mercoledì 28 agosto 2024

Sono così entrato senza alcuna fatica nella galassia affabulatoria dello scrittore di Oneglia


A partire dalla fine degli anni Cinquanta e, grosso modo, per tutto il decennio successivo un'ondata di rapidi e violenti cambiamenti investì l'Italia che, appena uscita dai disastri della guerra e del ventennio fascista, si era avviata, con una cospicua zavorra di contraddizioni e nodi irrisolti, a diventare una moderna società industriale e di consumo. A fronte di questo l'esperienza dei Novissimi e del Gruppo 63 ha rappresentato una dirompente spinta di opposizione polemica ai valori dominanri nel mondo letterario, ancora condizionato da una parte dal bellettrismo tardo ermetico e dalla prosa d'arte, che affondavano le loro radici nella cultura del rappel à l'ordre maturato nel ventennio, dall'altra dalle ultime espressioni del neorealismo, che aveva rivitalizzato la poetica del realismo romantico e naturalista, raccontando le macerie lasciate sul campo dal conflitto e le dure vicende della fabbrica e del mondo operaio nell'epoca della riconversione postbellica.
[...] Questo fascicolo monografico di Resine è un tributo a Germano Lombardi (Oneglia, 10 ottobre 1925 - Parigi, 12 dicembre 1992), uno dei protagonisti più trascurati e oggi quasi dimenticato di tale stagione. Un oblio ingiusto perchè l'opera narrativa dello scrittore ligure, che abbraccia quasi un trentennio, costituisce, insieme a quella di Balestrini, forse il più cospicuo e coerente contributo nell'ambito della neoavanguardia all'elaborazione di un nuovo e originale modello di narrazione. Fra tutti gli esponenti del Gruppo 63, lombardi fu probabilmente quello che più di ogni altro ebbe il passo e il respiro del romanziere e dell'affabulatore.
Pier Luigi Ferro, L'occhio di Germano Lombardi, Resine Anno 2010 - Annata: XXXI - N. 125-126

[...] oggi vi parlo di Germano Lombardi, scrittore di Imperia, dimenticato dai più.
Lombardi è nato a Oneglia nel 1925 e ancora giovane, probabilmente per motivi familiari, si trasferisce a Firenze dove studia e partecipa ai movimenti anarchici, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. In seguito diventa marinaio e conosce soprattutto l'America del Sud, dove tornerà spesso. Si trasferisce a Milano, dove, per qualche anno, lavora nel mondo della pubblicità. Questo mondo gli sta stretto perché sente che la sua vocazione è quella di scrivere, così decide ancora una volta di dare una svolta alla sua vita e di dedicarsi esclusivamente alla scrittura. Vive a Londra, poi tra Parigi e Roma.
“Ho conosciuto Germano Lombardi in tempi lontani, quando ancora esercitava un mestiere che gli consentiva un'agiata esistenza, ma poco gli corrispondeva. Si muoveva con una certa pesantezza per il fisico ormai massiccio, un cappellaccio nero e un fazzoletto di colore attorcigliato al collo, con eleganza naturale: un suo modo di essere in rapporto allo spazio e al tempo.” [1]
Nel gennaio del 1967, Lombardi era partito con Stefano De Stefani e con un operatore della RAI per un viaggio nel Messico, Haiti e Giamaica per realizzare documentari mai trasmessi per ragioni ignote. [2]
Nel 1963, a Palermo, nasce il famoso Gruppo 63, composto da molti intellettuali, narratori e poeti: Umberto Eco, Nanni Balestrini, Edoardo Sanguineti, Giangiacomo Feltrinelli, Alfredo Giuliani e altri. Con loro c'è anche Germano Lombardi.
Il Gruppo 63 è composto da neoavanguardisti della letteratura e dell'arte e si riunisce a Roma, perlopiù alla libreria “Al ferro di Cavallo” la cui proprietaria, Agnese De Donato, nel 2005 scriverà il libro “Via Ripetta 67″ che tra l'altro raccoglie qualche foto in cui Germano Lombardi è ritratto insieme a Andrea Barbato, Angelo Guglielmi, Giangiacomo Feltrinelli, e altri componenti del Gruppo.
“In quegli anni c'era un fiorire di letteratura d'avanguardia: dovevamo leggere libri difficili, non scorrevoli e fluidi come quelli di Bassani, odiato e bandito dagli avanguardisti, dunque non semplici da leggere, ce li passavamo a vicenda, ci divertivamo un sacco, tutti i giornali parlavano di noi. I vincitori? Nanni Balestrini, Carlo Porta, Germano Lombardi, Antonino Pizzuto e altri [...] Il gruppo era battagliero e con le sue sciabolate infieriva contro scrittori “sorpassati” e “scontati” come Moravia, Bevilacqua, il solito tartassato Bassani i quali non reagivano certo con indifferenza.” [3]
Il Gruppo frequentava anche Le Privé di Roma “dove si davano appuntamento intellettuali, artisti, tiranotte, belle ragazze” [4] e dove Lombardi era molto stimato da Tano Festa.
Germano Lombardi scrive e pubblica da Feltrinelli “Barcelona” che sarà seguito da altri romanzi e testi per il teatro.
Su tutti mi piace ricordare “Villa con prato all'inglese”, una specie di poliziesco che inizia così: “Lucio Batàn guardava dall'alto del Berta il parco e la villa dell'ingegner Vont Batàn…” e che ha come protagonisti personaggi dai nomi bizzarri: Franco Crocenera, ex camerata, Duc Recanizo boss della droga, il floricoltore Omérus Maculay Jonesco.
“Ai tempi della Repubblica Sociale, quando la Villa era requisita dalle SS italiane e il suo proprietario ingegner vont era rifugiato in Svizzera, s'erano lì svolti oscuri fatti, ed era scomparso un tesoro di diamanti posseduti da un biscazziere Levine Dostojevsky emigrato russo di mitica ricchezza. Un camerata della banda fascista, Lucio Batàn, “uomo crudele, spregioso e pazzo”, eclissatosi dopo la fine della guerra e poi implicato in una rapina e plurimo omicidio, uscito di galera nell'ottobre 1976, entra in un giro interessato al recupero del tesoro, è probabilmente l'unico a sapere che nella biblioteca della Villa, nel volume 'Verso la cuna del mondo' di Guido Gozzano, è indicato a pagina 73, riga ottava, il luogo del nascondiglio (”della mimosa azzurra cingalese, e il passo”). [5]
[NOTE]
[1] Achille Perilli - Introduzione a “Il tiranno di Haiti”
[2] Idem
[3] Via Ripetta 67 - Agnese De Donato - Dedalo, 2005.
[4] studiosoligo
[5] Autunno del Novecento - Alfredo Giuliani - Feltrinelli, 1984
Angelo Amoretti, Germano Lombardi: scrittore imperiese, Imperia Parla, 21 febbraio 2008

Il libro ["Villa con prato all'inglese" di Germano Lombardi, Il Canneto Editore, 2010]
Un giallo senza soluzioni - e forse senza “giallo” - sullo sfondo di una villa abbandonata nella riviera di Ponente, a due passi dal confine con la Francia. Un circo di personaggi inquietanti, una storia senza capo né coda - esattamente come lo è la vita. E una scrittura che avvolge dalla prima all'ultima parola. Un primo passo per recuperare un grande scrittore.
L'autore
Germano Lombardi (Oneglia 1925 - Parigi 1992) è tra i fondatori del “Gruppo '63” insieme, tra gli altri, a Umberto Eco, Nanni Balestrini, Edoardo Sanguineti e Giangiacomo Feltrinelli. Dopo gli studi a Firenze, si avvicina al mondo del teatro e a quello dei movimenti anarchici del primo dopoguerra. Nel '47 si imbarca come marinaio, passione che non lo abbandonerà per il resto della vita, stabilendosi poi a Milano, dove entrerà nel mondo della pubblicità. Nel 1957 la decisione di dedicarsi esclusivamente alla scrittura. Dopo aver vissuto a Londra e a Parigi, si stabilisce a Roma, dove frequenta la galleria “La Tartaruga” e redige testi critici per amici come Cy Twombly, Mario Schifano, Pino Pascali e Tano Festa. È di questo periodo la fondazione del “Gruppo '63”, movimento nell'ambito del quale Lombardi mette in scena anche alcune sue pièces teatrali. A cavallo tra gli anni '70 e '80 si traferisce definitivamente a Parigi. Tra i suoi romanzi più noti: Barcelona (1963), La linea che si può vedere (1967) e Il confine (1971). Villa con prato all'inglese è uscito per la prima volta nel 1977 per Rizzoli.
Redazione, Presentazione di "Villa con prato all'inglese" di Germano Lombardi, Il Canneto Editore

Questi artisti, spesso coetanei del Mainini, erano diversissimi fra loro: non c'era un comune denominatore fra il giovane Piero Manzoni che inscatolava le sue feci e il già maturo Lucio Fontana che abbandonava la pittura figurativa per rasoiare le tele nel nome dello spazialismo. Non appartenevano ancora a una scuola o a una corrente letteraria gli scrittori Germano Lombardi e Nanni Balestrini, portainsegne del Gruppo '63, i poeti Giuseppe Ungaretti e Salvatore Quasimodo, il narratore Luciano Bianciardi che, allora impiegato, trovava al Jamaica i conforti alcolici e l'amicizia per sopportare il peso dell'esistenza e scrivere nel frattempo “La vita agra”. Il trio di avanguardisti del “Consorzio di cervelli” non aveva punti d'unione con i giovanissimi Valerio Adami e Antonio Recalcati che con geometrie neosurrealistiche optavano per un recupero del figurativismo. Allora erano alla fame. Oggi molti di loro sono conosciuti e riconosciuti in tutto il mondo.
Chiara Salvini, Parlare della storia del Jamaica è parlare della storia di Brera, di Milano, dell'arte italiana dell'ultimo secolo, Nel delirio non ero mai sola, 15 dicembre 2018

Con "Il Confine" Germano Lombardi propone, dopo un lungo silenzio, la sua opera finora più impegnativa, più complessa, più ambiziosa: quel "grande" romanzo d'avventura sullo sfondo degli ultimi venticinque anni di storia europea, di cui i suoi tre primi libri avevano cominciato a fracciare le situazioni, a delimitate lo spazio ideologico, a mettere a fuoco un linguaggio inconfondibile.
Dei primi libri ritroviamo i personaggi: Giovanni, Berthús, Blasto, Ann... esseri al margine, alcolizzati, ex partigiani, drogati, anarchici. La frangia della generazione del dopoguerra, quelli che non hanno voluto accettare il nuovo ordine e che alternano l'autodistruzione psicologica e fisica con una vorticosa ricerca di salvezza individuale nell'azione.
Le loro esistenze si intersecano in uno fitta rete di brevi incontri, di scarni dialoghi, di corrispondenze, di memorie, incentrati su alcuni nodi tematiche: il viaggio a Roma di un irlandese ubriacone e la sua tragica fine durante il ritorno su un treno di emigranti italiani, le disavventure sentimentali dello sceneggiatore di un film su Sacco e Vanzetti, un bar di Londra dove intorno a un giornalista italiano ruotano i personaggi e prendono forma i loro rapporti e il loro passato, un contrabbando di armi nel deserto algerino durante la guerra di liberazione, con l'evirazione di Berthús che conclude il libro.
Su questi temi, scanditi e orchestrati con uno abilissima tecnica di intermittenze e di accostamenti, di improvvisi movimenti spaziali e temporali, si levano alcuni grandi monologhi: quello del ruffiano zio Arton, quello dell'emigrante Antonio Tre, e soprattutto quello di Ezzeline Sherif, il sordido trafficante arabo che è il luogo geometrico di tutta la storia.
Con un linguaggio ricco, libero, disponibile a ogni invenzione, aperto a intensi squarci sul destino di un'epoca, Lombardi costruisce un grande romanzo moderno che si colloca come uno degli esiti più sicuri e stimolanti della nostra più recente letteratura.
Redazione, Presentazione di Lombardi Germano 'Il confine', Milano, Feltrinelli, 1971, Libreria Coliseum, 2024

Ho trovato su una bancarella un romanzo breve di Germano Lombardi (Lombardi, chi era costui?), La linea che si può vedere, in prima edizione nei Narratori di Feltrinelli nell'aprile del 1967, al costo di tre euro - il prezzo vero purtroppo è stato graffiato via.
Sono così entrato senza alcuna fatica, aiutato dall'esiguità del testo, nella galassia affabulatoria dello scrittore di Oneglia.
Quando si parla di Lombardi - autore di un'opera unica in più titoli legata fin dal primo vagito all'avanguardia del '63 e chiusa nel 1992 con la morte dello scrittore nella Parigi in cui era di vedetta - si usa sempre il termine “affabulatorio”, anche se la fabula di Lombardi è come qui scarnificata, secca e riempita di choses.
Fin dalla prima riga La linea che si può vedere entra in risonanza con l'école du regard di Alain Robbe-Grillet e la leggendaria littérature objectale ma senza procurare lo sforzo di lettura che di solito essa comporta (almeno a me). Forse perché abbiamo a che fare con una storia divisa in corte scene quasi teatrali e ambientata nel tempo avventuroso della Resistenza.
Luca Martini, Sulle bancarelle. "La linea che si può vedere" di Germano Lombardi, Allonsanfan, 30 aprile 2022