La proposta è avanzata da Giovanni, un bel giovanotto di ventitré anni che abita in una camera ammobiliata al piano di sotto [n.d.r.: a Genova] e fa il detective privato. Sa che Linda Bertani, di alcuni anni più vecchia, è figlia unica e soprattutto che presto erediterà dalla madre. Sposarla significa per lui avere il futuro assicurato. Linda non è innamorata del suo pretendente, ma con il suo fiuto da detective Giovanni capisce di poter concludere l’affare. Le cose si mettono male fin dal giorno delle nozze, avvenute nel 1929, quando Giovanni si presenta in chiesa senza amici e senza parenti indossando un vestito usato e fuori moda. Linda, confusa, si accolla le spese della cerimonia e persino degli anelli nuziali. Convinta però che in famiglia il capo sia l’uomo, nella sua ingenuità gli mette a disposizione i soldi ereditati dalla madre. Giovanni ne approfitta e smette di fare l’investigatore privato. Vestito elegantemente, spende i soldi della moglie in raffinati bordelli che prima non poteva permettersi.
[...] Dopo qualche giorno di inerzia, Giovanni incontra un ex commilitone della Scuola di Caserma dell’Arma dei Carabinieri di Piacenza. L’amico gli racconta che è impiegato nel reparto del controspionaggio internazionale, conosce molta gente importante, presta sovente servizio sull’Orient Express ed è già stato due volte a Istanbul. Vive insomma una vita avventurosa, ricca di emozioni e di donne. Per diventare parte dell’organico, Giovanni dovrà seguire la normale procedura di assunzione, poi l’amico interverrà con una buona parola. Mio padre torna a casa entusiasta, ma deve rinunciare all’idea. Questa volta la responsabilità è di Linda. Convinta che lo ammazzeranno al primo incarico, sente già il brivido della vedovanza.
Una vecchia conoscente di Linda si offre di aiutarlo a entrare nella compagnia dei tram di Genova come bigliettario, ma Giovanni si offende a morte. La divisa del tramviere non gli si addice, non la indosserà mai!
Adesso escogita una nuova impresa, il commercio delle stoffe. Compra un bel baule verde, lo colma di stoffe pregiate, nazionali ed inglesi, e parte alla volta di San Remo, elegante località rivierasca. Linda è preoccupata per l’ennesima fantasiosa trovata, già lo vede ritornare a casa senza baule e senza soldi, ma per evitare discussioni lascia fare. A San Remo Giovanni prende alloggio in un hotel di lusso a pochi passi dal Casinò, dove con il consenso del direttore espone le stoffe in una sala adiacente all’atrio, aiutato da un’attraente valletta ingaggiata per l’occasione. All’inaugurazione dell’attività offre un cocktail servito da un cameriere in guanti bianchi e, per apparire intenditore di stoffe, ripete le parole sentite da quelli che gli hanno venduto la merce. Ma la chiacchiera ripetitiva riesce ad evidenziare solo l’incompetenza, e il secondo giorno Giovanni deve abbassare i prezzi, negozia ragionevolmente e vende quasi tutta la merce a gente del mestiere.
Gli rimangono il baule e i tre tagli di stoffa dal colore indefinibile che negli anni a venire noi figli vedremo sballottati per casa. Considerate le spese e gli sprechi, Giovanni recupera poco più della metà del capitale investito, ma non dispera, certo di rifarsi al Casinò.
A casa Linda vive ore d’angoscia. Da quando è partito per San Remo, non ha più avuto notizie del marito. Una mattina arriva in casa la polizia per avere informazioni su Giovanni, che al Casinò gioca e perde disinvoltamente come se si trattasse di soldi rubati. Linda, con la consueta ingenuità, rassicura l’agente che si tratta di soldi di famiglia. In cuor suo si dispera, già vede il marito tornare e scagionarsi con un sacco di bugie. Invece si sbaglia, Giovanni ritorna tracotante, le assicura di aver fatto del suo meglio per vendere le stoffe a un prezzo ragionevole, vincere al Casinò e portare a casa tanti soldi. Solo che la fortuna, invece di assisterlo, lo ha abbandonato. Tutto quello che ha fatto lo ha fatto per il bene della famiglia, di più non poteva fare!
Non è preoccupato, Giovanni, e continua a cercare sul giornale locale l’impiego ideale.
Umberto Lavezzari, La mia Liguria: 1930-1958, Carmen Lavezzari e Filef, Filef Italo-Australian Publications, Sydney, 2018
[...] Dopo qualche giorno di inerzia, Giovanni incontra un ex commilitone della Scuola di Caserma dell’Arma dei Carabinieri di Piacenza. L’amico gli racconta che è impiegato nel reparto del controspionaggio internazionale, conosce molta gente importante, presta sovente servizio sull’Orient Express ed è già stato due volte a Istanbul. Vive insomma una vita avventurosa, ricca di emozioni e di donne. Per diventare parte dell’organico, Giovanni dovrà seguire la normale procedura di assunzione, poi l’amico interverrà con una buona parola. Mio padre torna a casa entusiasta, ma deve rinunciare all’idea. Questa volta la responsabilità è di Linda. Convinta che lo ammazzeranno al primo incarico, sente già il brivido della vedovanza.
Una vecchia conoscente di Linda si offre di aiutarlo a entrare nella compagnia dei tram di Genova come bigliettario, ma Giovanni si offende a morte. La divisa del tramviere non gli si addice, non la indosserà mai!
Adesso escogita una nuova impresa, il commercio delle stoffe. Compra un bel baule verde, lo colma di stoffe pregiate, nazionali ed inglesi, e parte alla volta di San Remo, elegante località rivierasca. Linda è preoccupata per l’ennesima fantasiosa trovata, già lo vede ritornare a casa senza baule e senza soldi, ma per evitare discussioni lascia fare. A San Remo Giovanni prende alloggio in un hotel di lusso a pochi passi dal Casinò, dove con il consenso del direttore espone le stoffe in una sala adiacente all’atrio, aiutato da un’attraente valletta ingaggiata per l’occasione. All’inaugurazione dell’attività offre un cocktail servito da un cameriere in guanti bianchi e, per apparire intenditore di stoffe, ripete le parole sentite da quelli che gli hanno venduto la merce. Ma la chiacchiera ripetitiva riesce ad evidenziare solo l’incompetenza, e il secondo giorno Giovanni deve abbassare i prezzi, negozia ragionevolmente e vende quasi tutta la merce a gente del mestiere.
Gli rimangono il baule e i tre tagli di stoffa dal colore indefinibile che negli anni a venire noi figli vedremo sballottati per casa. Considerate le spese e gli sprechi, Giovanni recupera poco più della metà del capitale investito, ma non dispera, certo di rifarsi al Casinò.
A casa Linda vive ore d’angoscia. Da quando è partito per San Remo, non ha più avuto notizie del marito. Una mattina arriva in casa la polizia per avere informazioni su Giovanni, che al Casinò gioca e perde disinvoltamente come se si trattasse di soldi rubati. Linda, con la consueta ingenuità, rassicura l’agente che si tratta di soldi di famiglia. In cuor suo si dispera, già vede il marito tornare e scagionarsi con un sacco di bugie. Invece si sbaglia, Giovanni ritorna tracotante, le assicura di aver fatto del suo meglio per vendere le stoffe a un prezzo ragionevole, vincere al Casinò e portare a casa tanti soldi. Solo che la fortuna, invece di assisterlo, lo ha abbandonato. Tutto quello che ha fatto lo ha fatto per il bene della famiglia, di più non poteva fare!
Non è preoccupato, Giovanni, e continua a cercare sul giornale locale l’impiego ideale.
Umberto Lavezzari, La mia Liguria: 1930-1958, Carmen Lavezzari e Filef, Filef Italo-Australian Publications, Sydney, 2018