giovedì 15 agosto 2024

Circa le musiche tradizionali del Ponente Ligure


Nel 1962, 1965 e 1966 Giorgio Nataletti, affiancato nell'ultima rilevazione da Paul Collaer, condusse, per conto del Centro Nazionale Studi di Musica Popolare, tre campagne di ricerca nella Liguria di Ponente, con uno sconfinamento in Francia e una digressione a Genova. Per quanto riguarda l'area dell'Imperiese, le ricerche interessarono le località di Imperia Oneglia (Borgo Peri), Taggia, Triora, Realdo, Ceriana, Seborga, Dolceacqua, Isolabona, Apricale, Pigna e Briga, documentando un ventaglio molto ampio di espressioni musicali, dal canto liturgico a quello rituale, dal canto monovocale a quello polivocale dei pastori, dal canto solistico accompagnato da una chitarra ritmica a quello di piccoli insiemi con chitarra e mandolino.
Questi documenti sonori, confluiti poi nelle raccolte 67, 91 e 101 del CNSMP, oggi Archivi di Etnomusicologia, sono una straordinaria testimonianza delle trasformazioni che le musiche di tradizione hanno subito nella tumultuosa fase di industrializzazione della società italiana dove, accanto all'ancora solida persistenza del repertorio più antico, si registrano anche significativi fenomeni di erosione della prassi musicale originaria.
La documentazione sonora, finora del tutto inedita e pubblicata nei due cd come una sorta di viaggio da Levante a Ponente, risulta pertanto di imprescindibile importanza per l'azione di recupero e valorizzazione del patrimonio musicale ligure.
Redazione, Presentazione di M. Balma, G. d'Angiolini (a cura di) Musiche tradizionali del Ponente Ligure - contiene 2cd. Le registrazioni di Giorgio Nataletti e Paul Collaer (1962, 1965, 1966) 2007, € 22. Formato 14x19, 10 foto in b/n, pp. 132, squi[libri]

L’areale alpino che ci interessa in questa sede è quello definito dalla sua lingua, il ligure alpino, cioè la Val Roia (da Tenda e Briga fin giù a Olivetta - San Michele - Fanghetto, ma non Airole che è di tipo ventimigliese), i dialetti pignaschi in Val Nervia (Pigna - Buggio - Castelvittorio; l’Apricalese sta a cavallo fra il tipo pignasco e quello litorale), i dialetti trioraschi della Valle Argentina (da Creppo fino a Glori, le parlate del fondovalle sono però fortemente litoralizzate) <4. Questo areale fu oggetto, negli anni 60, di inchieste musicologiche. Nel 1965, nell’ambito di una cooperazione fra il Centro Nazionale Studi di Musicologia e la RAI, Giorgio Nataletti eseguí inchieste a Pigna, Castelvittorio, Apricale, Triora, Realdo (“colonia” brigasca in alta Valle Argentina); a Sanremo fu registrata una signora di Briga. Un anno dopo, il Nataletti registrò - assieme a Paul Collaer - canti a Realdo, Briga e Triora. Vi si aggiungono altre mete, del litorale ligure e nizzardo. Le due raccolte furono archiviate nel Centro Nazionale Studi di Musica Popolare (oggi Archivi di Etnomusicologia, raccolte n. 91 e 101), e vi rimasero “sepolte” fino al 2007, quando Mauro Balma e Giuliano d’Angiolini presero l’iniziativa di pubblicarne una parte in due dischi integrati in un libro con spiegazioni utili e con la trascrizione dei testi <5. Tornerò a parlare di questa pubblicazione.
Due anni dopo, nel 1967 e poi nel 1968, un giovanissimo musicologo, Bernard Lortat-Jacob, oggi direttore di ricerca al CNRS, svolge a Tenda (e dintorni) una - per lui prima - missione etnomusicologica. La messe è un volume rispettabile, si tratta di ben 188 canti o estratti di canti, accompagnati da interviste che spiegano il significato, la diffusione, le occasioni, la tecnica dei canti. L’accesso a questi materiali è diventato possibile solo nel recente passato, ed ha generato una piccola pubblicazione parziale curata dai musicologi Cyril Isnart e Jean-François Trubert <6, terminando cosí, come essi scrivono nell’avant-propos (p. 11), quarante ans d’endormissement au Musée National des Arts et Traditions Populaires. I materiali si trovano ora, accessibili, alla Maison Méditerranéenne des Sciences de l’Homme (phonothèque) a Aix-en-Provence.
È chiaro che con quei materiali raccolti “sul campo” mezzo secolo fa - quelli pubblicati e ancor di più quelli rimasti negli archivi - disponiamo di una base ampia per future ricerche sulle realizzazioni musicali e testuali. Vi si aggiungano i materiali raccolti dopo, e parzialmente pubblicati, cioè quelli di Edward Neill (a partire dal 1968 fino all’improvvisa morte nel 2001), Mauro Balma e Paolo Giardelli (a partire dagli anni Ottanta) fra gli altri <7.
Giova richiamare l’attenzione sulla recente fondazione a Genova, nel febbraio 2008, del Centro regionale per i Dialetti e le Tradizioni popolari della Liguria. Il CDT custodisce, oltre che una biblioteca specializzata, documenti filmati, produzioni televisive (RAI regionale fine anni ’70-’80), anche centinaia di registrazioni, fra le altre quelle effettuate da Balma e Giardelli, e soprattutto il Fondo Edward Neill (120 bobine digitalizzate).
[...] Il libro con i dischi di M. Balma e G. d’Angiolini presenta una ventina delle registrazioni raccolte da G. Nataletti e P. Collaer in Provincia di Imperia, scelte secondo la qualità ed il potenziale esplicativo musicologico delle esecuzioni. Si tratta di produzioni di Taggia (5), Triora (5), Realdo e Briga (8+1), Ceriana (8), più alcune località con uno o due canti (Imperia-Borgo Peri, Seborga, Dolceacqua, Isolabona, Apricale). I diversi canti vengono presentati da Mauro Balma inseriti nei generi cui appartengono: canti narrativi (12 ballate), canzoni (9 - ne fanno parte pure i due testi di Tenda e Briga citati nel § 1), strofette (3), e finalmente Liturgia (7), fra gli altri; il tutto presentato con la precisione e l’acribia filologica che gli conosciamo. I testi (in ligure rivierasco / ligure alpino / piemontese / latino) sono tutti trascritti e ove necessario tradotti con buona conoscenza <11. Sono elencati i nomi dei performanti. In una prima parte, Mauro Balma evoca le circostanze delle registrazioni, ricostruite mediante interviste dei testimoni. Un importante e variegato commento musicologico è curato da Giuliano d’Angiolini. Egli presenta le direttrici stilistiche presenti nelle diverse produzioni, le strategie per il lirismo musicale, i timbri vocali. Riesce a presentare tipologie strutturali che possono servire da base per studi comparativi o di ricostruzione. Paragona anche lo stile delle registrazioni cerianesi con altri stili. Un’ampia lista bibliografica e discografica chiude il libro.
[NOTE]
4 Per il concetto e la geografia linguistica del ligure alpino cfr. l’esaustiva analisi di J. PH. DALBERA, Les parlers des Alpes-Maritimes ..., AIEO 1994 (che prova il carattere nettamente non-occitano del roiasco); W. FORNER, L’Intemelia linguistica, in « Intemelion », 1 (1995), pp. 67-96 (con ulteriori rinvii bibliografici dove si mostra l’affinità del gruppo roiasco con i gruppi pignasco e triorasco rurale), ora anche W. FORNER, Fra Costa Azzurra e Riviera: Tre lingue in contatto, in Circolazioni linguistiche e culturali nello spazio mediterraneo. Miscellanea di studi, a cura di V. ORIOLES - F. TOSO, Recco 2008, pp. 65-90.
5 M. BALMA e G. D’ANGIOLINI, Musiche tradizionali del Ponente Ligure. Le registrazioni di Giorgio Nataletti e Paul Collaer. Collana AEM (Archivi di EtnoMusicologia dell’ Accademia Nazionale di S. Cecilia), Roma 2007. (131 pp., con due CD).
6 Musique du Col de Tende. Les archives de Bernard Lortat-Jacob 1967-1968. Archives sonores, textes et transcriptions réunis par C. ISNART et J.-FR. TRUBERT. Nice 2007 (107 pp., con un CD).
7 Per un elenco bibliografico (fino al 1993) si consultino Bibliografia dialettale ligure, a cura di L. CÒVERI - G. PETRACCO SICARDI - W. PIASTRA, Genova 1980, pp. 151-163. Bibliografia Dialettale Ligure, Aggiornamento 1979-1993, a cura di F. TOSO - W. PIASTRA, Genova 1994, pp. 173-197.
11 Essa non esclude, naturalmente, qualche inevitabile errore, ad es.: il pignasco riduce -ü-, -ö- ad -i-, -è-: Di conseguenza nöite, söi (II-13) e fögu, lögu (II-15) vanno corrette. Il canto brigasco (II-20) deve cominciare così: ‘R ven ‘r meez d’ mars, e questa “‘r” iniziale è un clitico impletivo che in italiano non c’è (più), per cui la traduzione non deve essere « ORA viene il mese di marzo », bensì « viene il mese di marzo » (fino al Macchiavelli si sarebbe potuto dire: « EGLI viene il mese di marzo ».
Werner Forner, La tradizione culturale alpina risorta. A proposito di alcune produzioni recenti, Intemelion, n. 14 (2008)