Giacò si era presentato alla chiamata militare con dieci giorni di ritardo, sapeva che sarebbe partito per l'Albania e la Grecia.
Allora si era presentato con i pantaloni di fustagno sporchi di zolfo e verderame ed aveva raccontato che loro salivano nelle campagne e nelle vigne del Figallo con una mula carica di gallette e vinetta e stavano lontano da casa anche due settimane e avevano saputo solo per caso da un mulattiere di passaggio che era arrivata la cartolina di precetto.
Anacleto appendeva agli angoli delle fasce i cartoni vuoti dei panettoni Motta, che servissero da spaventapasseri e anche per vantarsi coni vicini.
Pestarino [n.d.r.: la famiglia aveva dalla Curia Vescovile una campagna in affitto in Latte, Frazione di Ventimiglia, oggi di pertinenza di Villa Eva], il re della calla bianca, la sera con gli amici andava in fuoriserie al Damilano [n.d.r.: storica sala da ballo di Bordighera] e lanciavano le monete da cinquecento lire d'argento, quelle con le caravelle, ai camerieri che per guadagnarsele dovevano prenderle al volo col cabarè.
Allora si era presentato con i pantaloni di fustagno sporchi di zolfo e verderame ed aveva raccontato che loro salivano nelle campagne e nelle vigne del Figallo con una mula carica di gallette e vinetta e stavano lontano da casa anche due settimane e avevano saputo solo per caso da un mulattiere di passaggio che era arrivata la cartolina di precetto.
Anacleto appendeva agli angoli delle fasce i cartoni vuoti dei panettoni Motta, che servissero da spaventapasseri e anche per vantarsi coni vicini.
Pestarino [n.d.r.: la famiglia aveva dalla Curia Vescovile una campagna in affitto in Latte, Frazione di Ventimiglia, oggi di pertinenza di Villa Eva], il re della calla bianca, la sera con gli amici andava in fuoriserie al Damilano [n.d.r.: storica sala da ballo di Bordighera] e lanciavano le monete da cinquecento lire d'argento, quelle con le caravelle, ai camerieri che per guadagnarsele dovevano prenderle al volo col cabarè.
Camporosso (IM): Via Dante a Camporosso Mare |
Camporosso (IM): il tratto meridionale di Via Dante |
Ventimiglia (IM): uno scorcio di regione Nervia |
Jean lavorava in campagna [n.d.r.: a Camporosso Mare, non lontano dalla foce del torrente Nervia] lungo la strada per il mare e quando i bagnanti foresti tornavano dal bagno pomeridiano, capitava che gli chiedessero l'ora; allora apriva la mano tenendo alzato il medio che facesse ombra sul palmo, come fosse una meridiana portatile e, sbirciando il campanile vicino [n.d.r.: quello della Chiesa Parrocchiale Cristo Re di Nervia, località di Ventimiglia], dava il suo orario e stupiva per la precisione dello strumento.
Rocco sotto il fico lasciava raffreddare il magaglio nell'ora più calda d'agosto: se passavi ti chiedeva "volete favorire" e intanto scriveva lettere d'amore sulla carta della mortadella.
Gallo di monte andava a caccia e stava in giro per due giorni tra colle e passi e una volta aveva rifatto tutto il giro al contrario, giaculando, a cercare i documenti che aveva perso nei boschi
Oriente al bar maltrattava a bestemmie e male parole sua moglie, la mandava a casa a lavorare, per blagare con gli amici, ma appena entrava un rappresentante incravattato la presentava con sussiego "la mia signora".
Pippo di Dolorata, ha novant'anni, la stessa età che avrebbe mio padre che non c'è più da quaranta.
Erano insieme nella foto davanti alla scuola in Via Lascaris [n.d.r.: in Ventimiglia Alta], poi coscritti a vent'anni, poi si sono trovati vite diverse.
[...] L'altro giorno l'ho incontrato sotto porta Canarda con un vecchietto di settant'anni che faceva fatica a stargli dietro. Diceva che da lì sono passati Napoleone, Carlo quinto e Machiavelli, come si legge su un marmo fatto murare da sir Hanbury, ma che lui una lapide col suo nome non la vuole, per adesso. Pippo scherza sui banchi del mercato del venerdì che invadono la strada davanti a casa sua e dice che un giorno telefonerà per avvisare che c'è una bomba e vederli tutti scappare di corsa. E uscendo con la moglie a braccetto dice che la sua casa è la più bella di Ventimiglia.
Ha avuto due cinema e li aveva chiamati Impero ed Europa, in tempi diversi, si capisce dai nomi. Ventimiglia era un prato seminato dal fiume con davanti scoglietti e spiagge selvatiche. C'erano allora anche la fabbrica del ghiaccio, la fabbrica della luce, quella delle scarpe, delle gazzose, della liquirizia. Adesso non c'è più traccia. Adesso case e bingo.
Rocco sotto il fico lasciava raffreddare il magaglio nell'ora più calda d'agosto: se passavi ti chiedeva "volete favorire" e intanto scriveva lettere d'amore sulla carta della mortadella.
Gallo di monte andava a caccia e stava in giro per due giorni tra colle e passi e una volta aveva rifatto tutto il giro al contrario, giaculando, a cercare i documenti che aveva perso nei boschi
Oriente al bar maltrattava a bestemmie e male parole sua moglie, la mandava a casa a lavorare, per blagare con gli amici, ma appena entrava un rappresentante incravattato la presentava con sussiego "la mia signora".
Pippo di Dolorata, ha novant'anni, la stessa età che avrebbe mio padre che non c'è più da quaranta.
Erano insieme nella foto davanti alla scuola in Via Lascaris [n.d.r.: in Ventimiglia Alta], poi coscritti a vent'anni, poi si sono trovati vite diverse.
[...] L'altro giorno l'ho incontrato sotto porta Canarda con un vecchietto di settant'anni che faceva fatica a stargli dietro. Diceva che da lì sono passati Napoleone, Carlo quinto e Machiavelli, come si legge su un marmo fatto murare da sir Hanbury, ma che lui una lapide col suo nome non la vuole, per adesso. Pippo scherza sui banchi del mercato del venerdì che invadono la strada davanti a casa sua e dice che un giorno telefonerà per avvisare che c'è una bomba e vederli tutti scappare di corsa. E uscendo con la moglie a braccetto dice che la sua casa è la più bella di Ventimiglia.
Ha avuto due cinema e li aveva chiamati Impero ed Europa, in tempi diversi, si capisce dai nomi. Ventimiglia era un prato seminato dal fiume con davanti scoglietti e spiagge selvatiche. C'erano allora anche la fabbrica del ghiaccio, la fabbrica della luce, quella delle scarpe, delle gazzose, della liquirizia. Adesso non c'è più traccia. Adesso case e bingo.
[...] Un sabato mattina di un paio d'anni fa vado a Mentone e faccio un giro al mercato, e un'emozione mi entra dagli occhi. Sul cantone ci sono due targhe e una dice che qui la Tavina vendeva frutta e verdura e la Tatoune ha venduto la pichade dal 1917 al 1970. Abbasso gli occhi e trovo la pichadella di mia nonna che mangiavo con Marilena il giorno del mio compleanno.
Marilena l'ho trovata vicino a Roma, con tre figli grandi e una vita vissuta con un'altra luce. Adesso so dov'è, ma non le ho scritto o telefonato. Forse quando finirò di scrivere, le manderò questa storia.
Col maestro Renzo avevamo lavorato la sera a copiare in bella i quaderni della nonna, ad interpretare la scrittura e aggiungere note. Avvolgeva il lampadario con un foglio di giornale fissato con le mollette da bucato, che la luce cadesse proprio sulla vecchia lettera 32 Olivetti per vederci meglio e facevamo tardi aiutandoci col rossese di Canun.
Quel sabato pomeriggio alle cinque pioveva. La saletta dell'archivio di stato sembrava ancora più piccola e più piena. I quaderni scritti dalla nonna ai tempi della guerra (1943-45) erano diventati un libro di storia locale [n.d.r.: Caterina Gaggero Viale, Diario di Guerra della Zona Intemelia 1943-45, Edizioni Alzani, Pinerolo, 1988].
Arturo Viale, Ho radici e ali, ed. in pr.
Marilena l'ho trovata vicino a Roma, con tre figli grandi e una vita vissuta con un'altra luce. Adesso so dov'è, ma non le ho scritto o telefonato. Forse quando finirò di scrivere, le manderò questa storia.
Col maestro Renzo avevamo lavorato la sera a copiare in bella i quaderni della nonna, ad interpretare la scrittura e aggiungere note. Avvolgeva il lampadario con un foglio di giornale fissato con le mollette da bucato, che la luce cadesse proprio sulla vecchia lettera 32 Olivetti per vederci meglio e facevamo tardi aiutandoci col rossese di Canun.
Quel sabato pomeriggio alle cinque pioveva. La saletta dell'archivio di stato sembrava ancora più piccola e più piena. I quaderni scritti dalla nonna ai tempi della guerra (1943-45) erano diventati un libro di storia locale [n.d.r.: Caterina Gaggero Viale, Diario di Guerra della Zona Intemelia 1943-45, Edizioni Alzani, Pinerolo, 1988].
Arturo Viale, Ho radici e ali, ed. in pr.