sabato 28 settembre 2019

Sul sorgere della Repubblica Partigiana di Pigna (IM)

Pigna (IM) - uno scorcio
Verso la fine d’agosto 1944, in concomitanza con l’avanzata degli eserciti alleati sbarcati in Provenza, la V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" [comandata da Ivano/Vitò, Giuseppe Vittorio Guglielmo, organizzatore di uno dei primi distaccamenti partigiani in provincia di Imperia, dal 7 luglio 1944 comandante della V^ Brigata Garibaldi "Luigi Nuvoloni", dal 19 Dicembre 1944 comandante della II^ Divisione d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione"], forte ormai di oltre 950 uomini, iniziò un’azione convergente su Pigna (IM), tenuta da un centinaio di militi repubblicani e centro delle difese nazi-fasciste della zona di montagna. [...] Non si dava un attimo di tregua al nemico. Ed il nemico, impotente a resistere, presentendo la sua disfatta, sfogava la sua ira bestiale ed impotente contro le inermi popolazioni: Rocchetta Nervina, Castelvittorio, Gerbonte, Triora, Molini di Triora, Badalucco, piccole pacifiche frazioni, casolari e baite furono così devastati o completamente distrutti.

In quei giorni si distinsero i distaccamenti di Gino [Luigi Napolitano di Sanremo (IM). Dalle formazioni autonome di "Mauri" a marzo 1944 passò definitivamente alle formazioni Garibaldi dell'estremo ponente ligure. Per le sue doti di coraggio e spirito combattivo veniva subito nominato comandante del 2° Distaccamento che, per l'aumentato numero di volontari, divenne poi Battaglione. Come risulta da un rapporto, era considerato dai nazi-fascisti "elemento assai pericoloso". Protagonista di un gran numero di battaglie tra le quali: Carpenosa, Giugno 1944; Badalucco, 29 giugno 1944; Ceriana, Agosto 1944; Carmo Langan, 8 ottobre 1944 e febbraio 1945; Baiardo, marzo 1945. Ferito in combattimento a Baiardo. Commissario politico del I° Battaglione "Mario Bini" della V^ Brigata. Vice comandante (come da circolare della II^ Divisione "Felice Cascione" del 29 gennaio 1945) della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni". Insignito di Medaglia d'argento al V.M.], di Leo [Stefano Carabalona, comandante del V° Distaccamento della V^ Brigata, poche settimane dopo comandante della Missione Militare (dei Partigiani Garibaldini) presso il Comando Alleato] e di Moscone ([Basilio Mosconi, poco tempo dopo comandante del II° Battaglione "Marco Dino Rossi" della V^ Brigata]. Alla fine il nemico rinunciò a difendere le sue posizioni di Pigna: evacuò il paese e si ritirò su posizioni più arretrate (Isolabona-Dolceacqua), abbandonando nella fuga precipitosa armi e munizioni che furono recuperate dai nostri e che andarono ad arricchire l’esiguo armamento di cui la brigata era provvista.Venne occupata Pigna, dove si stabilì il comando dei partigiani, si nominò un’amministrazione provvisoria [...]  
Mario Mascia, L'Epopea dell'Esercito Scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975


[il 18 settembre 1944, con documento redatto sul Registro delle delibere del Comune, venne ufficialmente costituita la Libera Repubblica di Pigna]





da Osvaldo Contestabile, La Libera Repubblica di Pigna, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 1985

[...] in Liguria, dove il movimento partigiano era stato messo in forte difficoltà dalle operazioni tedesche della primavera finalizzate a mantenere libero il territorio in vista di eventuali sbarchi alleati, vide nascere in giugno il primo comando militare regionale. Anche qui il periodo estivo vide la liberazione di diverse porzioni del territorio, come le vallate e diversi centri dell’imperiese da parte dei partigiani della Prima Zona. Queste aree subirono poi pesanti rastrellamenti tedeschi, coadiuvati da reparti italiani della RSI addestrati in Germania, come le divisioni Monterosa e San Marco che, a partire dal 15 agosto 1944, costituiranno, insieme alle altre divisioni repubblichine Littorio e Italia e a reparti tedeschi, l’Armata Liguria al comando del maresciallo Graziani.[…]
Gabriele RonchettiLe montagne dei Partigiani (150 luoghi della Resistenza in Italia), Viaggi nella Storia, Mattioli 1885, 2011


Il territorio che viene liberato è posto sul confine occidentale delle Alpi marittime, fra Imperia e Ventimiglia, al confine francese. Comprendeva il paese di Pigna, che ne fu la capitale, e poi Badalucco, Triora, Montalto, Carpasio, Molini di Triora e altri. In totale 22 comuni per circa 30.000 abitanti. Nella zona agivano le formazioni partigiane della II Divisione Garibaldi Cascione… Nella battaglia cadono molti partigiani e la V Brigata garibaldina si riduce a poco più di 200 uomini. Nel giro di un mese si arruolano 600 volontari, molti dei quali sono militi del battaglione San Marco che disertano la formazione fascista e si uniscono ai garibaldini, rivelandosi “ottimi combattenti partigiani”, come afferma la relazione del 5 di ottobre dell’ispettore della zona (Sul documento non c’è traccia del nome)…<si trattava di Simon, detto anche Manes, Carlo Farini, ispettore, per l’appunto, della I^ Zona Operativa Liguria> Ma sul piano politico l’azione di formazione dei CLN e delle Giunte comunali non è facile. “Molte sono le difficoltà… per l’arretratezza politica delle popolazioni rurali, l’inesistenza dei partiti organizzati”. In molti paesi si riescono a costituire comunque i CLN, ma mancano i collegamenti con il CLN provinciale di Imperia. Il comando garibaldino cerca di supplire elaborando in data 15 settembre una circolare di istruzioni “sulla organizzazione dei CLN, delle Giunte comunali e sulla funzione di questi organismi nel momento attuale della lotta contro i nazifascisti”. Nelle Giunte, afferma sbrigativamente il commissario della Divisione Garibaldi Cascione, “la maggioranza deve essere assicurata alle classi meno abbienti, che sono la maggioranza nel paese”. Un criterio che forse non risponde rigorosamente ai principi della democrazia formale parlamentare, ma che ha il vantaggio di ridurre la questione a termini immediatamente chiari. Conclude peraltro la relazione delle formazioni garibaldine: “Il movimento del CLN e delle Giunte incontra grande favore in mezzo alle popolazioni… Tuttavia in molte località persiste ancora uno spirito di passività lamentevole”. E’ il mondo chiuso dei piccoli contadini che istintivamente diffidano di ogni sollecitazione di ordine politico; ma vi contribuisce anche la propaganda anticomunista svolta dagli autonomi di Mauri. In queste condizioni, il funzionamento delle Giunte - laddove si riesce a costituirle - è estremamente problematico, e perfino delle questioni dell’approvvigionamento dei viveri si deve occupare direttamente il comando partigiano. Una relazione afferma infatti che “non esiste un vero e proprio territorio occupato, ma esiste invece un territorio controllato”, che lascia totalmente fuori la fascia costiera. da 1944 - Le Repubbliche Partigiane

[…] Gli abitanti erano con la libera repubblica. Ne avevano compreso il significato. A questo proposito il comandante Vittorio Curlo, Leo [il mortaista, poco dopo Capo di Stato Maggiore della II^ Divisione d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione"] ha detto parole significative. “La gente delle nostre valli-ha scritto- non solo era con noi ma era di noi” . Una frase che scolpisce nitidamente qualcosa che ha il sapore della storia. “Chi toca in toca tutti” era il grido. Quasi una parola d’ordine. Solidarietà, fraternità, unità di intenti. Unità non solo dei combattenti e dei dirigenti a qualsiasi forza politica appartenessero, ma vera unità di popolo. E’ giusto non solo valorizzare, sul piano storico, l’esperienza delle libere repubbliche partigiane, ma saperne cogliere aspetti che vanno oltre il momento bellico. Uno riguarda proprio questa adesione di popolo di cui abbiamo parlato. Non solo per il momento contingente, pur di enorme rilevanza, della liberazione dai tedeschi e dai fascisti. Ma proprio come una sorta di sperimentazione della democrazia riscoperta o scoperta per la prima volta. La capacità di sapersi amministrare. Un vero assetto di governo , dopo la dittatura fascista. E assetto di vita quotidiana, la sperimentazione di nuove istituzioni amministrative, nel quale il potere si esercita dando autorità al popolo. Un fatto storico corale, comunitario. Tornano alla mente i liberi comuni dell’Italia medioevale con la loro autonomia e le loro libere istituzioni. Un secondo aspetto da rilevare è - come dire - la normalità di vita quotidiana che si intende conferire agli organi di potere della Repubblica. Sono emblematici due episodi. Uno riguarda la convocazione all’assemblea popolare da parte del Podestà fascista del tempo. E la sua accettazione, pur dopo che era stato dichiarato decaduto, di collaborare con il nuovo governo,  riconoscendo così le nuove autorità comunali e addirittura la decisione di dare a lui l’incarico di firmare eventuali documenti destinati al di fuori dell’ambito comunale, pur sotto il controllo del neo sindaco. L’altro esempio di questa che ho chiamato normalità è il primo verbale del 18 settembre nel quale si prende atto dell’avvenuta elezione di sindaco e vice sindaco, figure storiche della democrazia prefascista, subito ripristinate che sono Giacomo Borfiga e Lodovico Littardi e si fissa, con l’intento di durare nel tempo,il calendario dei lavori con la domenica come data per le future sedute, ritenendo probabilmente che negli altri giorni si dovesse continuare a lavorare, ma si decide addirittura di assumere in servizio un addetto alla pulizia - Angelo Ramoino - come mutilato e invalido di guerra, riservandosi di fissare, in una altra riunione le sue competenze. Più normalità di così. Un terzo aspetto, forse quella più politicamente e storicamente rilevante, che occorre mettere in luce è l’ orizzonte democratico che, negli atti della Repubblica, già si intravede per il futuro del Paese Italia. Quasi a delineare la società di domani. Si pensa ad un paese libero, democratico, solidale con maggior giustizia sociale. Si tracciano le linee - qui si vede la mano di quanti - , da Vitò a Sumi [Lorenzo Musso, Commissario Politico al Comando Operativo della I^ Zona Liguria] a Carabalona, già avevano dimestichezza con le regole democratiche- di quella che dovrà essere l’assetto del Paese e, in nuce, possiamo azzardare, la futura Costituzione repubblicana. Dall’utopia alla realtà. Sogni di democrazia trasformati in vita vissuta […]
Senatore Nedo Canetti in CGIL Liguria

Il 4 ottobre 1944 ingenti forze tedesche attaccarono la Repubblica di Pigna. I partigiani della V^ Brigata respinsero l’assalto dopo alcune ore di lotta accanita. Il giorno successivo Pigna subì un furioso bombardamento che durò fino al tardo pomeriggio, diretto da batterie piazzate a Isolabona (IM). La grande battaglia che seguì si protrasse fino all’8 ottobre quando i partigiani, dopo una strenua resistenza e infliggendo gravi perdite al nemico, furono costretti a ritirarsi dal paese sulla linea Carmo Langan - Cima Marta. Iniziò così la ritirata strategica verso il Piemonte.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999