martedì 11 gennaio 2022

Il paese di Nizza, come riportò la stampa locale, ritrovò la sua integrità

Fonte: Jean-Louis Panicacci 1947-’87: quarantième anniversaire du rattachement à la France de Tende, La Brigue, Libre et Piene in «Le Haut-Pays» n.3, 1987 - Immagine qui ripresa da Alessandro Dall'Aglio, Op. cit. infra

Lo sbarco alleato nel nord Africa del novembre 1942 fece presagire una prossima disfatta delle potenze dell’Asse. Nelle Alpi-Marittime le persone percepivano che i problemi tra Francia a Italia necessitavano di una soluzione, in particolare, la resa di alcune terre nizzarde strappate precedentemente alla stessa provincia.
Durante il 1943 si organizzò un movimento clandestino capeggiato dal Dott. Vincent Paschetta, presidente del Club delle Alpi Marittime, dal Dott. Louis Fulconis, sindaco di Saint-Martin Vésubie, da Joseph Aubert, architetto di Nizza, Louis Bonfiglio, segretario generale del Comune di Nizza e Léonard Wirz, responsabile dei rifugi alpini. Lo scopo era quello di cacciare dalla frazione di Mollières i carabinieri, abbattere le frontiere ed espellere tutti gli elementi italiani dal territorio dei sei comuni al momento della Liberazione. Tale operazione venne in realtà annullata nel settembre 1944 a causa del blocco dell’offensiva alleata lungo la linea dei comuni di Saint-Sauveur, Valdeblore, Saint-Martin e Belvedere, e dall’incendio di Mollières appiccato dai tedeschi che obbligò gli abitanti a rifugiarsi a Saint-Sauveur e Valdeblore.
In seguito però alla liberazione di Nizza il 28 agosto 1944, la stampa non tardò ad evocare la questione delle frontiere.
Sotto iniziativa poi di Paschetta e Aubert fu convocata una riunione del movimento clandestino il 15 settembre al quale si aggiunsero anche due rappresentanti di Briga, Aimable Gastaud e Antoine Pastorelli. Decisero all’unisono per la creazione di un comitato di studi frontalieri con Paschetta presidente e invitarono Tendaschi e Brigaschi a costituire un comitato d’azione e di difesa dei loro interessi.
Tale comitato doveva vagliare tutti i lavori e le ricerche di documenti atti a stabilire il carattere arbitrario e ingiustificabile della frontiera franco-italiana nelle Alpi-Marittime ed a fornire i dati per un progetto di frontiera che corrisponda allo spirito del trattato del 24 marzo 1860 e alla natura dei luoghi. Inoltre, tramite le sue conoscenze, il Dott. Paschetta fece appello a diverse personalità la quali, ciascuna nel suo ambito, diedero un prezioso contributo proprio per la carica ricoperta. Tra loro, Mgr Rémond, il vescovo di Nizza, M. Dugelay, Conservatore delle Acque e delle Foreste, e dei rappresentanti dei sei comuni dell’Alta e Bassa Val di Roya, costituirono in maniera definitiva un comitato per l’annessione il 18 settembre 1944 e si batterono fortemente per la questione. Inviarono un delegato a Cannes e uno a Monte-Carlo per prendere contatto con i Tendaschi e Brigaschi residenti in questi due centri; fu anche distribuito un bollettino di adesione agli abitanti delle due località cosicché il comitato poté contare su circa 12000 membri in tutto il dipartimento, tutti originari di Tenda e Briga.
Da notare che l’attività congiunta di questi organismi e personalità era esercitata sotto il controllo e in pieno accordo con i poteri pubblici francesi tra i quali il prefetto M. Paul Escande, e il Comitato Dipartimentale di Liberazione (CDL).
Il 17 novembre si tenne una riunione nell’ufficio del prefetto nel corso della quale si decise di presentare al generale De Gaulle, presidente del governo provvisorio, ed a M. Georges Bidault, ministro degli Affari Stranieri, un esposto sulla questione sia a livello nazionale che locale.
Nel rapporto inviato a De Gaulle si insistette sull’importanza del problema dal punto di vista della difesa nazionale, dell’utilizzo dell’energia idroelettrica e dello sviluppo turistico e si ricordava la costante fiducia della popolazione verso la Francia: "le difficoltà amministrative e fiscali subite dai sei comuni furono evocate così come i danni causati agli stessi dal comportamento dell’amministrazione italiana in materia di sfruttamento delle foreste e del legname. In conclusione il rapporto affermava che una soluzione ragionevole e giusta del problema delle frontiere avrebbe rappresentato il punto di partenza dei rapporti amichevoli tra Francia e Italia". (traduzione da E. Hildesheimer, Le Traité de paix de 1947, in Nice Historique, p. 108)
Furono poi mandate delle delegazioni a Parigi nel 1945 ricevute del Ministero degli Affari Esteri il quale le mise in contatto diretto con il colonnello Servais, capo militare della Direzione Generale degli Studi e delle Ricerche (DGER) per la difesa nazionale nonché uno dei membri più influenti dell’entourage del generale De Gaulle. La DGER decise di installare a Nizza una missione sotto gli ordini del comandante Lonardi per sondare il terreno e organizzare i territori. Fu così che il comitato di Tenda e Briga iniziò una fitta collaborazione.
Nell’aprile del 1945 l’offensiva delle truppe francesi liberò il Massiccio dell’Authion e, il 21 aprile, Tenda e Briga furono anch’esse liberate.
A Nizza il comitato di Tenda-Briga iniziò cosi ad allertarsi: sotto le istruzioni del colonnello Vésine de la Rue camion militari con 220 Tendaschi e Brigaschi partirono alla volta di Breil dove, assieme al Partito Comunista dei soldati senegalesi, si diressero a piedi verso Tenda e Briga. Venne istituito un comitato in entrambi i comuni che, all’unisono, decisero per un plebiscito, al fine di affermare la volontà popolare. Vennero così stilate delle liste elettorali e fissate le condizioni di voto.
A Briga furono ammessi tutti gli uomini e le donne di età superiore ai 25 anni e residenti da prima dell’11 giugno 1940. A Tenda, a causa dell’immigrazione dal Sud Italia dopo l’avvento del fascismo, la residenza, come criterio di accesso alle urne, fu stabilita anteriormente al 1930; inoltre, si fecero partecipare anche i discendenti delle famiglie presenti nel 1860 e che avevano conservato dei beni nel paese.
La votazione avvenne domenica 29 e lunedì 30 aprile. Per il comune di Briga tre frazioni non poterono partecipare alle operazioni di voto a causa della loro distanza (4-6 ore di cammino): Piaggia con 150 abitanti, Carnino e Upega con 100 abitanti ciascuna. Parteciparono invece al voto il comune di Briga con 1480 abitanti e le frazioni di Marignole e Realdo per un totale di 570 abitanti.
I risultati furono a netto favore della Francia: di 1031 suffragi espressi, 993 sì per la Francia e 38 astensioni. «A Tenda, in particolare, su una popolazione di circa 2500 abitanti, si contano 1076 votanti e 1076 sì, senza alcuna opposizione né astensione.» (traduzione da E. Hildesheimer, Le Traité de paix de 1947, in Nice Historique, p.109)
Qualche giorno più tardi, sotto forte impulso del dottor Paschetta, la popolazione di Mollières si raggruppò presso la frazione sinistrata di Vence e, con una votazione unanime, decise per l’annessione alla Francia.
A seguito della proclamazione dei risultati a Tenda e Briga, il colonnello Vésine de la Rue si diresse a Parigi dove venne ricevuto dal capo del Governo provvisorio il 5 maggio alle 18: il generale De Gaulle si dimostrò felice dei risultati e si dichiarò disponibile a risolvere qualsiasi problema. 
Negli ultimi giorni di giugno si apprese che, in applicazione delle convenzioni in vigore, l’amministrazione militare alleata dei territori occupati (A.M.G.O.T. Allied Military Government Occupied Territories) prendeva sotto il suo controllo oltre ai territori italiani, che già controllava dal 1940, anche le zone frontaliere delle Alpi-Marittime e, di conseguenza, le truppe francesi dovevano ritirarsi.
A Tenda e Briga fu lo sconcerto. Una petizione firmata da 874 abitanti di Briga venne spedita al maresciallo Alexander, comandante a capo delle truppe alleate di stazionamento in Italia, nella quale si affermava che: "Tenda e Briga di Nizza avevano sempre fatto parte del nizzardo. Da tempi immemori, i loro abitanti avevano condiviso con i fratelli di Provenza le tradizioni sociali, le aspirazioni culturali, le necessità economiche. Malgrado tutte le vicissitudini storiche, Nizza non ha mai cessato nei secoli di essere il centro delle loro attività e dei loro bisogni". (traduzione da E. Hildesheimer, Le Traité de paix de 1947, in Nice Historique, p. 107)
Infatti, dall’entusiasmo portato da tali parole, venne issata la bandiera francese nella piazza di Tenda dove delle inscrizioni sui muri circostanti indicavano la volontà della popolazione di essere francese.
Tuttavia, nella stessa giornata, il ritorno in forza dei carabinieri italiani portò a degli scontri in quanto molte persone vennero sottoposte a dei controlli. Solo l’intervento della Sicurezza militare francese riuscì a placare la situazione. Il 18 luglio nella sala dell’Athénée di Nizza il Comité de rattachement, dopo aver saputo di questi avvenimenti, affermò che non si poteva procedere ad azioni paramilitari e invitava tutti gli abitanti a restare uniti e non lasciare le cittadine di Tenda e Briga.
In questo agitato contesto risultava importante dare una visione oggettiva dei fatti e chiarire i sentimenti della popolazione. Questo fu difatti l’intento, non del tutto oggettivo a causa della carriera politica orientata al bene e sviluppo della suddetta regione, dell’intervento di M. Jean Médecin all’Assemblée Nationale française il 17 gennaio 1946: dopo aver presentato un excursus storico del problema e tracciato un quadro della situazione presente, l’oratore concluse: "noi chiediamo soprattutto che vengano firmati degli accordi, che ritornino alla Francia i piccoli territori con cui l’Italia ripensandoci non ha nulla a che fare. [..] Noi non reclamiamo nessuna nuova espansione territoriale, non vogliamo violare lo spazio di nessuna popolazione. Fedeli ai nostri ideali di giustizia e alla nostra volontà di ordine, rispettosi dei principi vitali di democrazia, noi chiediamo, forti di un testo riconosciuto dalle due parti, che venga fatto un recupero delle frontiere, legittimo per noi, senza inconvenienti per i sinceri vicini". (traduzione da E. Hildesheimer, Le Traité de paix de 1947, in Nice Historique, p. 109)
Il 4 febbraio 1946 la delegazione francese propose al Consiglio dei quattro ministri per gli Affari Esteri alleati un memorandum per la rettifica delle frontiere franco-italiane. In risposta il 27 aprile il Consiglio decise di nominare una commissione composta dai rappresentanti di URSS, Regno Unito, Stati Uniti e Francia affinché conducesse un’inchiesta entro il 4 maggio nei luoghi in questione e sui seguenti punti: i sentimenti degli abitanti e la lingua corrente; l’importanza delle centrali idroelettriche dal punto di vista economico per le regioni vicine sia francesi che italiane; le testimonianze particolari che potessero dare chiarimenti preziosi.
I delegati arrivarono a Nizza il 30 aprile e il giorno seguente si spostarono a Tenda accolti dagli ufficiali di frontiera britannici, francesi e italiani.
In realtà ci fu un notevole sforzo fatto nei villaggi dalle autorità del luogo per convincere la commissione del desiderio degli abitanti di dimorare in suolo italiano.
Per quanto riguarda Tenda i commissari, come si può leggere dai loro rapporti, espressero delle perplessità in quanto i numerosi sentimenti pro-italiani degli abitanti erano comunque frutto di una minoranza che non rappresentava, a detta loro, “les véritables habitants”; inoltre ai delegati alleati sembrò che l’elemento pro-francese fosse stato un po’ intimidito o nascosto. A Briga, invece, la situazione non dava adito ad equivoci: la commissione era d’accordo sul fatto che la maggior parte delle persone fosse favorevole all’unione con la Francia. Alla data del 24 giugno 1946 i quattro ministri dichiararono risolta la questione riguardante le alte valli della Tinée e della Vésubie, ovvero i territori comunemente chiamati “chasses du roi d’Italie - cacce del re d’Italia”, e la Bassa Val di Roya. Al contrario, per Tenda e Briga, il ministro sovietico M. Molotov propose un riesame della questione.

Piena (Piène)

[...] Il 10 febbraio 1947 venne firmato a Parigi il trattato che pose fine allo stato di guerra tra Italia e Francia. Le rettifiche di confine con la Francia riguardarono quattro punti: colle del Petit Saint-Bernard, altopiano del Mont-Cenis, monte Thabor e Chaberton e le valli superiori della Tinée, della Vésubie e della Roya. Le proposte fatte dalla Francia al Consiglio dei quattro erano però state ammesse: i sei comuni al di sotto della linea delle creste montuose e i comuni di Tenda e Briga diventavano francesi, ad eccezione per Tenda del bosco delle Navettes situato sul versante italiano, e per la Briga di tutta quella parte situata sullo stesso versante italiano, ovvero le frazioni di Carnino, Piaggia, Upega e Realdo. Più a sud vennero sottratte al comune italiano di Olivetta San Michele le località di Piene e Libri che furono annessi a Breil.
La ratifica si fece attendere per sette mesi; a Tenda e Briga l’irritazione toccò l’apice e gli incidenti si moltiplicarono, nonostante si fosse appreso che negli ultimi giorni del mese di agosto Stati Uniti e URSS si stavano avviando verso la ratifica.
Fu dunque tempo di placare la situazione come dimostra ciò che accadde domenica 7 settembre, giorno della festa patronale di Briga, quando venne organizzato un ballo sulla piazza del villaggio dal comitato francese. Ad un certo punto della serata si udì un’esplosione: una granata venne lanciata sulla punta del tendone nel quale si stava svolgendo la festa e trenta persone ne rimasero ferite e due uccise. L’11 settembre la Commissione dipartimentale, prendendo atto di quanto emanato dal Consiglio generale delle Alpi-Marittime, adottò la seguente mozione: "Si richiede fermamente al governo francese di attivare la presa di possesso del cantone della Tenda, che il trattato di pace ha reso alla Francia. 

Articolo scansionato da La Provincia Grande, Sentinella d'Italia, il 28 giugno 1946 - Fonte: Francesca Pietrobon, Op. cit. infra

Tenda

[..] La misura è estremamente urgente per l’incolumità degli abitanti e perché non si verifichino nuove aggressioni". (traduzione da E. Hildesheimer, Le Traité de paix de 1947, in Nice Historique, p.112)
Così si procedette ad una più celere applicazione del protocollo di passaggio previsto dal trattato: alle 18 del 15 settembre 1947 M. Bourguet, sottoprefetto di Nizza, e dei suoi funzionari vennero accolti alla vecchia frontiera dalle autorità italiane. A Tenda il generale Lombardi, commissario italiano, trasmise i poteri sovrani a M. Bourguet. Una cerimonia simile avvenne anche a Briga e, nel corso della notte, tutti i reparti delle forze dell’ordine italiane lasciarono l’alta Val di Roya per essere sostituiti dai gendarmi e funzionari della dogana francesi già dalle prime ore del mattino.
Il pomeriggio seguente militanti filofrancesi e numerosi abitanti della zona ceduta festeggiarono con musica e balli l’avvenuta annessione nella piazza antistante il municipio di Tenda. La folla entusiasta accolse poi il presidente del Consiglio generale M. Virgile Barel e, tra grandi applausi, venne issata la bandiera francese. Il corteo ufficiale arrivò poi a Briga dove l’entusiasmo era alle stelle. Ecco cosa riportava un manifesto appeso al balcone del municipio, che riporto in lingua originale per far meglio percepire a mio avviso lo stato d’animo del momento: "Aux Brigasques. Notre voeu est accompli. Quatre-vingt-quatre années d’attente n’ont pas été vaines. L’esprit de nos ancêtres se réjouit avec le nôtre. La mère patrie embrasse ses enfants finalement retrouvés. Soyons dignes d’elle. Vive la France!» («Ai brigaschi. Il nostro desiderio è stato ascoltato. Ottantaquattro anni di attesa non sono stati vani. Lo spirito dei nostri avi si rallegra col nostro. La madre patria abbraccia alla fine i suoi figli ritrovati. Siamo degni di lei. Viva la Francia!" (traduzione da E. Hildesheimer, Le Traité de paix de 1947, in Nice Historique, p.112)
 

Articolo scansionato da Nice-Matin del 16 settembre 1947 - Fonte: Francesca Pietrobon, Op. cit. infra

Dal punto di vista del diritto internazionale il cambiamento di sovranità dei territori era stato dunque pienamente sistemato. Tuttavia, sul piano nazionale, la costituzione francese del 29 settembre 1946, tenendo conto delle regole della democrazia, prevedeva all’articolo 27 che “nessuna cessione, nessuno scambio, nessuna annessione di territorio fosse valida senza il consenso delle popolazioni interessate.” Di conseguenza la legge del 16 settembre 1947 ordinò una consultazione popolare alla quale prendessero parte tutte le persone, senza distinzione di sesso, di età superiore ai 18 anni, nate nei territori annessi o che vi domicilino al momento della consulta o nate in tali territori di padre o madre nativi del luogo o, se domiciliati in quel momento da un’altra parte, nate nei territori circostanti quelli in questione e abbiamo almeno vissuto prima del 1922, data della presa di potere del fascismo in Italia. Non fu concesso il diritto di voto ai Tendaschi e Brigaschi che avevano lasciato il paese dopo il 1860 per stabilirsi in Francia, cosa che suscitò non poche proteste in seno al Comitato di annessione.
Il decreto del 22 settembre stabilì le condizioni alle quali doveva svolgersi la consulta: suffragio universale e diretto, scrutinio segreto negli uffici di voto delle cinque località abitate (Tenda, Briga, Piène, Libri e Mollières), cartelle con segnato sì o no a disposizione degli elettori, una commissione di tre magistrati atta a giudicare i reclami relativi alle iscrizioni sulle liste elettorali, più di tre osservatori neutri mandati dal governo francese con lo scopo di assicurare la regolarità delle operazioni. Il voto fu fissato domenica 12 ottobre. I risultati furono i seguenti:
- Tenda: 1616 iscritti, 1538 votanti; 1445 sì, 76 no, bianche o nulle 17;
- Briga: 831 iscritti, 790 votanti; 759 sì, 26 no, bianche o nulle 5;
- Libri: 218 iscritti, 209 votanti; 142 sì, 67 no;
- Piène: 148 iscritti, 140 votanti; 91 sì, 48 no, bianche o nulle 1;
- Mollières: 169 iscritti, 168 votanti; 166 sì, 1 no, bianche o nulle 1.
(dati dagli Archivi dipartimentali delle Alpi-Marittime, contenuti in E. Hildesheimer, Le Traité de paix de 1947, in Nice Historique, p.113 in traduzione)
Il rapporto dei tre osservatori imparziali del 14 ottobre sintetizza che tutto fu svolto regolarmente. Questi osservatori designati dal presidente della Corte Internazionale dell’Aia furono M. Joost Van Hamel, presidente della Corte speciale di giustizia dell’Aia, M. François Perréand, consigliere federale e presidente del Consiglio di Stato del cantone di Ginevra e M. E. Sjöborg, ministro plenipotenziario svedese. Arrivarono a Tenda il 10 ottobre e assistettero ai lavori dei tre magistrati francesi e, il 12 ottobre, constatarono la perfetta organizzazione dello scrutinio sia lì che a Briga qualche ora più tardi. I risultati furono proclamati poi in loro presenza dal balcone del municipio di Tenda. La loro missione così terminò e, in attesa di procedere alle elezioni municipali, due decreti nominarono dei delegati speciali per Tenda e Briga. Il paese di Nizza, come riportò la stampa locale, ritrovò la sua integrità.
Francesca Pietrobon, Una cessione contestata tra Italia e Francia: il caso di Tenda e Briga, Tesi di Laurea, Università Ca' Foscari Venezia, Anno Accademico 2013-2014 
 
Il notevole contributo italiano alla Resistenza nizzarda non fugò, tuttavia, i sentimenti antitaliani maturati nel corso del Ventennio in un dipartimento di frontiera, continuamente minacciato dalle velleità espansionistiche e dalle arroganze irredentiste del regime. Opinioni xenofobe avevano da sempre attraversato questo territorio di immigrazione, tradizionalmente conservatore e ostile ai transalpini, sui quali pesavano antichi pregiudizi di malcostume. Pertanto all’indomani della liberazione, l’opinione pubblica domandò un’immediata epurazione, che fu attuata senza esitazioni, al punto che il Comitato di liberazione locale dovette rivolgersi al governo Bonomi per domandare l’invio di emissari a tutelare la colonia italiana delle Alpi Marittime. Le campagne xenofobe continuarono ad essere appoggiate dalla stampa locale e furono rinfocolate dalle questioni di Briga e Tenda, che rimanevano ancora nelle mani del governo italiano. E mentre i politici antifascisti si battevano per difendere i diritti di chi aveva saputo scegliere e schierarsi, dall’altra parte la massa dei transalpini si mostrava indifferente, impegnata a mantenere una posizione giuridica regolare e a garantirsi il soggiorno in Francia, facendo propria l’ottica assimilazionista dello Stato francese <95.
[NOTA]
95. Cfr. Tombaccini, «Gli antifascisti nelle Alpes-Maritimes» cit., p. 294.

Emanuela Miniati, La Migrazione Antifascista dalla Liguria alla Francia tra le due guerre. Famiglie e soggettività attraverso le fonti private, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Genova in cotutela con Université Paris X Ouest Nanterre-La Défense, Anno accademico 2014-2015
 

Immagine qui ripresa da Alessandro Dall'Aglio, Op. cit. infra

Gli alleati però non vedono di buon occhio l’espansione francese in Italia. I transalpini vorrebbero infatti espandersi anche in Liguria e Val d’Aosta. Così, a Tenda e La Briga, le truppe alleate si sostituiscono a quelle francesi, che il 9 luglio 1945 devono andarsene. Tra italiani e francesi scoppiano nuove tensioni, e molti tendaschi devono così migrare. La regione viene ripresa in gestione dall’Italia. Gli amministratori sono spesso quelli del periodo fascista che si battono per propagandare l’italianità del territorio. La polizia italiana applica una politica di repressione verso i filofrancesi. Frattanto, nel maggio 1946 una commissione interalleata sonda la situazione della val Roya. Il 27 giugno 1946 i “quattro grandi” si riuniscono e stabiliscono il passaggio della vallata alla Francia. Questa decisione viene ufficialmente sancita dal Trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947, ratificato dalla Camera francese il 13 giugno e da quella italiana il 31 luglio. Il 16 settembre 1947 avviene il definitivo “ricongiungimento” (rattachement), termine usato dalla storiografia francese per indicare la ricongiunzione della valle col territorio Nizzardo, al quale è naturalmente legata e dal quale sarebbe stato “irrazionalmente” separato.
Il 12 ottobre 1947 le votazioni a Tenda, La Briga, Mollières, Libre e Piène danno il seguente esito [n.d.r.: vedere sia la tabella sopra acclusa che Francesca Pietrobon, Op. cit.]
Da notare che le votazioni furono aperte anche a tutti i residenti nella vallata da prima del 28 ottobre 1922, data di avvento del fascismo.
In definitiva il 92% degli elettori vuol diventare francese. Alla Francia passarono così 272km2 di territorio e 5188 abitanti.
Alessandro Dall'Aglio, Emigrazione italiana e sport a Nizza nel secondo dopoguerra (1945-1960), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Parma, Anno Accademico 2002-2003