami diretti con le pendici del ponente ligure; un fatto al quale nessuno è stati in grado di fornire adeguate risposte sull'effettivo focolare d’origine.
Ballota nigra |
Nonostante il forte odore di cimice, Greci e Romani la conoscevano bene come rimedio medicinale tanto che Plinio cita le ricette curative proposte da un fitoterapeuta ed orticultore suo contemporaneo Antonio Castore, il quale “ indica due specie di Marrubio, uno nero (Ballota nigra) ed uno bianco considerato più attivo; consiglia di colmare con succhi di Marrubio il guscio di un uovo, poi di dosare egual misura di uovo e miele. Castore assicura che la miscela, se adeguatamente riscaldata, fa maturare e pulisce gli ascessi; il Marrubio pestato e composto con grasso di maiale stagionato si applica ai morso di cane”.
Gli erboristi, poiché era considerata un farmaco particolarmente attivo, raccomandavano estrema cautela con precisazioni originali come questa avanzata dall’inglese Culpeper: ”deve essere somministrata solo a persone dal carattere calmo e grasse, non a quelle magre e sanguigne”.
Si deve segnare ancora un metodo curativo empirico molto originale, tratto da un erbario settecentesco secondo il quale si doveva scaldare la pianta “ in cenere calda e poi ripercuotere le posteme sul sedere ed, insieme con le mele, per purgare le ulcere sordide”.
L’altra specie altamente considerata dai primi medici dell’antichità era la Ballota pseudodictamnus, importata in Italia, tuttora diffusa in molte regioni italiane. La pianta nasceva, e nasce ancora oggi nell’isola di Creta e, per questo, la sua fama era grande; dovuta al generale convincimento che ”tutto quello che vi germoglia è infinitamente migliore delle altre piante nate altrove e subito dopo viene il Parnaso”. Da molti anni è coltivata dagli orticoltori e commerciata con successo per suo ricco fogliame lanoso, bianco giallastro sul quale spiccano avvenenti fiori rosati.
Le Ballota sono piante perenni erbacee o arbustive a fusto quadrangolare o rotondo, eretto, ramoso e foglie lungamente picciolate, ovate e crenate. I fiori sono involucrati da bratteole, hanno calice campanulato dentato e corolla bilabiata con labbro superiore eretto e concavo, mentre l’inferiore è trilobo a lobo centrale più grande dei laterali, a forma di cuore.
Se la denominazione scientifica, dunque, non trae in inganno, il suo battesimo popolare di “Marrobio fetido” potrebbe invece farla confondere con un’altra Labiata, ossia il Marrubium vulgare, utile specie medicinale e del tutto priva di spiacevoli odori.
Ballota nigra L. (V-VIII. Nasce con molte sottospecie su tutto il territorio negli incolti e ruderi sino ai 1300 m.) Ha odore fetido, fusti legnosi alla base, quadrangolari, irsuti per peli ripiegati all’ingiù, eretti ed alti sino a 80cm. Le foglie inferiori sono brevemente picciolate, ovali lanceolate o cuoriformi, con margini dentati, molli al tatto pubescenti o tomentose. I fiori tutti solitari, formano falsi verticilli laterali ed ascellari. Il calice ha il tubo cilindrico. Le corolle sono rosee, purpuree o bianche.
Ballota pseudodictamnus |
Alfredo Moreschi